Io ti amo cazzo!

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"Ora spero che tu sia felice." Dissi dopo un po' di silenzio. "Sei riuscito ad umiliarmi, davvero grazie, peccato che non sai come stanno realmente le cose." Riuscii a non piangere e a mostrarmi fredda e distaccata.

Gli diedi le spalle e andai in camera mia senza un'espressione in volto.

E dopo me, gli altri ripresero a fare i cazzi loro.

È stato solo quando chiusi la porta della mia camera, della quale purtroppo non trovavo più la chiave, che scoppiai.

Scoppiai in un pianto che non facevo più da anni mentre scivolai sulla porta coprendomi la faccia con le mani, quasi come se mi vergognassi di mostrare anche a me stessa la mia faccia.
Ma come ho potuto cadere così in basso? Da quando Emi è entrato in questa cazzo di vita tutto è andato a rotoli, tutta la determinazione e tutta la debolezza nascosta che mi stavo creando si stavano pian piano sciogliendo.

Mi era scoppiato in mano tutto questo casino per colpa sua ed io dovevo allontanarmi da lui, scappare, senza dare retta ai provocamenti che sicuramente avrei ricevuto da parte sua. Dovevo solo andarmene.

Andai verso l'armadio e tirai fuori una valigia grande, la stessa che un paio di giorni fa avevo svuotato con tanto entusiasmo. Presi tutti i vestiti che mi capitavano di fronte e li buttai dentro, per alcuni non riuscivo a centrare la valigia e cadevano a terra, ma volevo fare in fretta per andarmene il prima possibile.

"Che cazzo stai facendo?"

Alzai lo sguardo spaventata e mi pulii le guancie. Emis buttò due birre che aveva portato con sè sul letto, che tintennarono al contatto. Venne frettolosamente verso di me prendendomi per i polsi e allontanandomi dalla valigia, anzi la buttò per terra con un calcio.

Mi fece sbattere contro il muro. "Tu da qui non ti muovi!"

Riuscii a vedere i suoi occhi brillare a soli pochi centimetri dal mio viso ormai tutto bagnato dalle lacrime. "Lasciami in pace!" Gridai divincolandomi. "Devi lasciarmi stare! Sei uno stronzo!" Era impossibile controllare i singhiozzi.

Emis strinse di più la presa ai polsi che mi fece un male cane. "Tu non te ne andrai Erika!"

Cercai di spingelo, ma lui era molto più forte di me. "È tutta colpa tua, bastardo! Appena sei arrivato tu mi hai completamente devastata!"

Emiliano stringeva i denti per non far uscire le lacrime, ma l'avevo capito che nemmeno lui ci sarebbe riuscito.

Mi sforzavo di liberarmi, non stavo un attimo ferma ed Emi non allentava mai la presa, anzi ad ogni mio movimento la stringeva di più. "Erika stai zitta, cazzo!"

"Ti odio Emis!" Gridai, ormai in quel momento c'erano soltanto grida e singhiozzi.

Lui strinse ancora di più i denti, ma una lacrima gli scese e ciò mi fece capire che cercava di trattenere la rabbia mescolata con tristezza.

Mi buttò sul letto, accanto a noi. Non mollò la presa un attimo e sentivo il sangue gelare quando il suo corpo fu a pieno contatto con il mio.

Preso dalla grinta iniziò a baciarmi: le labbra pressavano troppo sulle mie perchè io riuscissi a parlare e la sua lingua che continuamente cercava la mia era una lotta. "Io ti amo cazzo!" Urlò sulle mie labbra senza aprire gli occhi.

Non smisi di piangere e a malapena riuscivo a respirare , quelle parole però mi fecero rivivere. Approffittai di quel momento per dire ciò che pensavo realmente di lui.

"Sei un cazzo di bellissimo errore Emi.." Stavolta non cercavo di respingerlo, presi a baciarlo io e ogni volta che si allontanava di un millimetro dalle mie labbra mi ci riattaccavo sempre. "Ti odio bastardo."

Erano parole dette tra baci dati con troppa grinta perchè facessero effetti emotivi.

Quando finalmente mi lasciò i polsi riuscii a intrufolare le dita tra i suoi capelli e stringerli con tutta la forza che avevo per premergli il viso contro il mio.

Detestavo ammetterlo però lui era troppo perfetto.

Non riuscivo più a respirare; mi allontanai dalle sue altrettanto perfette labbra per cercare aria, mentre lui iniziò a baciarmi il collo.

Dovevo cercare di controllare gli ormoni. Stavo andando in exstasi.

"La verginità non è qualcosa che dura per sempre." Soffiò sul mio collo. Riuscii a sentire il suo duro rigonfiamento nei pantaloni che premeva sulla mia coscia, mentre accarezzava con una mano l'altra risalendo sempre più su e fermandosi al punto cruciale.

Mi alzai e mi allontanai un passo da lui rovinando le sue intenzioni.

Io dovevo controllarmi. Non ora.

Scordarmi chi ero (Emis Killa and Fedez fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora