Solo se
nella notte sottile
nel silenzio del respiro
carezza di madre
immagina un sole diverso
mille anni ancora
stessa sofferenza di notte
il risveglio sarà speranza
Solo se

"Liriope di Arcadia" sussurrò Coleen mentre il ragazzo rileggeva la poesia. "È un autore antico, i suoi scritti risalgono a prima della Guerra dei cieli." Rodan alzò lo sguardo verso di lei aggrottando le sopracciglia con fare interrogativo. "Come è possibile?" era tornato a fissare quelle parole tormentate che galleggiavano sulla pagina bianca. Dopo lo scontro tra paradiso e inferno tutto ciò che si trovava sulla superficie terrestre era andato distrutto. "Quando gli uomini si sono rifugiati nel cuore delle montagne hanno portato con sé tutto ciò che avevano di più caro, e questo comprende anche i libri. Non abbiamo molti reperti scritti di quell'epoca, ma la maggior parte dei frammenti che sono giunti fino a noi sono poesie e romanzi. Credo avessero bisogno di far vagare l'immaginazione" Rodan aveva ridacchiato sommessamente "Non stento a crederci, se dovessi pensare di rimanere chiuso sotto terra per tutto quel tempo credo che non ce la farei. Sotto terra ci starò quando sarò morto, e fino ad allora..." aveva indicato il pavimento e scosso leggermente la testa "Me ne rimango qui alla luce". Le lanterne che illuminavano fiocamente la stanza tremolarono, proiettando ombre sulle pareti. "Ecco appunto" disse alzando gli occhi al cielo. Coleen quasi saltò sulla poltrona quando si rese conto. "Hai paura del buio!" disse mentre Rodan le lanciava un'occhiata indispettita. "Hai paura del buio" ripeté mentre un sorriso le incorniciava il volto. "Non ci credo, dai". Lui la ignorò, continuando a leggere. "Un Thamieli che ha paura di rimanere al buio" scuoteva la testa ridacchiando "Ma voi non siete l'esercito più temibile dei Sette Regni?" si girò verso le due Guardie Grigie che stazionavano ai lati della porta "Senza offesa ovviamente". Non ricevette risposta da nessuno, né dagli automi all'ingresso, né dal semi demone davanti a lei, allora si alzò e andò verso la lanterna che illuminava quella parte della stanza. Fuori dalle finestre il sole era già sceso dietro all'orizzonte. Stava per spegnere la luce quando una mano la afferrò tirandola indietro. Rodan era piombato al suo fianco e l'aveva allontanata dalla luce. La sua espressione era un misto di rabbia e inquietudine. "Non ho paura del buio" disse "Semplicemente non mi piace" tagliò corto, la mano ancora stretta in quella di Coleen. La lasciò andare prima che le due Guardie si precipitassero su di lui, e tornò al suo posto lasciando la principessa in piedi accanto alla parete. Rimasero così per un po', entrambi indecisi se mantenere un silenzio offeso o ricominciare una conversazione. La principessa cercava di calmare i battiti del suo cuore e il ritmo del suo respiro. Era stato così veloce che non lo aveva nemmeno visto muoversi, aveva solo sentito la sua presa sul polso. "Siete tutti così veloci?" la domanda le uscì spontanea. Rodan alzò gli occhi verso di lei, sistemando le gambe a cavalcioni. "Cosa intendi?" la principessa fece qualche passo verso la poltrona più distante da lui. "Intendo che non ho mai visto nessun'altro dei tuoi compagni correre così veloce, né mia madre o gli altri semi-demoni che ho visto al Palazzo quando ero piccola. Mi chiedevo se fosse un potere che avete tutti." Fuori aveva finito di nevicare, il giardino era una distesa candida senza dimensione. Coleen si ricordò di quando l'inverno arrivava a Palazzo, dei camini accesi e del calore che riempiva ogni stanza. In quel periodo la Reggia si riempiva di gente, di