Capitolo 91

3.2K 188 73
                                    

Connor
Arrivo in ospedale con Bettany che mi ha ripetuto per tutto il breve viaggio in macchina che avrei dovuto stare tranquillo, che non avrei dovuto preoccuparmi, che tutto sarebbe andato per il meglio e che Emma si sarebbe svegliata e mi avrebbe sorriso.
Non so perché la camminata lungo il corridoio che mi porta alla sua stanza mi sembra quasi più lungo del solito; è come in uno di quegli incubi dove cerchi di camminare ma non arrivi mai alla fine della strada perché essa si allunga ancora di più.
Ed è così che mi sento: lungo un corridoio che spero finisca presto se mi dovesse portare a buone notizie, e che non finisca mai se mi dovesse annunciare cattive notizie.

Vedo la porta socchiusa e sento voci sconosciute al suo interno, oltre a quella di Constance.
Mia madre e mio padre sono fuori nel corridoio e ci guardano come se le notizie brutte fossero appena iniziate, come se la tempesta stesse per arrivare senza essere stata preannunciata.
<Che succede?>, domando con l'affanno per la corsa non avendo scelto di prendere l'ascensore ma di aver preferito le scale pensando che avrei fatto prima.
<Si è svegliata>, risponde mia madre alzandosi dalla sedia posta al muro con in grembo la borsa che stringe tra le mani.
<Connor...>, sussurra mio padre come per avvertirmi di qualcosa ma non bado molto alle sue parole.

Poso la mano sulla maniglia e non c'è bisogno di spingerla per entrare, mi basta solo fare un passo avanti e voltare lo sguardo verso sinistra per vedere gli occhi che aspettavo da una settimana puntarsi nei miei. Mi basta poco per tornare a stare bene, mi basta vederla seduta con le spalle posate alla testiera del letto per capire quanto mi sia mancata vederla cosciente, quanto mi sia mancata anche solo vederla sbattere le ciglia lunghe, e gli occhi...

Mi guarda un po' stranita, mi guarda e poi passa lo sguardo sul padre che le stringe una mano mentre un dottore scrive qualcosa su una cartellina prima di toglierle lo sfigmomanometro dal braccio.
Mi avvicino al suo letto con alle spalle Bettany che però si ferma poco prima, forse per lasciarle il suo spazio e non sbarrarle la via del respiro.
<Ciao>, mormoro con la voglia di abbracciarla e di piangere per tutta la felicità e la serenità che mi pervade.
Socchiude le labbra, abbassa gli occhi per qualche secondo e poi li rialza nei miei; corrugo le sopracciglia e poi guardo Costance mentre mi tiro un po' indietro.
<Ciao>.
La voce della ragazza bassa e fievole mi dà speranza anche se non so perché la situazione è così strana adesso, non so perché mi sento fuori luogo davanti a lei.
<Ci conosciamo?>, mi domanda.
Sbarro gli occhi e la guardo mentre faccio un passo indietro e mi accorgo che i suoi sguardi di prima non erano del tutto senza senso.
Questo è il senso.
<È uno scherzo?>, mormoro guardando il dottore che dice qualcosa alla sua collega appena entrata prima di rivolgermi uno sguardo quasi deluso.
<La signorina soffre di una leggere amnesia dovuta allo sforzo e alla gravità delle ferite avute>, mi spiega mentre i miei occhi non si staccano dal viso di Emma che guarda verso il basso come se questa fosse una sua colpa.
<Ha dimenticato tutto quello che le causava o procurava un danno, tutto quello che la faceva male o che nel momento del fatto aveva semplicemente nei pensieri>, continua ed io non credo alle mie orecchie.
Ho aspettato così tanto questo momento, ho aspettato così tanto poterle parlare, raccontare gli ultimi giorni, raccontarle le mie decisioni...e adesso mi sembra solo un incubo, e adesso mi sembra di non essere mai esistito nella sua mente, nella sua vita. Uno sconosciuto, ecco cosa sono adesso...ecco a cosa la sua mente mi ha ridotto.
<Cosa...eh...cosa ricordi?>, tento di chiederle passandomi una mano sui capelli per la frustrazione.
Mi guarda passandosi una mano sulla fronte e pare che abbia gli occhi lucidi, pare che non trovi le parole oppure sta cercando solo di sforzarsi nel ricordarsi di una persona che al momento si sente morire dentro.
<Ero...ero...era tipo in una base militare, ero con una ragazza, Marine...>, mormora quasi sorpresa dalle cose che riesce a ricordare.
Stringo tra le mani il lenzuolo ai piedi del letto e spero davvero che nella sua mente ci sia spazio per me.
<E ho sentito un rumore...tipo un tintinnio, no, no...era un conto alla rovescia...>, si corregge parlando mentre Bettany si avvicina a me e si aggrappa al mio braccio.
<Poi ho spinto Marine...è crollato tutto...e...poi non ricordo più nulla...solo delle urla>, conclude unendo le mani in una cosa sola ed io chiudo gli occhi abbassando il capo sperando che qualcuno mi dica che è tutto uno scherzo.
<Fate entrare le persone che sono qui fuori>, afferma il dottore alla sua collega.
I miei genitori si fermano alle mie spalle il tanto che basta per essere notati dalla ragazza che li guarda con curiosità e che si ferma sulla figura di mia madre e le sorride.
<Ciao Maggy>, le dice chiamandola persino per nome.
Lei si avvicina sorpresa che si ricordi di lei, le afferra la mano e mia madre quasi scoppia in lacrime.
<Come stai tesoro?>, le chiede con la voce rotta ma penso che sia più per la gioia.
<Mi sento un po' ammaccata>, dice facendola sorridere.
<Papà...puoi dirmi chi sono le altre persone?>.
Sentirle dire queste parole, sentire la sua voce e sapere di essere uno sconosciuto, sapere che forse non si ricorderà mai di me o che forse quello che stavamo cercando di costruire prima fosse solo un sogno nel quale io rimarrò sempre incastrato.
<Certo...eh...lui è Thomas ed è il marito di Maggy>, inizia Costance indicando mio padre che alza la mano in segno di saluto.
<Lei è Bettany e lui è Connor, entrambi figli loro>, continua e la ragazza ferma i suoi occhi diversi nei miei.
Non riesco nemmeno a sorriderle, non riesco nemmeno a reggere questa situazione, non riesco nemmeno a capire il perché adesso i miei piedi si muovano lontano da quella maledetta stanza; non so nemmeno perché adesso che è arrivato il momento di mostrare quanto io ci tenga a lei, me ne stia andando non so ancora dove. Semplicemente lontano da lei.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now