36. Un risveglio traumatico

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"Bene, altra droga..." sospiro e nascondo la faccia dietro un cuscino.

"Dimmi esattamente quale sarebbe il tuo piano o puoi benissimo arrangiarti. Non andrò in una missione suicida senza sapere esattamente quale sarà il premio."

La verità? Sono così disperata che farei di tutto.

"Le mie spie hanno scoperto dove sono tenuti Dimitri e i tuoi amici. Fortuna vuole che si tratti di una delle case presidenziali di Weldon Grayson e che lui sia lì in questo momento per la chiusura di un contratto."

Mi metto a sedere dritta di scatto. "Dimmi che scherzi! Mi vuoi far infiltrare nella casa più sorvegliata e sicura dell'intero continente? Tu sei completamente pazza. Non posso entrare lì da sola e di certo non posso riuscire a liberare i miei amici e uscirne viva!"

"Non hai molta scelta ragazzina. I tuoi amici non dureranno più di una settimana se non fai come ti dico. Infondo ti sto chiedendo di uccidere l'uomo che ha causato tutte le tue disgrazie. Grayson non è che il diavolo e tu saresti ricordata come un'eroina per il tuo coraggio."

"Pensaci bene." La donna si alza e va verso l'uscita a passo deciso e elegante. "Questa è l'unica opportunità che avrai mai per rivedere Theodore, o era Tristan?"

Stringo le mani a pugno finché non sento la pelle venire lacerata dalle unghie lunghe. Jenifer ride e apre la porta ma prima di uscire mi lancia uno sguardo penetrante e feroce che mi fa accapponare la pelle.

"Trovi tutte le istruzioni nel mio studio se sei interessata, altrimenti..." sussurra prima di chiudersi dietro la porta.

Trevor entra poco dopo e la sua sola vista mi rilassa infinitamente.

"Ciao, dimmi che porti buone notizie" gli faccio spazio affianco a me in modo che possa accoccolarsi nel letto con me. Ho proprio bisogno d'affetto in questo momento.

"James sta bene e si sta divertendo, sono andato a vederlo proprio ora."

Sospiro e sorrido sul suo petto. "Almeno lui è felice..."

"Ho anche brutte notizie. Sono riuscito a scoprire come la Grayson ha trovato la base. Una bibliotecaria gli ha chiamato dicendo di averti avvistata nel suo negozio e con un po' di fortuna sono riusciti a risalire alla nostra posizione."

"Lo sapevo! È colpa mia se i nostri amici non sono qui con noi..."

"Guarda il lato positivo, Wilson, Danielle e Jansen sono riusciti a scappare e persino i bambini si sono salvati."

"A proposito, dove si era cacciato Jansen durante l'attacco?"

"Era in città e come è tornato ha capito che qualcosa non andava, ha visto i bambini venire caricati sul jet e ha aiutato i ragazzi a portarli in salvo." Trevor mi pettina i capelli con le dita cercando di calmarmi ed effettivamente ci sta riuscendo.

Non dico nulla. Se fosse stato alla base sarebbe stato tutto diverso. Forse saremmo riusciti a salvare Dimitri e adesso non sarei stata messa all'angolo da Jenifer con una missione suicida e destinata a fallire.

"Sono un po' stanca, penso che dormirò ancora un po'." borbotto.

"Va bene, ti porto la cena e poi ti lascio riposare."

Trevor mi sorride e delicatamente mi fa sollevare per potersi alzare. Qualche minuto dopo essere uscito dalla stanza ritorna con un piatto di pasta al sugo fumante che appoggia sul comodino affianco al letto. Mi da un bacio della fronte e prima di andarsene mi augura un buon riposo.

Appena la porta si chiude scatto in piedi. Il veleno dev'essere svanito del tutto perché come abbasso la fasciatura, il foro di proiettile non è che una macchiolina rossa sul mio avambraccio. Non mi sento ancora al pieno delle forse ma ho ancora qualche ora davanti prima che tutti se ne siano andati a letto. Non posso starmene qui seduta e non posso nemmeno seguire le direttive di qualcuno a cui interessano solo i suoi scopi. No, devo fare a modo mio ma non posso portare nessuno con me.

Aspetto seduta sul bordo del letto per ore aspettando che la base cada in un profondo silenzio. La pasta si è ormai raffreddata da un pezzo quando decido che è meglio mangiare prima di partire, non so per quanto tempo starò via o se avrò altre possibilità di gustare un pasto decente. Sono quasi le due di notte quando mi alzo, prendo in spalla lo zaino e mi dirigo verso lo studio privato di Jenifer. Faccio attenzione a non fare rumore quando entro e inizio a rovistare tra i cassetti per trovare le sue istruzioni. Nel primo cassetto del suo scrittoio d'antiquariato trovo una busta gialla con il mio nome scritto sopra. All'interno c'è il siero azzurro, una serie di cartine geografiche, le piantine di quello che sembra un castello e una lista dettagliata. Da una teca appesa al muro recupero delle chiavi e adesso non mi rimane che rubare un jet e metterlo in moto. Grazie al cielo Karina si è presa la briga di darmi qualche lezione di volo quando avevamo del tempo libero alla base.

Mi avventuro a tentoni nel buio, evitando le due guardie che fanno la ronda davanti agli ingressi e mi dirigo verso il tetto. Appena l'aria gelida della notte mi sferza il viso, vengo avvolta da una sensazione inebriante di potere. Essere tornata nel mio ambiente mi ha rinvigorita all'istante. Salgo sul velivolo e lo metto in moto in meno di cinque minuti. I motori si accendono silenziosi e mentre la terra si allontana sotto di me, io mi sento sempre più viva.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now