500.000 è solo un numero.
Viviamo in un mondo in cui non è più nemmeno l'apparenza a contare, ma il quanto appari.
Non il come.
Il quanto.
Io sono schiava e frutto di questo contesto tanto quanto tutti gli altri, e sebbene io avverta il desiderio di dimenarmi per sottrarmi al meccanismo, non ne sono capace. E allora vediamola così: mezzo milione non è un numero e non è un traguardo e non è nemmeno una tappa. Sono persone. Sono minuti. Sono scleri. Sono ipotesi. Sono viaggi. E chissà, magari anche lacrime (le mie di sicuro).
Sono tante cose che messe insieme assumono quella forma lì, una forma che comunque cambierà perché Priceless non è ancora finito. Ho alti e bassi. Da sempre. A volte guardo la mia creatura e ne vado orgogliosa. A volte mi chiedo perché invece non ho scritto qualcosa di meno controverso e adatto a un pubblico più giovane. A volte penso di aver fatto tanto e raccolto altrettanto. A volte mi sembra di spendere molto più di quello che mai potrò raccogliere.
Spesso mi chiedo chi me lo fa fare.
Quasi ogni giorno maledico l'altro social che ha fatto la fortuna immensa di altre ma non la mia.
Ma quando ricordo che non ho più l'età per ragionare in questo modo contorto, allora penso che a volte le cose arrivano in modo inaspettato, ma che se arrivano è perché le hai cercate, chiamate, bramate e inseguite. Raramente la vita fa regali e io che ho scritto 400.000 parole per somatizzate il fatto che ogni cosa ha un prezzo, ancora mi rifiuto di accettarlo.
Forse Priceless troverà la sua strada in un modo diverso da quello in cui speravo.
Ma una strada l'ha già trovata, perché ha raggiunto voi, partendo da me.
Una fatica così profonda, un sacrificio così dispendioso sarebbe stato inaffrontabile se non avessi avuto voi.
Sono arrivata alla fine di Priceless solo perché siete arrivate voi a leggerlo, e a darmi segnali positivi.
Senza di voi avrei mollato al capitolo 40.