La dentiera di mio nonno

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"È un'ottima idea" dissi sbattendo le palpebre, ancora incredulo.

Continuavo a formulare pensieri alla velocità della luce che non riuscivo a catturare. Richieste di affetto, voglia di vicinanza. Mani intrecciate, gambe attorcigliate. L'odore pungente del desiderio, il bisogno di assaporarlo anche con la lingua.

E stop, perché stavo sbagliando, come sempre. Quella era tutta roba mia, non di Mo. Una cosa che avevo imparato a mie spese era che ogni volta che ascoltavo me e solo me, lo costringevo a fare cose. E sì, magari ottenevo anche qualche piccola concessione, ma in queste non c'era mai la soddisfazione piena di una resa volontaria. Sempre e solo un cedimento a un'imposizione, non solo psicologica, quasi sempre anche fisica.

Stavo decidendo in quel preciso momento che non l'avrei più fatto. Anche a costo di non riuscire ad avere mai più un contatto con Mo. Era arrivato il momento di ascoltare lui e andare nella direzione in cui lui mi avrebbe accompagnato, anche se questo avrebbe potuto portare a un allontanamento.

Ovviamente non avrei mai potuto bloccare i pensieri, soprattutto quelli più sconci. Ma non ero un animale in calore (anche se ci andavo veramente molto vicino). Avrei tenuto a bada gli istinti e li avrei sfogati in separata sede. Più volte. Più e più volte.

Tutto ciò non mi esentava comunque dal prenderlo in giro fino alla morte.

"Però è importante dettare prima le regole: quante leccate a testa, se è permesso prenderlo in bocca tutto in una volta, se si può ingoiare. Ah, mi raccomando, niente morsi!"

Il Rosso era diventato del colore dei suoi capelli.

"He Tian!"

"Scherzavo, perdio!"

Tornai al divano ridacchiando e mi lasciai cadere di peso al suo fianco, finendogli quasi sopra.

"Ehi!" Mo si spostò quel tanto per far uscire la spalla che era rimasta incastrata tra il divano e me, ma lasciò la gamba sotto alla mia.

Sbagliavo, sbagliavo di nuovo: lo stavo obbligando alla mia vicinanza. Difficile cambiare atteggiamento tutto in una volta.

"Scusa" bofonchiai rialzandomi per andare a sedermi a gambe incrociate sul cuscino vicino al suo, senza sfiorarlo.

Lo guardai con la coda dell'occhio: mi stava fissando, non capivo se con aria stupita o compiaciuta.

"Allora, questa condivisione del lecca-lecca? A parte le cazzate, come vogliamo fare? Ne mangi metà e poi me lo passi?" dissi come se stessimo discutendo di argomenti importanti che richiedono un'adeguata pianificazione strategica.

"Non so... Così uno dei due rimarrebbe a bocca asciutta per un pezzo..."

"Quindi? Vuoi che ce lo passiamo ogni leccata?"

"Non so... Così non si avrebbe nemmeno il tempo di gustarlo."

Davvero dobbiamo passare mezza giornata a parlare di come condividere un lecca-lecca?

"Mo, tesoro. Facciamo così."

Girai il busto verso di lui, gli presi la mano che stringeva lo stecco e la avvicinai lentamente alle mie labbra. Tirai fuori la lingua, lo bagnai ben bene visto che ormai si era seccato, cercando in tutti i modi di non guardarlo negli occhi, per non provocarlo. Dio che difficoltà!

Un aroma di fragola artificiale, estremamente zuccherato, impregnò l'aria.

La mano che stringeva la sua cominciò a sudare, ma feci finta di niente, e spostai lo stecco verso di lui, davanti al suo viso.

"Finiscilo tu, ok?"

Solo in quel momento decisi di alzare lo sguardo. Prima si fermò sulla palla di zucchero grondante della mia saliva – rendendomi conto che di grondante avevo qualcos'altro qui sotto – poi incontrò la bocca di Mo, che era socchiusa, un po' tremula, per finire sui suoi occhi, che trovai fermi e impassibili a fissarmi le labbra.

D'istinto me le umettai, ancora dolci di fragola, e deglutii facendo sobbalzare il pomo d'Adamo. Sentivo il cuore pulsare in ogni angolo remoto del corpo.

Fui capace solo di due pensieri:

ho i boxer fradici;

non devo saltargli addosso.

Ero determinato a spostare l'attenzione su qualcosa di veramente disgustoso per placare ogni evoluzione porno di noi due nelle mie fantasie per mantenere fede alla promessa fatta pochi minuti fa: non costringere Mo, in nessun modo.

Ma non feci in tempo a focalizzarmi sulla dentiera di mio nonno che trovai in bagno da bambino che il Rosso mi aveva già tappato la bocca con un bacio.

ESAUSTOWhere stories live. Discover now