𝐱𝐯. - non scordarlo mai

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-Wakanda?- chiese Alex, arricciando il naso.

-Si, è un regno segreto in Africa, con a capo re T'Challa. Sai, il tipo con il costume nero e gli artigli enormi che combatteva nella squadra del signor Stark all'aeroporto- le spiegò Peter.

Alex sentì un vuoto dentro nel pensare agli avvenimenti dell'aeroporto. A volte si chiedeva: e se non fosse mai andata col padre? Se magari gli avesse fatto cambiare idea in qualche modo? Lui sarebbe ancora vivo?

Scacciò quel pensiero dalla mente, concentrandosi sul da farsi.

-Ok, cosa dice la registrazione?- chiese, tanto per distrarsi.

-Steve è lì, insieme al Soldato d'Inverno e a Sam Wilson. Sanno anche loro di Thanos. Certo, noi non possiamo raggiungerli, ma pare che anche loro ci aiuteranno- rispose Tony.

Nella sua voce c'era un che di malinconico, che fece incuriosire Alex.

-Questa è una guerra molto più grande di quanto pensassimo- commentò Strange.

-E' per questo che dobbiamo combattere con tutte le nostre forze- rispose Tony, riponendo i suoi occhiali dalle lenti blu in una tasca della giacca.

-Per quando è previsto l'arrivo su Titan?- chiese Alex, giusto per cambiare argomento.

-Dovremmo arrivare in piena notte, anche se il tempo è soggettivo nella galassia. Su quel pianeta potrebbe essere l'alba, mentre per noi mezzanotte-

-NO!- esclamò Peter, facendo girare tutti nella sua direzione.

-Alex...a mezzanotte è il tuo compleanno...io ti avevo preparato una sorpresa...-

La ragazza gli si avvicinò, posandogli una mano sulla guancia.

-Peter, avremo tutto il tempo per il mio compleanno. Per ora, salvare il mondo è più importante-

Lui annuì, mentre Alex allontanava lentamente la mano dal suo viso.

Alex

La voce di sua madre la risvegliò dai suoi pensieri.

Estrasse la pergamena dalla tasca della felpa, ingoiando un nodo che le era salito in gola.

Prese Peter per una mano, per poi portarlo nella loro stanza improvvisata.

-Vedi questa?- gli disse, mentre le si sedeva accanto.

-L'ho trovata quando sono andata a visitare la mia vecchia casa. Era la voce di mia madre che mi aveva condotto fino a lì. E anche questa è da parte sua. Il bigliettino diceva che lo avrei dovuto aprire solo al compimento dei miei sedici anni. Siccome non sappiamo neanche se saremo vivi, domani mattina, direi che non sarebbe male aprirlo stasera, a mezzanotte-

Peter rimase a guardarla, con il suo solito sguardo che la faceva sentire la cosa più bella del mondo. Si vedeva persino riflessa nei suoi occhi color nocciola. Ricordava la prima volta che aveva incrociato quello sguardo. Era stato non nella migliore delle situazioni. Lei era stesa sul suo letto, in camera sua, con un enorme ferita aperta sul petto. Avrebbe dovuto essergli nemica, eppure lui l'aveva salvata. Ricordava il suo tocco leggero mentre le fasciava i tagli e le altre ferite. Ricordava come si era persa nel guardarlo, ricordava quella strana sensazione in fondo allo stomaco.

Ricordava quando si era innamorata di lui.

-Ti assicuro che, domani, saremo entrambi vivi per leggere la pergamena- rispose Peter, facendola riemergere dai suoi pensieri.

-Ma se tu preferisci leggerla stasera, beh, non posso fermarti. Infondo, hai aspettato troppo tempo-

Senza neanche pensarci, Alex si avvicinò a lui, facendo incontrare le loro labbra.

Come ogni volta che lo baciava, sentì un intero stormo di farfalle invaderle lo stomaco. La ragazza sentì l'irrefrenabile impulso di baciarlo come se fosse l'ultima volta che lo vedeva.

Si rese conto solo in quel momento di non aver detto mai veramente "Ti amo Peter". Si sentì tremendamente in colpa. Lui glielo diceva sempre. Di mattina, pomeriggio, sera, persino in piena notte.

Ricordava che proprio quella notte, il ragazzo si era svegliato ad un tratto. Dopo aver controllato che anche Alex fosse sveglia, l'aveva avvicinata a sé, dandole un bacio sulla fronte.

-Ti amo, Alexandra- le aveva detto, pronunciando il suo nome per intero.

Alex ritornò alla realtà, notando che lei e Peter si erano staccati dal bacio.

-Ti amo Peter- disse, tutto d'un fiato.

-Non scordarlo mai-

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-Su Asgard avete le...patatine?- chiese Quill, prendendone un pacco da un cassetto vicino al posto del guidatore.

-Perché diavolo ti sei portato un pacco di patatine nello spazio?- commentò Tony, con sguardo confuso.

-Meno domande, signor Stark. Allora, Alex?- disse l'altro.

Alex rise, prendendo in mano le patatine.

-No, non le abbiamo. Vedi, ad Asgard mangiamo perlopiù carne. Le uniche verdure che abbia mai mangiato me le sono fatta portare direttamente da mio padre. Sarei il triplo di come mi vedi adesso, se fossi rimasta fedele alla normale dieta asgardiana-

Peter scoppiò a ridere, mentre afferrava una patatina dal pacchetto nelle mani della ragazza.

-Queste sono...alla paprika! Ma dai, sono proprio le mie preferite! Aspetta, assaggiale-

Alex aprì la bocca, non sapendo cosa aspettarsi da quel cibo sconosciuto.

-E' normale che la lingua mi pizzichi?- chiese.

-Normalissimo. Basta bere un pò di acqua e tornerà tutto come prima- rispose Peter, porgendogliene un bicchiere pieno.

Lei se lo scolò tutto, sventolandosi la bocca con le mani.

-Direi che la paprika non è proprio il mio gusto preferito- disse alla fine, mentre gli altri tre ridevano.

-Quill?- disse Drax, entrando proprio in quel momento nella stanza.

-Ehi Drax! Dove sei stato per tutto questo tempo, amico?-

Drax si guardò intorno, confuso.

-La pupa con le antenne non c'è?-

-Vuoi dire Mantis? Io pensavo che fosse con te-

-Sono qui, Drax!- rispose lei, apparendo dal nulla tra Peter e Alex.

-OH, SANTI DEI!- esclamò la ragazza, portandosi una mano al petto.

-Beh, state vicini da adesso. Così non vi...perderete- concluse Quill, mentre i due uscivano dalla stanza.

Tony, Peter e Alex lo guardarono con sguardo interrogativo.

Lui sbuffò.

-Si, lo so. A volte mi sembra di gestire un asilo-

Detto questo, collegò le sue cuffie arancioni al walkman. Se le portò alle orecchie, per poi sparire nell'altra stanza.

❝ 𝐏𝐇𝐈𝐋𝐎𝐏𝐇𝐎𝐁𝐈𝐀 ❞ || 𝑷𝒆𝒕𝒆𝒓 𝑷𝒂𝒓𝒌𝒆𝒓 ✓Where stories live. Discover now