-Sto pensando a cosa ti farò per due giorni di fila. Non ti darò respiro, non ti farò neanche dormire.-

E lo dice con il suo tono apatico, fissandomi con uno sguardo che all'apparenza non promette niente di buono.

Lo vedo guardare il grande tavolo in legno nella sala da pranzo, poi il bancone della cucina.

-Alex...-

Meno inquietante, ti prego!

Lui solleva solo un lato del labbro.
Gli si forma una fossetta e anche se è un ghigno diabolico il suo, è così bello che risulta adorabile.

-Ovunque. Juliet. Ovunque.-

Stringo le gambe sotto al tavolo, pregustandomi quei momenti in cui starò sola con lui.

Chissà se John ce lo permetterà per davvero.

⚠️

I nostri genitori sono fuori da quattro minuti esatti.

Sono ancora in cucina a finire di ritirare i piatti dalla lavastoviglie, quando sento dei passi leggeri ma cadenzati, sulle scale.
Alexander scende in cucina.

Sono chinata a raccogliere le tazze, quando lo sento dietro di me.

-E sarebbe una gonna quella?-

Mi squadra curvando il capo a lato.

"Allora. Calma, Juliet."

Mia madre ha detto: "Non lasciare piatti sporchi in giro, lava per terra, metti sempre in ordine e stendi i panni."

Di certo non ha detto "fatti tuo fratello non appena metto piede fuori di casa".

Ma lui mi sta già intrappolando tra il suo corpo e il bancone della cucina.
-Che stai facendo, Juliet?-

-Mia madre ha detto...-

-Risposta sbagliata. Da ora in poi farai solo quello che ti dico io. Hai capito bene?-

Non ho annuito, ma mi sono sollevata in punta di piedi e ho raggiunto le sue labbra morbide e carnose per risucchiarle tra le mie.

- Mhmm-

Alexander trattiene un gemito roco, quando con le mani gli accerchio il viso.

Ma la mia dolce incursione dura solo un secondo. Troppo poco, perché lui mi afferra dai capelli e con l'altra mano stringe il mio viso forzandomi ad aprire la bocca sempre di più.

-Alex...-

Provo ad emettere un suono che però viene prontamente soffocato dalla sua lingua morbida ed impaziente, la sento esplorarmi sempre più a fondo.

- Stavo pensando, che magari potrei iniziare a prendere la...-

Le sue labbra non mi danno pace, mi tolgono il respiro finché non si stacca da me, osservandomi serio.

-L'hai presa ieri sera?-

- Sì.-

Poi il dorso delle sue mani è così freddo che mi accende un brivido piacevole. È lento e delicato, lascia una carezza all'interno delle mie cosce.

Io non distolgo le mie labbra dalle sue, non posso.
Alexander sale a cercare il tessuto del mio intimo, ma non lo trova.

-Dove cazzo sono le tue mutande?- sputa spingendo la sua fronte sulla mia.

- Ehm...-

Mi guarda torvo. Ma io so che mi sta amando in questo momento.

Il suo sguardo si fa più sottile, più assetato e si perde nei miei occhi adoranti finché non decide di avventarsi contro la mia mandibola. Inarco il collo quando con la bocca solletica il mio collo segnato dai suoi lividi, provocandomi uno spasmo di dolore e piacere.
Poi si lascia andare ad un mugolio appagato quando sente tra le mie gambe, la voglia che ho di lui.

BADLANDS IIWhere stories live. Discover now