Capitolo 22.

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Rientrai silenziosamente in camera, Zayn era disteso sul letto ed aveva gli occhi chiusi. A giudicare dalla sua posizione era evidente che si fosse addormentato mentre aspettava che tornassi.

Appena salii sul letto, si svegliò. Avevo imparato ormai la sua espressione confusa ogni volta che si svegliava. Spensi la luce vicino al letto, ed alzai le coperte per infilarci entrambi sotto.

Ci pensò lui a fare ciò, ed io mi posizionai affianco a lui riscaldata dal tessuto e dal corpo di Zayn.

Mi strinsi a lui, come avevo già fatto nel letto dell’ospedale in cerca di conforto dall’unica persona in grado di darmelo.

Attorcigliò il suo braccio attorno il suo busto e cademmo entrambi in un sonno profondo.

Il mattino seguente avevo ancora lo stomaco sottosopra, e proprio per questo ero scesa dal letto prima che Zayn si svegliasse, per potergli dire che avevo già fatto la mia colazione senza che lui si preoccupasse. Sentivo che il mio corpo doveva ancora abituarsi alla cena della sera precedente.

Anche se nel mio stomaco non sembrava esserci rimasto ormai più niente.

A casa mia dovevo aver sicuramente lasciato i calmanti che mi aveva consigliato la nutrizionista, ma se Zayn li avesse scoperti, avrebbe ovviamente voluto spiegazioni.

Sapevo che mi sarei rimessa in sesto presto, dovevo solamente abituarmi a degli orari precisi in cui avrei effettuato i miei pasti.

Entrai in camera di Zayn, con la sua colazione pronta, sentendomi in dovere di incominciare a ringraziarlo per tutto ciò che stava facendo per me. Magari avrei iniziato con le piccole cose.

Mi piegai a baciarlo sulla guancia, e poi sulle labbra.

Dopo diversi tentativi finalmente diede qualche segno, infatti mi spinse su di lui, facendomi cadere sul suo petto.

-Che bello trovarti per colazione.- mugugnò con la voce roca.

-A dire il vero la tua colazione sarebbe un’altra.- girai lo sguardo alla mia sinistra, e successivamente guardò allo stesso punto.

Notò il vassoio pieno di roba e mi guardò con fare misterioso: -Kate, questo lato di te mi piace un sacco, lo sai?-

-Soltanto questo?- lo stuzzicai.

-Ehm, vediamo…- mi posizionai a cavalcioni su di lui, e sentii la sua mano scendere lungo il suo fondoschiena: -Poi c’è anche questo.-

Sobbalzai quando strinse una natica nella sua mano ed iniziai a ridere.

-Devo continuare? Non so dove potrei arrivare.-

Mi liberai immediatamente, scendendo dalle sue gambe: -Prima ed ultima volta che avrai la colazione a letto!-

-Sìsì, vedremo…- lo sentii dire mentre uscivo dalla sua stanza.

Mi diressi in bagno per disinfettare la ferita sulla fronte, come mi era stato detto di fare dalla dottoressa in ospedale. Avrei portato quell’odiosa benda ancora per un paio di giorni.

Fu inutile provare ad ignorare quei giramenti di testa che non mi davano pace da quando avevo messo piede fuori dal letto. Una volta terminato, mi avviai al piano di sotto per cercare di riprendermi con un bicchiere d’acqua. Mi sembrava quasi di nascondermi da Zayn. Avevo il viso pallido e sciupato.

E non per voler stare a puntualizzare su ciò che c’era di drammatico nella mia vita, continuamente. Ma furono banali le ore che seguirono.

Quasi insulse, di cui mi permetto di trascurarle.

Ma accadde mentre Zayn era nella doccia, l’ennesima goccia che traboccava dal mio vaso costantemente pieno.

Stavo con i libri davanti, per cercare di recuperare ciò che avevo perso di scuola nell’ultimo periodo. Sapevo che c’era qualcosa che non andava, lo percepivo dal mio organismo che si sentiva affaticato, debole.

Mi alzai in piedi, per avviarmi in cucina ed assumere zuccheri, ma forse avevo ritardato.

