Parte 10

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La mattina dopo non mi presento in studio. La sera prima, appena Mario è riuscito a farmi calmare, ho spento il cellulare e interrotto le comunicazioni con chiunque. Non è stato facile rialzarmi da quel pavimento freddo dell'ingresso ma, grazie alla persona che avevo di fianco che mi teneva stretto, c'ero riuscito. Di certo non grazie a Cesare.

Senza farmi domande, mi aveva fatto addormentare tra le sue carezze calde e baci leggeri tra i capelli e io, sotto quella coperta sintetica, mi ero lasciato andare. Era grazie a lui se il mio respiro si era regolarizzato e le mie lacrime asciugate. Mario, quella sera, mi aveva salvato da me stesso e da quelle emozioni pesanti come pietre che mi stavano facendo affogare.

Tutto il giorno successivo l'abbiamo passato a giocare alla Play e a mangiare schifezze surgelate. Era persino uscito a prendermi il gelato al supermercato sotto casa.

Ho avuto il coraggio di riaccendere il telefono solamente verso il tardo pomeriggio e, sotto lo sguardo preoccupato di Mario, mi ero messo a leggere tutti i messaggi ricevuti dai miei amici.

"Vecchio dove sei?"

"Devi avvisare se non ti presenti, senza riprese potevamo stare a casa anche noi"

"Nels tutto ok? Dove sei? Cesare è strano. E' successo qualcosa?"

"Mi dispiace."

Con un sospiro avevo messo il telefono da parte e avevo raccontato parte di quello che era successo a Mario. Glielo dovevo, visto che non mi aveva chiesto nulla, per rispettare i miei tempi. Mi era stato vicino senza pretendere spiegazioni e conservando quel silenzio, a me molto caro nei momenti difficili, senza alcuno sforzo. Dopo avermi ascoltato mi aveva sorriso e non aveva più tirato fuori l'argomento.

La sera stessa, abbracciato a lui sullo stesso divano che ci aveva fatto conoscere così profondamente, lo avevo baciato. Era il mio primo bacio ad un uomo ed ero contento di aver aspettato lui. Anche se un angolo della mia mente aveva sognato altre labbra, bagnate dalla pioggia e dalle lacrime.

*

La mattina del giorno seguente mi sveglio con il rumore assordante dell'allarme del telefono appoggiato al comodino. Spengo la sveglia e prendo i miei occhiali. Mi guardo attorno ancora confuso dal sonno e quasi mi spavento quando sento una mano sul mio fianco. Ero sul mio letto con Mario al mio fianco, entrambi mezzi nudi.

-Scusa, ti ho svegliato così presto...- gli dico voltandomi verso di lui, con la voce ancora roca. Lo vedo stiracchiarsi e infilare la testa nel mio collo, per lasciarci qualche bacio. Subito arrossisco, non essendo abituato a certi gesti intimi, e mi sento tornare adolescente. Per me è tutto nuovo: fare certe cose con un ragazzo, provare quelle sensazioni inedite, la forte attrazione che provavo per Mario e che mi permetteva di sciogliermi sotto alle sue mani.

Balbetto una scusa e, imbarazzato, mi alzo per andare in bagno a farmi una doccia. Poco prima di chiudermi la porta alle spalle lo sento ridacchiare e io, al sicuro dal suo sguardo, arrossisco ancora di più ripensando al modo in cui mi ero lasciato andare la notte scorsa.

Finita la doccia inizio a vestirmi ma mi blocco a guardare il mio riflesso sullo specchio. Non riconosco quest'immagine ma, in ogni caso, gli occhi che vedo sono sicuri.

Esco dal bagno e, non trovando Mario in camera, guardo in cucina e lo vedo preparare due caffè.

-Ehi, scusa se ci ho messo tanto- dico passandomi una mano sui ricci ancora umidi, con ancora dell'imbarazzo nella voce.

-Ho dovuto mettere la sveglia presto perché volevo andare in studio prima degli altri. E so che avrei dovuto farti vedere Bologna dopo le riprese della mattina ma... Ecco, sai cos'è successo e quindi... Comunque dovrei finire di lavorare per pranzo e- inizio a blaterare un sacco di parole, spinto dal nervosismo e dai sensi di colpa nei confronti dell'amico a cui avrei dovuto mostrare la mia città o almeno provare a farlo sentire come un ospite.

Ti Prego, Guardami. || CELSON || Space ValleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora