Capitolo 5

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Canzoni per il capitolo:

November blu: The Avett Brothers

Faded: Alan Walker

Cercami nel vento e nel tuo cuore. Mi vedi? Io ti vedo, ti sento e ti accolgo. Mi sciolgo e mi accorgo che è tutto parvenza di un sogno.

«Eddai, Ella, continui a rimanere l'unico mio buono uscita. Non farti pregare. Già mi sento in imbarazzo, oltre che un idiota totale.»

E aveva anche ragione. Luke continuava a rimanere in ginocchio davanti la porta aperta della mia camera, non volendo entrare.
Aveva affermato che, visto com'era finita l'ultima volta che vi aveva messo piede, non avrebbe ripetuto l'esperienza. Per non parlare del fattore madre. Per questo avrei voluto cambiare un po' l'arredamento, rendendola più mia.
«Ellaaaa», richiamò allungando l'ultima vocale del mio nome.
Roteai gli occhi lasciando cadere la matita sul libro di inglese, e gli lanciai un'occhiataccia.
«Esattamente, Luke, cosa ti serve?»
«Mi ha risposto, grazie!» esclamò a bassa voce rimettendosi in piedi. «Vorrei che tu mi accompagnassi a fare un altro piercing, per favore.»
«Perché mai dovrei venire io?» aggrottai le sopracciglia.
«Perché: prima di tutto, è stata colpa tua se è saltato il vecchio. Seconda cosa, posso uscire di casa solo con te. Terza e ultima cosa... mi farebbe piacere passare il pomeriggio insieme a te» sorrise appoggiandosi allo stipite della porta a braccia incrociate.
Arrossii e feci ricadere i capelli davanti il viso, così da schivare il suo sguardo.
Il mio cuore stava battendo impaziente, così veloce da farmi male.
Sorrisi di rimando e, portando la matita alle labbra, accettai.
«Però niente comportamenti infantili. Prova a non essere uno stronzo di dimensioni stratosferiche» lo ragguagliai. Non sarei stata capace di subire ulteriori suoi cambi d'umore dopo il bigliettino.
Era come se le sue parole continuassero a nuotare nella mia mente,continuando a galleggiare sinuosamente tra le righe consumate di quel frammento, aspettando che qualcuno ne liberasse lo struggente significato celato al suo interno.
Continuavo a conservarlo dentro il taschino della gonna, nonostante mi fossi cambiata una volta esser tornata a casa nel primo pomeriggio.
Chi avrebbe mai potuto pensare che un ragazzo come lui, potesse avere il cuore spezzato.
«Prometto solennemente che, se dovessi anche solo pensare di comportarmi come un arrogante coglione, sei libera di tirarmi un pugno. Tranne dalla vita in giù; sai com'è, a me serve tutto ciò che sta lì», sibilò allusivo, muovendo le sopracciglia simultaneamente.
Arricciai il naso disgustata, grattandone il ponte con l'indice.
«Pensavo che ti servisse la scatola cranica, invece ti accontenti di notevolmente poco» cinguettai serafica, rimanendo con gli occhi bloccati nei suoi.
Un sorriso impertinente si fece strada sulla sua faccia, prima di rispondere.

«Potrei darti una dimostrazione di quanto "notevolmente poco" non si avvicini alla descrizione da te messa in discussione. Ma sei la mia sorellastra e io ho a cuore la tua sensibilità. Ora,» si schiarì la gola seccato, «potremmo concentrarci sul nostro pomeriggio e smettere di parlare di assurdità?»
«Devo chiedere a mia madre il permesso. Non uscivo mai durante i giorni infrasettimanali, quando ero a Chicago» feci spallucce, scendendo dal letto.
Ci dirigemmo insieme verso lo studio di Nick, in cerca di entrambi, e li trovammo seduti su una poltrona intenti a parlare, ridere e scherzare.

«Oh, ma andiamo!» esclamò impacciato Luke, afferrando la mia mano e stringendola.
Agitai il braccio per allontanarmi dalla presa e - una volta esserci riuscita nonostante la riluttanza di Luke - chiesi a mia madre se avessi potuto mettere piede fuori casa. La tranquillizzai dicendole anche che non avevo nessun compito da fare, e che l'unica pagina che avessero assegnato, sarebbe stata per qualche giorno dopo, e non per l'indomani.
«Luke, fa in modo che non si perda. Ha un orientamento davvero pessimo.»
Imbarazzata gonfiai le guance e la guardai con biasimo.
«Mamma, grazie mille.»
«Tesoro, non voglio che tu ti perda per tutta Sydney. La città è grande» decretò, e poi si rivolse a Luke. «Quanto tempo starete fuori? Sarete solo voi due?»
«Mamma, dai pace alla tua mente. Stai diventando assillante.»
«Okay, ma chiama per qualsiasi cosa» cedette stanca.
Annuii, aspettando anche l'approvazione di Nick, il quale ci sorrise dopo averci scrutato minuziosamente.
«Perché non avverti pure i tuoi amici, Lucas? Magari farà bene ad Ella fare conoscenza.»
In quel momento avrei voluto si facesse gli affari propri, senza intromettersi. Ma per lui sembrava impossibile.
«Già fatto, papà. Non preoccuparti per la sua vita sociale. Ci pensa benissimo da sola», si sentì in dovere di difendermi, e qualcosa in me si ruppe. Non sapevo cosa esattamente, ma avvertito uno strano calore diramarsi dentro il petto. Nonostante l'inizio burrascoso fra noi, volevo a tutti i costi dimostrarmi amichevole con lui. Volevo fargli vedere che fossi una persona fidata, pronta nell'eventualità di un suo crollo emotivo.
Non lo conoscevo bene, ancora, ma se me ne avesse data l'occasione sarei riuscita a supportarlo anche nei suoi momenti più infelici; era evidente l'angoscia che nascondeva dietro quel sorriso impertinente. La vera domanda era se lui mi avesse permesso di rappresentare quello che aveva perso una seconda volta: una persona a cui tenesse.

Worst Love [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora