Capitolo 1

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Anno 2380 - Terra

Allison

Mi concentrai sul mio obiettivo, guardai attentamente nel mirino. Occhio chiuso a mo' di occhiolino. L'altro spalancato come una finestra in una notte di piena estate. Mani fredde tennero il fucile da sparo. 

La fronte imperlata di sudore. 

Sdraiata a pancia in giù nelle foglie secche d'autunno, dietro un masso, attenta a osservare un cervo in lontananza. Pronta a sparare nel momento giusto...

La mia preda cadde per terra con un colpo dritto nel ventre. Mi avvicinai cauta, osservai la scena del crimine da me compiuto. Era un grosso cervo dal manto bruno, grandi corna sovrastavano il suo capo. 

Brava Allison. Una bella cena per la tua famiglia.

Guardai il cervo ai miei piedi. Immaginai fosse uno di loro, così legai le zampe anteriori e posteriori e lo caricai in spalla. Percorsi un paio di chilometri a piedi, calpestando rami, terra e foglie secche. La foresta era silenziosa, solo il cinguettio degli uccelli la rendeva viva.

Quella solitudine era ciò che mi piaceva di quel posto, trasmetteva pace. E io non desideravo altro che starmene da sola, nel nulla cosmico. Mi accorsi di arrivare in paese quando l'aria si fece più pesante, a causa del sole. 

Alcune persone camminavano in strada, passeggiando con i loro figli, illudendosi di una realtà che non c'era da ormai troppo tempo. Una bambina mi osservava con occhi grandi e un sorriso ironico in viso. Probabilmente pensava fossi una strana creatura, con quel cervo in spalla.

Ricordava me da piccola... se solo avessi avuto la possibilità di essere felice.

Ingoiai un fiotto di saliva, continuando a camminare, ma lei continuava a guardarmi. Ero improponibile sicuramente. Non avevo uno specchio ma da come mi stava guardando, poteva pensare fossi una nomade, sporca di terra e piena di graffi, dovuti agli arbusti della foresta.

Il suo sguardo poi si posò sulla mia schiena, dov'era posizionato il fucile la cui canna sfiorava la testa dell'animale. La sua espressione non era inorridita anzi, sembrava curiosa di sapere chi fossi. 

I suoi elastici rosa reggevano due codini al lato della testa ed era così bella che la fissai anche io sorridendo sornione. Reggeva tra le mani un lecca lecca del medesimo colore ed era felice, mentre mangiucchiava con grazia il confetto rotondo.

Era fortunata.

Sia per gli elastici, sia per il suo dolciume. E no, non perchè fossero rosa. Io odiavo quel colore.
Lo odiavo perchè non lo avevo mai indossato. 

Lo odiavo perchè della mia infanzia non era rimasto altro che una bambola trovata sotto le macerie. La ricordo: magra, lunghi capelli biondi e un vestito rosa glitterato.

La trovai per caso, saltellando tra i massi dei grattacieli distrutti dai bombardamenti. Da quel giorno odiai quel colore, poiché il suo abitino era divenuto grigio.
Grigio come i giorni della mia vita che si susseguirono.

Scossi il capo, togliendo dalla testa quei maledetti pensieri e alzai il passo, distogliendo una volta per tutte lo sguardo da quella bambina.

La grande metropoli dov'ero nata non era più come una volta. Grattacieli colossali incombevano da un lato, maestosi, tecnologici. Dall'altro rimanevano le rovine di quella che era stata la città del divertimento, della storia e dell'evoluzione umana, spazzata via con un sola folata di vento.

La suola dei miei anfibi scricchiolava sull'asfalto secco, sgretolato e pieno di fossi e non vedevo l'ora di arrivare a casa per scaricare quell'ammasso di pelo morto che aveva preso dimora delle mie spalle.

Cavolo, era enorme.

Riconobbi la piazzetta di fronte il mio palazzo, vuota come sempre. Percorsi le scale, zuppa di sudore e raggiunsi il mio piano, dove c'era casa mia e quella del nostro vicino, Tory. 

Ed eccolo, spuntare di fronte a me, come sempre.

Era un maniaco quel tipo, più grande di me di cinque anni ed ossessionato dalla sottoscritta.

"Ehi Allison, bel cervo!" disse, scendendo le scale e fissando la mia schiena. Le sue allusioni non mi erano nuove, poiché mi importunava da quando avevo circa quattordici anni. Ed era chiaro che non si riferisse all'animale che reggevo in spalla.

"Ciao anche a te, Tory" affermai, alzando gli occhi al cielo.

Sorrise malizioso continuando a scendere le scale e quando sparì tirai un sospiro di sollievo.

Non solo avevo una vita di merda, doveva anche capitarmi un vicino di merda.

Tipica vita da Allison.



Red hunters - un mondo da riconquistareWhere stories live. Discover now