eight

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@daliarizzo's ig story

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Mia moglie

@riccardopollini has replied to your story

Com'è che non vi vedo a tirocinio??

Oggi sessione studio

Beate voi 😔
È il quinto catetere che
devo svuotare di oggi 

Divertiti col sesto allora 😜

🖕🏻🖕🏻🖕🏻

Background story

«Non so, Kaia-, rispose flebilmente Dalia poggiando i gomiti sul bancone della cucina- non saprei nemmeno quanto senso avrebbe partire all'inizio del quarto anno».

L'amica continuò ad armeggiare con il coltello, tagliando a cubetti il soffritto e ignorando quasi del tutto ciò che le era appena stato detto. Poi, non appena ebbe riversato anche le carote nella pentola per il ragù, si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto e iniziò a parlare: «è un'esperienza che vale la pena di essere vissuta, Dalia. Non stiamo scappando perché qua è troppo difficile! È solo un modo per cambiare aria e, magari, conoscere nuove persone».

L'idea di partire in Erasmus era sembrata sin da subito un ottimo modo per potersi allontanare momentaneamente dal sistema scolastico italiano e riprendere il fiato.

Tuttavia, ciò significava anche dover partire da zero in una nuova città, con nuove persone e nuove abitudini- cosa che, agli occhi introversi della cugina di Fabio Rizzo, non poteva che essere una gran seccatura.

«Senti, lo so che come idea non ti fa impazzire, ma non dobbiamo scegliere subito: hai ancora tempo fino alla fine della sessione estiva per pensarci!»

Quattro mesi.

Quattro mesi sembrarono un tempo ragionevolmente lungo per fare una scelta di tale entità, tanto da permettere a Dalia di rilassare i muscoli e buttarsi a peso morto sul divano, seguita dall'amica.

«Comunque», Kaia si sedette composta e voltò leggermente il busto verso Dalia, mentre quest'ultima era intenta ad accendersi una heets. «Non c'è proprio niente di cui ti va di parlarmi?»

«Tu sai, non è vero?»

Kaia spalancò gli occhi come se avesse appena sentito un'assurdità, «certo che so. Credevi che io e Jacopo non ci parlassimo più, per caso? Anzi, sono ferita dal fatto che tu non me ne abbia voluto parlare prima!»

Dalia alzò gli occhi al cielo dopo aver sbuffato del fumo dalla sua bocca, per poi assumere anche lei una postura decisamente più consona: «se non te ne ho parlato prima, vuol dire che non c'è niente da dire».

«Vi state solo facendo delle illusioni su qualcosa che non è mai esistito e mai esisterà. Non né ho tempo né voglia per stare dietro a qualcuno, soprattutto a un ragazzo fidanzato», continuò la ragazza.

L'amica, allora, alzò le mani in segno di resa e si alzò a controllare la pasta in cottura; «nessuno vuole obbligarti a fare niente, Dali. Io e Jacopo non vorremmo solo che tu ti precludessi delle occasioni per stare bene e fare qualcosa di nuovo, a causa, beh, della tua tendenza a pensare troppo a tutto».

Ovviamente, non arrivò alcuna risposta, ma Dalia sapeva che entrambi i suoi amici avevano ragione, su tutto: non riusciva mai a lasciarsi andare, a scrollarsi di dosso le responsabilità arrivate in risposta alla sua scelta di vita e, ancor meno, non riusciva a non essere terrorizzata dall'idea che, un giorno, qualcuno sarebbe potuto piombare nella sua vita e farle perdere completamente la testa.

Non poteva permettere che qualcosa del genere accadesse e vanificasse gli sforzi di una vita per raggiungere il suo sogno.

Allora, così come venne aperto, il discorso fu chiuso con la più totale nonchalance e subito rimpiazzato da reciproci lamenti sul cumulo disumano di pagine da studiare durante il pomeriggio.

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