Capitolo 22

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Le parole di Matteo mi stanno torturando che non faccio altro che pensarci ripetutamente, ma d'altra parte penso a tutti i momenti passati con Riccardo tutto quello passato e mi domando ne vale la pena buttare via così tutto questo?
Senza pensarci sono davanti alla porta di casa di Matteo, faccio un sospiro e suono ad aprire speravo fosse lui ma è sua madre.
Mi accoglie con un abbraccio caloroso e un sorriso dolce, gli chiedo di Matteo e mi dice che sta in camera sua da quando è ritornato a casa, deduco che allora non ha ancora pranzato.
Salgo le scale col cuore che batte all'impazzata, sono qui per parlarli per essere decisiva una buona volta, ma ora mi domando se sto facendo la cosa giusta.
Busso alla porta e vieni ad aprire la porta, per un secondo mi guarda poi mi fa entrare.

«Che cosa fai qui? Non ti aspettavo.» disse coriandosi a letto.

Poso la borsa a terra e mi avvicino a bordo del letto sedendomi, prende in mano il telefono facendo finta di ignorarmi.

«Sono venuta per parlarti di oggi, è giusto che sia chiara con te»

«Dici sul serio? Non mi sembra che fino ad oggi sei stata chiara con me.» disse freddo distaccato.

«Perfvaore non rendere le cose più difficili di quanto già lo siano.»

«Camilla io sono chiaro con te, perciò o mi vuoi o vado avanti è molto semplice.
Ma devi farlo anche tu, perché amici non penso possiamo esserlo.»

«E perché no?
Dobbiamo buttare via un'amicizia così solo perché questo?»

«Non capisci.
Io ti amo e sono disposto a stare con te, ma guarda caso tu non sai deciderti e mi domando perché devo essere la tua pedina che puoi muovere come ti pare ?»

«Sei cosi crudele con me.» dissi con voce spezzata, e le lacrime agli occhi.

«È così e lo sai anche tu.
Se provo ad andare avanti con un'altra tu non vuoi e torni da me, allora dimmi Riccardo è un gioco per te, è il tuo giocattolo ed io cosa sono.» si alza dal letto.

«Adesso smettila. Sei cosi ingiusto.
Riccardo non è un giocattolo e nemmeno tu.»

Mi alzati pure io ora siamo faccia a faccia.

«Devi essere chiara con te stessa e poi con me e lui perché così non possiamo andare.»

«Lo so...»

«E cosa suggerisci, allora? Che scelga te e lasci lui? È facile no?» dissi puntandoli il dito contro.

«E tu cosa vuoi che faccia? Che aspetti? Mi metto qui con le braccia incrociate in attesa che tu decida
cosa vuoi una volta per tutte? Lo sai come sto male ogni volta che te ne vai?
Ogni volta che tu scegli lui e non me! Perché tu lo hai scelto ogni volta che vai da lui, e poi come se nulla fosse torni da me e chiedi favori.» Mi urla contro.

«Sei tu che mi hai detto di si, potevi benissimo dirmi di no eppure hai detto quel si del cazzo.
Poi sei venuto da me e hai detto che mi ami, cosa cazzo devo fare io?» urlo altrettanto io.

«SCEGLI ME.»

«Ma io non posso, Matteo» dissi con un filo di voce, con sguardo basso.

«Non è che non puoi, non vuoi, cazzo!» urla sbattendo le mani sulla scrivania.

Scatto sussultando non appena sbatte le mani, se ne accorge alzando lo sguardo.

«Scusa Camilla io non....» disse avvicinandosi, ma feci per allontanarmi.

«Senti hai ragione non è che non posso, non voglio perché lo amo così tanto, e sto mettendo la mia stessa vita a rischio per un amore che mi stravolge e allo stesso tempo mi tortura consumandomi, e probabilmente è quello che voglio ora, è dannatamente sbagliato ma non mi importa.» dissi con una tale decisione che rimasi sorpresa dalle parole che che sono uscite dalla mia stessa bocca.

Resta li fermo davanti a me senza replicare parola, e li capisco quanto ci sia rimasto male ma è ciò che sento ora e non voglio più sentirmi di tenermi ciò che sento e provo dentro di me, perché seppur sbagliato il momento devo dire quello che sento nel profondo del cuore.
Ci scambiammo un
bacio innocente e fugace, tenendoci stretti. Avevo così tanta voglia di lui… Ci guardammo, poi ci
baciammo ancora, poi ancora, e un’altra volta.
Il bacio si fece più intenso mi infilò la lingua dentro la bocca e trovò la mia, mi cinge la vita ma di colpo mi staccai.

«No...no no...non posso. Io... non... scusami.»

Presi la borsa da terra e uscì dalla stanza di scatto.
Mi fermo in mezzo al corridoio ma poi ritorno in me e scendo velocemente le scale e corro via senza salutare la madre di Matteo.
Cazzo che cosa ho fatto.
Corsi ma di colpo mi senti prendere dal polso e girami di colpo sbatto contro un petto alzo lo sguardo ed è Matteo, mi stringe a sé cercando di tenermi.

«Non posso, Matteo.
Io voglio lui... »

«No non vuoi davvero lui, e quello che è appena successo l'ho sentito, quella eri la vera te i tuoi veri sentimenti ma sappi che se vuoi negarlo puoi farlo ma io ti aspetto.» disse per poi lasciarmi andare, si volta e va via.
Cosa mi sta succedendo.

[...]

Ho passato tutto il pomeriggio distesa sul letto a guardare il soffitto e pensare.
Non ho neanche iniziato i compiti per domani ed ora non è che mi importa poi così tanto.
Ma si è fatta sera e mia madre vuole andare a cenare fuori, perciò mi tocca alzarmi.
Ho completamente ignorato i messaggi e le chiamate di Riccardo, onestamente ora non ho la testa per parlare con lui.

«Camilla sono le 19.30 muoviti dobbiamo essere in pizzeria per le 20.00.» entra in camera mia madre in camera.

«Va bene.» dissi.

Mi preparo per prendendo le prime cose dall'armadio e poi scendo giù raggiungendo mia madre e mia sorella.
Ci dirigiamo in pizzeria a piedi perche è vicino a casa non appena entriamo in un tavolo vedo Riccardo e suo fratello con il bambino.
In quel momento volevo solo sparire.

l'amore tra un'alunna e il proprio professoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora