Le fanciulle dei vulcani

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In principio, durante le ere del brodo primordiale, non v'era nulla. Col tempo iniziarono a crearsi le prime forme unicellulari di vita, che navigavano nel fango e nella melma, ogni tanto sbucando al di fuori di queste con le proprie membra. Quando si crearono le prime zone calde del continente si depositò in terra questo piccolo essere che sopravviveva tra il magma e lo zinco. Passarono gli anni, e continuava a nutrirsi delle nuvole di cenere e zolfo tra i grandi vulcani e le grotte dove si spostava di tanto in tanto. Quando passarono le ere e non c'era più la stessa quantità di nutrienti da assorbire - dato che i grandi oceani vulcanici si stavano ritirando - decise di fermarsi a crescere in un singolo posto, dove avrebbe pensato a riposare; e forse, di tanto in tanto, sarebbe uscito per assaporare qualcosa di bollente dalle pozze laviche dell'entroterra. Dopo molti secoli di gestazione crebbe sempre di più, sino a raggiungere le dimensioni della propria casa: una grotta che lo custodiva fuori l'influenza del resto del mondo... che da lì a poche decine di centinaia di secoli si sarebbe civilizzato. Arrivò presto il periodo delle grandi nascite degli esseri strani, che camminavano eretti su due zampe e che non sembravano nutrirsi del dolce succo magmico. Alcuni di questi avevano delle proprietà davvero interessanti! L'essere che nacque dal brodo primordiale non aveva idea di cosa stava vedendo ma era molto interessante vedere cosa succedeva. Quando vide una di quelle creature donare alla luce un altro cucciolo dalle stesse connotazioni ebbe un irrefrenabile istinto di copiarli, e pensò: - "Quello che questi esseri fanno lo posso fare anch'io, e renderò i miei doppioni migliori delle loro copie". Ma era più facile a dirsi che a farsi. Le copie non avevano identità, e separate dal corpo del proprio genitore si scioglievano in un secondo. Li osservò per anni: osservò come le loro copie diventavano sempre più simili e grandi e di come utilizzavano un sistema per riconoscersi. Inoltre, erano anche diverse nell'aspetto! Dopo anni di pratica la figura madre capì che il miglior modo per produrre copie era inserire in ognuna di loro una parte del proprio intelletto, delle proprie paure e pensieri. Venne così assuefatta dai curiosi modi di fare di quelle creature che decise di plasmare l'aspetto di sé stessa nelle proprie creazioni. Le rocce venivano fuse per dare proporzione al corpo, le fibre dei muscoli e le ossa venivano create indurendo la cenere che si depositava nella grotta, il magma sarebbe stato parte dei capelli di quelle che sarebbero state sorelle, figlie di un alveare creatosi nel vulcano, e tutto ciò basandosi su delle creature che abitavano le zone più fredde dell'altra terra. Tutte le figlie erano Yaraea, le donne del caldo, che giocavano tra di loro in sontuose piscine vulcaniche, ricoperte dal fuoco e dalle fiamme. C'era la Yaraea più triste, che si pettinava i capelli specchiandosi negli occhi delle sorelle, c'era la Yaraea rabbiosa, che litigava con le altre perché desiderava essere lasciata in pace mentre si nutriva, e c'era la Yaraea che giocava con i pipistrelli delle grotte e poi ancora quella che amava cacciare, quella che amava dormire e tante, tante altre... E ancora una volta, c'era questa Yaraea, che possedeva la curiosità, ed amava osservare i bipedi fuori le caverne. Erano particolari, interessanti a modo loro, con tutti i riti che possedevano e mai un momento per realizzare quello che stessero facendo in modo appropriato. Yaraea vide sorgere soli e passare notti, si susseguirono gli anni e poi i secoli. Arrivammo a vedere sorgere nuovi paesi e gli esseri fuori le caverne farsi sempre più vicini alle grotte dei vulcani. Quando le sorelle decisero di rinchiudersi più in profondità e proseguire con la propria esistenza la Yaraea curiosa non poteva non sentirsi rinchiusa ed estremamente afflitta; in fondo lei rappresentava la gioia, la sfrontatezza, l'impulsività della scoperta. Grazie alla sua natura la sua vita sarebbe cambiata di lì a poco, e tutto ciò avvenne quando decise di iniziare ad esplorare senza il consenso delle sorelle parte delle grotte che abbandonò tempo fa. La morfologia di un vulcano che lentamente cambia è materia di grande fascino per le persone del di fuori, che di tanto in tanto si dedicano all'esplorazione degli stessi; spesso però, tutto ciò gli risultava fatale, e non molti avevano voglia di lanciarsi in queste imprese. La notte del contatto che valse un'intera esistenza avvenne durante uno dei peggiori giorni per il clan di Yaraea. Quelle piccole esistenze che cadono quando il cielo si oscura e si lamenta erano grandi impedimenti per la vita di un elementale formatosi tra le fiamme, ma non lo era per una delle creature esterne. La Yaraea sopraffatta dalla curiosità ebbe modo di scoprirne uno, per caso, per puro e semplice caso. Sentì dei movimenti al di fuori della propria grotta e quando si avvicinò per constatare cosa fossero ebbe un incredibile senso di eccitamento crescere dentro di sé. Uno di quei bipedi si era affiancato al muro della propria grotta, accasciato all'entrata, afflitto dal tempo esterno e con un grande buco che conteneva quelle che sembravano fiamme color rosso proprio sul suo petto. Nonostante quello fosse stato il primo contatto per Yaraea non ebbe assolutamente paura, o agitazione - forse dettato dal fatto che queste emozioni appartenevano a lei in forma molto più ridotta che alle altre sorelle -. Si avvertiva la sua titubazione, e quando la creatura esterna aprì bocca, i suoni che emetteva erano al contempo soffocati e dolci. Incapaci di comprendersi a vicenda rimasero lì, a fissarsi per tutta la notte, ad osservare le buffe imperfezioni che le rendevano diverse ma in un certo qual modo simili. Non molto servì per rendere quella notte memorabile, e col passare delle ore i tentativi di comunicazione si facevano sempre più forti. Dopo qualche altra ora le parole e i gesti assunsero qualche significato, e dopo quasi un giorno, al limite dello stress fisico e mentale, un istante prima di crollare, riuscirono ad intendere una base di scambio tra i propri pensieri. A quanto pare questa creatura possiede anch'ella un nome, ed appartiene ad una razza chiamata "umana". L'umana diceva di essere una femmina - qualsiasi cosa significhi, pensò Yaraea, tra sé e sé -. Le fiamme che inondavano il suo petto non erano fiamme, bensì qualcosa che non sarebbe mai dovuto uscire dal suo corpo; tutto ciò solo perché prese parte a qualche genere di conflitto, una pratica diffusa tra gli esseri esterni. Come veniva descritto il mondo esterno era magnifico: c'erano cibi diversi dallo zolfo, animali di ogni tipo e persino cose con cui passare il tempo. Divenne particolarmente interessata in quello che l'umano definiva danza: un complesso sistema di movimenti del proprio corpo che aveva molteplici scopi, dall'intrattenimento alla seduzione. E persero tanto di quel tempo, ma tanto di quel tempo a cercare di parlare che fu impossibile non affezionarsi l'un l'altra. Yaraea anelava la scoperta, l'umana solo del tempo trascorso in compagnia mentre si riprendeva da questo suo conflitto. Passò altro tempo, l'umana si nutriva di ciò che Yaraea le portava su sua richiesta: l'acqua delle pozze delle grotte, carne di animali che si perdevano nei paraggi, e ovviamente, l'affetto e l'amore che l'elementale le donava. Arrivò un tempo in cui l'umana però, aveva difficoltà ad interagire, e Yaraea era spaventata. Il momento delle spiegazioni è terribile da qualsiasi lato, per qualsiasi creatura. Per spiegare come il tempo che avrebbe passato su questa terra stava per esaurirsi, l'umana trovò un modo, e parlò: - "Yaraea, io sono come te. Quando ti esponi alla pioggia, senti il corpo diventare freddo. Seppure non sia capace di bruciare come fai tu, nei momenti in cui ho avuto modo di conoscerti prima di potermi spegnere ho sentito anch'io bruciare, seppur senza le fiamme del fuoco con cui giochi. Anch'io ho del calore nel mio corpo, che hai aiutato a custodire sino ad ora, e se penso che l'alternativa sarebbe stata morire da sola dispersa in una caverna non posso che essere felice." Ci fu un istante in cui il senso del dolore venne percepito in modo molto più alto del normale, quando una leggera lacrima di magma solcò il viso di Yaraea. Senza nemmeno rendersene conto, l'umana era già di debole respiro e non avrebbe avuto molto da vivere. Fu in quel momento che in uno scatto di forze rimanenti si lasciò andare in un lungo, improvviso e penetrante bacio sulle labbra dell'elementale. Mentre la pelle intorno alla sua bocca bruciava tra le fiamme sprigionate da Yaraea, un incendio divampava all'interno dei loro petti. Quando il bacio trovò la sua conclusione dell'umano non rimase che il corpo, che riposava dolcemente come addormentato, vicino la stele di pietra dove si posizionò quando arrivò ferito tempo addietro. La faccia era consunta, ormai privata di pelle, ossa, qualsiasi organo sensoriale presente su un viso che non esisteva più, essendo stato bruciato dal tocco di labbra magmiche. Yaraea si riprese poco a poco, e fece mente locale. Di certo non sarebbe rimasta lì, aveva deciso di assaporare quelle emozioni ancora una volta, nello scoprire il mondo esterno. La sua compagna sarebbe rimasta per sempre nel suo cuore; grazie alla vicinanza dell'umana che fu più fisica che altro. Lasciò il suo corpo al freddo gelido della notte sino al mattino successivo; all'alba, vennero baciati entrambi da fratello sole per lasciarsi bruciare insieme sotto le fiamme della fanciulla del vulcano. Così si creò un corpo che potesse assomigliare alla razza che non temeva la pioggia, prendendo ispirazione da tutto ciò assorbito nei millenni,e ovviamente, da chi bruciava dentro il suo cuor. La pioggia non l'avrebbe più ferita, e la pelle nuova avrebbe consentito a Yaraea di viaggiare.

Negli anni a seguire ci sono notizie di una prodigiosa mangiafuoco che aveva conquistato la platea di un regno tra le roventi sabbie, additata come la figlia della più incandescente delle stelle. E tra un bazaar e l'altro si sentiva una voce levarsi: - "Presto, presto! C'è Yaraea in città, la danzatrice. Gioca con le fiamme, non vorrai mica perderti lo spettacolo?".

Le fanciulle dei vulcaniWhere stories live. Discover now