Capitolo 2

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Vampy stava correndo come se non ci fosse un domani; era un incubo quello che stava vivendo

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Vampy stava correndo come se non ci fosse un domani; era un incubo quello che stava vivendo. Sentiva così tante grida provenire da lontano, non riusciva a credere che una disgrazia era appena successa. Il sangue gli sgorgava dal fianco destro, doveva ancora resistere: aveva una ferita enorme dopo essere stato colpito in parte dalla roccia che aveva preso in pieno suo padre. Sentiva ancora rimbombare nelle orecchie l'urlo disperato della madre, la quale ordinò di correre via nel tentativo di salvarsi. Le rocce cadevano a valanghe, il terreno tremava come non mai e i suoi artigli affondavano nel fango come se al di sotto vi fossero centinaia di sabbie mobili. Il suo respiro era affannoso, non ne poteva più di correre per come era dovuto scattare come un lampo nel tentativo di scampare al pericolo. A una certa distanza da dove era partito, Vampy si accasciò a terra, sfinito e privo di forze: sentiva di aver perso qualunque traccia del suo branco, ormai era rimasto da solo. Perso, abbandonato contro la sua volontà, ingiustamente disperso e privo di tutto.
Sapeva che non avrebbe più sentito il caldo pelo di sua madre che lo scaldasse dal freddo della notte e non avrebbe più rivisto suo padre tornare nel loro covo le scorte di cibo. Se solo tutto ciò non fosse successo, avrebbe potuto chiedere scusa per il litigio della sera prima. Non riusciva ad accettare che una tale fine sarebbe dovuta accadere proprio a lui.
Le orecchie sembravano cedere ai mille fischi che egli percepiva, non riusciva a capire dove fosse finito, oppure se avesse ormai varcato il confine del suo territorio. Più in là sentì dei passi avvicinarsi verso di lui, ma la vista era talmente annebbiata che non riuscì a distinguere chi fosse venuto ad aiutarlo. Rassegnato, nella sua disperazione e sfortuna, socchiuse gli occhi, sprofondando nel sonno.
Quando poi riaprì gli occhi, si ritrovò in uno spazio circondato da aggeggi molto strani: piccole boccette sparse ovunque, macchinari vari con mille cavi collegati, era tutto stranamente tecnologico. Da quel che capì sembrò essere finito in un laboratorio. Si guardava intorno, dando di seguito uno sguardo alle sue zampe, le quali sorprendentemente non erano più sporche dal fango. Qualcuno doveva avergliele pulite. Era convinto di non sentirsi solo: nonostante il disorientamento doveva ammettere che quel luogo gli incuteva anche un senso di curiosità irrefrenabile. L'aria non sembrava neanche contaminata, era un ambiente piuttosto pulito. Più avanti notò una sagoma avvicinarsi alla tenda che delimitava la stanza, e a suon di stoffa che veniva afferrata con una certa forza gli si presentò dinnanzi un ghepardo. Tutto venne alla luce, sicuramente era stato lui ad aver recuperato il lupetto

 Tutto venne alla luce, sicuramente era stato lui ad aver recuperato il lupetto

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