Capitolo 6

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Il vapore dell'acqua calda appannava il piccolo bagno in cui mi trovavo, mentre con aria stanca mi accingevo a rimuovere la nuvola opaca da sopra lo specchio. La mia figura si manifestò all'istante davanti a me. Il volto era pallido e stanco, accompagnato da delle profonde occhiaie violacee che contornavano gli occhi arrossati. Pizzicai leggermente le guance, lasciando che un velo di rossore le dipingesse. Avevo certamente bisogno di riposare, ma non avrei mai potuto farlo con quello strano individuo ancora nella mia casa. Sospirai e lanciai un rapido sguardo al libro della nonna che avevo depositato sul davanzale della finestra. La pagina ingiallita si spalancava su quello che era uno strano cerchio con pietre e stelle ben allineate tra loro e con delle parole scritte in nāhuatl, da molti nota come lingua madre degli sciamani. Se una qualunque persona avesse visto quel manuale, mi avrebbe sicuramente dato della figlia di Satana, ne ero più che certa, ma in quel momento ciò che mi importava era che il rituale si svolgesse alla svelta e che filasse liscio come l'olio. Avevo trovato tutte le pietre necessarie e avevo persino comprato i gessi da utilizzare per dipingere sul terreno il cerchio del rituale. Ero pronta. Avrei rispedito quello Shen al suo luogo natio e mi sarei ripresa la mia comune vita da libraia. Con una goccia di coraggio in più, gonfiai il petto e con un movimento fluido sfilai l'asciugamano dalla testa. I capelli castani ricaddero bagnati sulle spalle, appiccicandosi tra di loro. La mia attenzione venne catturata da delle ciocche bianche proprio dietro il collo. Mi avvicinai allo specchio, afferrando quelle oscenità tra le dita della mano e le osservai con attenzione. Erano spuntate di nuovo, per quanto mi fossi sforzata di coprirle con la tintura scura, sarebbero tornate in superficie a ogni costo.

«Cosa stai facendo?» La voce di Xavier mi fece sobbalzare dallo spavento. Mi voltai giusto in tempo per ammirarlo appoggiato allo stipite della porta. Le braccia incrociate e l'espressione annoiata di sempre. Istintivamente mi strinsi l'accappatoio più addosso, lasciando che aderisse completamente al corpo ancora umido.

«Si può sapere cosa ci fai qui? Esci!» Gli ordinai stizzita puntando la porta con il dito indice. Lui mi squadrò con aria annoiata, ma rimase impassibile dove si trovava. I suoi occhi gialli guizzarono attenti sui miei capelli, come se avesse captato qualche anormalità e si assottigliarono poco dopo, facendomi ingoiare a mala pena un groppo di saliva.

«Cosa stavi facendo?» Domandò curioso, ma pur restando distante.

«Sono affari miei e adesso esci!»

«Ti stavi guardando i capelli...» Continuò lasciando che alla luce della lampada le sue gemme scintillassero di pura eccitazione. Mi sentii a disagio e sperai che non avesse notato quell'anomalia che cresceva sulla mia testa da quando ero una bambina.

«Non guardavo i capelli, ma le rughe!» Mentii portando una mano sulla testa, come a cercare di nascondere quelle ciocche impure. Lui aggrottò la fronte, confuso.

«Rughe?»

«Tu non te le guardi mai?» Continuai imperterrita cercando di sviare l'argomento, ma lui non sembrò cascarci, tanto che il suo sguardo da essere confuso, divenne infastidito. La sua bocca si sollevò in una smorfia rabbiosa e, poco dopo, il suo corpo massiccio si spostò dalla soglia.

«Non vedo l'ora che tu esegua il rituale», ringhiò mesto dandomi le spalle. Non aveva idea di quanto potessimo essere d'accordo al riguardo. Senza rendermene conto mi ritrovai a mordermi il pollice presa dal nervosismo. Lui si mosse appena per sfuggire dalla mia vista, ma la mia bocca si mosse prima del mio cervello e mi ritrovai a porgli una domanda che mi era ronzata in testa molto spesso durante la giornata.

«Xavier, dove sei stato tutto il giorno?» Lui voltò appena la testa e digrignò i denti. Era sicuramente un tasto dolente.

«Non sono affari che ti riguardano.» Xavier fece per muovere un passo in avanti, ma la lingua nuovamente sembrò non essere d'accordo con la mia testa e immaginai la scimmietta che batteva ripetutamente i piatti schiacciando la mia coscienza ormai giunta al collasso.

Shen-L'ombra del dannatoWhere stories live. Discover now