CAPITOLO 11: CAMBIAMENTI

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Una volta all'interno, Riccardo notò che i suoi timori erano pienamente fondati. Nella stanza, infatti, era apparso un enorme fasciatoio. A differenza di quello della parrucchiera, però, non era a muro, bensì a cassettiera. Di fianco al fasciatoio era presente anche una scaffalatura stracolma di pacchi di pannolini.

Ma ciò che Riccardo non si sarebbe aspettato era al lato della stanza: la doccia era stata sostituita da una vasca da bagno, con diversi animaletti di gomma posti all'interno.

Il ragazzo arrossì nel notare ciò, e rivolgendosi alla Tata chiese "Era proprio necessario?"

"A cosa ti riferisci, esattamente?" chiese Sonia "Se è il fasciatoio la risposta è sì. Non è il massimo cambiarti sul letto."

"Anche quello, ma mi riferivo soprattutto alla vasca."

Sonia gli sorrise "È per farti il bagnetto. I piccoli di casa non fanno la doccia."

"Farmi il...? Non potrò nemmeno lavarmi da solo?"

"Pensavo che a questo punto non fosse nemmeno una domanda da fare."

Riccardo sbuffò. Era veramente una situazione assurda in cui ritrovarsi, o almeno così pensava. Se qualcuno la sera prima gli avesse detto che il giorno dopo una Tata sarebbe venuta a prendersi cura di lui gli avrebbe riso in faccia. Eppure era la realtà.

"C'è qualcosa che posso fare da solo? Qualsiasi cosa?"

Sonia gli sorrise dolcemente, e scompigliandogli i capelli rispose "Puoi giocare quanto vuoi durante il tempo libero."

"Almeno quello." bofonchiò, pensando che almeno avrebbe potuto trovare un po' di consolazione nei videogiochi.

"Cosa vuoi vedere ora? Camera da letto o salotto?"

Riccardo scrollò le spalle, dicendo "Il salotto."

Sonia annuì, e lo condusse alla tappa seguente.

Riccardo era convinto che il bagno fosse la stanza che aveva subito maggiori modifiche, ma si sbagliava.

Prima di tutto, le pareti non avevano più colori neutri, ma delle fastidiosamente infantili tinte pastello. Ma era solo la punta dell'iceberg. La TV e annesse console, il divanetto, il tavolo da biliardo, la postazione PC e le scaffalature varie contenti fumetti, giochi di ruolo, videogiochi e altre cose simili erano tutti spariti. Al loro posto, c'era un tappeto puzzle per bambini che copriva l'intero pavimento, decorato con animali e lettere dell'alfabeto. Sul tappeto c'erano le cose più svariate: un baule in stile piratesco aperto contenente vari giocattoli per bambini; una lavagnetta con dei gessetti colorati; un tavolino pieno di pastelli, pennarelli e altre cose per disegnare accanto a dei fogli posto di fianco a una sedia colorata tipica degli asili; un grande cavallo a dondolo; un tavolino multiattività con giochi sonori e altre cose simili. Chiudevano il cerchio una piccola TV con davanti una poltroncina colorata e uno sgabello dall'aria molto scomoda messo esattamente in un angolo della stanza.

Davanti allo sgabello, sul muro, era presene un disegno raffigurante in modo piuttosto realistico la comandante Arianna, con le braccia incrociate e che guardava verso lo sgabello stesso con aria severa. C'era un fumetto che partiva dalla sua testa, che recava la scritta 'Non farlo più', e accanto un timer.

"La stanza dei giochi." commentò la Tata, evidentemente soddisfatta "Qui potrai giocare quanto vuoi."

Riccardo era diventato rosso come un peperone, ed esclamò in risposta "Ma sono giochi da mocciosi! Dove sono finite le mie cose?"

"Sono state portare in un deposito qui vicino. Stai tranquillo, quando sarai grande le riavrai tutte indietro."

"Io sono già grande."

Sonia ridacchiò "Davvero? Quindi non eri tu quello a cui ho cambiato il pannolino poco fa?"

Se fosse stato possibile, Riccardo sarebbe arrossito ancora di più a quella frase, e subito esclamò battendo un piede a terra "Mi ci ha costretto lei!"

Sonia scosse la testa "Non mi pare che tu mi abbia chiesto di andare in bagno ed io te lo abbia negato, no? Semplicemente te la sei fatta addosso."

Il ragazzo pensò che con tutta probabilità la Tata glielo avrebbe effettivamente negato se anche lo avesse chiesto, ma era vero: non l'aveva fatto.

Vergognandosi terribilmente per ciò, abbassò la testa sconsolato.

In risposta, tata Sonia gliela accarezzò, dicendo dolcemente "Suvvia, non farne un dramma. È assolutamente normale."

La frase non era molto d'aiuto, ma il tono dolce della donna ebbe l'effetto di farlo sentire un po' meglio.

Senza alzare la testa, chiese "Possiamo vedere la stanza da letto, ora?"

"Certamente." rispose lei, sorridendogli.

Lo condusse quindi verso l'ultima stanza. Passarono davanti alla camera da letto vuota, e Riccardo notò che la porta era aperta. Gettò uno sguardo all'interno, e vide che era stata spartanamente arredata, con giusto qualche mobile e un comodino, che era stato messo di fianco all'unica cosa che effettivamente spiccava nella stanza: un grande letto matrimoniale.

Notando che Riccardo stava guardando ciò, la Tata spiegò con un sorriso "Lì dormirò io. Il letto è a due piazze perché se avrai gli incubi potrai dormire con me nel lettone."

"Non accadrà." mormorò lui imbarazzato.

Sonia non rispose, limitandosi a sorridere, e lo condusse alla sua camera, l'ultima tappa del tour. E una volta all'interno, Riccardo per poco non svenne.

In realtà non c'erano stati cambiamenti enormi, a parte che il porcile nel quale la stanza era ridotta era stato ripulito. Le pareti, esattamente come il soggiorno, erano stati ritinteggiate con tinte pastello, e il letto era sparito. Al suo posto c'era un culla-lettino con le sbarre, grande abbastanza da contenerlo comodamente. Al soffitto era appeso un filo che scendeva fino sopra la culla, culminante in diversi cartonati rappresentanti il sole, la luna e i pianeti. Fu proprio il giaciglio a colpirlo profondamente.

"Quello sarebbe il mio letto?!" esclamò, strabuzzando gli occhi.

"La tua culla. Per fare la nanna."

"Ma le culle sono per neonati..."

Sonia non rispose, si limitò ad appoggiargli una mano sul sedere, premendo leggermente affinché le natiche del ragazzo percepissero chiaramente il contatto con il pannolino.

Capendo l'antifona, Riccardo si limitò a sospirare. Non sapeva per quanto la Tata sarebbe rimasta, ma si prospettava una cosa parecchio lunga.

Rimasero fermi lì per qualche istante, poi l'aliena gli accarezzò una guancia, dicendo "Cielo, non hai bevuto niente oggi. Dobbiamo rimediare."

Senza dargli tempo di rispondere, se lo issò in braccio e si mosse a grandi passi verso la cucina.

La TatocraziaWhere stories live. Discover now