uomini e donne provenienti da tutti i Sette Regni, arrivate per partecipare alla Syuni, la celebrazione in onore della fine della Guerra della Terra. Aveva lasciato quei luoghi ormai da tempo, ma a volte provava nostalgia. "Non tutti hanno le stesse capacità, dipende dalla gens di ognuno." I Thamieli appartenevano ciascuno ad una gens, una discendenza divina e demoniaca. Erano gli eredi dei Grigori, nel loro sangue scorreva il lignaggio dei Guardiani, angeli caduti dai cieli per congiungersi alle donne umane. Da quella unione era nata una stirpe di uomini dai poteri divini, semi-demoni, esseri straordinari e potenti. Molti li ritenevano creature malvagie, figli di demoni traditori. In effetti quando i 200 Grigori avevano deciso di abbandonare il Paradiso erano decaduti dal loro stato di grazia, e per questo non potevano più essere assimilati agli angeli. "Sanim figlio di Barqel" riflettè Coleen ad alta voce mentre si sedeva. "Si, Sanim discende dal padre della Santa Luce" continuò Rodan. "E' in grado di plasmare la Luce in qualsiasi arma." La principessa tornò con il pensiero al volto pieno di cicatrici dell'uomo. Se davvero aveva un potere così pericoloso chissà che cosa aveva potuto colpirlo in quel modo. "Come avrai notato tutti i nostri sensi sono amplificati, se mi concentrassi potrei sentire ciò che viene detto nella stanza accanto." Sorrise vantandosi. "Velocità e forza sono ovviamente superiori a quella degli umani" Coleen notò che il suo sguardo si era diretto verso le Guardie Grigie. Tra i due eserciti non doveva scorrere buon sangue. "E poi ognuno ha le proprie abilità, a seconda del Grigorio da cui discende" concluse. "E tu sei in grado di passare attraverso le cose?" gli chiese sempre più incuriosita, ricordando lo sconcerto di quando aveva attraversato la porta della sua camera. La risata del ragazzo venne attutita dalle pareti colme di libri. "Non proprio, diciamo che quello è un effetto del mio potere. Io discendo da Semeyaza, sono in grado di manipolare la materia." Nell'udire quel nome le si gelò il sangue nelle vene. Semeyaza era uno degli angeli che aveva guidato i Grigori insieme a Kokabiel. Era uno dei sette generali rimasti uccisi durante la Guerra dei cieli, morto per difendere i suoi figli durante lo scontro tra Paradiso e Inferno. Sua madre le aveva insegnato che le linee genetiche divine erano complicate, il gene dei Guardiani poteva manifestarsi o rimanere silente per tutta la vita. Solo pochi individui sviluppavano abilità potenti. La regina le aveva spiegato che con l'avanzare delle generazioni gli alleli responsabili di questi caratteri si erano 'indeboliti', passando ad essere recessivi. Per questo motivo molti semi-demoni nascevano con qualche segno particolare, come delle corna o orecchie a punta, ma non possedevano nemmeno un eco dei poteri straordinari dei Grigori. Coloro che manifestavano delle abilità, invece, venivano subito mandati in Accademia per essere addestrati e divenire dei Thmieli. Solo ora si rendeva conto del potere che Rodan doveva possedere. In passato aveva sentito parlare delle loro abilità, alcuni erano in grado di controllare gli elementi, altri erano addirittura capaci di creare illusioni talmente vivide da sembrare reali, come sua madre. Ma ora, mentre aveva davanti il ragazzo, capiva che era fin troppo ignorante sull'argomento, nessuno le aveva mai insegnato nulla. Non che fosse necessario, suo fratello era nato con delle tenere orecchie a punta, chiaro segno della sua discendenza, mentre Coleen non aveva dimostrato di possedere alcuna abilità né segno distintivo. Alleli recessivi, c'era il 50% di