Maybe

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La sveglia che trillava nel suo orecchio la riportò alla realtà. Contro voglia aprì gli occhi e sospirò: quel fastidioso suono aveva interrotto un sogno meraviglioso in cui riusciva a entrare nel backstage del concerto degli All Time Low, fare una foto con la band e abbracciare ogni membro.

«Scuola di merda.» sussurrò per poi alzarsi finalmente dal letto.

Mentre faceva colazione pensò a ciò che avrebbe fatto quel giorno: era quasi una settimana che non parlava con Michael, anche se forse dire che non litigava con lui sarebbe più adatto.

«Luke!» chiamò mentre correva per raggiungerlo. Lui non l’aveva sentita a causa degli auricolari perennemente conficcati nelle orecchie, così si maledisse mentalmente per avergli passato quell’abitudine.

Quando lo raggiunse picchiettò con il dito sulla sua spalla, lui si girò e si tolse una cuffietta, reggendola con le dita. Quando mise a fuoco che fosse Clary, le sorrise e l’abbracciò, dandole un bacio sulla testa. Lei non ricambiò l’abbraccio perché intenta a recuperare fiato per la precedente corsa: la reazione fisica, soprattutto di prima mattina, non faceva di certo per lei.

Mentre camminavano verso la stazione, lui le aveva messo un braccio intorno alle spalle, iniziando a raccontarle cosa avesse fatto durante quel weekend passato con i suoi genitori a Edimburgo. Lei intanto si accese una sigaretta e ne offrì una anche a lui, che rifiutò facendo un gesto con la mano, senza smettere neanche un momento di parlare.

«Praticamente, siamo andati di questi amici dei miei. Questi sono ricchi sfondati, hanno una casa enorme e una Lamborghini parcheggiata in garage, che mi hanno fatto vedere e mi ci hanno anche fatto fare un giro, cioè non guidavo io, ma ehi, ho fatto un giro su una Lamborghini!» raccontò tutto entusiasta. L’amore di Luke per le Lamborghini era qualcosa d’inspiegabile e Clary fu felice che finalmente avesse fatto un giro su uno di quegli affari, non ne poteva più di sentirlo raccontare come s’immaginava sarebbe stata la sua prima volta su una Lamborghini.

Arrivati a scuola la ragazza si affrettò a raccogliere i libri dal suo armadietto e poi si diresse alla ceca a cercare Michael.

«Clary, dove stai andando? L’aula di scienze è da questa parte!» la chiamò Luke, indicando la parte opposta rispetto a quella in cui lei si stava dirigendo.

«A cercare Michael!» strillò per sovrastare le voci di tutte le persone presenti nel corridoio e voltandosi. Avendo urlato, ogni singola persona si era zittita e quando aveva sentito cosa Clary avesse gridato erano volati degli «Oooh» di sorpresa.

Luke era arrossito, avvicinandosi alla sua amica, che invece aveva sbuffato e si era voltata per continuare la sua ricerca. Il biondo le afferrò il polso e la tirò vicino a lui.

«So dov’è il suo armadietto.» le aveva sussurrato all’orecchio e l’aveva trascinata con lui in un altro corridoio sulla destra. Come facesse a saperlo? Tutti sapevano dove fosse l’armadietto di Michael Clifford, solo per girarci alla larga in modo da non scontrarsi con il suddetto proprietario che ancora incuteva terrore. Perché Clary non lo sapesse? Perché non dava neanche un minimo di ascolto alle voci di corridoio.

La castana si fece condurre nel luogo in cui era sicura avrebbe trovato chi cercava, ma di lui nemmeno l’ombra. Così si misero dietro l’angolo ad aspettare che arrivasse e, quando non sentirono più nemmeno un sussurro provenire dal corridoio principale, capirono che Michael aveva messo piede nell’edificio.

Quando lo vide avvicinarsi all’armadietto, Clary si avviò a passo spedito verso di lui e Luke non poté fare nulla per impedirglielo, se non sbuffare e raggiungerla a passo lento: in questo modo se avesse dovuto correre via a gambe levate per un qualsiasi motivo, sarebbe stato vicino all’uscita. Inutile dire che era ancora un po’ spaventato dalla fama che Michael si era costruito, nonostante avesse passato un minimo di tempo con lui e sapesse che non era così tanta la paura che bisognava avere di lui.

She Hasn't Been Caught // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora