Dagli occhi non scende più ni...

By ArcticBlast

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La guerra è finita, la guerra è passata...ma che ne è rimasto degli eroi? Severus è sopravvissuto, ma è davve... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46

Capitolo 43

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By ArcticBlast

"Baciami Severus".

"Come?".

"Baciami".

Mi bloccai poco prima di uscire dal portone del castello.

Lucas nel frattempo era uscito.

"Perché?".

"Perché ne ho bisogno" mormorai.

L'uomo mi prese il viso tra le mani.

Mi guardò negli occhi per qualche secondo.

Sapeva bene il motivo di quella richiesta.

Avevo paura.

Paura per me.

Per lui.

E per Lucas.

Severus mi baciò.

Forte.

Assaporando le mie labbra.

Anche lui aveva paura.

Forse per la prima volta in vita sua.

Questa volta non si trattava di rischiare se stesso.

Ma suo figlio.

E anche me.

"Adesso andiamo, stai tranquilla" mi accarezzò i capelli.

Raggiungemmo il bambino.

Insieme camminammo per il sentiero che portava alla Stamberga.

In silenzio.

Tremanti.

Per niente convinti del piano ideato.

Intorno al luogo designato c'erano appostati i nostri alleati.

I membri dell'Esercito di Silente.

E qualche squadra di auror.

Spero soltanto che i mangiamorte non se ne accorgano.

Lucas mostra una tranquillità quasi disumana.

Sembra non avere timori.

Eppure dentro sta soffrendo.

Lo so.

Prima di uscire ci ha abbracciati.

Forte.

Come chi non è sicuro di rivedere i propri genitori.

Ma non sarà così.

Faremo di tutto per garantire la sua protezione.

Anche dare le nostre vite.

Perché questo è il compito di un genitore.

Proteggere il proprio figlio a costo della vita.

Severus non ci aveva dormito.

Era troppo agitato.

In questi giorni si è confidato con Albus.

Gli fa bene confrontarsi con lui.

È come un padre per Sev.

Anche se odia ammetterlo.

Eppure quando ha un problema si chiude nelle sue stanze.

O nel suo laboratorio.

E parla con il quadro di Silente.

Quei due ne hanno passate di cose insieme.

Tra alti e bassi.

Si sono voluti bene.

A modo loro.

Certo.

Ma se ne sono voluti.

Io?

Io ho pianto.

Nei momenti in cui ero sicura di essere sola.

Ho urlato.

Sotto la doccia.

Perché ricominciare da capo con questa storia?

Perché di nuovo con i mangiamorte?

Chi lo sa.

Forse era destino.

Forse era un cerchio ancora a metà.

E noi siamo i prescelti per chiuderlo.

Una volta per sempre.

"Dobbiamo entrare?" Lucas guardò il padre.

"...sì".

Seguii i due maschi.

La bacchetta stretta nella mano.

Pronta ad attaccare.

Riconobbi subito la stanza in cui si addentrò Severus.

Era quella principale.

Guardai a terra.

Non era cambiato nulla.

Lì.

A terra.

A pochi passi da noi.

C'erano ancora alcune macchi di sangue.

Del sangue di Severus.

Ho ben stampata in mente l'immagine di lui.

In fin di vita.

Che chiede ad Harry di guardarlo negli occhi.

Per vedere lo sguardo di Lily.

Non ce l'ho fatta a lasciarlo lì.

Tornai indietro.

Lo salvai.

Lo rifarò anche oggi se necessario.

"Non c'è nessuno" sussurrò il bambino.

"Arriveranno".

"Magari ci stanno già ascoltando...".

Lentamente mi avvicinai ad una delle finestre.

Sbirciai fuori.

Era ormai notte.

"Sono le dieci, dovrebbero già essere qui".

"Si fanno attendere, così da alzare il livello d'ansia dei nemici".

"Ci stanno riuscendo".

Improvvisamente le porte intorno a noi si chiusero.

Producendo un rumore sordo.

Si levò un vento fortissimo all'interno della stanza.

Istintivamente io e Severus ci posizionammo a proteggere Lucas.

Potevo avvertire delle presenze.

C'era un'energia magica piuttosto elevata.

Ma non riuscivo a vedere nulla.

Il vento bruciava gli occhi.

"Mamma! Papà!" urlò il piccolo.

Non era più vicino a noi.

Cercavo il suo corpo con una mano.

Poi un'ondata magica ci fece volare addosso le pareti.

Erano arrivati.

Aprii gli occhi riabituandomi alla luce.

C'erano tre tizi.

Severus si alzò velocemente.

Pronto a lottare.

Uno dei tre teneva Lucas per un braccio.

Erano già passati in vantaggio.

"Buonasera, Severus" parlò quello al centro.

"Non sono in vena di chiacchiere".

"Che maleducazione...sto soltanto provando ad essere civile".

"Voi neanche lo sapete cos'è la civiltà!" ribattei.

"Che caratterino, la ragazza" sorrise.

"Capo, procediamo?".

"Aspettate, voglio vederli soffrire prima".

Lucas si dimenava.

Ma non attaccava.

Era come bloccato.

Poi mi cadde l'occhio sulla mano del mangiamorte.

Indossava dei guanti.

Molto strani.

Forse erano impregnati dalla pozione che toglie i poteri a Lucas.

Doveva essere così.

"Lascia andare lui, è me che vuoi" fece un passo avanti il mio uomo.

"Ti sbagli, voglio entrambi".

"Chi sei?".

"Così mi ferisci...ma hai ragione, forse è meglio partire dal principio".

Ci fu un movimento di bacchetta quasi impercettibile.

Ci ritrovammo seduti su due sedie.

Immobilizzati.

Come poteva essere così forte?

Chi era questo tizio?

POV SEVERUS

"Così non è valido però".

"Cosa ti aspettavi, Severus? Che ti lasciassimo fare tutti gli incantesimi che ti volevi? Dovresti sapere come funziona con noi".

"Papà!".

"Lucas, stai tranquillo...è tutto sotto controllo".

No.

Non lo era.

Ma avevo bisogno di pensare.

Come potevamo uscire da questa situazione?

Questo tipo sembra molto abile.

Ci ha incantati alla velocità della luce.

"Mi presento, sono Aston Derrick, il capo di questa ultima cellula dormiente. Per anni siamo stati fermi, rintanati nella nostra base a lavorare sull'ultimo progetto desiderato da Lord Voldermort".

"Farete la stessa fine del vostro amico" commentai freddo.

"Te la faremo pagare, Piton!" urlò uno dei due scagnozzi.

"Il Lord voleva creare un nuovo guerriero, con poteri nuovi, in modo da poter creare un esercito in grado di surclassare voi poveri incapaci".

Lucas.

Stava parlando di lui.

"...un guerriero senza cuore e senza pietà, con poteri del tutto autonomi, che potesse andare in battaglia senza bacchetta magica".

Hermione mi stava fissando.

Voleva una mia reazione.

Sperava che facessi qualcosa per ribaltare la situazione.

Ma mi serviva tempo.

E spiegazioni.

Volevo conoscere la storia.

"Ordinò alla mia squadra capitanata dal dottor Kastzyc di occaparci di questo progetto, ci aveva mandato del materiale...una bellissima Veela, me la ricordo ancora...sai abbiamo dovuto ucciderla una volta nato il bambino. Inoltre, il Lord, ci faceva dono di sacche di sangue e sperma ogni mese, dicendo che era l'essenza del mago più forte tra i suoi ranghi".

"Perché non utilizzava il suo?".

"Non voleva riprodursi, non si fidava perciò utilizzava il tuo...ti riteneva il più potente dopo di lui ovviamente, e Silente".

"Continua".

"Mentre voi combattevate una guerra, noi giocavamo con un feto...lo abbiamo curato per ben dieci anni, finchè un bel giorno non è riuscito a scappare dalla struttura in cui alloggiava. Gli abbiamo fatto molti test, conosciamo il suo corpo e il suo potere affondo ma non è il prototipo di guerriero che voleva il Lord perciò dobbiamo eliminarlo".

"Mai!" gridò Hermione arrabbiata.

"Voi non conoscete il vero potere di Lucas, e sicuramente non lo meritate tra le vostre fila".

"Infatti non lo vogliamo, né contro di noi né con noi" sorrise.

Avevo avuto un'idea per liberarci.

Ma Lucas avrebbe dovuto concentrarsi al massimo.

Abbattere quelle barriere che lui stesso si è eretto.

Perché non voleva far male a nessuno.

Aveva paura dei suoi stessi poteri.

Dovevo comunicare con Hermione.

Senza però farmi intercettare dai nemici.

La legilimanzia.

Certo.

Mentre Derrick continuava a parlare.

Con la coda dell'occhio intercettai lo sguardo della ragazza.

Mi fissava.

Aspettava questo momento.

Mi concentrai.

Spinsi la mia mente al di fuori.

Dovevo entrare in quella di Hermione.

"Mi senti? Per Zalazar! Dimmi che mi senti".

"...sì, fa male però...".

"Ascoltami. C'è una parola segnale che ho insegnato a Lucas, appena la pronuncerò lui rilascerà un'ondata magica, e proprio in quel momento dovremo liberarci".

"Va bene...ma poi?".

"Poi tu prendi Lucas e ti butti giù dalla finestra, so che riuscirai a scappare".

