Natale a casa Cullen -speciale di Natale-

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25/12/2020

Correvo con le zampe che affondavano nella neve, la pelliccia fradicia e i polpastrelli gelati, ma mi sentivo libera

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Correvo con le zampe che affondavano nella neve, la pelliccia fradicia e i polpastrelli gelati, ma mi sentivo libera. I pensieri di Seth erano connessi ai miei e a quelli di Jacob ed era un continuo scambio di immagini, suoni e odori. Eravamo nello stesso posto, in realtà, ma era divertente -e anche leggermente intimo- scambiarsi le sensazioni. Adesso che non c'erano più nemici da combattere stavamo sperimentando sempre di più le "regole" del nostro contatto mentale, per cercare di trovarne tutte le potenzialità ed ovviare, ad esempio, allo scambio involontario di pensieri o alla distanza. In questo momento, tutto il Branco si era riunito a casa nostra per le feste, ma a gennaio sarebbero tutti tornati a casa a loro, a La Push.
Ci trovavamo nello Yukon, in Canada, e la nostra casa era stata costruita in un paio di mesi seguendo un progetto di Esme, finanziato da Carlisle stesso. Il quale, tra l'altro, aveva anche comprato il territorio dove costruire l'edificio: Bove Island, un'isola deserta e coperta di alberi che galleggiava all'interno del Tagish Lake, un lago così pieno di grosse diramazioni che sembrava più che altro un fiume un po' grasso. Non avevo ancora ben capito perché lo avesse fatto, ma ero felice che la casa fosse abbastanza spaziosa per tutti e che il territorio attorno all'isola, quasi del tutto disabitato e pieno di boschi, ci permettesse di trasformarci o cacciare in sicurezza. Il paesaggio, poi, era fantastico: alberi, fiumi -che, teoricamente, erano parte del lago- e montagne altissime, dietro le quali sorgeva il sole ogni mattina. L'unica pecca erano i piccoli villaggetti costruiti vicino ad alcune rive e la strada che scorreva attorno a noi, ma che, fortunatamente, era poco trafficata.
Tutto sommato, era un bel posto per passare il Natale con cinque licantropi, nove vampiri, un ibrido, cinque umani e... me.

Seth si avvinò e mi spinse, facendomi rotolare giù per una discesina. Ululai divertita mentre la neve si appiccicava alla pelliccia, bagnandola ancora di più. Quando il mio rotolamento si arrestò, alzai la testa e tirai fuori la lingua, guardando Seth.
Il lupo color sabbia rise -un insieme di sbuffi e latrati strani- e si tuffò nella neve, scivolando così fino da me.
«Attenti a non farvi male... potrebbero esserci delle pietre» brontolò contrariato Jacob, mentre si affacciava dalla cima del lieve dislivello.
«Eddai, Jake!» esclamò Seth «Vieni! È strafighissimo!».
Risi divertita e mi alzai, per poi scuotermi con forza in modo da liberare la pelliccia dalla neve.
«Ehi! Mi bagni!» si lamentò il licantropo al mio fianco, prima di darti un'altra spinta con il muso, con l'intento di farmi cadere.
Essendo molto più grosso di me -i licantropi Quileutes erano alti come cavalli, ma molto più muscolosi, e con le zanne lunghe quanto l'avambraccio di un uomo- riuscì a farmi perdere l'equilibrio, ma mi sedetti e non caddi.
«Andiamo giù, Jake?» chiese Renesmee, seduta sulla sua groppa. La sua crescita accelerata sembrava essersi arrestata definitivamente e, adesso, aveva l'aspetto di una normalissima ragazza di diciotto o diciannove anni, magra e slanciata, con guance rosee, lunghi capelli boccolosi e ambrati e due occhi color cioccolato, molto profondi ed intelligenti. Le uniche differenze con gli umani erano la velocità del battito cardiaco -che assomigliava allo sbatter d'ali di un passerotto-, la temperatura corporea leggermente troppo alta -ma decisamente non come quella dei licantropi-, la bellezza perfetta -ereditata sicuramente dai vampiri-, la velocità da vampiro -solo leggermente più lenta- e l'odore -un po' umano, un po' da vampiro-. «Dai...» mormorò dolcemente al suo orecchio, chinandosi in avanti, con le mani affondate nel collo muscoloso del lupo.
Jacob mugolò qualcosa e piegò all'indietro le orecchie, affondandole nella pelliccia. Dal suo flusso costante di pensieri riuscivamo a percepire il leggero peso di Renesmee sulla sua schiena, la delicata pressione delle sue mani, il suo odore, il battito del suo cuore e il legame che li univa. Jacob aveva avuto l'imprinting con lei quando era appena nata: era bastato uno sguardo e ne era rimasto soggiogato. Edward e Bella non l'avevano presa bene, ma, pian piano, avevano iniziato ad accettarlo, anche se la questione "imprinting" era rimasto un tabù ed era stato tenuto nascosto alla bambina anche dallo stesso Jacob. Non volevano influenzare le sue scelte di vita in qualche modo dicendole che, praticamente, era destinata ad innamorarsi del licantropo. Tutto, però, era naufragato quando Andrea, furioso per avermi beccata a baciare Derek in un attimo di confusione, aveva zittito la bambina, che cercava di calmarlo, dicendole del suo legame con Jacob. Lei non l'aveva assolutamente presa bene; odiava che le si nascondessero le cose e questo era proprio un bel segreto. Aveva metabolizzato la cosa nei mesi successivi al piccolo scontro con i Volturi, dove Derek aveva perso la vita, e, infine, lo aveva accettato. Aveva aspettato che mi riprendessi dal mio lutto e poi aveva iniziato ad usarmi come "consigliera di fiducia", ma non sapevo bene che piega avesse preso il loro rapporto e a che punto fosse la relazione; sapevo solo di un piccolo bacio, scambiato in segreto la notte di capodanno dell'anno prima.

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