Blind Sight [TaeKook]✔︎

By Hananami77

220K 12.6K 7K

AVVISO: LA PRIMA PARTE DELLA SAGA NON E' ATTUALMENTE DISPONIBILE PERCHE' E' STATA TOLTA (non da me) PER CUI... More

Introduzione
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[6]
[7]
[8]
[9]
[10]
[11]
[12]
[13]
[14]
[15]
[16]
[17]
[18]
[19]
[20]
[21]
[22]
[23]
[24]
[25]
[26]
[27]
[28]
[29]
[30]
[31]
[32]
[33]
[34]
[35]
[36]
[37]
[38]
[39]
[40]
[41]
[42]
[43]
[44]
[45] *Yoonmin*
[46]
[47]
[48]
[49]
[50]
[51]
[52]
[53] Our happy ending
*Taekook Special*

~Epilogue~

6K 283 508
By Hananami77

6 anni dopo



«Daeyong! Non correre che puoi inciam—» la frase di Jungkook, esclamata dall'altra parte del campo, venne stroncata come vide suo figlio di appena sei anni ruzzolare per terra dopo essere inciampato su una roccia nascosta tra i ciuffi d'erba. 

Si passò una mano sul viso e scosse la testa, andando però velocemente incontro a Daeyong ancora riverso per terra con l'espressione confusa. Bastarono pochi secondi perchè le sopracciglia gli si corrucciassero, il labbro inferiore iniziasse a sporgere e gli occhi iniziassero a diventare lucidi già pronti a sciogliersi in lacrime. Uno, due, tre tirate su con il naso e il suo pianto disperato squarciò l'aria fresca del mattino e venne seguita dal rumore dei passi veloci di Jungkook che, come gli arrivò vicino, gli si inginocchiò affianco.

Lo tirò su e lo guardò dalla testa ai piedi per sincerarsi che fosse tutto intero. 

«Appa, bruciano!» pianse quello, le lacrime gli cadevano a fiotti sulle guance adesso arrossate, il moccio aveva appena fatto la sua comparsa sotto le piccole narici e Jungkook lo guardò con espressione sconfitta.

«Daedae quante volte ti ho detto di non correre sul campo senza guardare dove metti i piedi? E' la terza volta che ruzzoli via in appena due giorni» lo riprese bonariamente Jungkook, passando velocemente le mani sui suoi vestiti per togliergli la polvere ed i fili d'erba rimasti impigliati nel tessuto. 

Alzò gli occhi su suo figlio e vide le sue manine sporche di terriccio, ma anche scorticate in più punti. Con un sospiro gliele prese gentilmente e ci soffiò sopra mentre Daeyong emetteva versetti angosciati guardandolo di sottecchi. Gli occhi azzurri erano sciolti in lacrime -vero- ma decisamente non poi così tanto lacrimosi come pochi attimi prima.

«Meglio?» chiese Jungkook, e Daeyong annuì mestamente, mettendo un piccolo broncio e tirando su con il naso. 

«Vieni da appa, dobbiamo darci una ripulita». Jungkook allargò le braccia e Daeyong annuì velocemente -perfettamente d'accordo con le parole del suo appa- e gli avvolse le braccia attorno al collo, pronto per essere preso in braccio. 

«Perché correvi in quel modo? Volevi forse acchiappare un coniglietto?» gli disse dandogli un bacio sulla tempia, passandogli poi la mano libera sulle guance per asciugargli le tracce di lacrime.

Daeyong fece un'espressione corrucciata. «Volevo venire a vedere come lottavi, è divertente vedere gli altri provare a buttarti giù prima di volare via contro un albero» ridacchiò suo figlio, portandosi la manina alle labbra salvo poi sibilare e guardare con occhi feriti i taglietti sul palmo.

«Un giorno sarai tu a far volare appa contro un albero» commentò ridacchiando e Daeyong allargò gli occhi a dismisura. 

«Anche appa Taetae?!» sussurrò con voce emozionata.

Jungkook annuì con convinzione «Certo, soprattutto appa Taetae...assicurati di lanciarlo via quanto più forte possibile, mi raccomando».

Jungkook rise da solo della confusone dipinta sul volto piccolino di suo figlio e si avviò verso l'ingresso del quartier generale e, come vi entrò, un profumo squisito di burro e vaniglia gli inebriò le narici e gli fece venire l'acquolina in bocca.

«Zio Jinnie! Hai fatto di nuovo i biscotti?!» trillò contento Daeyong, battendo felicemente le manine e sobbalzando subito dopo guardando arrabbiato i graffi. Gli stavano togliendo tutto il divertimento!

Jin si voltò verso di loro e lo guardò allibito. «Dae! Di nuovo per terra?!» esclamò, e Daeyong abbracciò stretto il collo di Jungkook per l'imbarazzo, passando la punta del piccolo naso sulla sua pelle per nascondersi. 

Dall'alpha arrivò una risatina roca e scosse la testa, lanciando poi un'occhiata ai suoi nipotini.  Hajoon alzò gli occhi su di loro con curiosità, salvo poi guaire sorpreso come suo fratello, Seojun, aveva approfittato del suo momento di distrazione per rubargli la formina dei biscotti.

«Ehi! Ridammela, la stavo usando io!» esclamò Hajoon facendo per prenderla, ma Seojun la allontanò e gli fece la linguaccia. 

«L'hai usata per troppo tempo, adesso tocca a me! Tu prendi quella a forma di cerchio!» rispose a tono, e Hajoon aggrottò le sopracciglia.

«A-a forma di cerchio?». Con fare perplesso, suo fratello guardò il quantitativo industriale di formine che riempivano il tavolo, non capendo di quale stesse parlando. 

Seojun annuì con aria solenne e prese il bicchiere, lasciando suo fratello sempre più confuso. «Con questo puoi fare il cerchio, tanto lo sanno tutti che i tuoi biscotti sono i più brutti che appa sfor—».

«KIM SEOJUN!» tuonò Jin, comparendo dietro di lui all'improvviso.

Seojun urlò come il suo appa gli aveva appena afferrato l'orecchio e spalancò gli occhi verso di lui. «Appa! Non ho fatto niente, ha cominciato lui!» esclamò, indicando suo fratello.

Hajoon lo guardò con tanto d'occhi.

«Io?! Non dire le bugie che poi ti cresce il naso! Mi hai rubato la formina! Traditore!».

«Non è vero, sei tu che me l'hai data!».

«Appa non gli credere, io—».

Quelle scenette non erano troppo rare al quartier generale dei Red Velvet Moon. In realtà, i momenti in cui non regnava la confusione più totale erano ormai lontani. Da quando avevano avuto i loro gemelli, ovvero Daeyong e Yangbi, Jungkook era diventato un alpha dopo una settimana esatta dal parto, e l'unica traccia effettiva del suo essere stato un omega ed aver dato alla luce due piccole e dolcissime pesti, era la sua tartaruga.

O meglio, quello che rimaneva della sua tartaruga.

Un tempo perfetta, adesso non lo era più: gli ultimi due tasselli erano praticamente svaniti a causa di un lieve rilassamento dei tessuti che nessun allenamento, dieta o esercizio era riuscito a fargli riacquistare. Per quel motivo, arricciava spesso il naso guardandosi allo specchio e si pizzicava la pelle rilassata con fare critico, ma poi esisteva una fantastica persona chiamata Taehyung e due fantastici figli a seguito che gli ricordavano che non era chissà quale grande difetto.

Faceva ancora la sua figura ed aveva ancora la forza necessaria a tenere al proprio posto altri branchi o lupi poco contenti di vivere.

Ritornare alpha dopo aver passato più di sette mesi da omega era stato come riprendere a volare dopo un periodo di stasi, ed aveva notato con positivo stupore come Taehyung, se possibile, era diventato una metà -e un marito- assolutamente perfetto. Il sottile anello in oro giallo brillava al suo anulare sinistro come una stella, rendendolo fiero di essere il marito dell'alpha dei Red Velvet Moon che, a dire il vero, i suoi ventisei anni li portava egregiamente.

La loro vita non era stata sempre rose e fiori, in quei sei anni avevano passato momenti di tensione in cui litigavano, in cui si prendevano a pugni -letteralmente-, in un cui facevano pace e e momenti romantici non appena i loro figli si addormentavano.

In realtà, i cambiamenti erano stati molti anche a livello familiare.

Daeyong e Yangbi erano i loro figli biologici ma, insieme a loro, erano arrivati anche altri quattro "piccoli" cuccioli che avevano adottato nel tempo. Venivano tutti da situazioni tutt'altro che rosee e sia lui che Taehyung non ci avevano pensato due volte a prenderli sotto la loro ala protettiva fornendogli una casa, l'affetto di una famiglia e -perchè no- anche un pò di felicità.

Nonostante Taehyung avesse premuto affinchè avessero tutti il cognome Jeon, Jungkook era stato irremovibile sulla sua decisione di dare a tutti il cognome della famiglia Kim, scatenando ondate di protesta e liti furibonde per settimane. Il motivo per cui non aveva ceduto neanche di un passo era molto semplice: Taehyung aveva sempre la costante paura di non rivelarsi un buon padre ed era terrorizzato dall'idea che, in un ipotetico futuro alquanto improbabile, i suoi figli avessero potuto provare disgusto nell'essere accomunati a lui. 

Paura fondata sui suoi trascorsi ma che Jungkook non aveva intenzione di alimentare o assecondare.

A farlo uscire dalla sua bolla mentale l'urletto di Daeyong al contatto con l'acqua fredda.

«Seriamente, mi faranno venire le rughe prima del tempo» sbuffò Jin al suo fianco, lavandosi le mani vicino a Daeyong, adesso tutto intento a lavarsi diligentemente le manine e sibilare ogni volta che l'acqua fresca gli sfiorava i palmi. Si voltò verso Jungkook che lo attendeva con l'asciugamano aperto e ridacchiò come suo padre lo asciugò strofinandole gentilmente con il tessuto. 

Jungkook sorrise divertito verso Jin e piegò il capo di lato. «Per questo tra qualche mese ne arriverà un altro, hyung?».

Jin rise ampiamente afferrando un biscotto al cioccolato. 

«Già...spero che a Joonie non cadano tutti i capelli. Lo amerei anche da calvo ma sinceramente adoro troppo stringerli» commentò l'omega, masticando con fare pensieroso un pezzo di biscotto mentre si passava la mano sulla pancia perfettamente visibile.

«Appa, posso andare a giocare con Yangbi nel soggiorno?» chiese Daeyong, indicando il punto dove sua sorella era tutta intenta a ricostruire una casa delle bambole che era già stata parzialmente distrutta nel tentativo di montarla insieme ai suoi appa.

«Non correre! Questa casa non è una pista!» esclamò Jungkook come vide Daeyong correre via senza aspettare il suo assenso.

Scosse la testa con divertimento palese e guardò i gemelli, non potendo fare a meno di notare che Hajoon fosse praticamente succube di Seojun. Era un pò come vedere Namjoon e Jin da piccoli, e Jungkook aveva buoni motivi di credere che il lato dittatoriale dell'omega fosse stato praticamente infuso in suo figlio -che riusciva a tenere in riga perfino i bambini più grandi... E anche ad ottenere l'assenso per ogni cosa da parte di papà Namjoon che, proprio come quando succedeva con Jin, non sapeva dire di no agli occhioni colmi di speranza di suo figlio. 

Il quartier generale era sempre più o meno lo stesso, con l'unica differenza che, essendo tutti sposati -o quasi- avevano smesso di vivere tutti insieme come ai tempi d'oro della loro giovinezza. 

La casa di Jin e Namjoon si estendeva su un largo appezzamento di terra poco lontano dal quartier generale; era un appartamento grande abbastanza da contenere tutti -anche cuccioli futuri- ma con un numero di stanze sufficienti a garantire anche ai genitori il giusto grado di privacy che stentava a sopravvivere con tutte quelle piccole pesti in giro.

E Jungkook lo sapeva bene, visto che non aveva più neanche il tempo di dare un bacio a Taehyung senza che qualche piccoletto sgattaiolasse di notte nel loro letto per poter dormire abbracciato ai loro appa.

«Dov'è Joon?» chiese Jungkook guardandosi intorno.

«Sarà con Tae e Yoongi di sopra mentre Jimin è con Minyon, doveva farla addormentare prima di andare agli allenamenti del pomeriggio—SEOJUN MOLLA I CAPELLI DI TUOI FRATELLO!».

Ah, Yoongi e Jimin erano stati una sorpresa per tutti. Di credenza comune, i beta uomini non potevano rimanere incinti ma in realtà, tramite quel santo omega di Onew avevano scoperto che i beta, proprio in quanto tali, avevano un abbozzo di organi femminili che, se incentivati con una dose massiccia a base di ormoni omega -o omegesterone- erano in grado di rendere gli uomini beta fertili.

Le speranze di succedere nella terapia non erano molto alte e per questo ci avevano impiegato la bellezza di tre anni per poter avere la speranza di avere un cucciolo tutto loro, attraverso non pochi pianti o crisi. 

Ma, a stupire maggiormente era che il desiderio di paternità era partito da Yoongi.

L'alpha burbero che arricciava il naso ogni volta che vedeva Taehyung pulirsi il rigurgito di Daeyong dalla felpa -o correre per il quartier generale con quella bomba atomica chiamati comunemente pannolini- vedeva la sua voglia di avere dei figli catapultarsi direttamente nel cestino senza neanche pensarci. 

L'alpha musone che brontolava di prima mattina sentendo i neonati piangere e strillare perchè avevano fame, che lo portavano ad impallidire all'idea di dover avere le stesse occhiaie che campeggiavano sotto gli occhi di Jungkook e Taehyung -e a sacrificare il suo preziosissimo sonno, vedevano la sua voglia di vivere sfumare velocemente.

Colui che meno ne voleva sapere di ciucci, biberon e copertine, era stato quello a tirare fuori l'argomento ad un completamente ma assurdamente felice Jimin, che gli era saltato addosso abbracciandolo stretto ed esclamando un allegro «Non ci speravo più!». Che poi era stato proprio il beta a fargli cambiare idea Yoongi non glielo aveva mai detto. Infatti, vedendolo giocare allegramente con i figli di Namjoon o fare le codine alla piccola di Taehyung, il cuore gli giocava sempre brutti scherzi e la sua faccia si colorava sempre di un fastidio rosa confetto. 

E dopo tre anni di lacrime, false illusioni, speranze distrutte e tentativi falliti, era finalmente arrivata Minyon, una bambina dai capelli biondissimi e dagli occhi grigi per cui Yoongi era completamente partito.

Aveva tre anni ma si vedeva già che gli occhi erano di papi Yoon -come lo chiamava- mentre le labbra carnose ed il nasino stretto erano tutti di appa Jimin.

«Sai già quando Onew e Hoseok torneranno?».

Jin scosse la testa. «No, ma credo che li dovremo attendere ancora per un pò. Onnie mi aveva detto di voler ampliare le loro tappe fino all'Europa». 

Jungkook annuì e fu felice di sentirlo. Onew ed Hoseok erano stata forse la coppia più carina e dolce che fosse esistita, e nonostante stessero insieme da abbastanza anni, avevano deciso che come priorità non c'era quella di crearsi una famiglia ma di viaggiare e visitare posti nuovi che l'omega aveva sempre e solo ammirato tra le pagine dei libri di geografia. E Hoseok era così completamente cotto di Onew che lo avrebbe portato pure in capo al mondo per poterlo rendere contento, per questo Taehyung e Jungkook gli avevano regalo un intero mese di vacanza nelle mete a loro più gradite. Si sentivano ancora profondamente in colpa per quello che Jeon e Kim avevano fatto patire all'omega, e regalargli una vacanza felice insieme alla sua metà era il minimo che potessero fare per fargli costruire ricordi felici.

Deciso ad andare dalla sua metà -nonchè suo marito a tutti gli effetti- aprì la porta dello studio senza neanche bussare, e come lo fece incontrò gli occhi contenti di Taehyung che, seduto dietro la scrivania, aveva sulle gambe uno dei piccoli cuccioli adottati di appena quattro anni: Songmin.

Era tutto intento a scarabocchiare sui fogli che ormai erano sparpagliati sulla loro scrivania un giorno sì e l'altro pure, pennarelli in mano e lingua stretta tra le labbra con le sopracciglia aggrottate per la concentrazione.

A spiccare, gli occhiali spessi dalla montatura di un tenue azzurro cielo.

Uno dei motivi cruciali per cui era stato abbandonato era il suo difetto visivo che, senza occhiali, non gli permetteva di vedere nulla o quasi. Il suo strabismo piuttosto evidente -che stavano cercando di migliorare con occhiali correttivi e tanta, tantissima pazienza- lo portava spesso a sbattere il viso contro le porte, contro gli spigoli e ad avere una coordinazione occhio-mano praticamene inesistente.

Ma non era l'unico motivo. Songmin era anche sordo da un orecchio -probabilmente dovuto a qualche tipo di trauma subito prima di essere abbandonato- e portava all'orecchio destro un apparecchio acustico che condivideva orgogliosamente con appa Taetate.

Taehyung infatti, ne indossava uno identico ma finto.

Ricordava ancora i pianti di Songmin all'idea di dover essere l'unico a portare quello strano apparecchio dietro l'orecchio, come non volesse sentirsi diverso e come strepitasse ogni volta che Jungkook o Taehyung provavano a farglielo indossare. Per cui, di comune accordo -ovviamente- l'alpha dai capelli rossi se ne era comprato uno identico...e lo avrebbe fatto altre mille volte se ciò significava vedere Songmin sorridere dalla felicità a non essere l'unico con gli aggeggi strani vicino il viso.

Jungkook gli andò vicino per dargli un bacio sulla testa e scompigliargli i capelli rosa confetto e Songmin si voltò completamente per guardarlo con un sorriso che andava da una parte all'altra. 

«A-appa! S-sto d-disegnando, g-guarda!» si sforzò di parlare bene e scandire le parole, mostrando il suo disegno che comprendeva un grande cuore rosso con al centro due omini, uno dai capelli rossi ed uno dai capelli castani.

Jungkook gli sorrise e guardò il disegno estasiato. «E' bellissimo! Se lo finisci in tempo lo appendiamo insieme agli altri».  Songmin allagò gli occhioni già resi grandi dalle lenti e trillò, riprendendo a disegnare con più impegno di prima.

«Ehi paparino, hai interrotto un momento serio» lo prese in giro Yoongi seduto sulla poltrona, a braccia conserte, ed un sorrisetto divertito ad incurvargli le labbra.

«Da quando c'è Minyon sei più loquace del solito» commentò con divertimento Jungkook.

L'alpha alzò gli occhi al cielo. «Quel mostriciattolo sarebbe capace di far parlare pure i muri. Tsè, tutto suo padre».

«Posso confermare! Lei, Hajoon e Daeyong parlano più di quanto sia umanamente possibile» rispose Namjoon, guadagnandosi dall'altro alpha un'occhiata fulminante.

«Tenete i vostri sgorbietti lontani dalla mia bambina» sbottò stringendo gli occhi in due fessure.

Gli alpha non poterono evitare di soffocare le loro risatine, Jungkook e Taehyung dietro un colpo di tosse mentre Namjoon si schiarì la gola sotto gli occhi assassini di Yoongi, completamente indignato dai suoi nipotini che avevano già messo gli occhi addosso alla sua bambina.

«Di cosa stavate parlando?» tossicchiò Jungkook per far cadere il discorso che altrimenti non sarebbe mai caduto. 

Taehyung gli lanciò un'occhiata divertita e si poggiò allo schienale della sedia. «Di un gruppo di lupi di cui non si sa nulla ma che sta attaccando altri branchi a ripetizione» spiegò l'alpha, indicando la mappa sepolta sotto i disegni di Songmin.

«Ancora? E' già il terzo branco che viene attaccato in meno di una settimana» obiettò Jungkook, perplesso.

«Ho motivo di credere che siano un branco piuttosto ampio diviso in sottogruppi. La distanza tra un attacco e l'altro è troppo ampia e l'arco di tempo troppo ristretto..nessuno può coprire tale distanza in così poco tempo» rispose pensieroso Namjoon, provocando un brontolio di assenso da Yoongi.

Taehyung arricciò le labbra. «Anche io la penso così. Non credo abbiano in coraggio di attaccare un branco come il nostro, però non sarei sorpreso se succedesse e non voglio che ci colgano impreparati».

Jungkook si poggiò con i palmi alla scrivania e scrutò la mappa per intesi attimi, spostando i colori di Songmin. «Proporrei di ampliare la linea di confine e renderla più netta. Creare più pattuglie ed estendere i pattugliamenti a doppia fascia, dentro e fuori i confini del quartier generale» e per avvalorare le sue parole mosse le mani sulla mappa per indicare i punti esatti.

A quel punto, Songmin guardava interessato i suoi appa ed i suoi zii parlare di quelle cose strane che non capiva ma che pensava fossero estremamente noiose. Anche se, a dire il vero, da grande voleva diventare proprio come loro.

Soprattutto muscoloso come appa Kook.

«Sono d'accordo. Yoongi e Namjoon, date disposizioni ai branchi satelliti» disse infine Taehyung, mentre gli altri due alpha annuivano e commentavano quanto deciso chiedendo ulteriori dettagli.

I loro branchi satelliti, in quei lunghi e relativamente tranquilli sei anni, erano aumentati a dismisura e vivevano in appezzamenti di terra appartenenti ai Red Velvet Moon ma abbastanza lontani dal quartier generale principale. Erano tutti posti in modo strategico così da coprire l'immensa vastità del loro territorio ed erano capeggiati da diversi alpha e, sorprendentemente, anche da qualche beta.

Jungkook abbassò gli occhi su Taehyung trovandolo intento ad arruffare i capelli di Songmin e ad aggiustargli gli occhiali scivolati sul piccolo nasino con fare affettuoso. Aveva notato un drastico quanto piacevole cambiamento nella sua metà da quando erano diventati genitori. Oltre che negli atteggiamenti quotidiani, era molto meno incline alla sfida, più ragionevole -più o meno- e soprattutto, si era riscoperto paziente e assolutamente portato per stare con i bambini.

Taehyung, nonostante il suo portamento fiero, i suoi tratti molto più maturi, la sua espressione sempre controllata in tutte le attività in cui si prodigava, ecco, tutto mutava completamente nel momento in cui si rivolgeva ai cuccioli, che fossero i loro o quelli di qualcun altro.

«A-appa, g-guarda qui!» trillò Songmin, facendo pat pat con la piccola manina su quella di Taehyung, che aveva appena iniziato a scrivere un report. L'espressione seria ed imperscrutabile venne immediatamente abbandonata per sorridere verso il bambino che mostrava fieramente il suo disegno.

«Il sole rosa? Amore, il sole è giallo» ridacchiò Taehyung e Songmin assunse un'espressione perplessa. 

Si voltò verso Jungkook e lo guardò con espressione confusa. «G-giallo?».

Jungkook si allungò e prese il colore tra le mani, che il bambino guardò come se fosse la rivelazione dell'anno. «G-giallo!» ripetè allora, afferrandolo e mostrandolo ad appa Taehyung con fare fiero.

«P-Però adesso è r-rosa» spiegò Songmin con un cipiglio triste.

«Il sole è giallo, ma lascia stare ciò che dice appa Taehyung, è il solito pignolo. Il sole va benissimo anche rosa...io da piccolo lo disegnavo viola» gli rispose Jungkook, prendendo il colore viola per mostrarglielo.

Songmin alzò le sopracciglia. Pinolo? 

Taehyung gli lanciò un'occhiata con un sopracciglio alzato. «Io sarei pignolo?».

Jungkook alzò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia. «Sì, lo sei. Riusciresti a trovare errori anche in un disegno divino».

«Sono solo puntiglioso» esclamò con una piccola smorfia di disappunto. Jungkook represse un sorriso e si chinò per prendere Songmin e farlo sedere sulle sue spalle, lasciando che questo poggiasse subito le manine tra i suoi capelli mentre Taehyung teneva tra le mani il suo disegno. 

«Andiamo, dobbiamo appenderlo insieme agli altri».

«Sì! Appa Taetae v-vieni qui!» trillò Songmin, allungando una manina verso di lui.

Taehyung gli tese il dito su cui le piccole dita di Songmin si avvolsero per stringerlo, ed insieme andarono verso l'enorme parete su cui spiccavano centinaia di fogli con disegni vari, scarabocchi, tentativi fallimentari di pittura e una serie infinita di glitter per cui Yangbi aveva un debole -e per questo andava perfettamente d'accordo con zio Jin.

Lo appesero con una puntina da disegno e risero insieme come Songmin iniziò a dimenarsi per la contentezza, emettendo risate che sembravano tanto scampanellii contenti capaci di fargli sciogliere il cuore.

A rompere la quiete del momento fu un urlo acuto che mise in allerta tutti, facendo spaventare Songmin -che iniziò a piangere- e allarmare Taehyung. Si guardarono negli occhi per qualche attimo e l'alpha dai capelli rossi si precipitò per le scale e fuori dal quartier generale, il cuore che gli stava per scoppiare per la paura che fosse successo qualcosa di grave.

Era stata Yangbi ad urlare in quel modo, non c'erano dubbi.

E infatti, proprio mentre si stava per trasformare per andare alla ricerca di sua figlia, questa spuntò improvvisamente dalla vegetazione con le guance chiazzate di rosso, gli occhi sfavillanti e l'espressione gioiosa come mai prima di allora.

Taehyung guardò stupefatto la bambina correre verso di lui con in mano...

Cos'era?

«Appaaaa! Guarda!» urlò con vocina acuta, fermando la sua corsa solo quando fu a pochi passi da un Taehyung a rischio collasso per la paura che aveva avuto al pensiero gli fosse successo qualcosa. 

«E' troppo carino, possiamo tenerlo?» chiese Yangbi con gli occhioni, alzando verso di lui ciò che stringeva tra le mani. 

Un gattino? 

Taehyung alzò le sopracciglia e guardò perplesso sua figlia spupazzarsi quella palla di pelo grigia e bianca, dal manto maculato e il musino chiazzato di bianco. Ora, poteva esserci qualcosa di più ironico di un lupo che teneva in braccio un gattino di appena due mesi?

 «Tesoro non possiamo tenerlo, la sua mamma lo starà sicuramente cercando» si inginocchiò Taehyung, cercando di far ragionare una Yangbi tutta broncio e disappunto.

«Ma era tutto solo soletto in mezzo al bosco... Dai appaaa~ possiamo tenerla?» mugugnò la bambina, allargando i suoi occhioni nocciola a dismisura.

E Taehyung non seppe esattamente nè come nè quando successe, ma l'unica cosa certa fu che da quel momento in poi, un nuovo membro era entrato a far parte della famiglia. 

Tigre. 

..............................

Quando anche l'ultima copertina venne rimboccata e l'ultimo bacio lasciato sulla loro fronte, sia Jungkook che Taehyung uscirono dalla stanza dei loro figli richiudendo le porte silenziosamente, sorridendosi in silenzio ed avvicinandosi dopo un'intera giornata divisi.

E finalmente riuscirono a scambiarsi il secondo bacio della giornata. 

Taehyung avvolse un braccio attorno alla vita stretta di Jungkook mentre questo portò un braccio dietro il collo, contento di sentire le labbra della sua metà di nuovo sulle sue. Con sei figli, un branco gigantesco, una miriade di nipotini e impegni di vari natura, avevano imparato a godere ed apprezzare anche il più breve degli attimi insieme. 

Intrecciarono le loro dita ed andarono nella loro stanza, chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro stanco.

Taehyung si diresse direttamente verso il bagno a sciacquarsi il viso per scacciare un pò di intorpidimento e stanchezza, ma per quello ci pensavano due braccia forti e conosciute che lo stringevano in un abbraccio da orso corredato dal petto di Jungkook premuto sulla sua schiena.

«Giornata pesante?» sussurrò Jungkook contro il suo collo, lasciando un bacio sulla sua nuca.

Taehyung mugugnò ad occhi chiusi e fece un cenno con la testa. «Un po', sono a pezzi» ammise, mettendosi dritto per ammirare Jungkook attraverso lo specchio. Poggiò il capo contro la sua guancia e sospirò, socchiudendo gli occhi come le mani di Jungkook gli passarono sugli addominali e sui fianchi.

«Ti faccio un massaggio se vuoi» sussurrò Jungkook contro il suo orecchio, le labbra lo sfioravano leggermente ad ogni parola mentre le mani risalivano sul suo addome.

Negli occhi di Taehyung balenò un guizzo divertito. «Sappiamo tutti e due come finirà la faccenda dei massaggi. Poi spieghi tu a Yangbi perché il letto dei suoi appa è sempre mezzo distrutto».

Il ricordo di quella volta in cui la loro bambina era sbucata dal nulla durante una domenica mattina trillando e scuotendoli per farli svegliare, seguito da un lungo sguardo ai pezzi di stoffa sparsi in giro fece scoppiare a ridere Jungkook, che gli pizzicò i fianchi.

«Ammetto che è stato divertente vederti cercare delle scuse plausibili».

«Sì, proprio divertente. Infame che non sei stato altro, te ne sei stato a sghignazzare lasciando a me il lavoro sporco» lo rimbeccò Taehyung voltandosi di scatto per ribaltare le posizioni. Poggiò le mani ai lati di Jungkook intrappolandolo tra il suo corpo e il lavandino e fece un ghigno; Jungkook si leccò le labbra completamente e totalmente volontariamente, perchè vedere gli occhi di Taehyung seguire il movimento della sua lingua e scurirsi di desiderio era sempre uno spettacolo a cui non poteva rinunciare.

«Non lamentarti troppo, vale per quella volta che mi hai lasciato in balia della curiosità di Daeyong su come lui e sua sorella fossero nati» mugugnò arricciando il naso, piegando allo stesso tempo il capo per permettere al naso di Taehyung di scorrere sulla sua pelle e il sorriso ampio sfiorarlo dolcemente. 

«Possiamo considerarci pari, ma io ho ancora una notte in sospeso cucciolotto» mormorò con tono meravigliosamente basso direttamente contro la sua gola.

Mordicchiò il suo collo e risalì sotto l'orecchio, a cui riservò particolare attenzione e dedizione perchè quello era uno dei suoi punti erogeni che gli davano più soddisfazione. 

«Ah sì? Che ne dici di recuperarla adesso?» sussurrò Jungkook, mordendosi poi il labbro inferiore e rivolgendo all'alpha un'occhiata maliziosa carica di sottintesi. Saltò in braccio a Taehyung avvolgendogli le cosce alla vita, portò le dita tra i suoi capelli e li strinse appena per portare i loro visi ad un bacio di distanza.

 «Non credo che stavolta riuscirai a ferm—» un boato proveniente dalla camera li fece sobbalzare immediatamente. Si guardarono ad occhi spalancati e Jungkook saltò giù immediatamente per correre nella stanza e guardarsi intorno con fare allarmato, alla ricerca della fonte di quel rumore. 

Taehyung gli era immediatamente dietro, e bastarono due secondi per processare ciò che stava succedendo con l'incredulità e la perplessità palesi: i suoi figli stavano entrando come se nulla fosse correndo in giro con in mano cuscini e peluches. 

Daeyong teneva stretto il suo gatto di peluche in una mano e teneva saldamente la manina di Songmin nell'altra -he si aggiustava gli occhiali storti sul nasino per la furia della corsa-; Yangbi era subito dietro di loro con stretti tre cuscini più grandi di lei e una saltellante tigre alle costole-che tentava di acchiappare un nastrino del pigiama-. 

Per ultimi, Jiwon, Junyong e Yongho.

«Che ci fate qui? Non eravate tutti a letto?» chiese stupito Tahyung, guardando i suoi figli prendere posto -chi sul letto, chi sul futon e Tigre nella cuccettina nell'angolo della stanza.

