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"Non si presenterà, ne sono convinta." Nicolò ed io nel pomeriggio siamo andati a fare la spesa e dopo un breve litigio su chi dovesse invitare mia madre alla cena ci siamo messi a cucinare e ad allestire la terrazza. Ovviamente, in quel litigio, ho avuto io la meglio e così Nicolò ha chiamato mia madre e le ha chiesto gentilmente di venire.
"Ha detto che verrà, perché avrebbe dovuto mentire?" Mi domanda lui che è estremamente calmo mentre io passeggio avanti e dietro in modo frenetico a causa del nervosismo. "Non ha detto che verrà, ha detto che ci penserà è diverso." Lui sbuffa e prendendomi per le braccia mi costringe a fermarmi. "Ti vuoi calmare?! Vedrai che verrà, vi parlerete e risolverete questa faida che c'è tra di voi." Mi scuote leggermente, preso dal suo discorso e questo suo gesto mi fa ridere perché lui non si è minimamente accorto di come mi sta percuotendo. "Sei bellissima, te l'ho già detto?" Io fingo di sistemarmi i capelli che ho lasciato sciolti sulle spalle. "In effetti oggi non mi avevi ancora detto quanto io ti piaccia o quanto mi ami." Gli dico scherzosa. "Ti amo da impazzire, potrei ripetertelo ogni giorno e ogni minuto." Avvicino la mia bocca alla sua e nel momento in cui stiamo per baciarci ecco che qualcuno alle nostre spalle tossisce. "Signora, benvenuta." Nicolò, chiaramente a disagio, alza le mani gesticolando mentre va ad aprire il cancelletto che dalla strada conduce direttamente in terrazza. "Bentrovati." Risponde lei poco convinta. "Mamma."

"Ginevra."

"Che ne dite, prendiamo subito posto?" Ci mettiamo a tavola e primi minuti trascorrono in assoluto silenzio, senza che nessuno dica niente, almeno a parole. Questo perché Nicolò con gli sguardi mi incita a parlare con mia madre, ma io non ho assolutamente niente da dirle. Alla fine, dato che lui insiste, gli tiro un calcio e non appena mia madre si accorge della sua espressione sofferente, salta sull'attenti. "Signora..."
"Luisa." Interviene lei. "Signora Luisa, Ginevra mi ha detto che lei e suo marito lavorate in Francia. Di cosa vi occupate."

"Mio marito è un autista e io lavoro come segretaria." Affetta la carne con una precisione assurda, nemmeno se avesse un righello a disposizione. Persino Nico si sorprende e io vorrei tanto spiegargli questo disturbo ossessivo compulsivo che ha mia madre per la precisione e per la perfezione. "L-le piace?" Balbetta lui fissando il piatto di mia madre. Lei sbuffa e poggia le posate. "Basta, facciamola finita. Qualcuno di voi ha intenzione di dirmi perché siamo qui? Dovete per caso annunciarmi che state convivendo o che volete sposarvi?"

"No, signora." Si volta a guardarmi e mi prende la mano. "Almeno non per adesso." Mia madre risponde con un verso di disgusto e Nicolò tossendo, torna serio.

"Siamo qui perché penso fortemente che lei e sua figlia dobbiate parlarvi e chiarirvi."

"Apprezzo il tuo sforzo, ma non credi che ci abbia mai provato? Mia figlia a quanto pare non ha niente da dirmi, e io non ho intenzione di parlare ad un muro." Credo che le mie espressioni in questo momento dicano tutto, non c'è nemmeno bisogno che io parli ma non riesco a trattenermi. "Scusami, potresti illuminarmi? Quando mai hai provato a spiegarmi come sono andate le cose?"

"Tantissime volte. Credi che io non voglia chiarirmi con te?"

"No, non lo credo. Se avessi voluto davvero che le cose fossero andate in maniera diversa, non saresti salita su quell'aereo o quanto meno mi avresti risposto quando ti ho chiesto il motivo della partenza."

"Non avresti capito, eri una bambina."

"Una bambina? Avevo diciassette anni, mamma." Batto le mani sul tavolo e mi alzo in piedi. Nell'istante di silenzio che si è venuto a creare, Nicolò mi accarezza il braccio e ricordandomi di averlo vicino torno a sedermi. "Impulsiva, come me."

"Non paragonarmi a te stessa."

"Ma è la verità, sei sempre stata più simile a me negli atteggiamenti. Tuo padre è stato il primo a notarlo." Vuole parlare di mio padre? E allora parliamo di mio padre. "A proposito, dov'è papà, come sta, che fa? Posso saperlo oppure questa è una delle tante domande che non posso farvi perché riguardano la vostra vita privata in Francia? Come se io fossi un estranea." Questa volta è mia madre ad alzarsi in piedi. "Sei davvero convinta di potermi parlare con questo tono?" Di tutta risposta mi alzo anche io.

Still you want me~ Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora