Il mondo che crolla in un istante...

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Il tempo era proprio volato, ma non erano stati anni piacevoli perché il peso delle paure e delle ansie continuava a premere sul cuore dei genitori di Cielo.

Era diventata grande, e non era più una bambina, ma una ragazza. Avevano smesso di chiamarla 'patatina' o 'cucciolotta', addio zaino delle Barbie! Ora aveva preso il suo posto un'Eastpak turchese. Niente più scarpette rosa con le lucine, era arrivato il momento delle Nike, delle Converse e delle Vans. I vestitini erano stati cacciati in una borsa e dimenticati in soffitta per essere rimpiazzati da gonne eleganti, camicette e jeans aderenti. Ma nonostante tutti questi cambiamenti Cielo era rimasta la stessa: una quattordicenne semplice, educata, gentile, simpatica e disponibile. Non era maliziosa, come ci si sarebbe aspettato dalla maggior parte delle ragazze della sua età, anzi tutte le mamme delle sue compagne la definivano 'invidiabile', 'una ragazza d'oro' o 'una figlia modello' e la osservavano con aria sognante.

E lo era. Era l'unica tra tutte le ragazze della sua scuola ad aiutare i genitori in casa senza lamentarsi, addirittura si offriva di dare una mano e lo faceva con piacere.

Mamma e papà erano così orgogliosi di lei, ma chissà se sarebbe cambiato tutto quando le avrebbero detto...chissà se avrebbe accettato la cosa, molto difficile che se ne sarebbe rimasta lì a sorridere sapendo che la sua vita avrebbe raggiunto il capolinea prima delle altre.

(Cielo entra in casa, è quasi l'una ed è appena rientrata da scuola, la mamma è in cucina ed il papà in salotto)

Cielo: ciao a tutti, sono a casa! (Appoggia la cartella sotto l'appendiabiti
Mamma: sono in cucina, tesoro!

Cielo la raggiunge e le bacia la guancia
Cielo: che profumo! Che c'è per pranzo oggi?
Mamma: pasta al forno, so che ti piace tanto      (sorride)
Cielo: la mia preferita! Vado da papà.

Attraversò l'atrio d'ingresso dirigendosi verso il salotto, dove trovò papà seduto sul divano a guardare il telegiornale.

Cielo: papà
Papà: ehi, tesoro. Com'è andata oggi a scuola?
Cielo: tutto bene grazie. Vieni di là in cucina, è tutto in tavola.

Che brava ragazza!  E sopratutto circondata da amici veri e con le sue stesse qualità: Dalia, Speranza, Jasmine, Ambra le sue migliori amiche e compagne d'avventure e poi c'era lui, Christopher, l'amico (maschio si intende) più importante per lei. Si capivano al volo, con uno sguardo. Si tenevano per mano, si arruffavano i capelli a vicenda, scherzavano, ridevano, facevano sempre tutto insieme. Più che amici del cuore sembrava fossero due innamorati, per questo a Cielo piaceva tanto il loro rapporto...Magari questi stessi amici l'avrebbero aiutata a superare il trauma della malattia, per lei c'erano sempre stati, a sostenerla nei momenti più difficili e a sorridere assieme nelle giornate indimenticabili. Forse l'avrebbero aiutata, sì...Sta di fatto che era inutile rimuginarci sopra, il momento fatidico ed indesiderato era stato rimandato già di un anno e la ragazza non poteva continuare a rimanere all'oscuro di tutto, era diventata matura, più degli altri suoi compagni e compagne ed era un suo diritto sapere cosa l'attendeva. Sapere chi era.

Fuori il cielo era diventato scuro, quasi a presagire cosa sarebbe successo.

Si sedettero tutti e tre a tavola e non ci fu neanche tempo di dire 'buon appetito' che calò il silenzio.

Cielo aveva intuito da tempo che qualcosa non andava nella sua famiglia: quando si parlava di malattie si allontanavano o cambiavano discorso...quando li vedeva tristi mentre la guardavano e lei chiedeva cosa avessero loro rispondevano che andava tutto bene e sfoggiavano un sorriso falso. Non era per niente normale questo atteggiamento...e poi successe.

Mamma: tesoro, io...noi...dobbiamo dirti una cosa...
Cielo: si, avevo capito. Forza che c'è raccontatemi.

