Parte 1 senza titolo

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Se c'erano degli animali che proprio non sopportava, questi erano le rane. Non perché siano feroci, pericolose, cattive o intollerabilmente schifose, era solito dire, perché anzi da questo punto di vista erano ben altri gli animali da mettere nella sua lista nera, a partire da scarafaggi, topi, pipistrelli, serpenti e compagnia varia. Nulla a che vedere col timore o la ripugnanza che provava verso molti di questi altri animali. Il fatto è che, sebbene le ritenesse giustamente innocue e tranquille, le trovava brutte e miserabili. Non ne faceva loro una colpa, ovviamente, ma quella testa grande, coi bulbi oculari enormi, quella bocca larga, con la lingua attaccata in avanti e piegata all'indietro, da estrarre fuori velocemente semplicemente rovesciandola, quelle zampe posteriori rannicchiate, spropositate e possenti, in stridente conflitto con le anteriori, corte e tozze, aperte come sul punto di abbracciare, quelle dita lunghe, simili ad artigli, che sembra lottino per emergere dalla membrana interdigitale che le trattiene, quella pelle nuda, viscida e umidiccia, quasi sopportabile sul dorso verdastro picchiettato dalle macchie scure, ma orribilmente bianca e viscida sul ventre, quel gozzo floscio che riescono a gonfiare di aria in maniera smisurata prima di gracidare fastidiosamente, tutte quelle mostruosità, ecco, gli apparivano orrende e disarmoniche. L'abiezione gli veniva suggerita poi dalla loro esistenza in acque stagnanti, quasi sempre circoscritte, limitate, a nutrirsi di insetti, vermi e lumache. Come per contrasto, amava ripetere, soprattutto a sé stesso, provava grande attrattiva e simpatia per gli uccelli, a parte qualche esemplare più sgradevole, naturalmente, come i pipistrelli, per esempio. Trovava magnifiche le loro ali, le piume, i colori incredibili che riescono ad assumere, l'eleganza delle loro forme affusolate ideali per affrontare il volo, il dispiegarsi delle ali per sostenere le loro evoluzioni nell'aria, i loro becchi multiformi. Ammirava le loro evoluzioni, le posture superbe nei loro momenti di sosta, le infinite modulazioni dei loro canti. E poi la libertà dei loro voli, oltre i confini, le frontiere, i muri, gli stati e i continenti. La sua vita procedeva tranquilla, indubbiamente serena. Non avendo necessità di lavorare, grazie alla cospicua eredità ricevuta dai suoi genitori, prematuramente scomparsi, usciva raramente di casa, solo per lo stretto necessario. Questo finché non si trovò tra le mani, ma sarebbe meglio dire sullo schermo del suo notebook, un articolo in formato pdf di un certo Freeman Dyson che, come ebbe modo di appurare su Wikipedia, era un fisico e matematico. Come mai lui, che non era sicuramente né un fisico né un matematico, fosse stato colpito da un riferimento nei risultati di una banale ricerca su Google tale da indurlo a cliccarci sopra e quindi ritrovarsi l'articolo sul video, può essere compreso notando che il titolo dell'articolo era "Birds and Frogs". Il suo inglese non era mai stato eccellente, appena il minimo sindacale del livello scolastico, ma sufficiente a fargli drizzare le orecchie e stimolargli la curiosità di andare a vedere di cosa si trattasse. Alcuni matematici sono uccelli, diceva Dyson, altri sono rane. Avrebbe dovuto, ragionevolmente, chiudere a questo punto il pdf, un po' perché scritto in inglese, e lui non aveva mai letto in inglese nient'altro che le pagine dei manuali scolastici, peraltro di malavoglia, ma soprattutto perché lui matematico non era, non gli era mai piaciuta particolarmente la matematica, non aveva mai conosciuto matematici, se non i professori a scuola, e non gli fregava assolutamente niente dei matematici e della matematica. Ma il richiamo dei due animali, l'accostamento dei loro nomi, l'incredibile, così assurda gli apparve la cosa, associazione dei nomi ad una razza strana quale quella dei matematici, gli fece decidere di continuare la lettura. Non prima però di avere cautelativamente aperta una nuova scheda del suo browser sul traduttore di Google, il salvatore di tutti gli apprendisti lettori in lingue diverse dalla propria. Gli uccelli volano in alto nell'aria, proseguiva Dyson, e osservano ampie distese della matematica fino a lontani orizzonti. Si dilettano con concetti che unificano le nostre idee e associano problemi diversi tratti da parti diverse del paesaggio. Le rane vivono nel fango sottostante e vedono solo i fiori che crescono nelle vicinanze. Si dilettano con i dettagli di oggetti particolari e risolvono i problemi uno alla volta. Questo discorso gli sembrò sorprendentemente in linea con il suo pensiero, gli apparve come una rivelazione, ne ricavò immediatamente una esaltazione delle qualità dei matematici uccelli rispetto a quelle dei matematici rane. Ma allora, perché limitarsi all'ambito della matematica, si chiese? Perché non chiudere il cerchio e suddividere qualitativamente l'umanità, gli uomini e le donne, in uomini uccelli e uomini rane? Sarebbe stata una semplificazione enorme, un atto di indirizzo, una classificazione euristica, come tra buoni e cattivi, bene e male, angeli e demoni. E lui si sentiva di conseguenza, per sua istintiva natura, portato a collocarsi tra gli uomini uccelli, quelli che volano in alto, liberi e orgogliosi.

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⏰ Last updated: Jun 28, 2021 ⏰

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Uccelli e raneWhere stories live. Discover now