CAPITOLO 22

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Oruro, Bolivia, Villa di Rodolfo Ortega, 11 Febbraio 1945
In sala da pranzo erano stati fatti i preparativi per la festa di compleanno della figlia di Ortega. La tavola era apparecchiata con un servizio di piatti in porcellana e oro zecchino, calici di cristallo e tovaglia di Fiandra. C'erano piccole composizioni floreali in mezzo alla tavola, che Margareth stava finendo di sistemare con attenzione.
Vedendo entrare gli ospiti la governante raddrizzò la schiena, fece una breve sosta davanti a loro per salutarli, poi si diresse a passo svelto verso la cucina battendo le mani per richiamare l'attenzione della cuoca. I posti erano stati assegnati secondo un ordine preciso: Ortega a capotavola, il Tenente Müller alla sua destra, Jack Foster a sinistra, e all'altro capo della tavola c'era il posto riservato alla festeggiata. Mentre si sedeva Ortega alzò lo sguardo verso la porta della sala ed esclamò: "Maria! Ti fai vedere finalmente!"
Foster si voltò nella stessa direzione, guardando all'altezza della mocciosa che si aspettava, ma vide solo gambe, fasciate in un vestito a fiori dai colori tenui, che risaliva su un corpo sinuoso, perfettamente proporzionato, di una giovane donna dalla carnagione ambrata, che entrava nella sala da pranzo con passo sicuro, guardando con fierezza gli ospiti. Ricambiando il suo sguardo Foster scorse il colore dei suoi occhi, un verde intenso, scuro come le foglie degli alberi della foresta dopo la pioggia. I capelli che le scendevano sulle spalle in morbidi riccioli erano color mogano, con dei riflessi più chiari, come raggi di sole che filtrano tra i rami in autunno.
Foster sentì la lingua incollarsi al palato e le labbra secche schiudersi per la sorpresa. Da come ne avevano parlato il padre e la governante si aspettava una piccola meticcia dodicenne, e invece...
"Señor Foster, le presento Maria, la mia bambina! Non mi somiglia molto, ha preso tutto dalla mia povera moglie, tranne il colore degli occhi, quello è un mistero, nessuno nella famiglia aveva gli occhi verdi. Le donne di qui dicono che sia un dono della Pachamama."
Un dono della Pachamama... Questa ragazza è tutta un dono divino! Chiudi la bocca Jack, ti sta guardando! Pensò alzandosi in piedi.
"Maria, ti presento Jack Foster, esperto di arte incaica. L'ho invitato qui per esaminare la mia collezione!"
La ragazza ignorò la mano tesa di Foster e si sedette a tavola. L'antropologo rimase qualche secondo con la destra sospesa in aria, poi la lasciò cadere lungo il fianco, e si sedette, un po' interdetto.
Maria si voltò verso di lui con un sorriso che voleva sembrare ingenuo. "Mio padre frequenta due tipi di persone: nazisti e profanatori di tombe che rinnegano i loro antenati. Lei a quale categoria appartiene?"
Il Tenente Müller abbozzò un sorrisetto ironico e si versò un calice di vino bianco. Foster cercò di rispondere a tono, ma aveva la salivazione azzerata e dalla gola gli uscí solo un rantolo. Bevve un sorso d'acqua e riprovò. "Sono un antropologo, Signorina Ortega, vengo dagli Stati Uniti, ho studiato alla Berkeley in California, mi sono trasferito in Bolivia sei anni fa per studiare le tradizioni del vostro popolo, che mi affascina moltissimo." Aveva pronunciato le ultime tre parole più intensamente, guardando negli occhi la ragazza. Ma il suo charme non sembrò impressionarla più di tanto.
"Un antropologo... Non sono quelli che mangiano le persone?" Chiese con un'espressione ingenua sul volto.
"Quelli sono gli antropofagi, gli antropologi studiano le abitudini e le usanze delle persone, non profanano le tombe."
"Ma davvero! Sono impressionata... Quindi lei non ha venduto a mio padre una preziosa statuetta d'oro che proviene da una tomba e che dovrebbe stare in un museo?" L'espressione ingenua sul volto di Maria aveva lasciato il posto a una smorfia di disprezzo. Foster era spiazzato, abbassò lo sguardo, evasivo. "Vedo che ho colto nel segno! Non si preoccupi, non mi scandalizza più di tanto, sono abituata alle porcherie di mio padre!"
"Ti prego Maria, non ricominciare, non roviniamo la tua festa, il Señor Foster è mio ospite, e anche il Tenente Müller. "
"Sì, sì, certo papà, stai tranquillo, adesso ritorna la brava figlia ubbidiente che ti piace presentare agli ospiti. Non vorrei farti fare brutta figura con persone così stimate!" Concluse ironica.
La governante e la cameriera entrarono con le prime portate. Ortega si mise a descrivere le pietanze al Tenente Müller, che non conosceva la cucina boliviana.
   “Vede Tenente, Questo è il Pampaku, anatra cotta sotto terra, servita con riso e insalatina; l’altro piatto si chiama Puchero, sono costine di agnello con peperoncino.”
   Müller guardò con diffidenza la cameriera mentre gli serviva l’agnello, accompagnato da piccoli tuberi bianchi e neri, che sembravano pietra pomice. Foster notò lo sguardo del Tenente.
   “Non si faccia ingannare dall’aspetto, Müller; sono patate, vengono fatte gelare e fermentare al sole per eliminare il sapore amaro della varietà tipica delle Ande. poi vengono bollite e rosolate. Si chiama chuño, è una specialità tradizionale più antica degli Inca, risale alla cultura Tiwanaku.”
   Il Tenente Müller annuì. “Interessante!” Infilzò un piccolo tubero con la forchetta, lo guardò da vicino e se lo mise in bocca, masticando lentamente. Sorrise e concluse: “Buonissime!”

