Capitolo 13

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Il suono delle tazzine a contatto con il tavolino mi risvegliarono dal torpore in cui ero caduta

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Il suono delle tazzine a contatto con il tavolino mi risvegliarono dal torpore in cui ero caduta. Sollevai la testa verso l'anziana signora che stringeva tra le mani callose una teiera vecchia e rovinata su più punti. I suoi occhi bianchi restavano sempre fissi su un unico punto, eppure, nonostante la cecità, sembrava vedere più di tutti noi messi insieme. Si chiamava Soraya, perché sosteneva di essere nata in un giorno in cui sole e luna coesistevano pacificamente, almeno così ci aveva detto non appena eravamo entrati in quel furgonato adibito a roulotte.

«Volete del tè?» Domandò posando la teiera davanti a me. Nessuno di noi rispose. Ivory restò sulla porta con le braccia incrociate a fissare Xavier, che in quel minuscolo spazio appariva come un gigante. Era silenzioso e non perdeva di vista la vecchia Sorella, come se dentro di sé la temesse più della nipote che aveva persino dato prova dei suoi incredibili poteri.

«Non c'è bisogno di essere così scortesi, non ti faremo del male, Shen.» Soraya sollevò lo sguardo su di lui, come se conoscesse la posizione esatta in cui si trovasse. Xavier ringhiò e digrignò i denti.

«Non mi fido di voi.»

«I tuoi simili sfruttano i loro doni per nascondersi e attaccarci nell'oscurità. Tu ti palesi al fianco di una Sorella nella tua forma più debole e dici che non ti fidi...»

«I vigliacchi si celano alla verità», rispose solenne indurendo l'espressione del volto.

«E gli stolti la affrontano», ribatté prontamente lei. Istintivamente mi alzai dalla poltroncina logora su cui ero seduta e mi diressi verso Xavier. Era nervoso e terribilmente irritabile. Se avesse commesso una pazzia ci saremmo ritrovati senza vita entrambi. Lo raggiunsi in pochi passi e poggiai una mano sul suo avambraccio muscoloso. Lui non mi degnò di attenzione, i suoi occhi gialli erano fissi sulla donna, come un animale che sa di essere in pericolo e non intende abbassare le difese.

«Xavier, dovresti...»

«Uno Shen con un nome!» L'anziana strabuzzò gli occhi velati, interrompendomi ancora prima che potessi terminare la frase.

«Perché non volete farmi del male? Quale scusa del cazzo userete questa volta?» Xavier stava perdendo la calma e la cosa stava iniziando a spaventarmi.

«Detesto il modo in cui ti stai riferendo a mia nonna!» Intervenne Ivory minacciosa, staccandosi dalla porta e pronta a muovere la sua mano. Xavier scattò in posizione di difesa e nel farlo mi urtò, facendomi sbattere contro una specie di mobiletto.

«Io detesto la tua presenza!»

«Allora la cosa è reciproca!» Quei due sembravano due cani con la rabbia. I loro occhi si scontravano con violenza e i loro corpi tremavano dal desiderio di ferire l'altro.

«Ivory!»

«Xavier!» Urlammo io e Soraya cercando di calmare la situazione. Quei due restarono fermi a fissarsi con la stessa foga di un secondo prima, ma poi Xavier proferì parola, pur restando nella sua posizione.

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora