Alexander insinua la mano delicata sotto alla mia canottiera, la solleva appena per sfregare con i polpastrelli sulla mia schiena. La mia pelle si riempie all'improvviso di brividi piacevoli.
Quando pensavo al ritorno di Alexander, nella mia testa, immaginavo i fuochi d'artificio. Invece finiamo sempre a parlare di quella sera.
Non c'è spazio per altro.
È stato orribile e io sono rimasta traumatizzata dal quel rumore assordante.
Prima lo sparo, poi la visione del sangue.
Infine, la morte.
Ma a quanto pare devo accettare di convivere con quel ricordo orribile. Sgattaiolare tutte le notti nella camera di Alexander è l'unica maniera per sentirmi un po' meglio. Io lo aiuto a modo mio e lui in cambio mi stringe tra le sue braccia, facendomi sentire al sicuro.

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Il giorno seguente Alexander si sveglia presto e va a scuola a sostenere i primi esami per la maturità. John lo accompagna, mentre io e mia madre andiamo a fare acquisti per il futuro bebé.
A quanto pare sarà un maschietto.

Quando torniamo, mia madre corre a mettersi qualcosa di comodo, mentre indugio un po' di più all'ingresso.
Alexander sta poggiato al bancone della cucina a bere un caffè americano, con l'altra mano tiene un libro di chimica.

-Juliet questa settimana avrò gli orali.- mi dice con il suo solito tono perentorio.
Siccome non solleva lo sguardo dal libro, ho capito che aria tira.
Non mi vuole tra i piedi.

-Sìììì non ti do fastidio. Però se vuoi ti disinfetto la ferita e torno in camera.- mormoro sottovoce.

-No ma che hai capito. Vieni qui.-

Muovo due passi nella sua direzione, ma lui mi allunga il braccio e mi attira a sé.

-Ci ho pensato...—si guarda intorno per controllare che non ci sia nessuno nei paraggi.
Le sue parole mi mettono sull'attenti.
Cosa mi vorrà dire ora?

-Dimmi Alex.-

-Appena finisco gli esami voglio organizzare qualcosa per noi due. Ci sono delle cose che vorrei dirti.-

Resto pietrificata, stretta contro il suo petto.

-Cose? quali cose?—chiedo spaventata.

-Niente di cui tu ti debba preoccupare, piccoletta.-

Scoppio a ridere ed è una risata liberatoria.

-Non me me puoi dire ora?-

Alexander corruccia le sopracciglia lanciandomi un'occhiataccia tutto fuorché rassicurante.

-Uno: hai bisogno di esercitare un po' la pazienza. E due: no,voglio sia speciale.-

Le mie labbra vengono attirate dal suo respiro. Caffè e menta.

-Sei proprio all'antica...- mormoro con la bocca sulla sua.

Alexander mi squadra dall'alto partendo dalla mia camicetta per scendere fino ai miei jeans.
Poi mi afferra dai fianchi e mi spinge con forza contro l'isola della cucina.

-Attenta piccola Juliet. L'hai detto tu, sono all'antica. Una bella sculacciata questa sera non te la risparmia nessuno.—lo sento sussurrare alle mie spalle.

Con gli occhi fissi sulla porta, per paura che entri qualcuno, subisco le sue labbra incollate al mio orecchio. Il suo profumo così buono mi distrae: quando entra mia madre in cucina per poco non me ne accorgo. Alexander si volta di scatto verso i cassetti e finge di cercare un coltello per sbucciare una mela.

Ridacchio mentre mia madre sta al telefono con una mano sul pancione, completamente ignara di tutto.

-Dio quant'è grande...- sussurro.

BADLANDS IIOù les histoires vivent. Découvrez maintenant