   Mentre mangiava le costine Ortega ricominciò a parlare. 
"Deve sapere Señor Foster, che Maria ha la doppia cittadinanza Boliviana e Statunitense, perciò ha potuto andare all'università di Stanford, dove si è laureata in lingue e storia precolombiana. Quindi siete quasi colleghi!" Accompagnò la battuta con una pacca sulla spalla di Foster che gli fece quasi andare di traverso una costina.
"Non credo di avere niente che mi colleghi ad un avventuriero che invece di difendere i popoli che ha studiato li vende al miglior offerente!"
Foster si sentí punto nel vivo. Maria aveva perfettamente ragione, aveva tradito i suoi ideali per vendere dei tesori, ma stavolta era diverso, stava provando a rimediare... Solo che non poteva dirlo a nessuno. La risposta gli uscì senza volere: "Mi sembra di capire che lei invece difende accanitamente i popoli andini dallo sfruttamento seduta in questa lussuosa villa di marmo e cristallo... Molto coraggiosa, non c'è che dire!"
Il viso della ragazza avvampò, nonostante la carnagione bruna le sue gote si colorarono di rosso. "Lei non sa niente di me! Come osa parlare del mio coraggio?"
"Andiamo Maria! Il nostro ospite si interessa molto del nostro popolo! Parla la lingua quechua, ha visitato tutti i villaggi dalle Yungas all'altopiano in cerca delle tradizioni andine."
"In cerca di tesori da rubare, semmai! E poi papà, non parlarmi di interesse per il nostro popolo, proprio tu che hai calpestato le tue origini indigene nella tua smania di essere al pari dei padroni spagnoli e hai sfruttato e maltrattato il tuo stesso sangue!"
Müller osservava divertito il battibecco tra padre e figlia, Foster invece aveva messo la testa nel piatto del Puchero per non farsi coinvolgere ancora nella rissa.
"Io ho fatto tutto quello che ho fatto per te e tua madre! Non vivresti in questo modo se io non avessi sempre difeso il mio interesse!"
"E chi ti ha detto che voglio vivere in questo modo? Tu hai sempre cercato di eguagliare il prestigio e la fama che aveva tuo padre senza raggiungerli mai, senza ottenere davvero il rispetto degli altri, ma solo la loro deferenza!"
"Non sarà sempre così, non più! Qualcosa sta per cambiare... ma non voglio dire altro!" Il Tenente Müller lanciò un'occhiataccia a Ortega che si zittí subito.
"Certo, adesso ti sei messo in affari anche coi nazisti." Indicò il Tenente. "Chissà cosa state tramando..."
Il Tenente Müller protestò. "Non si preoccupi fräulein Maria, il mio viaggio in Bolivia ha uno scopo puramente scientifico. Sono appassionato di insetti velenosi, formiche, ragni, scorpioni, mi affascinano soprattutto le specie più letali. Qui in Bolivia, nella regione amazzonica ne avete una grande varietà. Ho portato con me una raccolta di esemplari vivi che suo padre ha trovato molto interessante."
Di bene in meglio! Adesso anche gli insetti letali! Foster spostò mentalmente verso l'alto l'asticella sulla scala della repulsione che gli suscitava quell'individuo.
"Davvero non ha niente di meglio da fare per il suo Führer? Le cose in Europa vanno così bene che Hitler vi lascia andare in giro per il mondo in vacanza?
"Il Tenente non è in vacanza, Maria. Non è più in Europa che si gioca la partita, ma... Cosa?!" Un fragore metallico interruppe a metà la frase di Ortega. La governante, che fino a quel momento era stata in piedi in silenzio dietro le spalle di Ortega aveva fatto cadere un vassoio di metallo con gli avanzi del Pampaku, che si erano sparsi sul pavimento.
"Mi dispiace, pulisco subito." Si scusò Margareth mentre si chinava a raccogliere il vassoio.
"Non fa niente, non fa niente!" Interloquì Müller cogliendo al volo il diversivo. "Comunque questi argomenti non si addicono a una festa di compleanno! Vero Don Rodolfo?" Foster non potè fare a meno di notare la mano di Müller che stringeva il braccio destro di Ortega con insistenza.
"Ehm... Certo! Certo! È meglio passare al dolce! Margareth, lasci stare il pavimento e faccia portare la torta di Maria!"
La governante rientrò in cucina e ne uscí dopo un minuto seguita dalla cuoca, che portava su un vassoio una grande torta ricoperta di glassa bianca decorata con boccioli di rose freschi. Ortega tirò fuori dal mobile dietro alla tavola un pacchettino legato con un nastrino dorato. "Aprilo Maria, è il tuo regalo. Buon compleanno! "
Foster si sorprese, perché il Collare di Pachamama era rimasto nel sotterraneo.
Maria scartò il pacchetto e sollevò il collier d'oro per mostrarlo agli ospiti. "Almeno questo non è stato trafugato da una tomba!" Commentò sarcastica rivolta a Foster.
Lui era distratto, pensava al collare nel sotterraneo. Dunque non era il regalo per Maria... Rispose un po' in ritardo alla battuta della ragazza. "Almeno non da me!"
Poi tornò con la mente alla teca al centro della collezione, le tre pietre turchesi erano improvvisamente balzate al primo posto nei suoi pensieri. Cosa nascondeva il Collare di Pachamama?

Il Collare di PachamamaWhere stories live. Discover now