🇫🇷Francia - 2021

128 5 0
                                    

Max Verstappen è probabilmente il pilota che tutti aspettavamo da tempo. Max è il redentore che avrebbe spodestato a breve il lungo impero di vittorie della Mercedes. Max, oggi, si è consacrato alla vittoria strappando la corona dalla testa di Lewis. Il leone troneggia e si avvale della sua fierezza, consapevole che dovrà resistere ancora un po' e la vittoria sarà sua certamente. Dalle inquadrature, dopo il podio appena conquistato, lo vedo sorridere. Alza il pugno in segno di gloria, quasi come a brandire una spada pronta a fendere l'opposizione. Così diverso in viso, da come l'avevo visto di persona per la prima volta.

Solo adesso mi rendo conto di chi ho avuto davanti per qualche istante. Una divinità che si vuole consacrare all'impossibile.

Eppure, devo ancora ammettere che tutti noi abbiamo sempre creduto che il campione destinato, o meglio "predestinato" a questi eccessi di gloria e a questi momenti storici della formula uno, fosse quel giovane ragazzo di Monaco, in groppa al suo cavallino rampante. Ancora pieno di talento e voglia di fare, un principe che con criterio vorrebbe diventare il re del mondo.

Ma, ahimè, in questo reame c'è spazio per un solo monarca e il re leone questo lo sa benissimo. Forse anche il principe ne ha contezza ed è per questo che momentaneamente si è messo di lato.

Il silenzio in sala redazione è disarmante. Assomiglia molto a quel silenzio tombale che si ode spesso dinanzi alla cassa di un morto poco prima di un funerale. La Ferrari ha passato una giornata da dimenticare, la prima macchia nera della stagione. Il Paul Ricard è rinomato per la sua monotonia, tanto che oggi durante i reportage non ho mancato di sbadigliare. Stranamente Manuel sembrava attivo e molto coinvolto per quelle poche volte che mi è stato accanto, perché più volte è sparito non so dove, affibbiandomi tutto il lavoro. Ma in fondo è questo il mio posto, il mio compito ed inoltre, con tale scusa, ho potuto inserire per davvero qualcosa di mio nel reportage. Per cui andava bene così.

Alla vittoria di Max mi scambia un sorriso radioso, come fosse sorto un nuovo sole e questo è abbastanza strano poiché Manuel ha sempre portato rispetto nei confronti della scuderia italiana per eccellenza. Ora è come se non glie ne importasse nulla.

-El, seguimi! Oggi ti faccio vedere come si organizza una conferenza!

Mi alzo dalla scrivania annuendo e lo seguo. Scendiamo delle scale bianche che portano ad un androne spaziosissimo. Una statua in Acido Polilattico totalmente bianca di un gorilla gigantesco, ci accoglie sul lato sinistro dello spazio. Le braccia minacciose, portate in alto come a sollevare il trofeo. Lo sguardo vagamente aggressivo.

Raggiungiamo, attraverso una porta d'emergenza laterale, una grossa sala vuota, organizzata come un padiglione a conchiglia. Le sedie sono tutte rivolte verso la parete frontale che ospita uno stand enorme. Lo stand è principalmente nero, ma sopra vi sono segnati tutti i nomi degli sponsor. Pirelli il più evidente.

Davanti allo stand vi è un banco con tre posti superiori e tre posti inferiori, apparecchiato con una tovaglia lunga e blu. Sopra di esso vi sono sei microfoni.

Dalla sua borsa tracolla, Manuel esce delle targhette bianche e senza darmi ulteriore tempo di reagire, me le consegna in mano chiedendomi di posizionarle sul tavolo. I due componenti della scuderia devono essere messi uno sopra l'altro.

Così sul compartimento inferiore, accanto al microfono, colloco Verstappen, a seguire Hamilton e Leclerc. Sotto Verstappen posiziono Checo, poi Bottas ed infine Sainz.

Dalla porta principale entrano due ragazze che trainano un carrellino contenente un secchio pieno di ghiaccio. Una è bionda, i suoi lineamenti sono dolci e la polo bianca le mette in ostra delle tenui forme. Si avvicinano al tavolo e posizionano le lattine accanto alle targhette. Vedo quelle fresche Redbull, Monster e Coca-Cola e la gola mi diviene secca. Forse un po'anche per l'emozione.
Immagino subito Leclerc seduto lì con i suoi occhi brillanti, forse un po' deluso. Sorrido ancora. Non so perché ma pensarlo mi fa venire il buon umore.

The Prince / Il Predestinato Where stories live. Discover now