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Pace a 39.7 Gradi

Nota: "Lassie", nel gergo scozzese, vuol dire "ragazza."

13 SETTEMBRE

Se il suono dell'ultima campanella era per molti una benedizione, per Richard era solo un qualcosa che gli peggiorava il mal di testa, che si portava dietro dall'alba. Quel trillo gli entrava di forza nelle orecchie, per poi rimbombare amplificato nel cervello, come un amplificatore, e il dolore non faceva che pulsare a ripetizione.

Si alzò e, con gli occhi stanchi e un'andatura lenta, uscì dall'aula di lettere; almeno era un'ora in cui aveva potuto staccare la spina per un po', stando tra le ultime file. Questo perché, di fronte alla grande fatica di dover continuamente contrastare un IA capace di distruggere il mondo, il ragazzo stava dando i primi segni di stress: da si e no pochi giorni aveva iniziato a spendere il tempo libero tra le lezioni a fare ricerche su ricerche, controlli su controlli per trovare un modo di intrappolare XANA all'interno del supercomputer, per poi resettare tutto e cancellarlo completamente. Una teoria semplice, ma dalla pratica a dir poco fuori di testa.

Uscito dall'aula, in mezzo alla calca di studenti, sentì una mano toccargli la spalla. Nel girarsi, senza vedere bene davanti a sé, finì nel cozzare la testa contro quella di qualcun altro, che solo dopo aver messo a fuoco la vista riconobbe come Sylviane Cellier, detta Syl da almeno due settimane. La ragazza lo stava fissando senza dire una parola, con il solito sguardo calmo e un po' freddo. Intanto lui venne colpito da un giramento di testa, portandolo ad appoggiarsi contro il muro, sembrando ancor di più malaticcio.

"...più tempo passa e più mi sta addosso...cos'è che vede in me, uno spirito che vuole mangiarmi l'anima?"

Richard: -Ahh...scusa, non ti avevo visto...-

Non aveva neanche la forza di parlare, e forse lei non l'aveva neanche sentito; fatto sta che di punto in bianco Syl poggiò la sua mano sulla fronte di Richard, senza dire nulla. E subito dopo, con una rapidità disarmante, lo aveva preso per il polso, iniziando a trascinarlo con sé per i corridoi della scuola, con lui che cercava di mantenere il passo.

Richard: -...che stai facendo? -

Syl: -Ti sto portando in infermeria: scotti peggio di una pentola. –

Richard: -...eh? Ma no, ho solo un po' di mal di testa. Senti, non farmi perdere tempo, sai cosa ho da fare... -

Syl: -Lavorare al supercomputer in questo stato? Lascia perdere, hai bisogno di riposare ora. -

Richard: -Perché ti preoccupi tanto, non sei mica mio pa- -

La ragazza fermò la marcia e si girò di scatto verso Richard, con uno sguardo molto serio, quasi irato, seppur ancora composto, facendo in modo che lui si tappasse la bocca.

Syl: -No, ma sono la tua... sono una tua amica, e sono coinvolta quanto te in questa storia! Posso capire tutto, ma sgobbare fino alla nausea non ti farà alcun bene, e se devi dirigere il gruppo, preferirei che tu lo faccia al meglio. –

Non lasciò neanche il tempo di rispondere che riprese a trascinarlo verso l'infermeria, ma questa volta Richard non opponeva alcuna resistenza. Nel sentire le parole "se devi dirigere il gruppo", si era un po' rabbuiato. Non era bello ricordarsi di aver coinvolto altre tre persone in un casino grosso come questo.

Alla fina il duo attraversò la soglia dell'infermeria scolastica, che aveva un aspetto piuttosto standard: tinte bianche, lettini da ospedale, armadietti che ora erano scarsamente forniti di medicinali, e la scrivania alla quale sedeva Emily LeDuc, ex studente del Kadick che aveva deciso di restare nell'istituto come medico per gli studenti. Non appena sentì la porta aprirsi, il volto occhialuto volse lo sguardo ai due ragazzi.

La Seconda CartagineWhere stories live. Discover now