twenty-one

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Background story

«Pensala come vuoi, ma sicuramente la TAC devi tenerla in considerazione per un paziente con trauma cranico, non si sa mai!» Sospirò Dalia mentre si accomodava nei divanetti del bar di fronte all'Università e discuteva le risposte dell'esame, l'ultimo della sessione, con i suoi due compagni- amici- di corso.

«Io non penso niente, mi penso in vacanza...» ribatté Kaia, addentando una delle sue solite merendine senza glutine e offrendone un pezzo agli altri, sebbene sapesse benissimo che il loro sapore di cartone dava la nausea a chiunque, tranne che a lei.

Poi, come con un lampo di genio, la ragazza si illuminò e, non appena ebbe finito di masticare, cominciò a parlare sotto lo sguardo interrogativo di Dalia e Riccardo: «ragazzi! Domani scadono le iscrizioni per l'Erasmus a Edinburgo, cosa vogliamo fare?»

La riccia sembrò rabbuiarsi di colpo: aveva trascorso i quattro mesi precedenti a procrastinare il più possibile questa scelta, pensando che non sarebbe mai effettivamente arrivato il momento. E, ora che si presentava l'occasione di partire, che cosa avrebbe potuto dire?

Al contrario di Riccardo e Kaia, che sembravano non veder l'ora di fare bagagli e burattini per cambiare un po' aria, Dalia Rizzo si sentiva come incatenata alla città ogni giorno di più, dovendo pensare prima al bene di suo padre- che, nonostante tutto, non poteva abbandonare a se stesso- e agli impegni a lui correlati.

Nonostante ciò, non ebbe neanche il tempo di formulare una qualsiasi risposta nella sua mente, in quanto il loro discorso fu interrotto dall'arrivo di una persona che, poiché alle spalle della ragazza, non riuscì a riconoscere subito.

«Non ti girare, fai finta di niente» le suggerì spassionatamente Riccardo, mentre su Kaia si allargò un sorrisetto divertito:

«Dali, dimmi un po', non è che ti sei dimenticata qualcosa di oggi? Tipo un'uscita con qualcuno...»

Al che i neuroni della ragazza sembrarono finalmente collegare la situazione e, balzando in piedi, si sbatté una mano in fronte in completo panico: «cazzo, sono pessima. Ci sentiamo più tardi, ok?»

Detto ciò, mollò i soldi del suo caffé sul tavolino e camminò a passo svelto verso la figura di Emanuele che, appoggiato alla sua macchina, aveva tutt'altro che un'aria scocciata in volto: sembrava piuttosto contento di vederla.

«Come mai il muso lungo? Non hai passato l'esame?»

Nel sentire la sua voce, Dalia si convinse a voler posticipare la sua scelta ancora una volta e godersi al massimo quell'uscita: era stata una mattinata complicata, si meritava di svagarsi un po'.

«Non me la tirare! Comunque tutto ok, tranquillo. Andiamo?» Il suo tono non ammise alcuna replica, sebbene stesse sfoggiando il sorriso più innocente e luminoso che avesse mai imparato a fare, portando il povero Emanuele a salire in macchina interdetto.

Perciò, dopo aver lanciato un ultimo sguardo verso il tavolino dei suoi amici, anche la ragazza prese posto.


Per garantirsi un po' di privacy, i due erano riusciti a scovare un piccolo locale in periferia, proprio dove sembrava impossibile che qualcuno tra le loro conoscenze potesse passare, anche solo per sbaglio.

Grazie a quell'ambiente così tranquillo e riservato, infatti, sia Dalia che Emanuele avevano trovato il coraggio di rompere il ghiaccio senza alcun ausilio dell'alcol, arrivando a parlare, scambiarsi battute e persino pensieri più profondi come se si conoscessero da sempre. Come se ci fosse un filo invisibile che li collegava e li rendeva così affini.


Finito il pranzo e riaccompagnando Dalia a casa, però, Emanuele si sentì che c'era ancora tanto che voleva dire e fare con lei, che voleva ancora più tempo.

Tuttavia, esattamente nel momento in cui stava cercando una scusa plausibile per allungare di un po' l'uscita, fu proprio la sua ragazza a riportarlo alla realtà con una serie di messaggi, che lo esortavano a guardare l'ora e a sbrigarsi a tornare per le prove del concerto di quella sera.

Allora, una volta raggiunto l'appartamento di Fabio Rizzo- dove Dalia aveva gentilmente chiesto di farsi lasciare-, si lasciò andare sul sedile con un sospiro rassegnato, osservando attentamente i tratti dolci della ragazza di fronte a lui.

«È stato un bel pranzo» concluse lei, sperando di rompere quel clima di tensione che aleggiava da pochi minuti a quella parte.

«Si? Cioé, si. Anche io penso lo stesso: mi piace parlare con te, lo sai»

Effettivamente, Dalia lo sapeva perché glielo aveva anche già scritto, ma non riusciva a dirgli che sì, anche lei lo pensava e che ne era, a dir poco, terrorizzata.

«E, anche questa volta, mi lasci il visualizzato...» ridacchiò Emanuele, forse speranzoso di ricevere una qualsiasi reazione dalla riccia.

«Hai ragione, scusami.- si passò una mano trai capelli, attorcigliando nervosamente una ciocca al suo dito- Lo penso anche io, ovviamente. È solo che, sai, non mi sembra poi corretto nei confronti della tua ragazza».

Temendo una reazione negativa, allora, Dalia si voltò ad osservare il condominio di fronte a lei, cominciando a tracciare i profili dei passanti: sapeva di aver fatto la cosa giusta a farglielo presente, eppure non riusciva a non maledirsi per come aveva rovinato la perfetta atmosfera di calma e pace, che si era creata.

Rovini sempre tutto.

«Ma noi siamo solo amici, no?» Domandò il rapper inaspettatamente, ricevendo un mero cenno della testa come risposta.

«Allora, qual è il problema?»

«Nessuno. Non c'è nessun problema. A stasera, Emà» esordì freddamente, per poi uscire di corsa dall'auto del ragazzo, senza neanche dargli possibilità di replica.

Non c'era nulla di sbagliato o controverso nel discorso di Emanuele, poiché, almeno in apparenza, si trattava della pura e semplice verità. Ciononostante, Dalia Rizzo sembrava incapace di reprimere il fastidio che provava verso l'etichetta di "amici"- che lei stessa aveva attribuito al loro rapporto- e, ancora di più, si odiava per aver lasciato che altri problemi si aggiungessero alla mole di pensieri, che già si trovava costretta ad affrontare giornalmente.

In che guaio mi sono cacciata?

Nell'attesa che suo cugino aprisse il portone, trattenendo un'inaspettata voglia di piangere, venne riportata alla realtà solo grazie ad un messaggio inviato dalla sua amica:

Kakà (💩)

Come è andata? Hai scopato ?

Comunque, siccome non mi avresti mai risposto in tempo per l'iscrizione, io e Ric abbiamo compilato il modulo x l'Erasmus anche x te

Se veniamo presi e proprio non puoi venire, potrai sempre disdire con un preavviso di 1 settimana 😁

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