1. 𝐴 𝑃𝑅𝐼𝑀𝐴 𝑉𝐼𝑆𝑇𝐴

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Guidare lentamente per le strade di Forks era snervante, ma almeno quel pomeriggio potevo sfuggire al tedio esistenziale che mi seguiva perennemente come un'ombra, occupando il tempo in libreria.
L'unica cosa che mi permetteva di anestetizzare parzialmente il vuoto era la lettura, dopo la musica e i momenti trascorsi in famiglia.
Parcheggiai al solito posto, ma prima di scendere tirai su il cappuccio della felpa nera. Pioveva, come sempre; ma non era un problema, la pioggia mi rilassava.
Ero così abituato a percorrere quel breve tragitto a piedi, a entrare in libreria e a sorridere cordialmente alla commessa di turno, che ormai i miei arti si muovevano in automatico. Sorrisi amaramente tra me e me; persino la vita di un robot era indubbiamente più interessante e piena di significato della mia.
Prima di attraversare la porta scorrevole strofinai le scarpe sullo zerbino; l'ultima cosa che volevo era recare disturbo all'addetto delle pulizie.
Sospirai, tirai giu il cappuccio, ed entrai.
« Buon pomeriggio, Emily » dissi, con tono cordiale, abbozzando appena un sorriso verso la commessa del Mercoledì.
« Buon pomeriggio a te Edward, benvenuto! Posso esserti d'aiuto? »
Come al solito, l'atteggiamento della ragazza aveva iniziato a farsi più teso. La liberai immediatamente dal magnetismo del mio sguardo inespressivo, e lo rivolsi verso gli scaffali.
Quel giorno c'era una scia di profumo inusuale nell'aria, che stuzzicò immediatamente la mia sete. La repressi energeticamente, con un certo disgusto verso me stesso.
« No, ti ringrazio. Darò solo un'occhiata veloce ai nuovi arrivi » le risposi, non incrociando il suo sguardo.
« Va bene. Se ti serve aiuto sai dove trovarmi » concluse, con una nota di delusione nella voce.
Odiavo fare quell'effetto alle ragazze, non mi piaceva essere fonte di dispiacere, tuttavia ciò che volevano da me non potevo concederglielo. Non se non volevo porre fine alle loro fragili vite. Anche se sapevo benissimo che persino se fossi stato umano non avrei mai potuto soddisfare le loro fantasie romantiche: un cuore vuoto non può essere riempito con chiunque.
Mentre mi dirigevo velocemente verso il reparto dei libri di poesia, la vidi per la prima volta: Isabella Swan, la ragazza italiana che si era trasferita da poco a Forks.
Era in piedi, davanti allo scaffale dei romanzi gotici, con in mano un libro di Edgar Allan Poe.
Il suo pallido incarnato quasi strideva con i lunghi capelli corvini, dalle punte blu.
A guardarla bene, sembrava triste; i suoi grandi occhioni scuri apparentemente erano impegnati nella lettura, ma in realtà sembravano in procinto di piangere.
Inspiegabilmente provai l'intenso desiderio di poter abbracciare il suo dolce ed esile corpo per alleviare la sua pena. Lei era un'umana, aveva un'anima, non c'era motivo di farsi sprofondare da tanta inutile tristezza.
Quando mi resi conto di essermi involontariamente fermato a guardarla, lei alzò il viso a cuore ed incrociò i miei occhi. I brividi mi percorsero tutto il corpo, e poi penetrarono nel mio cuore di pietra. Lì qualcosa iniziò a prender vita. Smisi di respirare.
Gli occhi di Isabella, vuoti e insondabili come i miei, rimasero a fissarmi per un istante interminabile prima di scivolare via e tornare al libro. Come se non esistessi.
Quel suo gesto mi fece male, e non comprensi bene il perchè.
Forse si sentiva importunata dai miei sguardi insistenti; forse voleva semplicemente un po' di privacy per reprimere il suo misterioso dolore.
Dolore che aveva inspiegabilmente iniziato a richiamare il mio. Smisi di guardarla e mi diressi verso la mia mèta.
Da li a poco Isabella uscì dalla libreria e sparì, lasciandosi dietro l'inusuale profumo che ora mi era impresso nella mente: come i suoi dolci e sfuggenti occhi tristi.

 Da li a poco Isabella uscì dalla libreria e sparì, lasciandosi dietro l'inusuale profumo che ora mi era impresso nella mente: come i suoi dolci e sfuggenti occhi tristi

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⏰ Last updated: Nov 16, 2022 ⏰

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Dark MelancholyWhere stories live. Discover now