Capitolo 1

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Era notte fonda su Coruscant e nonostante fossi totalmente esausto non riuscivo a chiudere occhio.

Avevo tentato in tutti i modi di dormire ma sembrava impossibile; ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo quelle immagini: centinaia di flashback delle missioni in cui perdevamo soldati uno dietro l'altro, droidi che ci sparavano addosso e persone innocenti che morivano ingiustamente, catapultati nella triste realtà di una guerra in cui non centravano nulla.

Non era la prima volta che mi trovavo a faccia a faccia con l'insonnia e gli incubi, sapevo bene che era una conseguenza dell'essere soldati ma spesso tendevo a sottovalutare questo aspetto.

Quando sei in battaglia non pensi mai a questo, in quei momenti si è troppo concentrati nel portare a termine la missione cercando di contenere i danni, ma quando cala il buio i tormenti venivano sempre a galla.

Amavo essere un Jedi, avevo la possibilità di lottare per una giusta causa e cercare di portare ordine in questa galassia martoriata ma a volte pensavo che stesse diventando un peso troppo grande, e mi chiedevo quanto ancora avrei potuto resistere.

C'erano giorni in cui avevo voglia di mollare tutto, io e Padme avevamo una relazione segreta da diverso tempo e il fatto di non poterla vivere apertamente mi faceva sentire triste e arrabbiato.

L'Ordine Jedi vietava qualsiasi tipo di relazione o attaccamento affettivo ed era l'aspetto che odiavo di più, andava contro natura e si veniva espulsi in caso di violazione.

Questo era forse il motivo principale per cui avrei voluto andarmene, desideravo solo avere un a vita normale libera dalle battaglie e dal peso della guerra.

Era forse chiedere troppo?

Lasciai da parte questi pensieri e mi chiesi se anche Ahsoka non riuscisse a dormire.

Sapevo che le capitava spesso ma era troppo orgogliosa per dirmelo.

Dal primo istante che l'avevo conosciuta avevo capito che era una tipa testarda e impertinente, non per niente la chiamavo "furbetta".

Mi venne da ridere a pensare a quando mi aveva chiamato "Skycoso", normalmente mi sarei offeso se un Padawan mi avesse mancato di rispetto ma c'era qualcosa in lei che mi aveva fatto provare simpatia per quello stupido soprannome.

All'inizio neanche lo volevo un Padawan, pensavo che fossero solo un peso e preferivo lavorare da solo ma ora non potevo fare più a meno di lei.

Per molti versi mi ricordava me stesso da giovane quando facevo impazzire

Obi-Wan perché ero troppo avventato e non rispettavo mai le regole.

Adesso aveva 14 anni, tra poco ne avrebbe compiuti 15, ed era con me da circa un anno; mi intristiva molto pensare che una ragazza così giovane e innocente come lei fosse già sul campo di battaglia ad essere spettatrice dei suoi orrori.

Alla sua età dovrebbe andare a scuola, avere degli amici e fare cose da adolescente, non fare a pezzi droidi.

Dovrebbe avere una casa e dei genitori, non vivere in un Tempio.

Da quello che mi era stato raccontato Maestro Plo l'aveva trovata su Shiili quando aveva solo 3 anni.

Non si sapeva molto della sua storia tranne che era un'orfana sensibile alla Forza, da quel momento ha sempre vissuto qui e i Jedi sono diventati una sorta di famiglia per lei.

Perfino i Cloni avevano iniziato a considerarla come una sorella e tutti noi le volevamo bene.

Amava quello che faceva, era sempre desiderosa di imparare, curiosa, un asso con la spada laser ma non potevo fare a meno di avere paura di come le conseguenze della guerra potessero avere effetto su di lei.

Da un po di tempo aveva cominciato a soffrire di incubi e insonnia proprio come me, come Maestro facevo sempre di tutto per proteggerla ma su questo ero impotente.

Non importa come andrà a finire, in un modo o nell'altro l'avrebbe segnata per sempre.

Interruppi il flusso della mia riflessione quando mi arresi al fatto che avrei passato un'altra notte insonne.

Decisi di alzarmi per andare a prendere un datapad, avevo diversi rapporti da compilare e almeno mi sarei tenuto occupato.

Mentre camminavo per i corridoi della nave passai davanti alla stanza di Ahsoka e quasi di istinto mi fermai chiedendomi nuovamente se anche lei fosse sveglia.

Per me il sonno era ormai fuori discussione ma almeno avrei potuto aiutare lei, non mi piaceva quando stava sveglia tutta la notte.

Aprì la porta senza fare rumore e con mio sollievo stava dormendo ma solo a vederla capivo che c'era qualcosa che non andava.

Era sdraiata al centro del letto rannicchiata su se stessa facendola sembrare ancora più piccola di quanto già non lo fosse.

I suoi occhi avevano tracce di lacrime e il viso contratto in una smorfia di sofferenza.

Questa visione era come un pugno allo stomaco, odiavo quando stava male e ancora di più quando non chiedeva aiuto.

Non ero solo il suo maestro, ero anche un amico e un fratello; al contrario di altri membri dell'Ordine poteva dirmi che aveva avuto incubo e io sarei venuto a consolarla.

Mi sedetti sul letto senza distoglierle lo sguardo e attraverso il nostro legame le inviai emozioni positive per cercare di farla stare meglio.

Come mi aspettavo si rilassò all'istante e sul viso si fece strada un piccolo sorriso facendomi capire che aveva funzionato.

Inaspettatamente qualcosa fece capolino dalle sue braccia, qualcosa che all'inizio non avevo notato.

Guardai meglio e capì che si trattava di un piccolo peluche a forma di Wookie.

Era decisamente vecchio e logoro, gli mancavano delle chiazze di pelo, su un braccio vi erano segni di morsi e una gamba sembrava fosse sul punto di staccarsi.

La spiegazione più probabile è che fosse suo di quando era piccola ma da quando era con me non lo avevo mai visto né sentito parlare.

A giudicare da come lo stava tenendo doveva esserci molto affezionata, come se fosse il suo oggetto di conforto quando aveva paura.

A questo pensiero provai una forte ondata di tenerezza.

Era una ragazza cresciuta troppo in fretta, catapultata in una guerra non sua e costretta a rinunciare alla sua vita.

Non potevo biasimarla per tenere stretto quel peluche mentre dormiva, era l'unica cosa legata alla sua infanzia e al sentirsi normale.

Dopo tutto era ancora una bambina.

Stavo per andarmene quando la vidi aprire leggermente gli occhi ma ero abbastanza sicuro che stesse ancora dormendo a giudicare dalla poca lucidità che emanavano.

"Sshh torna a dormire." sussurrai dolcemente accarezzandole il lekku posteriore come facevo sempre per calmarla.

Mi guardò per qualche istante poi cadde di nuovo in profondo sonno.

"Buonanotte furbetta." dissi uscendo silenziosamente.


Just a kidWhere stories live. Discover now