Perchè sì, nonostante fosse un gatto e lui un lupo alpha, Tigre sembrava adorarlo particolarmente.

«Il vostro letto è più comodo, e poi volevamo fare una sorpresa ai nostri appa! Mega pigiama party!» rispose urlando Daeyong, iniziando a rotolare tra le lenzuola e ridacchiare mentre Songmin lo guardava con gli occhioni spalancati da dietro le lenti.

«E poi così eviterete di giocare di nuovo al nascondino dei grandi. Zio Jin dice che non ne può più di vedere le vostre lenzuola nel cestino» commentò amabilmente Yangbi, facendo spallucce. Prese il cuscino di appa Taehyung e gli diede qualche colpetto per dargli la forma desiderata, sospirando di contentezza per quanto fosse morbido.

«Junyong, Yongho! Loro li capisco, ma voi?! Che fine ha fatto il "siamo grandi abbastanza da vedercela da soli?"» ridacchiò Jungkook alla vista dei due suoi figli -di tredici e quattordici anni-sistemare il futon vicino al letto.

Junyong fece spallucce; i capelli azzurro pastello erano tirati indietro da un elastico, mentre Yongho, albino dalla nascita, sorrideva furbamente verso suo padre. «Non potevamo perderci le vostre facce sconvolte alla consapevolezza di non poter amoreggiare come piccioncini. Felice di prendere parte alla rottura di scatole» commentò il primo distendendosi sul suo "letto" con un sorriso ampio.

Taehyung piegò la testa, divertito e Jungkook si passò una mano sul viso.

«Le parole» lo riprese l'alpha dai capelli rossi e Yongho alzò gli occhi al cielo. «Appa, quelli li sono delle pesti peggio di quanto credi, non sono neanche così innocenti!».

«Quelli lì hanno dei nomi e sono i tuoi fratelli, nuvoletta. Non essere insofferente a tutto» rispose Jungkook, provocando in suo figlio una smorfia al soprannome. Segretamente amava essere chiamato in quel modo da suo padre perchè lo faceva sentire speciale, ma l'espressione indignata era d'obbligo. 

Jungkook andò verso Yangbi per aiutarla a districarsi tra le coperte -aiuto che la bambina accettò di buon grado, dandogli un enorme bacio sulla guancia come ricompensa. 

«Era comunque troppo figo dormire tutti insieme per non farlo, per cui sorpresa appa, anche stasera vi limonerete un altro giorno» commentò Junyong, scoppiando a ridere subito dopo come Taehyung gli fece il solletico e lo strinse stile bozzolo nella coperta, bloccando in parte i suoi movimenti con divertimento palese.

«E daai! Lasciami appa! Appena sarò un alpha sarò io a ridere» si lamentò l'azzurro, palesemente divertito ma sbuffando perchè, come ogni volta, non poteva competere con la forza di suo padre.

«Limonare credo che sia un termine vecchio quanto il cucco» commentò divertito Taehyung arruffando i capelli di suo figlio.

«Quindi vecchio come te!» esclamò Yongho, ridendo a crepapelle dell'espressione oltraggiata di Taehyung.

Questa è tutta colpa tua, Jungkook. Giuro che appena ne ho l'occasione ti sfondo.

 Jungkook sperò che nessuno dei suoi figli si accorgesse dell'improvviso soffocamento per la saliva di traverso e dell'occhiataccia che rivolse alla sua metà, intenta a guardarlo con espressione indecifrabile.

«P-perché appa g-guarda male a-appa Taetae?» sussurrò Songmin nell'orecchio di Yangbi, che lo abbracciò stretto.

«Sicuramente papi Tae gli ha detto qualche sconceria» rivelò la bambina con fare sapiente ma ridacchiando subito dopo. Songmin guardò perplesso sua sorella cadere addormentata al suo fianco in meno di dieci secondi, comoda tra le coperte ed i cuscini dei suoi genitori.

Sconcerie.

Non sapeva cosa significasse, ma appa Kook gli diceva sempre "Se non sai cosa significa qualcosa chiedilo".

 «A-appa! D-dici le s-stronzerie a papi Tae?!» esclamò con perplessità, guardando poi confuso i suoi due papà ridere a crepapelle nel buio della stanza.

I suoi appa erano strani.

Ma erano i migliori del mondo.

...................................................

12 anni dopo



Taehyung aveva sempre pensato che, alla veneranda età di trentadue anni, avesse raggiunto un livello di maturità tale da permettergli di dialogare più o meno con chiunque, anche il più testa calda dei lupi. Pensava che non esistevano sfide così insormontabili da mandarlo in confusione, che bastava riuscire a trovare il cuore del problema per trovare una soluzione efficace.

Ma questo, perché non aveva mai affrontato l'adolescenza dei suoi figli.

Nervosi, irritabili, facilmente suscettibili e completamente insoddisfatti della loro vita, i suoi figli erano stati la sua sfida più grande. La presenza di Jungkook era stata seriamente provvidenziale, perchè Taehyung non riusciva ad essere "sentimentale" nonostante si sentisse profondamente cambiato. Se al sè di vent'anni avesse detto che un giorno si sarebbe ritrovato con un gatto, una famiglia allargata ed un branco così tanto esteso, probabilmente lo avrebbe preso per pazzo. 

Lui non era troppo bravo con le parole -non lo era mai stato in realtà- ma Jungkook sì, quindi lasciava a lui il compito di dialogare con i suoi figli nel momento in cui, inevitabilmente, si arrivava a piccoli ma fastidiosi litigi che i suoi orgogliosi figli non voleva risolvere tanto in fretta.

Yongho e Junyong avevano ormai venticinque e ventisei anni, il primo era un beta, il secondo un omega decisamente atipico...un po' come Seojun.

Il figlio di Namjoon e Jin era un omega tutto pepe, dittatore almeno quanto suo padre ma incredibilmente affezionato ai suoi zii -ed in particolare a zio Jungkook, per cui aveva avuto una crush grande quanto una casa e durata fino ai suoi dieci anni. 

Hajoon era diventato un alpha dalla gentilezza e pacatezza quasi estrema, un'infuso di Namjoon ma con i tratti di Jin e con la capacità di sopportazione della stravaganza di suo fratello davvero invidiabile. Yangbi era un'omega con una spiccata attitudine di picchiare chi non le portava rispetto mentre Songmin era ancora adolescente, ma Taehyung aveva motivo di credere che fosse un futuro omega nonostante la statura alta e slanciata.

