Noi restiamo

Capitolo 2 So che mi cercherai

Due novembre. Il giorno della cena era arrivato, e io, com'era prevedibile, non avevo ancora confessato a nessuno ciò che mi era successo qualche giorno prima. Mi sentivo veramente stanca;avevo passato l'intera mattinata e parte del pomeriggio a correggere compiti in classe, e almeno di quelli ero soddisfatta. Ero una professoressa alle prime armi, ma sembrava che le mie due classi,in cui insegnavo francese,capissero bene le mie spiegazioni.

Nel negozio di abiti da sposa, ovviamente, non tornai più. Inspiegabilmente, mia madre e mia sorella non mi fecero mai alcuna domanda in proposito -e da parte loro era molto,molto strano-, e nemmeno le mie amiche. Probabilmente, tutti si aspettavano che da un momento all'altro sarei andata in lacrime da loro, e avrei esclamato "Ehi, sai che c'è? Non voglio più sposarmi".

Ma non era quello il punto .Non sarei stata né la prima futura sposa, né l'ultima, ad avere un ripensamento poco prima del matrimonio. Ma quello che stava succedendo a me andava ben oltre. Pochi giorni prima della riunione femminile per l'acquisto del vestito, dopo il lavoro ero passata a fare un' abbondante spesa in un centro commerciale non lontano da casa mia, in vista della festa per l'ottantatreesimo compleanno di mia nonna.

Non amavo i centri commerciali,per questo cercai di trovare tutto il più velocemente possibile, ma come capitava sempre, persi il senso dell'orientamento e, cercando un rotolo di pasta sfoglia, mi ritrovai al reparto abbigliamento. A pochi metri da me scorsi un uomo ,che da dietro non sembrava niente male e dimostrava più o meno la mia età.

"Che tipo strano" pensai " e quanto è vanitoso,continua a rimirarsi in quello specchio!".

Alzai lo sguardo in cerca di qualche cartello che mi aiutasse a trovare il reparto alimentari, e passai sbuffando di fianco al presunto narciso. Lo sentii girarsi di scatto.

-"Rossella!" mi chiamò. Mi voltai sperando di essermi sbagliata, sperando che quella non fosse realmente la voce di...

-"Carlo".

Per un interminabile, insopportabile momento, rimanemmo a fissarci a bocca aperta. Non lo vedevo da sette anni, ed ora il destino, a così poco tempo dal matrimonio, mi giocava quel brutto tiro.

-"C-come stai?" gli chiesi balbettando. Lo guardai negli occhi e capii subito cosa aveva in mente.

-"Bene, molto bene, adesso ancora meglio" rispose ammiccante " E tu?"

-"Benissimo!Andrea ed io stiamo per sposarci e...Non so dove trovare la pasta sfoglia!" sbottai, irritata dai brividi che mi percorrevano tutto il corpo.

-"Vieni con me, ti accompagno al reparto alimentari...Io ci sono appena stato!"

-"Ok, grazie"acconsentii, pensando che in sette anni doveva essere sicuramente maturato molto-il mio ottimismo a volte era davvero inguaribile- e dimenticai i pensieri di qualche minuto prima.

-"Ecco la tua pasta sfoglia", mi disse, porgendomela. Allungai la mano per prenderla, e lui me la strinse delicatamente,sorridendomi.

Lo guardai con un misto di delusione e auto-compatimento, e me ne andai. Lui mi seguì fino alla macchina,ripetendo ossessivamente le stesse frasi teatrali che lo distinguevano ai tempi della nostra storia:

"Ti ho pensata sempre","Mi sono sentito vuoto senza di te","Non ho più amato nessuna quanto ho amato te"...

Carlo e le sue insulse parole mi nauseavano, ma mi rendevo perfettamente conto che quella che lui mi aveva provocato era la prima scarica di passione dopo la bellezza di sette anni. Per un lasso indeterminato di tempo ebbi il coraggio di esserne felice. I miei sensi non erano congelati, dunque. C'era ancora qualcosa in grado di farli scaldare...Di farli ribollire e rimescolare. Sapevo che se avessi ceduto ai miei istinti, che in quel momento, ne ero certa, coincidevano perfettamente con quelli del mio ex fidanzato, ne sarei diventata totalmente preda.