Sì, decisamente.

La vista si oscurò, l’udito sembrò ovattato.

Mi tenni al tavolo davanti a me, ma non bastò, perché dopo pochi istanti mi ritrovai a terra priva di sensi.

Quando riuscii a recuperare le forze, c’era qualcosa di più comodo del pavimento freddo dove ero caduta.

Sentii immediatamente il mondo crollarmi addosso, sapevo perfettamente ciò che mi aspettava.

Infatti mi rialzai sulla schiena, guardandomi attorno.

Ero sul divano, e Zayn era di spalle seduto al tavolo con suo padre. Numerosi fogli erano sparsi davanti a loro e quasi mi venne da svenire di nuovo.

Il padre di Zayn fu il primo a girarsi e a notare la mia presenza non più incosciente.

-Kate, come ti senti?- si alzò e venne verso di me, ma il mio sguardo rimase su Zayn che era ancora di spalle.

-Bene.- mentii per alzarmi e chiarire la situazione con Zayn.

Ma suo padre mi tenne ferma sul divano, e mi passò qualche tipo di liquido in un bicchiere appoggiato al tavolo. Lo bevvi, arrendendomi.

-Domani la dottoressa verrà qui, ti rifarà l’elenco della tua alimentazione quotidiana e alcuni medicinali che ti serviranno a riprendere un equilibrio senza avere nausea.-

-Ma perché? Io non ho bisogno di una soccorritrice!-

-Perché ti ha detto che è così e così sarà!- sbottò Zayn alzandosi dalla sedia.

Il cuore accelerò nel mio petto, facendomi sentire il sangue scorrere nelle vene.

-Sei sottopeso, Kate, cazzo!- prese un foglio dal tavolo mostrandomelo.

-Zayn!- lo richiamò il padre.

-Hai idea di quello che ho provato quando ti ho trovato a terra priva di sensi? Eh? Hai intenzione di mandarmi al manicomio o cosa? Ti bastava dirmelo! Sai quello che hai passato, quello che stiamo pensando, con che fottuto coraggio decidi di mentirmi su una cosa del genere?- urlava, ed era rosso in viso dalla rabbia.

Non sapevo come reagire, non sapevo come giustificarmi. Mi ero comportata da codarda ed avevo aspettato che raggiungessi il limite, invece che evitare che accadesse.

-Ti ho chiesto di venire a vivere con me, per controllarti! Lo capisci o no? Ho una rabbia in corpo che non so come sfogarmi! Mi spieghi perché ti sei sentita in dovere di mentirmi che fosse tutto apposto? Puoi provare a metterti nei miei panni? Mi son sentito un lurido verme negli ultimi giorni, e quando mi son convinto di poter rimediare a tutti i miei errori, mi nascondi una cosa del genere? Santo cielo, Kate!-

Il mio sguardo era fisso in un punto della stanza, il respiro affannato di Zayn era la prova di quanto fosse realmente arrabbiato e deluso. Suo padre era scioccato, ma non aveva aggiunto altro, forse essendo d’accordo con il figlio.

Continuarono a volare parole furiose di Zayn, parole scoraggiate, dettate dal rammarico che gli aveva lasciato la sua sensazione di impotenza nei miei confronti.

Realizzai di essermi giocata una parte di fiducia di Zayn, anche in modo involontario, tra tutte le cose che erano uscite dalle sua bocca, non aveva ammesso l’evidenza. Non aveva ammesso quanto avrebbe smesso di fidarsi di me da quel momento in poi. E sentivo che era molto peggio di un tradimento. Era una bugia dettata da un sentimento fasullo che mi spingeva a mentirgli pur di non farlo preoccupare. E lui aveva tutto il diritto di sentirsi semplicemente deluso, e nient’altro.

N/A:

Perdonate il tremendo ritardo. Sono incasinata e non trovo un secondo di tempo neanche per scrivere un capitolo. Sto avendo diversi problemi, anche familiari. Vi prometto che farò il possibile per riprendere i ritmi precedenti, specialmente ora che sarò un tantino più libera anche con la scuola.

Scusatemi ancora, un bacio enorme.

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