IX - Il piano

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- Siediti- quello fu tutto ciò che disse suo zio Lucius come ben tornato a casa.
Si sedette, poco convinta, stando però ben attenta a non fargli capire cosa le passasse per la mente.
- Come penso ti abbia detto tua zia- disse, guardando la donna che si stava sedendo dal lato del tavolo dove si trovava lo zio - Dobbiamo parlare.
La ragazza annuì senza dire una parola.
Sapeva che Draco stava rannicchiato sulle scale a ascoltare la conversazione, pronto a seguirla per cercare di capire come l'avesse presa veramente.
- Dovremmo prendere dei seri provvedimenti.
La ragazza strinse i pugni sulle ginocchia fino a farsi sbiancare le nocche, conficcandosi le unghie nella.pelle delle mani.
Sentiva rabbia salire in fretta, ma cercò di simulare l'espressione più tranquilla che riuscì a trovare in quel momento.
- Innanzi tutto, dovrai riprendere le sedute con tua zia- disse, mentre il muscolo facciale vicino al labbro inferiore si tirava, come se avesse voluto fare una smorfia ma si stesse trattenendo.
- In più non potrai scrivere ai tuoi amici fino a che non tornerai a scuola. A scuola dovrai scriverci una volta alla settimana, tenendoci aggiornati sui tuoi studi e i tuoi miglioramenti nelle arti magiche- quello poteva non essere un problema.
Non pensava seriamente che Hermione le avrebbe scritto, non aveva nemmeno un gufo.
Tra l'altro scrivere come migliorava a scuola non le avrebbe dato tanto fastidio.
- E ogni volta che entrerai da quella porta, non dovrai più parla re e davanti a me o a tua zia di quella casa, sono stato chiaro, Annie?- domandò, sporgendosi appena in avanti sul tavolo, come per essere più imponente.
La ragazza annuì, tesa come una corda di violino, aspettando che lo zio le dicesse di poter andare, mentre questo si appoggiava alla sedia, un ghigno perfido dipinto in volto.
- Puoi andare- disse, mentre la ragazza scostava silenziosamente la sedia dal tavolo, allontanandosi appena.
- Ah, un ultima cosa Annie- disse, facendola fermare di colpo - Nom osarebchiedermi di tua madre- la ragazza serrò i pugni, ma sapeva comunque come fare.
Salì velocemente le scale, fino a trovarsi di fronte il cugino.
- Annie- cercò di trattenerla, cercando di capire come stesse.
Negli anni aveva sviluppato un sensi di protezione verso quella cugina così taciturna con i suoi zii.
Non ne conosceva il motivo o come, sapeva solo che ogni volta che la vedeva più sicura del solito, sapeva che c'era qualcosa che non andava.
Come in quel momento.
Ma la ragazza, era evidente, non aveva voglia di parlare con il cugino.
Chiuse velocemente la porta della sua camera, lasciandosi cadere sul letto, mentre sfilava dalla tasca un vecchio foglio di pergamena.
Si lasciò cadere sul letto, tenendo il foglietto stretto fra le dita pallide.
La porta si aprì silenziosamente, mentre Draco Malfoy entrava quasi di soppiatto.
- Non ti hanno insegnato a bussare?
- Se non l'hanno insegnato a te- disse il ragazzo, ricevendo in cambio un cuscino dritto in faccia.
- Simpatico- borbottò, appoggiandosi sul materasso.
- Come stai?- domandò il ragazzo, sapendo di doverla prendere di faccia se voleva capire almeno qualcosa.
Perché se si aiutavano e parlavano, certe volte la cugina proprio non ne voleva sapere di parlare.
La ragazza sbuffò, passandosi una mano sugli occhi.
- Bene Draco, sto bene- mentì, talmente abilmente che ci avrebbe creduto, se non avesse visto le mani strette fino a piantarsi le unghie nella pelle e le labbra rendersi appena in quello che normalmente avrebbe assunto la forma di una smorfia.
- Non è vero- tentò, ma Annie si alzò di scatto, i pugni stretti lungo i fianchi.
- Cosa vuoi da me, Draco?- domandò, furente, ma senza lasciar comunque capire troppo al cugino - Lasciami state- detto questo si avvicinò alla porta, aprendola silenziosamente - Per favore- aggiunse poi, accennando alla porta.
Draco annuì, capendo che sarebbe stato meglio così.
- Non fare niente di avventato- disse, ripensando a ciò che le aveva visto fare a scuola.
- Dovresti sapere Draco, dopo anni che vivo qui, che se una cosa è davvero importante, non faccio mai niente di avventato- detto questo chiuse la porta con un "Ci vediamo dopo".
Ma quella convinzione di non fare niente di avventato non l'aveva convinto.
Scese le scale, trovando sua madre seduta.
Cercò di ignorare l'impulso di chiedere della madre della ragazza, ma si trattenne, sapendo che non era un argomento di conversazione, quello.
Un particolare gli tornò alla mente, il vecchio foglio di pergamena che aveva riposto con cura in tasca poco prima di scattare verso di lui.
Non aveva avuto modo di capire cosa ci fosse scritto, ma non sembrava affatto una lettera dei suoi amici.
Forse era a quello che si riferiva quando diceva che "se una cosa è davvero importante, non faccio mai niente di avventato".
In quel momento l'indole calcolatrice della ragazza gli mise quasi più paura e più agitazione che l'impulsività mostrata a scuola.
Perché sapeva che la cugina aveva già un piano, piano che avrebbe potuto metterla in serio pericolo.

La figlia di Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora