Capitolo 2

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Non ho ricontrollato, scusate. xx

Canzoni per il capitolo:

Carry on my wayward son: Kansas

Heat of the moment: Asia

Boy like you: Kesha

Siamo schiavi di un destino che non è nostro.
Siamo legati da qualcosa che mi terrorizza.

«È proprio una bella casa, amore», disse mamma issandosi al braccio di Nick.
Erano ormai le tre di notte, secondo il fuso orario, una domenica tranquilla, ed io stavo soffrendo il sonno in silenzio.
«Lasciate pure le vostre cose all'ingresso. Preparo uno spuntino, sarete affamate», annunciò successivamente.

Il mio stomaco cominciò a brontolare rumorosamente, questo perché mi ero appositamente rifiutata di piluccare qualcosa durante il volo. Non avevo mai mangiato fuori pasto, ma il jet lag non mi stava di certo aiutando.
Nick iniziò a sistemare della varietà di frutta sopra un piattino, e mia madre si rimboccò le maniche per rendersi utile.
Logicamente egli insistette affinché prendesse posto a tavola, riferendo che avrebbe pensato a tutto lui stesso, magari con il generoso aiuto del figlio, tutto fuorché disposto a compiere qualcosa senza esser intimato.

Mamma mi si sedette accanto, e afferrò le mie mani tra le sue.
«Allora? Che ne pensi?» sorrise fiera. Non so esattamente cosa si sarebbe aspettata che rispondessi, in fondo l'approccio con la nuova città non era stato ottimale. L'accoglienza anche meno.
Mi schiarii la gola, e accennai un piccolo sorriso.
«Sai che ti voglio bene, ma voglio tornare a casa. La mia vera casa, mamma», ammisi sinceramente.
Evidentemente a lei non piacque la mia affermazione, perché si contrasse. Infine sospirò.
«Siamo appena arrivate, Ella. Dovresti dare un'opportunità a Nick e a suo figlio. Poi Sydney è una città così incantevole, sono sicura che te ne innamorerai.»
Se lo diceva lei.

Luke, eremita solitario e perennemente imbronciato come un bambino di tre anni, si stravaccò - letteralmente, niente esagerazioni - di fronte a me, guardò l'orario sul display del cellulare e imprecò silenziosamente. Un movimento della bocca appena accennato.
«Lucas, aiutami a sistemare la tavola», ordinò Nick, ancora indaffarato con gli utensili.
Malvolentieri, si alzò pigramente dalla sedia sulla quale aveva da poco preso posto. Strascicò innervosito i piedi, fin quando non riuscii più a vederlo.
«Ma è sempre così scorbutico?» mormorai tra me e me, ma sentii il gomito di mia madre entrare in collisione col mio braccio.
«Ella, tesoro, non lo conosci affatto. Non dare giudizi affrettati», mi ammonì.
Alzai gli occhi al cielo e annuii con negligenza. Non ho mai espresso veri e propri pregiudizi in vita mia ma, vedendolo in quel contesto, Luke non mi sembrava poi così favorevole al nostro trasferimento. Non potevo dargli torto, io ero la prima a trovare assurda quella sistemazione. Quantomeno, però, avevo la decenza di non darlo a vedere.

Quando anche Nick prese posto a tavola, potei finalmente mettere qualcosa sotto i denti. Non avrei rinunciato al cibo per niente al mondo, era uno dei pochi piaceri della vita. Nonostante l'ora non giocasse a mio favore.
«Allora, Ella», mi richiamò all'attenzione quest'ultimo con tono gentile.
Alzai lo sguardo verso di lui, dopo essermi ripulita con un tovagliolo di carta.
«Tua madre mi ha raccontato che ti piace scrivere, e che hai anche ottenuto dei premi alla vecchia scuola», sentenziò sbalordito. Bevve un sorso d'acqua e aggiunse: «E se non erro, ti piace anche l'arte e la letteratura classica.»
«Sì», confermai. «Per quanto riguarda la scrittura, invece, non è niente di così eclatante», tentai di sminuire la questione. Non mi reputavo una cima in nessuno dei suddetti campi, e il fatto che mamma avesse gonfiato la realtà in maniera esagerata mi portò a sentirmi in imbarazzo.
«Anche Lucas ama il campo della scrittura», annunciò con una punta di orgoglio, e questa confessione mi spinse a rimanere in tralice. Lui?
«È una notizia magnifica», si intromise anche mia madre, e le guance del ragazzo si tinsero di rosso. Sembrava quasi normale con quel colorito.

Worst Love [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora