🧵8 - Intrecci

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«Un Aku adopera le parole consapevole del loro significato, della loro portata e pronto ad assumersi la responsabilità di entrambe» esordì. «Pertanto, quando il Primo Maestro afferma che sarò a vostra disposizione in ogni momento, è ciò che sarà. In questo luogo non vi sono stanze chiuse a chiave. Così è la mia.»

Un borbottio di commento provenne dall'alto, espressioni dubbiose non mancarono però nemmeno tra i giovani Aku.

«Maestro Thay, qual è il limite a questa disponibilità?» fece eco ai loro pensieri. «Avrete modo di scoprirlo. Questa e ogni vostra domanda otterrà risposta. Non quando riterrete di averne bisogno. Piuttosto quando sarete pronti. Non un tocco prima, non un tocco dopo.»

«Nelle vostre menti c'è una voce che dice: lo so, ho capito, io non sono così» riprese Dvaar.

Lo stupore volò come una folata sui volti dei ragazzi: il Primo Maestro aveva appena letto nei loro pensieri.

Lui attese il dissolversi del brusio. «Io vi rispondo: no. Non sapete, non avete capito. E sì, siete così. È un difetto? No. È il punto di partenza: sì.» Con un movimento fluido e lento mise le mani dietro la schiena. «C'è tra voi allievi la tradizione di definirvi di primo, secondo, terzo e quarto rango. Rango... È termine appropriato se con esso intendente il livello della vostra crescita; se con esso misurate i progressi compiuti nella vostra maturazione. Non è accettabile se diviene sinonimo di valore, bravura e, più d'ogni cosa, superiorità». Si avvicinò a un ragazzo seduto nel primo banco e gli sistemò il colletto della giacca.

«G...grazie» balbettò quello.

«Il vostro obiettivo non sia mai quello primeggiare sugli altri. Bensì vincere su voi stessi, su ciò che vi impedisce di compiere il vostro destino. Questo è ciò che realmente vi distinguerà». Lo sguardo si alzò su Konran-Jun. «Nessuno qui sarà mai considerato inferiore a qualcun altro. Solo voi potrete fare questo insulto a voi stessi.»

Konran-Jun rispose all'affermazione con uno sbuffo diffidente.

«È vero, dai draghi abbiamo ricevuto in dono abilità che ci rendono più forti, più veloci, più sensibili rispetto alle genti. Eppure siamo stati creati per servire, per camminare al loro fianco. Non per dominare». Fece una lunga pausa di silenzio: in quella frase era racchiuso il senso della loro esistenza. «Nelle prossime fasi vi accorgerete di quanto lontani siate dall'essere Aku. Nel momento in cui giungerete a comprenderlo, sarete pronti a compiere il primo balzo per mutare verso la vostra vera natura. Sino ad allora sarete ragazzi come lo sono i giovani di Iriba. E come tali trattati.»

Stupendoli, Thay accennò un lieve sorriso. «Alcuni di voi si sono offesi. Bene, è il primo passo per cambiare.» 

«Ciascuno di voi avrà un allievo più anziano come tutore. Lui vi sarà di supporto negli studi e nelle altre questioni che riguarderanno la vostra vita in Accademia. Non saranno il vostro braccio destro, non la spalla alla quale appoggiarvi, non la soluzione ai vostri compiti» puntualizzò il Primo Maestro.

Gli occhi degli allievi di primo rango si spostarono sui compagni più anziani.

Dvaar iniziò a elencare gli abbinamenti.

«... Ryusei per Konran-Jun...»

"Lui" pensò divertito Ryusei. "Ho il presentimento che non mi annoierò."

«Nion per Akami...»

"Il giovane amico di Ryume..." si disse Nion, sbirciando con la coda dell'occhio il compagno di stanza.

«Ryume per Zuanshī...»

"Un figlio della Gilda per una figlia della Gilda" non si stupì Ryume.

Al termine, con un lieve cenno, lasciò la parola a Thay.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 27 ⏰

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