«Allora?» Fece lui.
Alzai lo sguardo, confusa.
Atlas scrollò le spalle. «La tua acqua. Puoi curarmi o no?»
Ah, già.
Feci di tutto per trattenermi, ma alla fine mi scappò un mezzo risolino. «Oh... Bugia» ritrassi la mano dalla sua pelle e lo guardai con innocenza, «Ero preoccupata. Egon mi ha detto che ti dava fastidio... Credevo che il taglio si fosse riaperto.»
Uno scatto brusco e Atlas si riabbassò la camicia. «E la tua spalla?»

C'era una strana contrapposizione tra la freddezza nei suoi gesti e la premura che traspariva dalle parole.
«Io sto bene.»
«Ah, sì?» Fu più veloce di me, non riuscii a fermarlo quando slacciò il cordoncino che mi teneva chiuso il corpetto, «Vediamo un po'.»
Oh. Mio. Xels!
«Atlas!» Urlai, dandogli uno spintone e poi richiudendomi il vestito, «Ma che fai!?»
Mio...
Non avevo le facoltà per rifare il nodo, perciò continuai a reggere il corpetto con le mani, prima che il vestito mi ricadesse sui fianchi scoprendomi l'intero busto fino alla vita.
Lui sembrò sconcertato dalla mia reazione. «Rilassati. Volevo solo vedere la ferita» alzò le mani, «Da quando siamo qui sei diventata pudica?»
C'era del sarcasmo nella sua voce?
Scossi la testa, indignata. «Sul serio?» Sospirai, poi abbassai lo sguardo. «Non indosso la fascia sotto al vestito.»
Avvampai.

Atlas non rispose, perciò mi azzardai a sollevare lo sguardo e notai i suoi occhi sgranati. Doveva aver elaborato cosa comportasse la mia confessione.
Wow.
Sembrava addirittura imbarazzato. Atlas Peiron. Con me.
Non era possibile.
Ma poi il rossore che pensavo gli avesse colorato le guance scomparve sotto ai lineamenti adirati.
Infatti...
«Indossi solo questo...Velo» prese un lembo della mia gonna, sprezzante, «... E hai lasciato che quell'elfo ti mettesse le mani addosso in quel modo?» Sfuriò.
Cosa?

Non poteva essere Atlas a parlare.
Alzai un sopracciglio. «Non mi ha messo le mani addosso! Stavamo solo ballando» scossi la testa, «Se non ti conoscessi, direi che sei geloso.»
Lo provocai. Eppure, il commento sarcastico, che mi sarei aspettata in risposta da lui, non arrivò; la salamandra, piuttosto, sbuffò e lasciò  il mio vestito, poi andò a sedersi ai piedi di un albero vicino al lago, nell'erba morbida.

«Che ci fai qui? Modrin non sarà molto contento della tua fuga... Con chi sfoggerà le sue doti nella danza?»
Ecco il commento che aspettavo.
Non seppi se mi fecero più ridere le sue parole o il tono con cui le aveva pronunciate, ma fui contenta di trasmettergli un pizzico della mia ilarità, che si tradusse in un sorriso accennato sulle sue labbra.
Riuscii finalmente a riallacciarmi il vestito sul petto e poi andai a sedermi accanto alla salamandra, non prima di essermi sfilata le scarpe, come aveva fatto lui, per affondare le dita dei piedi nei fili d'erba umidi e morbidi.

«Allora lo conosci il suo nome» ribattei maliziosa. Avevo sempre immaginato che Atlas storpiasse il nome di Modrin per puro piacere personale.
Mi sfiorò la spalla con la sua, involontariamente, mentre si contorceva seccato.
Girai leggermente la testa per guardarlo bene: il nuovo taglio di capelli gli scopriva il viso a destra, ma dal mio lato, a sinistra, il ciuffo lo copriva ancora.
Alzai una mano e gli portai i capelli dietro all'orecchio, rivelando l'ustione. Adesso andava meglio.
Atlas si voltò incuriosito dal mio gesto, per poco non mi si sospese il fiato quando mi accorsi che gli stavo ancora toccando i capelli.
Ritrassi la manco come se mi fossi scottata sul fuoco.

Lui, invece, continuò imperterrito a guardarmi, intrigato e confuso, con quell'increspatura tra le sopracciglia che nascondeva interi discorsi.
Cavolo.
Circondato dalla luce delle lucciole,  sembrava fatto interamente di fuoco e i suoi occhi d'ambra avrebbero potuto accecarmi. Ma io, stupida, non riuscivo a smettere di guardarlo, anche se sapevo che mi sarei bruciata.

«Lo sposerai?» Chiese all'improvviso.
Oh... Ecco cosa taceva nell'increspatura tra le sopracciglia.
Deglutii, senza interrompere lo sguardo ravvicinato che ci teneva legati. «Hai sentito la nostra conversazione?»
Atlas si irrigidì, i muscoli del collo ebbero un leggero spasmo, e pensai che rispondermi gli sarebbe costato un po' di sforzo.
«Ha mentito» esordì, gelido sia nel tono che nello sguardo, «Non ti ama davvero, vuole soltanto il tuo corpo. Ti sei resa conto di come ti ha toccata?»

Memorandum - Elementali Vol.1Where stories live. Discover now