Non aveva ancora nessun tatuaggio, cosa che avvalorava ancora di più la sua tesi e che lo rendeva ancora più protettivo nei suoi confronti.

E poi, ultimo più per singolarità più che per importanza, c'era Daeyong -ovvero il motivo principale del cruccio di Taehyung che, immobile, era seduto alla scrivania per rimuginare sugli avvenimenti della mattina che lo avevano lasciato non poco stupito.

«Daeyong! Finalmente sei arrivato, lumacone» chiamò Taehyung, sventolando un braccio verso suo figlio. Nonostante il tono fosse leggero, lo sguardo era un pò troppo serio per accompagnare davvero le sue parole. L'irritazione per il ritardo di suo figlio all'allenamento era il motivo principale. Non sopportava chi faceva ritardo, e ancora meno tollerava quel grado di leggerezza che il futuro alpha dei Red Velvet Moon stava dimostrando. Non gli aveva mai messo addosso alcuna pressione, aveva sempre lasciato a lui la scelta ma, a prescindere da ciò che effettivamente avrebbe poi deciso di fare, doveva comunque allenarsi. Se non altro per rendersi forte e capace di proteggersi e proteggere, eventualmente, chi avrebbe amato.

Le sopracciglia gli schizzarono verso l'alto come vide Daeyong correre verso di lui con le guance rosse e le pupille dilatate, ansimante e con il sudore a colargli sulle tempie mentre si chinava sulle ginocchia per riprendere fiato.

«Appa eccomi! Scusa, non ho visto l'orario» proferì passandosi una mano sulla fronte. Portava una bandana, proprio come era solito fare suo padre, ma non furono le parole blaterate da suo figlio ad attirare l'attenzione di Taehyung.

In silenzio gli andò vicino e guardò con curiosità i due succhiotti sul collo di Daeyong.

«E quelli?» chiese, indicandoli con un cenno divertito della mano.

Daeyong spalancò gli occhi e sbiancò, portandosi inevitabilmente la mano sul collo per coprirli.

«N-niente! Non sono niente, fatti gli affari tuoi appa!» esclamò, mettendo il broncio e voltando il capo di lato con le guance rosse non solamente per la corsa. 

«Ah sì? Quindi i succhiotti compaiono da soli?» rise l'alpha.

«Anche tu e papi Jungkook ve li fate, non mi sembra che qualcuno vi abbia mai detto qualcosa, non rompere» rispose all'improvviso Daeyong, nessuna traccia di imbarazzo sul suo volto palesemente irritato.

Ultimamente, quei cambiamenti d'umore erano piuttosto frequenti per suo figlio e Taehyung non gradiva mai quelle uscite poco felici -e ancora meno gradiva quando queste arrivavano a titolo completamente gratuito e senza alcuna motivazione apparente.

«Lo so, infatti stavamo scherzando ed io ti ho solo preso un pò in giro. Sei arrivato in ritardo non perchè tu abbia perso di vista l'orario ma perchè eri con Minyong. Non obiettare, perchè le cazzate con me non attaccano» rispose Taehyung, mantenendo una calma che aveva scoperto possedere solo in qualità di padre.

Daeyong fece un verso stizzito. «Ma che ti importa dove vado e con chi sono? Saranno anche fatti miei?! Appa, nella vita c'è molto di più e di meglio di allenarsi come degli idioti sotto il sole e prendersi a cazzotti!».

Taehyung sentì un moto di nervosismo crescergli dentro ed infatti i suoi occhi si tinsero di rosso, cosa che suo figlio notò immediatamente e per cui si zittì stringendo le labbra.

Suo padre era incredibilmente intimidatorio quando lo guardava in quel modo, e nonostante fosse consapevole di star tirando la corda, non riusciva a frenare la lingua e quel nervosismo che gli ribolliva dentro ormai praticamente ogni giorno.

«Non ricominciare con questi discorsi. Ne abbiamo già abbondantemente parlato, sia a te che ai tuoi fratelli ho sempre lasciato tutto il tempo e lo spazio necessario da dedicare alle vostre attitudini, ma a prescindere, tu fai parte di un branco Daeyong. Ti ho permesso di non partecipare agli allenamenti collettivi per farli da soli, ti ho concesso perfino di poter saltare gli allenamenti e di passare le tue giornate a consumarti le labbra con Minyon ma non puoi continuare a fare tutto quello che ti piace mettendo da parte i tuoi doveri. E non doveri da leader, doveri da lupo».

Il tono di Taehyung era stato basso e baritono, e Dayong aveva abbassato gli occhi con espressione palesemente infastidita, odiando il fatto che suo padre avesse ragione e che, allo stesso tempo, avesse quel potere su di lui.

«Me lo stai rinfacciando?! Perchè se lo stai facendo non è valso a niente! Doveri, doveri, doveri...sai parlare solo di questo! Non hai altri argomenti, appa? Non pensi che io possa volere qualcosa di diverso? Io non voglio essere l'alpha!».

Si stava pentendo di ogni parola a mano a mano che queste uscivano dalle sue labbra, ma i pugni gli tremavano per il nervoso e sentiva la rabbia ribollirgli dentro in modo inspiegabilmente forte, portandolo a dire cose che non pensava e a non dosare i suoi discorsi. Vide l'espressione di suo padre mutare sensibilmente e da austera e seria, divenne leggermente malinconica e vagamente ferita.  Gli occhi gli si scurirono per quel che gli aveva detto -che non era vero, tra l'altro-  e si sentì immediatamente in colpa.

Come la rabbia che sentiva sfumò via, una serie di pensieri che da un pò di tempo gli passavano per la mente tornarono a torturarlo.

E se non fosse stato portato per quel ruolo?

Se non ne fosse all'altezza?

Suo padre era sempre stato disponibile con lui ed era stato un padre esemplare, eppure aveva detto quelle cose terribili ad una delle persone a cui voleva più bene in assoluto.

«A-appa—» cercò di ovviare alle sue parole ad occhi spalancati, ma le scuse gli morirono in gola come vide suo padre alzare una mano per intimargli il silenzio.

«Ripensa alle tue parole Daeyong, a quello che vuoi e a quello che desideri fare della tua vita. Non ti forzerò ad essere l'alpha se non vuoi esserlo, ma non puoi pretendere che io lasci il nostro branco senza una guida. Io e tuo padre non ci saremo per sempre, ed i lupi hanno bisogno di un qualcuno che li guidi e che si prenda cura di loro. Se tu non vuoi farlo mi sta bene, ma devi scegliere. Non adesso, non subito, ma pensaci e dammi la tua risposta» rispose con tono neutro Taehyung, uno di quelli che avevano il potere di farlo sentire quasi stupido e che non faceva capire cosa esattamente passasse nella testa dell'alpha. 

