capitolo 16

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La testa mi scoppia e il cuore mi esce dal petto.
Le nostre labbra non smettono di cercarsi, rimango attaccata al numero 14 degli azzurri fino a quando, poggiando la testa sulla spalla del moro, non vedo una lacrima scendere degli occhi di Matteo. È immobile a pochi metri di distanza da me, appare come una statua, pietrificato. Non mostra nessun cenno di vita e mentre Federico mi stringe a sé io guardo lui, nella speranza che si muova o che parli.

La vergogna travolge le mie membra e l'enorme quantità d'alcol assunta non mi evita di capire di aver compiuto un gesto imperdonabile. Ancora una volta, ancora con Pessina, ho rovinato una relazione stabile e la colpa è soltanto mia.

Scoppio in lacrime e perdo il controllo di me stessa, lui si allontana rapidamente. Chiesa mi blocca impedendomi di seguire Matteo.
Anche Federico realizza cosa è successo e penso che sappia che, quando è carico d'ira, il centrocampista blu-nero va lasciato solo.

Colpisco il petto dell'attaccante Juventino con dei pugni e mi pento di aver condiviso un momento talmente intimo con lui. Mi maledico per aver bevuto senza alcuno controllo, per aver ignorato gli avvisi di Matteo; lui mi conosce, sapeva come sarebbe finita... Forse è già accaduta la stessa cosa sei anni fa?
Non è la prima volta che bacio qualcuno mentre sto con lui? Nei suoi occhi c'era tristezza, sconforto ma non sorpresa, stupore.

"Sono una persona disgustosa, perché ti ho baciato? Faccio schifo..." singhiozzo.

"Non fai schifo Viviana, sei una bellissima ragazza e mi hai dato quel bacio perché sei accecata dall'alcol, domani non ti ricorderai nulla e Matteo capirà che non è stato voluto" pare che voglia convincere se stesso piuttosto che me ma lo ascolto e gli do fiducia. "Non è successo nulla di grave" si ripete più volte.

Stranita dal suo atteggiamento e preoccupata per il danno provocato, avverto le forze mancarmi e l'alcol avere la meglio su di me.
Serro le pupille per non vedere le fastidiose luci colorate che illuminano il locale e smetto di sentire rumori e voci che mi circondavano sino ad un secondo fa. Perdo i sensi.

Non so raccontare cosa sia avvenuto tra il mio svenimento e il risveglio ma riapro gli occhi e di nuovo riprendo il controllo dei miei arti. Mio padre si aggrappa alla mia mano, che scompare tra le sue, grandi, che non sono intenzionate a mollare la presa, è come se volessero dire 'Viviana puoi farcela, io sono qui con te, però devi svegliarti. Puoi aggrapparti a me se ne hai bisogno'.

"Papà" balbetto come se stessi pronunciando la mia prima parola "Posso dormire con te?".

"Certo, bambina mia" sussurra per non infastidirmi con toni di voce troppo alti "Non sai quanto mi hai fatto penare, erano due ore che stavo qui ad aspettare di rivedere i tuoi occhietti marroni". Sorride e mi accarezza la testa nello stesso modo in cui toccherebbe un vaso di cristallo. "Papà ti vuole tanto bene".

"Sono dovuta svenire per sentirti pronunciare questa frase" scherzo e lui tira un sospiro di sollievo notando che lo spiccato senso dell'umorismo e le mie battutine sono tornati.

Arrivati a casa neanche mio padre sembra volermi concedere una tregua. "Amore mio so che sei frastornata a causa di quello che hai bevuto avidamente ma ho la necessità di parlarti di alcune questioni" si sistema i capelli mentre si guarda allo specchio e poi si sdraia anche lui nel letto matrimoniale in cui mi ospita per la notte "Sono consapevole del fatto che tu sia stata male per la rottura del matrimonio fra tua madre e me" fa una pausa e prende coraggio.

"Non avrei voluto mai provocarti una tale sofferenza ma spero che adesso, a distanza di anni, tu possa comprendere che io abbia preso questa decisione per evitare di tenervi tutti in gabbia. A tua madre serviva libertà e a me una persona responsabile.

Ho cresciuto te e Lorenzo come meglio ho potuto e ho avuto la fortuna di trovare una nuova compagna, più adatta a me. Non mi sono mai scusato con te e capisco che invece avrei dovuto farlo e che sopportare l'intera situazione fosse estremamente pesante per una bambina di dieci anni. Lorenzo non ha mai dato peso ai cambiamenti e credevo che tu la pensassi allo stesso modo."

Lo abbraccio "È vero, da piccola ti odiavo.
Ora sono cresciuta e le decisioni che hai preso sono state per certo le migliori per me e Lollo".
Fa uno strano effetto mio padre così raddolcito dal mio malore, deve aver temuto di perdermi o che mi fosse successo qualcosa di grave.

"Per diventare padre non ci vuole nulla, la vera abilità di un uomo sta nell'essere padre" mi aveva detto il commissario tecnico azzurro.

Papà e figlia, ci scaldiamo a vicenda anche se la temperatura sfiora i trenta gradi centigradi e non c'è una minima ombra di vento. La luna rischiara il cielo notturno e le stelle sono più visibili rispetto ai giorni antecedenti.

Le ore passate senza dormire vengono sostituite da una lunga nottata di riposo accompagnata dalle dolci carezze di mio padre e dai suoi racconti. La sua voce culla il mio sonno, il battito del suo cuore mi rilassa e mi aiuta a regolare i miei respiri affannati.

bella come quel goal || Federico ChiesaDär berättelser lever. Upptäck nu