Ti gridavo che non ero il tuo giocattolo e tu ridevi, prendendomi la testa fra le mani e mordendomi le labbra fino ad approfondire ogni singola ferita che vi avevi lasciato, soffiandomi addosso che ero solo la tua puttana e senza di te non sarei stato niente.
Era una gara a chi si faceva più male, e tu vincevi sempre.
L'assassino ha proferito poche parole contro la futura vittima, «Ehi, mister Lennon, sta per entrare nella storia!», mettendo fine a una leggenda che aveva cambiato l'immaginario e la musica del secolo.
"Io non ti amo"
Lo ripetevi dopo ogni fottuto pompino, afferrandomi dal colletto per costringermi ad alzarmi.
"Cristo, quanto sei debole, Paul"
E mi baciavi, reclamando in modo osceno le mie labbra, saggiando dalla mia lingua il sapore del tuo stesso seme.
Ci trovavano a terra, in un bagno di sudore, ancora avvinghiati l'uno all'altro, a emettere grida che ci avrebbero trascinato all'inferno.
E io ero la tua obbediente puttanella, che si controllava per non lasciare solchi e graffi sulla tua schiena bianca, mentre tu mi mordevi e mi marchiavi finché non ero livido e dolorante.
Era il nostro modo di fare l'amore, consumare quelle scopate contro il muro sporco del retro di un locale o nel buio di un camerino, per poi crollare l'uno sull'altro.
E a quel punto andava bene anche qualche carezza, giustificata dal fatto che eravamo troppo storditi dal piacere per poter ragionare davvero.
"Ricordatelo, Paul: io ti scopo e basta" mormoravi, prima di addormentarti sul mio petto, sfinito dall'orgasmo.
John Lennon si era lasciato alle spalle, dieci anni prima, i Beatles, poi la lotta impari con il governo americano e con l'FBI. Aveva anche ricominciato a comporre, dopo aver trascorso un periodo di assoluta reclusione.
Un attimo prima che salissimo sul palco ingoiavi qualche pasticca, per calmare l'ansia che ci devastava le vene, e poi mi baciavi.
Gli altri ci guardavano fisso mentre ti prendevi tutto di me, divorando la mia bocca con una fame vorace e nervosa, rincoglionendomi del tutto e lasciandomi caldo e frastornato, del tutto impreparato alla folla che ci aspettava.
"Pensa a ciò che ci aspetta dopo, dolcezza, e fammi sognare" sibilavi al mio orecchio, tormentandomi il lobo fra i denti.
Dovevo concentrarmi al massimo per non lasciarmi distrarre dagli sguardi lussuriosi che mi lanciavi durante l'esibizione, dal tuo culo stretto nel tessuto dei pantaloni.
Non aspettavi neanche i saluti finali per sbattermi dietro le quinte, incurante degli sguardi disgustati dei tecnici, e mi sussurravi all'orecchio un "Cazzo, quanto ti voglio" che mi impediva di ragionare su qualsiasi altra cosa non fosse trovare un luogo appartato dove lasciarmi scopare.
Il suo nuovo album, Double Fantasy, era uscito appena tre settimane fa. Il secondo sarebbe dovuto essere Milk & Honey, un album che Lennon non completerà mai.
L'unica volta in cui ti avevo lasciato un segno rosso sul collo -un succhiotto, roba da tredicenni- mi avevi tirato uno schiaffo così forte che ero crollato a terra.
"Non ti apparterrò mai, non sono un cazzo di vitello su cui marchiare le tue iniziali, vedi di ficcartelo in testa" mi avevi urlato, afferrandomi dai capelli e gettandomi un po' più in là.
E lo intendevi davvero.
Il giorno dopo ti avevo trovato inginocchiato davanti a Brian, nel mio camerino, e ti eri voltato verso di me con un sorriso beffardo e vittorioso insieme.
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𝐑𝐎𝐂𝐊 '𝐍' 𝐑𝐎𝐋𝐋, 𝐁𝐀𝐁𝐘 - mclennon
FanfictionTi gridavo che non ero il tuo giocattolo e tu ridevi, prendendomi la testa fra le mani e mordendomi le labbra fino ad approfondire ogni singola ferita che vi avevi lasciato, soffiandomi addosso che ero solo la tua puttana e senza di te non sarei sta...
ROCK 'N' ROLL, BABY
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