La guardavano con tenerezza e dolore, come se tutto fosse sul punto di cancellarsi, di volare via come una foglia nel freddo vento d'autunno.

Papà: sei una ragazza fantastica, Cielo però...ecco, tu sei diversa dagli altri.
Cielo: che cosa significa? Cosa stai dicendo papà? 
Papà: ...quando sei nata i nostri occhi si sono illuminati per la prima volta, avevi un visino così dolce...ma c'è stato....
Cielo: papà, continua!

Nella sua voce c'era paura, ansia, incertezze...panico.
Papà: i dottori ci hanno dato una cattiva notizia...Cielo tu...beh è sotto controllo al momento, i farmaci stanno funzionando bene...
Cielo: basta. Voglio sapere. Che cosa vi dissero i medici di me?
Mamma: sei malata, amore...noi stiamo facendo di tutto...
Cielo: di cosa?

Teneva lo sguardo fisso a terra, ci fu un lungo silenzio, la ragazza era in tensione e spaventata e la mamma, lentamente,  alzò la testa e la guardò negli occhi.
Mamma: tumore...al cervello.

Entrambi i genitori la guardavano come a dire 'mi dispiace'. La ragazza era sconvolta, posava gli occhi prima su uno e poi sull'altra, quasi a non voler crederci; poi vide gli occhi umidi e lucidi di mamma e papà e capì che quell'incubo era realtà.

Si alzò di scatto gettando la sedia per terra e corse fuori da quel posto che sembrava restringersi attorno a lei, soffocandola in un mondo in cui non voleva stare.

Si alzò anche la mamma e tentò di seguirla, ma il papà la bloccò, stringendola in un abbraccio in cui nonostante tutto non riusciva a trovare amore, solo dolore. Un lacerante dolore che si faceva strada da qualche parte, nel petto.
Papà: No, Clare. Lasciala andare, lasciala andare.
Clare: John.  (Si volse a fissarlo negli occhi)

Che cosa abbiamo fatto?!

Si accasciò sul pavimento, sopra il tappeto dove Cielo aveva compiuto i suoi primi passi,  dove aveva detto per la prima volta 'mamma' e 'papà'. Le lacrime scesero, ma non uscì il pianto. Tutte le parole erano state soffocate da quell'orrobile sensazione di non aver fatto abbastanza, di aver rovinato la vita ad una figlia.

John si accasciò con lei, continuando a stringerla in quell'abbraccio malinconico e si abbandonarono così alle loro pene, cercando di tenere in piedi quelle colonne dentro di loro che andavano frantumandosi...

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Dalle nuvole scure di quel cielo grigio e minaccioso la pioggia cominciò ad imperversare insistente sulla terra e su di lei. Aveva sempre amato la pioggia, perché quando c'era lei le lacrime si confondevano con essa e nessuno poteva vederla piangere.

Cielo continuò a correre e a piangere, senza mai fermarsi. Quel giorno la pioggia non era più sua amica, la odiò con tutta se stessa. I lampi la inquietavano e i tuoni la facevano sussultare, non trovava più pace in quell'orribile posto chiamato mondo, dove ormai aveva perso ogni certezza ed appiglio sicuro.

Le serviva un faro a cui far riferimento, perché in quel pomeriggio tanto buio da sembrare notte non vedeva più la luce e non sapeva cosa diamine fare. Sapeva solo di sentirsi spaesata, spaventata, insicura. E sola. Con qualcosa contro cui non poteva lottare, perché era già una battaglia persa e cominciarla probabilmente non ne sarebbe valsa la pena.

Mentre scappava verso una meta sconosciuta e vaga le rimbombavano nella testa le parole dei genitori, affilate come frecce: 'cattiva notizia...' , ' malattia....'  , ' i farmaci stanno lavorando bene...' , 'tumore...al cervello' .

Tumore al cervello

Tumore al cervello

Tumore

Cervello

Morte...

Il rumore della pioggia che seguitava a cadere fitta ed il rumore dei tuoni sovrastano la voce ed i singhiozzi di Cielo. Mentre pensava alla sua vita che sarebbe rimasta 'incompleta' giunse ad un dirupo.

A sinistra lo strabiombo, a destra il suo verdeggiante paese. Attimi di esitazione.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 22, 2015 ⏰

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