"Non ti lascerò qua da solo".

"Hermione, fa quello che ti dico!".

"No".

"Prendi Lucas e scappa, ti proteggo io".

"Appena sarò fuori farò intervenire Harry".

"Come vuoi".

Uscii dalla sua mente.

Chiuso gli occhi.

Sentivo il mal di testa premere contro le tempie.

La ragazza mostrava segni di sofferenza.

Utilizzare questi metodi faceva male.

Ogni singola volta.

Derrick aveva finito il suo racconto.

Rideva.

Cosa aveva da ridere?

Non gli avrei mai permesso di torcere un solo capello a Lucas.

A mio figlio.

"Lucas, ehi, piccolo" lo chiamai.

Era inginocchiato a terra.

Stanco.

Spossato.

Sicuramente i guanti del tizio che lo teneva erano imbevuti di qualcosa.

Probabilmente della stessa pozione che indebolisce i poteri del bambino.

Ma ce la poteva fare.

Nelle ultime settimane era migliorato.

Era maturato.

Per quanto avesse soltanto undici anni.

Lucas era in grado di utilizzare i suoi poteri.

In modo più controllato.

"Lucas, mi senti?".

"Sembra che il guerriero del secolo sia senza forze" rise Derrick insieme ai suoi compagni.

"...papà" mormorò quasi impercettibilmente.

"Piccolo, ce la puoi fare, ricorda cosa ci siamo detti...è tutta questione di coraggio!".

Coraggio.

Era questa la parola d'ordine.

Quella che ci avrebbe permesso di uscire da un problema.

Lucas alzò lo sguardo su di me.

Aveva capito.

Ora toccava a lui.

Doveva raccogliere tutte le energie.

"Cosa vi siete detti?!" urlò Derrick.

"Discorsi tra padre e figlio" sorrisi al mio nemico.

Lo avrei fatto fuori.

Era una promessa.

A me stesso.

Tanto la mia anima era già macchiata.

Il bambino lentamente si rialzò da terra.

Guidato da chissà quale forza.

Con gli occhi chiusi.

Le braccia stese lungo il corpo.

I pugni chiusi.

Eccola la sua risposta.

La sua reazione.

Hermione mi lanciò uno sguardo.

Lo sentiva anche lei.

C'era un'aura potentissima.

E non era la nostra.

Non era neanche quella dei mangiamorte.

Era Lucas.

"Che sta succedendo?!" gridò lo scagnozzo che teneva ancora per il colletto del maglione mio figlio.

Lucas alzò la testa.

Lo guardò diritto negli occhi.

Iridi vuote.

Spiritate.

Un'ondata magica travolse tutta la stanza.

Sia io che Hermione finimmo contro la parete.

Le nostre sedie si ruppero.

Ed eccoci di nuovo in piedi.

Il bambino era al centro della stanza.

Intorno a lui una nube strana.

Era energia elettrostatica.

"Hermione!" urlai.

La ragazza scattò verso nostro figlio.

Lo afferrò per la vita.

Prendendolo in braccio.

Fece per lanciarsi dalla finestra.

Ma uno dei due scagnozzi l'afferrò per una caviglia.

Non sarebbe finita così.

"Pietrificus Totalus!" lanciai l'incantesimo verso di lui.

Gli altri due mangiamorte erano ancora a terra.

Schiacciati dalla bolla magica che si era formata.

Il tizio restò immobile.

Pietrificato.

Guardai la mia famiglia lanciarsi giù dalla finestra.

Ce l'avevamo fatta.

Erano salvi.

"Crucio!" la voce di Derrick sferzò l'aria.

La sua fattura mi colpì in pieno petto.

Il dolore era insopportabile.

Mi bruciava anche il sangue nelle vene.

"Hill, seguili e finiscili!" urlò arrabbiato il capo della banda.

Subii altre fatture.

Ero crollato.

Il dolore era micidiale.

Ma perché non uccidermi subito?

"Uccidimi".

"Così mi toglierei il gusto di vederti pregare che la tortura finisca, caro Severus".

"Mai".

"Vedremo".

Non avevo la bacchetta.

Mi era caduta dalle mani.

Però era vicina.

Abbastanza vicina per riprenderla.

Bastava uno scatto.

Anche se il mio corpo mi implorava pietà.

Non avrei mollato.

Scattai sulle ginocchia.

Mi lanciai verso la bacchetta.

"Stupeficium!".

Derrick accusò il colpo sbattendo contro la parete.

Veloce mi affacciai alla finestra ormai rotta.

Il tizio, Hill, aveva creato una barriera.

Tutti i nostri alleati non riuscivano a scalfirla.

Questa non ci voleva.

Servivano delle idee.

E servivano subito.

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