15. In mezzo ad un prato

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"Cosa vuol dire Hope?" Chiese terrorizzato Lando.
I suoi occhi erano lucidi, la voce gli tremava e le dita si stavano massacrando a vicenda.
Non sapevo cosa fare, ormai avevo parlato che senso aveva non continuare? Il punto è che non ero pronta a raccontargli tutto. Era una cosa più grande di me che ormai mi perseguitava da quando avevo 8 anni.
Tutto inziò quel lontano giorno in cui correvo spensierata per quel prato fantastico che ogni volta mi regalava emozioni uniche. Non era nulla di che, solo un' immensa distesa verde in cui mi divertivo a giocare per ore con i miei amici. Nonostante avessi solo 8 anni, in molti mi hanno sempre detto di essere una ragazza intelligente, mala verità è che anche io mi divertivo, anche io giocavo, anche io stavo male a volte...e ho iniziato a stare male per davvero, proprio in quel giorno; dopo essermi divertita su quel prato verde smeraldo.
È successo tutto velocemente: stavo correndo a nascondermi siccome stavamo giocando a nascondino e già da un po' sentivo il fiato più corto e continuavo ad avere il fiatone quando all' improvviso sento le tempie comprimersi e un dolore lancinante invadermi la testa. I miei occhi iniziano a rotearsi e cado a terra cercando di riacquistare la vista ma con ben pochi risultati. Così cerco di parlare ma non sento la bocca; come se non c'è l'avessi più. Non riuscivo a muovere nessun muscolo, dal bacino fino alla testa: come se metà del mio corpo non rispondesse ai comandi del mio cervello.
Fortunatamente mi trovarono e mi portarono all'ospedale dove mi ricoverarono per un mese; il più lungo della mia vita perchè continuavo ad avere questo tipo di crisi.
Non ricordo quante tac e risonanze mi divetterò fare prima di accorgersi di una piccola macchia situata vicino al cervello. Da quello che mi hanno detto non era un tumore come si pensava; era semplicemente una macchia che si espandeva molto velocemente avvicinandosi pericolosamente ad una parte del cervello che mi permetteva di muovere la parte superiore del mio corpo.
Per rimuoverla mi avrebbero sottoposto ad un'operazione troppo complessa ed estremamente pericolosa così aspettavo solo il giorno in cui quella macchia mi avrebbe consumata del tutto.
Poi però arrivò un medico specializzato che mi operò riuscendo ad eliminare gran parte di questo grumolo che si restrinse sempre più, fino all'anno scorso. Infatti quando feci quel famoso incidente in auto risentii quello strano dolore come era successo anni prima e, anche se non lo avevo detto a nessuno le mie braccia non rispondevano più ai miei comandi così sbandai e mi andai a schiantarmi.
Fu quando mi portarono all'ospedale che ritrovarono la macchia.
E da quel giorno ogni mattina mi chiedo se sia l'ultima.
Poi mi accorsi che Lando mi stava guardando spaventato così non sapendo cosa fare gli diedi le spalle e me ne andai.
Più mi allontanavo da lui più sentivo il peso di tutte le ingiustizie cadermi sulle spalle.
Perfetto. Avevo rovinato tutto con l'unica persona con cui tutto doveva filare liscio.
Mi accorsi davvero di amare Lando. E se prima la morte non mi spaventava, ora so che se me ne andassi ora non potrei più rivederlo, e non so per quale motivo ma questa sensazione mi devasta.

~~~

Mi trovavo ai box della McLaren ha riflettere su quello che era appena successo quando di nuovo quel numero sconosciuto comparve sulla schermata del mio cellulare, così un po' spazientita risposi: "Pronto? Si può sapere chi sei?"
"Hahahahha oh my gosh sei proprio come qualche anno fa" rispose una voce che avrei riconosciuto tra moltissime
"Ma- oddio non dirmi che- JONATHAN?"
"In carne ed ossa, girl"
"Omioddiooooo!!!"
"No way! You are really happy to listen me again?"
"Yeah of course!!!" Gradai io dalla gioia
Jonathan fu il medico che mi operò anni prima salvandomi la vita, per questo gli sarò debitrice a vita perchè lui poteva rimanere in America, dai suoi pazienti, dalla sua famiglia; invece non appena ha sentito di una povera ragazza britannica sfigata con una malattia rarissima, si è fiondato nel mio ospedale pronto ad operarmi.
Con il tempo ci siamo conosciuti e abbiamo stretto un legame molto forte, come quello fraterno.
Poi quando dovette ripartire per l'America perché sua nonna era venuta a mancare abbiamo perso i rapporti e ora sono felicissima di poter parlare di nuovo con lui.
"Listen to me girl, sono in Inghilterra a trovare la mia ragazza che studia qui e ho pensato che sarebbe stato bello rivederci davanti ad un buon te, che ne dici?"
"Dico che non desidero altro!"
"Domani alle 5:00 nel nostro baretto?"
"Certo non mancherò!"
"Cool"
Detto ciò riattaccai e sorrisi perchè il suo fantastico accento americano era proprio come me lo ricordavo.
"Hope?"
Sentii quella voce arrivarmi fino alle orecchie, così capendo che non potevo più scappare da lui ma soprattutto dalla verità iniziai a parlare: "senti Lando. Abbiamo avuto un buon rapporto, nel senso che non avrei mai creduto che saremmo diventati amici siccome ti odiavo per la questione di mio padre, ma ora, che non siamo più solo amici ho iniziato ad avere paura. Paura di perdere l'unica persona che mi capisce, che mi sopporta, che ha conosciuto i miei punti deboli e me li ha fatti amare quando gli stavo odiando. L'unica persona che mi abbia mai fatto battere il cuore in quel modo, l'unica persona che non uscirà mai dalla mia testa....e quella fottuta persona sei tu."
Detto ciò i nostri occhi si incastrarono l'uno all'altro come fosse la prima volta e in un attimo mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Le sue mani presero il mio viso avvicinandolo sempre di più al suo e rimanemmo così per minuti interi.
Non so come sia successo ma sentii un emozione fortissima invadermi tutta e attraversarmi dalla testa ai piedi.
Come faceva una persona a ridurmi così?
Pensavo solo a quanto fosse bello stare vicina a lui e non pensare a nulla; così iniziai ad urlare dentro di me: FANCULO LA MALATTIA, FANCULO LA MORTE. SE DEVO LASCIARE QUESTA TERRA, VOGLIO FARLO STANDO VICINO A TE. <3

Ciao
...
Allora, questo è il capitolo più lungo fino ad ora perchè dovevo dire un po' di cosine...l'idea della malattia e di tutto il resto mi è venuta in mente ieri, mentre stavo entrando in ospedale. Infatti quando scrivo mi ispiro un po' a quello che accade nella mia vita e cerco sempre di riportare un po' di me in ogni personaggio attraverso dei piccoli dettagli. In base a quello che vivo, provo, in un certo periodo della mia vita inizio ad immaginare molte storie che poi scrivo. Ecco perchè non mi baso mai su una scaletta.
Dico tutto questo perché anche se a volte questa storia vi sembrerà un po' scontata o banale e perchè lo pensiamo ogni volta anche della nostra vita, ma poi queste banalità hanno delle ripercussioni sul futuro. Cooooomunque basta momento psicologa; siccome in questi giorni sono in quarantena avrò un po' più di tempo per scrivere :)
P.s= grazie playlist di Spotify depressissima per avermi assistito in questo capitolo
Adiosss🤍

La speranza dei sogni ~Lando Norris~On viuen les histories. Descobreix ara