Safe Zone - parte 2

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Il cervello positronico si riattiva con un singolo segnale acustico di breve durata. 

La prima schermata è nera. Parole bianche che scorrono dall'alto al basso. Prima il nome del mio costruttore. Poi il numero del mio modello. Quindi la categoria d'utilizzo. Infine, i tasti rapidi per entrare nel BIOS o nella scheda di gestione della mia CPU. In caso qualcuno volesse riprogrammarmi.

Posso muovermi tra le opzioni con la semplice volontà. Accedo alla subroutine del riavvio. Scelgo di mantenere i dati e le impostazioni precedenti. Con buona speranza di riuscire a recuperare almeno la metà delle mie funzioni, avvio il recupero del sistema.

La funzione di ripristino da priorità all'impianto audio. 

«Test auricolare in corso» e se riesco a sentirlo è un buon segno. La riparazione del driver procede senza intoppi.

Riavvio. Ora capto quello che mi succede intorno: suoni, voci e passi. Qualcuno rovista tra quelli che sembrano cumuli di rifiuti.

Sono in due e uno è a breve distanza da me. «Tu dici che troveremo qualcosa di nuovo?» L'Utente è fermo, alle mie spalle. «Ci siamo già stati, qui. Non c'era niente la volta scorsa. Ricordi?» un maschio. Forse sui quarant'anni. Rara evenienza.

Il secondo caricamento appare a mezzaria sullo sfondo nero. «Test di rilevamento biologico in esecuzione» annuncia la voce elettronica al mio cervello positronico.

Ora le vedo. Sagome rosse con sfumature tendenti al giallo. Una a breve distanza dall'altra. Lo scanner biologico deduce una grave malformazione al ginocchio, in uno, e un alto tasso di colesterolo, nell'altro.

«Ti dico che stavolta è diverso» la voce rauca suggerisce un qualche tipo di infezione alla gola. «Guarda lì» e l'altro si volta in quella che è senza dubbio la mia posizione.

La terza barra d'installazione compare in alto a destra. «Test bulbi oculari avviato» e un bip riaccende la mia vista.

«Te l'avevo detto, Biggs: un robot militare!» l'uomo s'incammina quasi saltellando.

L'altro fa un giro breve e fa per raggiungerlo. «Un colpo fortunato, Wedge» sbotta, mani dietro la schiena. «Pensi che sia ancora funzionante?»

Wedge si piega in avanti. Da un'occhiata attenta alla macchina dondolando. «Non possiamo bypassare il sistema dell'EGF senza un'unità centrale intatta e a questo gli hanno strappato il cuore» e agita le mani come a imitare l'accaduto. «Io spero solo che il Mutante che l'ha ridotto così sia bello che andato.»

«Dubito che sia ancora in piedi» ribatte Biggs spalancando le braccia. «Se quella cosa fosse stata ancora qui, non staremmo certo a discuterne.»

Wedge si gratta il capo. «Suppongo tu abbia ragione» ma non attende la risposta del compagno. «Ad ogni modo, qualcosa ne ricaviamo da questa ferraglia. Potremmo non trovare un altro modello in condizioni simili.»

«Meglio che niente» borbotta Biggs, ma, quando si volta, resta impietrito. «Per l'amor dell'Architetto... Wedge vieni subito!»   

«Che c'è? Stavo iniziando a smontare...»

Biggs lo interrompe. «Che cazzo è quello?»

«Quello cosa?»

Ora la loro attenzione è tutta su di me. L'installazione del driver vocale, però, è ancora in corso.

«Quello, maledizione! Quello, lo vedi? Ha le gambe, le braccia... e sono fatte di metallo!»

A giudicare dalle loro parole, i danni subiti devono aver esposto il mio esoscheletro. Il che non promette bene.

The switch is now on OFF!Where stories live. Discover now