Capitolo 1

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Fu difficile nelle prime settimane rendermi conto che ero pazzo, ma la psicologa mi aiutò a farmi capire che era solo lo stress scolastico che mi aveva dato le allucinazioni, insomma non ero veramente pazzo, ma dopo l’episodio di Natale durante il quale mia mamma mi aveva visto fuori dalla porta con un libro in mano sotto la neve mentre parlavo con nessuno, mi obbligò ad andare in uno studio psichiatrico.

La scuola era finita da una settimana ormai quando il mio racconto arrivo nelle mani di praticamente tutta la scuola, chi mi era amico mi ammirava, e chi non lo era, o mi amava, o mi odiava e mi voleva morto, ovviamente ero psicologicamente pronto ad un anno di bullismo in piena regola, ma in realtà non so chi sia il misterioso pubblicatore di “Rosa Cipria”.

Quindi quando mi svegliai quello strano giorno decisi di viverlo come se nulla fosse mai accaduto.

Iniziò con un messaggio, da Jack:

                                 hey Dert, come va? So che il tuo racconto è

                                stato pubblicato, beh sappi che a me piace!

Ovviamente non gli risposi, restai a fissarlo per qualche minuto, poi bloccai il telefono e scesi a fare colazione, mia madre ovviamente era in ritardo e mi salutò velocemente prima di sparire, credo fosse in ritardo per andare dal parrucchiere o qualcosa del genere… il sabato era un giorno critico, i miei erano occupatissimi a farsi belli e a fare commissioni in città, ovviamente il “bellissimi” era riferito a mia madre, non mio padre.

Avevo la testa pesante quel giorno, troppi pensieri mi vagavano in testa, quindi decisi di vestirmi e scappare dalla civiltà, a fare una passeggiata; mi misi i jeans neri, le Vans grigie, una maglietta verde acqua, e uscii. Uscii dal vialetto alberato dove c’era la mia casetta, e mi misi le cuffie per ascoltare un po di musica, con musica ovviamente intendo Demi, la mia salvatrice, non c’è nessuno più speciale di lei, mi ha aiutato un sacco quando nessuno c’era.

Guardavo il sole sorgere e la luce stuzzicare i miei occhi, gli uccelli cinguettare, e dei bambini che andavano sull’altalena. Sentivo come se non appartenessi a quel mondo, come se facessi parte di un mondo dove la tristezza era padrona, sentivo di necessitare di un nuovo inizio, di riniziare tutto da capo.

Mentre camminavo sentii una voce, mi girai e vidi Lea correre verso di me, mi tolsi in tempo le cuffie per sentire la fine della sua frase, che era : “…è da l’ultima panchina che ti rincorro dede!”

Risi “scusa Lea non lo sapevo mica!” dissi

“tranquillo” disse “ come va ?”

“sono da solo in giro per questo paesino, ascoltando Demetria, mentre ce il sole… non so per te ma nel mio mondo questo vuol dire che niente va bene!”

“cosa c’è di male nella tua vita scusa ?” chiese Lea

“la mia famiglia crede che io sia pazzo, a mia vita è stata pubblicata e come se non bastasse sento di non appartenere a questo mondo…” dissi arrabbiato

“oh… beh sarai felice di sapere cosa ti sto per dire!” disse Lea.

“Dert, si parte !” disse lea con un gran sorriso sul volto.

Blu CobaltoWhere stories live. Discover now