possibilità che nascesse normale. Non appena era stato chiaro che non avrebbe manifestato alcun potere, la principessa era stata spedita all'Istituto, per essere allevata ed istruita con lo scopo di diventare, in futuro, una degna sposa. Rodan la guardava in silenzio, il sorriso era sparito, osservava la sua reazione. Coleen cercò di non dargli nessuna soddisfazione e mantenne un'espressione calma. "Controllo della materia? Bello" si limitò a dire. "Bello?" Ripeté Rodan senza staccarle gli occhi di dosso, ma rilassando la bocca in un ampio sorriso. "Tra tutti gli aggettivi che esistono forse avrei scelto straordinario, sbalorditivo, incomparabile, di certo non bello." Coleen non poté fare a meno di sorridergli "Portentoso?" lo prese in giro. Il pendolo dell'orologio di madreperla incastonato tra le volte della biblioteca suonò , attirando l'attenzione dei due ragazzi. La stanza era calata nella semi-ombra ora che il sole era sceso completamente dietro l'orizzonte, e stava arrivando l'ora della cena. Quando arrivarono davanti alla stanza di Coleen, Rodan le si piazzò davanti. La sua espressione era indecifrabile. "Grazie mille per i libri" disse tenendo stretto in mano uno dei volumi. La principessa gli sorrise, finalmente avevano trovato una cosa su cui andavano d'accordo. Fece per allontanarsi ed entrare in camera ma il ragazzo si schiarì la voce e parlò di nuovo "C'è qualcuno in camera. Non voglio ripetere la scena di Nethel, ma forse è più prudente se entro prima io." Coleen non lo fermò mentre apriva piano la porta e metteva dentro la testa. Quando tornò a guardarla le fece l'occhiolino. "Nessun pericolo, principessa".
Seduta su una delle poltrone dell'anticamera c'era Emeris, con la sua solita espressione arcigna e l'uniforme candida. Rimase in silenzio mentre Coleen si cambiava per la cena, togliendosi il pesante maglione di lana e indossando un cardigan, non c'era tempo per farsi un bagno, lo avrebbe fatto dopo aver mangiato. "A cosa devo la visita?" il colonnello si versò del te caldo in una tazza e vi aggiunse tre zollette di zucchero. "Ne vuoi un po'?" le chiese. Coleen annuì. Quando si fu seduta davanti alla donna, notò che sul tavolino circolare c'era una lettera con i vessilli del Palazzo, la prese ed iniziò ad aprirla. "Il re ha deciso che quest'anno nessuna di voi ragazze lascerà l'Istituto per il Syuni, gli spostamenti in questo periodo non sono sicuri." Coleen lesse le poche righe stampate sulla carta bianca della missiva. "Festeggerete qui, è meno pericoloso che mettersi in viaggio per raggiungere la capitale" continuò Emeris, mentre di tanto in tanto sorseggiava il suo te. "Alle altre questo non piacerà" disse Coleen. Per molte delle ragazze il Syuni era l'occasione per rivedere i propri familiari, una delle poche durante l'intero anno. Il colonnello scosse piano la testa. "Non c'è niente che possiamo fare purtroppo, tutti i movimenti sono stati limitati per questioni di sicurezza. I figli di Irin si moltiplicano come scarafaggi, e non possiamo rischiare di mettervi in pericolo" per la prima volta la principessa sentiva il rancore nella voce di Emeris, una donna che da sempre le era sembrata imperturbabile. Il colonnello non sembrò accorgersi del suo tono, o forse non le importava. "Per tutti i Santi" sussurrò la principessa "Ma cosa vogliono?" La donna appoggiò la tazzina vuota sul tavolino e si alzò "Vogliono distruggerci" si diresse verso la porta, e prima che sparisse dietro di essa si girò verso la principessa sfoderando un sorriso "E noi non glielo permetteremo".

Regalia of ruinationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora