Capitolo 6

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Alex camminava tranquillo nel parco.
Sovrappensiero, lancia nel cestino il contenitore vuoto dell'està the.
Pensava a Chiara, a Mia...
A quanto quella bambina fosse dolce e non meritava di avere nelle sue vene lo stesso sangue di Alex.
Poi pensava a Chiara, a come fosse cambiata, con i capelli corti e l'atteggiamento ancora più autorevole. La prima volta che la rivide, teneva in braccio un fagotto, delle coperte dalle quali usciva fuori un faccino cicciotto.
Chiara aveva finito la scuola, e terminati gli esami, voleva iscriversi ad una università, ma non fu possibile. Dovendo sostenere una gravidanza, decise di smettere.
I suoi genitori erano contrari, ma lei non voleva abortire. La soluzione fu quella di trovarle un uomo, abbastanza giovane e benestante.
Mia quindi ora ha un padre e una madre proprio come tutti i bambini.
Un padre che, anche se non di sangue, le vuole bene.
È stata Chiara a rivelare ad Alex che lui era il vero padre, ma questo solo quando Mia aveva 2 anni.
Alex non odiava essere padre. Odiava il fatto che Mia non lo potesse sapere.
Ma quando poi ci ripensava, diceva che era meglio così. Doveva rimanere un segreto. Questo è la cosa giusta per sua figlia.
Camminando, arriva a casa sua, apre la porta e già si pentiva di averlo fatto.
Suo fratello stava scendendo le scale, vestito con giacca e cravatta.
Tira su gli occhiali e poi punta i suoi occhi verdi dritti in quelli verde scuro di Alex.

<Oggi sei rientrato presto.>

Il tono era distante, come se fosse sovrappensiero e stesse parlando senza accorgersene.
Senza ascoltarlo, Alex si stringe al muro, camminando verso la prima porta a destra.
Fa per aprire la porta, ma poi si ricorda della chiave.
La tira fuori e la sistema nella serratura.

<Alex...>

Il ragazzo dietro di lui sospira.

<Oggi saremo fuori tutto il giorno. Hanno insistito per accompagnarmi all'incontro col nuovo datore di lavoro. Perché, invece che startene chiuso in camera, esci e mangi a tavola?>

<Perché dovrei?>

<Alex, ti prego.>

Il tono era supplichevole, quasi triste.

<Non so più nemmeno se mangi. Anzi, non so mai se rientri in casa e a che ora. Sono le vacanze, so che le vuoi passare a divertirti, ma almeno entra come oggi dalla porta...>

<E sentirvi parlare? Anche no!>

Aperta la porta, la richiude subito.
Si lancia sul letto, prendendo il piccolo tablet che si era comprato coi soldi presi dal portafoglio di un piccolo ladruncolo qualche settimana fa e apre Google.
Davanti alla sua porta, sente dei passi: rumori di tacchi. Sua madre probabilmente stava scendendo le scale e camminando avanti ed indietro per sistemare suo fratello.
La macchina fuori nel garage si accende.

<Arriviamo!>

La voce acuta della donna si fa sentire.
Alex si sistema le cuffie, le attacca al tablet e fa partire il solito  porno.
Però non lo guarda nemmeno. Sente solo i gemiti nelle orecchie e basta, il tablet è sdraiato sul letto accanto a lui.
Alex fissa il soffitto.
Non ha voglia di masturbarsi, ma non sa che altro fare sennò.
Tasta con la mano nel cassetto e tira fuori un pacchetto di sigarette.
Ne accende una, si toglie le cuffiette e apre la finestra.
Se deve essere sincero, Alex non sa bene cosa fare durante la giornata. La sua vita inizia la sera.
Guardo un attimo nell'orologio appeso in camera: le 16 e 54.
Forse dovrebbe cercare un lavoro...
Non che in casa sua i soldi mancano, ma l'idea di prendere qualcosa in prestito di nuovo da loro gli fa ribrezzo. Preferisce cento volte rubare il a qualche persona che gli sta sul culo invece che fare l'elemosina in quel posto o utilizzare qualcosa che appartiene a loro.
Il suo cervello ripensa a questa mattina: quel ragazzo...
Sembra abbia lasciato un'impronta indelebile sul suo corpo.
Non è stato male  farlo con lui, potrebbe provare, magari, con un altro, tanto per cambiare...
Butta via la cicca e si lancia sul letto.

Apre gli occhi. Sono le 21 e 42.
Con tranquillità, prende i vestiti che ha nell'armadio e li indossa. Si affaccia alla porta e tende un orecchio: silenzio.
Il suo telefono vibra nella tasca, ma lo ignora e si avvia verso la cucina, dove trova su un piatto dei tramezzini incartati.
Suo fratello li avrà lasciati lì?
Ne prende uno e poi esce di casa.
Camminando per la strada, decide di tagliare per sinistra, invece che fare la solita camminata di 10 minuti, sceglie di allungare.
L'aria, anche se calda, lo fa stare bene.
Con la mano tira fuori il telefono e scorre per vedere le notifiche; semplici messaggi pubblicitari, notifiche di richieste su Insta, e i soliti messaggi del gruppo di classe.
Ma chi li legge più, finita la scuola?
Entra nel gruppo dei suoi 4 amici di classe e recupera i pochi messaggi inviati dove chiedevano di incontrarsi proprio stasera.
In pochi secondi, Alex invia la risposta, spiegando che sarebbe andando al suo solito pub di fiducia se va bene loro, possono raggiungerlo poi lì.
Sennò pace.
Infila il telefono in tasca e mentre alza lo sguardo, lo sguardo gli cade su una casa con la finestra aperta e la luce accesa.
Sempre davanti, un ragazzo sotto un lampione.
I suoi capelli erano di un rosa molto intenso, aveva dei pantaloni larghi e una maglietta scollata.
Teneva in bocca un lecca lecca e fissava la finestra.
Con la mano, libera la bocca mentre con l'altra si tira indietro i capelli, poi si avvicina al campanello.

<Ti ho detto che non mi devi suonare!>

Dalla finestra, una voce di donna urla di rimando subito dopo il suono del campanello.

<SÌ, ho capito! Ma sennò mi ignori!>

<È il mio obiettivo!>

<Dai! Ti prego, esci fuori e parliamo.>

Come risposta, un cuscino a forma di cuore vola fuori dalla finestra.
Atterra proprio davanti ai piedi di Alex  che stava camminando per aggirare il litigio.
Il ragazzo big babool si gira e lo fissa.
Rimette il lecca lecca in bocca e fa uno scan con gli occhi, sondando il ragazzo.

<Carino.>

---angolo me---
Volevo aggiornare prima, ma ho perso tempo -.- ops

-𝔻𝕚𝕡𝕖𝕟𝕕𝕖𝕟𝕫𝕒-  𝓑𝓸𝔂 𝔁 𝓫𝓸𝔂  [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora