<Connor>, sento qualcuno chiamarmi alle spalle mentre raggiungo il parcheggio e mi affretto a salire in macchina.
Passo una mano sugli occhi lucidi.
<Connor, aspetta>, mi richiama la voce femminile di mia sorella.
<Dove vai?>, mi chiede quando apro la portiera e aspetto fermo con un piede dentro.
<Non lo so ancora>, mormoro guardando davanti a me evitando i suoi occhi.
<Vedrai che si riprenderà presto e si...>, cerca di dire.
<E cosa? Si ricorderà di me?>, domando con voce sprezzante.
Non contro di lei, ma contro tutto questo.
<Non decide lei se ricordare o meno, non decido io, e quante possibilità ci sono che recuperi la memoria in tempo?>, continuo chiudendo lo sportello e poggiandomi contro di esso.
<Tempo per cosa?>, mi domanda perplessa e posando una mano sulla mia felpa. Sul petto.
<Prima che si accorga di quello che provo per lei o prima che sia lei ad allontanarmi>, rispondo sincero guardando il terreno.
<Ha chiesto di te prima che venissi qui>, mi svela.
Alzo il viso verso di lei ed annuisce con un piccolo sorriso.
<Ha chiesto perché te ne fossi andato in quel modo>, continua ed io resto immobile ad ascoltarla.
<Nessuno le ha spiegato che tra voi...il dottore dice che sarebbe uno shock adesso>, conclude stringendo il tessuto della mia felpa con forza.
<Non posso dirle niente...cosa mi resta, Bet?>, mormoro scuotendo il capo e posandolo sulla sua spalla che mi sorregge.
<Magari parlarle un po' ti farà bene e inconsapevolmente farà bene anche a lei>, mugugna stringendomi tra le sue braccia.
<Magari mi farà più male>, ribatto sollevando il viso e cercando di darmi un contegno.
<Smettila, Connor...vi amate>, afferma dandomi un buffetto sulla guancia.
<Noi...noi non...tu dici?>, chiedo non essendo sicuro di quello che provo in questo momento e di quello effettivamente per lei.
Annuisce sorridendomi.
<Sai, ci sono cose che niente può distruggere ed una di queste è due persone che si amano. Si ritrovano sempre>, mormora lasciandomi una bacio leggero sulla guancia prima di fare un passo indietro e di lasciarmi andare via.

Poso il viso sulle mani che si tengono forti al volante e scoppio in un pianto liberatorio, un pianto che sa si tristezza, di rimorsi ed anche un po' di colpa.
Sa di tutto quello che al momento non posso fare e di quello che non ho fatto per proteggerla.
Sa solo di lei.
Le lacrime scendono copiose lungo il viso, sono amare, salate.
<Cazzo...cazzo...>, singhiozzo.

Emma
Continuo a fissare il vuoto senza un motivo specifico.
Mi sento frastornata, mi sento a metà tra quello che sono e quello che ero prima di questo risveglio. Mi sento come se mi fosse stato portato via qualcosa, ma ancora non so cosa. Il mal di testa mi tormenta e secondo il dottore è più che normale dopo aver dormito per tante ore e il fatto che mi sforzi di ricordare persone che ai miei occhi sono perfetti sconosciuti non fa altro che far aumentare le pulsazioni.

Guardo l'orologio appeso al muro e alzo gli occhi al cielo sbuffando quando leggo che sono ancora le undici ed io ho anche già cenato da un pezzo sentendo il mio stomaco brontolare un po'.
Ho detto a mio padre che si sarebbe potuto andare a riposare adesso che la situazione è migliorata, ho cercato di mandare a casa anche Maggy, suo marito e la figlia sperando di potermi ricordare di loro un giorno, o magari li conoscerò di nuovo.
E poi c'è quel strano ragazzo, quello che mi guardava come se si aspettava qualcosa da me, come se avessi dovuto dirgli qualcosa che sarebbe dovuta essere scontata. Ho i suoi occhi un po' rossi stampati in mente, ho in mente anche il tono della sua voce e mi è venuto un groppo alla gola quando l'ho visto andarsene senza dire nulla capendo che la causa del suo comportamento sono io.

Afferro il telefono sul comodino e mi accorgo di vari messaggi arrivati nelle ultime ore: Marine, Blue, Carl. Rispondo a tutti, e non faccio fatica a ricordarmi di loro o di conversazioni avute.
Scorro la rubrica cercando di capire a che punto è la mia amnesia, se ho dimenticato altro e non solo le tre persone che erano qui oggi.

Connor.

Leggo il nome del ragazzo terzo in rubrica, schiaccio sul suo nome e piego la testa di lato e corruccio il naso trovando anche un solo momento che potrei aver condiviso con lui.
Premo sul tasto rotondo del mio iPhone e apro Whatsapp.
Cerco il suo nome e vedo che la sua chat è vuota: forse non abbiamo molta confidenza o forse l'ho cancellata precedentemente.

<È online>, sussurro sentendo le mani iniziare a sudare e sentendo anche l'ansia crescere inaspettatamente.
Continuo a fissare la chat vuota, clicco sulla sua immagine profilo e mi ritrovo a sorridere.
Raffigura il ragazzo insieme a sua sorella: lei gli cinge la vita e lui ha il viso quasi scocciato dalla posa, ma sono sicura che sia ironico.
Ritorno in chat e mi decido a scrivergli un messaggio.

"Ciao, ho trovato il tuo numero in rubrica. Ti disturbo?"

Invio e come una ragazzina di quindici anni, blocco il telefono e lo poso sulle gambe coprendomi gli occhi con le mani come se lui potesse vedermi.
Lo sento vibrare poco dopo e scopro un occhio giusto per dare un'occhiata e per cercare di leggere la notifica.

"Ciao, non disturbi. Come stai?"

Apro la chat e decido di rimanere all'interno di essa, magari parlare con qualcuno mi farà venire sonno o magari mi aiuterà a ricordare cose che al momento sanno solo di niente.

"Un po' stanca. Tu? Non volevo che te ne andassi in quel modo prima"

Visualizza subito, il blu delle spunte mi fa salire ancora di più l'ansia. Sarà che ho paura di dire qualcosa di sbagliato, di fare una gaffe.

"Sto bene, non era per te"

Certo che era per me.
È perché non mi ricordo di lui.
Perché non so chi sia.
Perché la sua voce non mi dice nulla.
I suoi occhi non mi dicono nulla.
La sua figura, semplicemente non me la ricordo.

"Non c'è bisogno di mentire, sono abbastanza sveglia da capire...anche dopo il letargo"

Cerco di smorzare la conversazione e spero che non mi prenda per una stupida.

"Non riesci a dormire?"

Sta cambiando discorso.
Non lo biasimo.

"Ho dormito parecchio, tu?"

Chiedo cercando di non far morire la conversazione.
Perché non riesco a ricordare?
L'ho dimenticato forse perché mi ha fatto del male, forse perché non è quel tipo di persona che bisogna portarsi nella vita. E suo padre? E la sorella? Cosa c'entrano loro? Tutte domande a cui non riesco a trovare risposta.

"Dormirò tra poco"

Socchiudo le labbra e forse vuole che non gli scriva più, forse sta cercando di mettere fine a questa conversazione. Non capisco se sta cercando di mandarmi via o semplicemente ha risposto alla domanda.

"Ti lascio allora, buonanotte"

Visualizza e vedo il suo -sta scrivendo- svariate volte apparire e poi sparire.
Si pente varie volte di quello che scrive.

"Notte, pulcino".

Pulcino?
Sorrido e chiudo la chat senza rispondere più.

<Pulcino>, sussurro stendendomi cercando di non aggrovigliarmi ai fili ancora attaccati.
<Non suona male>.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now