Daeyong allargò gli occhi e le labbra si schiusero in una 'o' mentre Taehyung gli si avvicinò di qualche passo e gli posò una mano sulla spalla facendo un mezzo sorriso. «Mi dispiace se ho fallito nel renderti felice...almeno posso dire di averci provato».

E Daeyong si era sentito così male che era scappato via, correndo lontano e lasciando Taehyung guardare il punto in cui era sparito per interi minuti.

«Ehi fragolina ti ho portato un—» Jungkook arrestò la sua frase e si bloccò un attimo sulla soglia. 

Taehyung se ne stava immobile con espressione concentrata a carezzare Tigre che, sulle sue gambe, non perdeva occasione di fargli le fusa mentre impastava con le piccole zampe bianche sulla sua coscia.

Jungkook sapeva cosa significasse: litigio.

Dopo ogni litigio, Taehyung era sempre un pò perso nel suo mondo, come se entrasse in una specie di universo tutto suo dove rimuginare ancora e ancora sui fatti avvenuti.

Sospirò e si richiuse la porta alle spalle, avvicinandosi all'alpha con espressione neutra. Taehyung odiava quando qualcuno mostrava compassione per lui o per le situazioni, ed aveva imparato a gestire anche quel lato caratteriale tanto importante quanto preponderante nel temperamento della sua metà.

«Fammi indovinare...Daeyong?» chiese posando ciò che doveva mostrargli sulla scrivania.

Come volevasi dimostrare, Taehyung annuì lentamente.

«Sì, oggi è tutto un po' degenerato. So che è la sua alphatropina a parlare, e so anche che tutto questo nervosismo ed irascibilità sono dovuti al suo sviluppo, lo so e ci sto provando a rendergli tutto più semplice in attesa dell'ultimo tatuaggio ma...non credo di esserci riuscito» sospirò pesantemente e si passò la mano tra le ciocche rosse, sbuffando.

Jungkook arcuò un sopracciglio e si sedette sulla scrivania, piegando il capo di lato con fare perplesso.

«Cosa ti fa pensare che non ci sia riuscito? Non credi che siano i fatti a doverlo decidere? I ragazzi ti adorano e nonostante tutti si siano accorti dell'occhio di riguardo che hai sempre avuto nei confronti di Daeyong, non se ne sono mai lamentati. E sai perchè? Perchè hai sempre dato spazio a tutti» rispose Jungkook, la voce intrisa di sincerità. Allungò una mano verso Tigre -che miagolò emettendo un suono acuto e piccolino- e strofinò la testa contro il suo palmo, sorridendo appena alle sonora fusa che colmavano il silenzio tra loro.

«E' proprio questo il punto. Averlo trattato in modo diverso credo lo abbia fatto sentire ancora più sotto pressione o quasi obbligato a diventare l'alpha di questo branco. Credo che mi dispiaccia vedere che, indirettamente, non sono stato in grado di farlo sentire bene o felice» il tono di Taehuung era basso e soffuso, le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in una linea dura.

Jungkook sentì il cuore stringersi a quella visione.

Non ci voleva un genio per vedere quanti sforzi avesse fatto Taehyung per poter essere tutto ciò che suo padre non era stato.

Impossibili da dimenticare erano quelle volte in cui lo aveva trovato profondamente addormentato con il libro delle fiabe tra le mani, con i suoi cuccioli avvinghiati addosso un pò ovunque e stretti in un lettino striminzito che lo portava ad avere il mal di schiena per giorni.

Non era da tutti gli alpha farsi trovare seduto su degli sgabellini fucsia, una tiara di plastica con pietre azzurre e rosa sulla testa, due buffe mollette glitterate a tenergli i capelli e truccato in modo oscenamente divertente con al collo la collana delle principesse disney. Il tutto per fare contenta Yangbi, che voleva a tutti i costi prendere il tè in tazzine di plastica azzurre vicino al suo appa che la stava facendo ammattire perchè -continuando a ridacchiare- non riusciva a mettergli bene il rossetto.

Non tutti i padri erano così attenti ai bisogni di ognuno dei suoi figli come lo era stato Taehyung. Lo aveva visto praticamente collassare dopo essere stato sveglio per due giorni consecutivi per poter realizzare il desiderio di Songmin di guardare le stelle sul prato, quello di Yangbi di andare a guardare le lucciole, di Daeyong che voleva andare a raccogliere i funghi nella foresta o di Yongho e Junyong di voler andare in città a fare compere e mangiare gelato.

Taehyung si era sforzato più di chiunque altro nel non far mancare nulla ai suoi figli, eppure era sempre lì a crogiolarsi nella convinzione di non aver fatto abbastanza. 

«Tae» chiamò Jungkook, scendendo dalla scrivania per alzargli il volto con due dita sotto il mento.

Taehyung guardò Jungkook e respirò profondamente il suo odore, Tigre saltò giù dalle sue gambe su cui l'altro trovò posto, prendendogli poi il volto tra le mani. Un volto decisamente più maturo di quando lo aveva conosciuto ma che continuava ad avere il suo fascino. 

«Smettila di arrovellarti nel pensiero che avresti potuto fare di più o che, ancora, non sei stato un buon padre. Sei un padre fantastico e Daeyong non intendeva dire quelle cose, sai che non le pensa seriamente. E' solo un attimo...sotto pressione, a tempo debito farà le sue scelte e noi saremo qui ad accettarle, proprio come sempre».

Taehyung fece una faccia dubbiosa ma Jungkook pressò le loro labbra insieme per un lunghissimo attimo durato più di quanto avessero intenzione ma di cui avevano assolutamente bisogno.

«Fidati di me fragolina, dagli tempo».

Taehyung annuì e avvolse le braccia attorno alla sua vita, posandogli il capo sul petto dove sentiva il battito regolare e rilassante del cuore di Jungkook.  Questo giocherellò qualche minuto con i suoi capelli, lasciandoci su -di tanto in tanto- leggeri baci. 

«E magari diamogli anche una camera da letto a solo, visto che per adesso è nella nostra. Di nuovo».

...................................................

«Dae».

La voce leggera e pacata della sua ragazza lo convinse ad aprire gli occhi e smettere di giocherellare con i suoi capelli. Voltò lo sguardo acquamarina su di lei che, nonostante avesse i capelli un po' scompigliati e le labbra un po' gonfie dai baci irruenti che si erano scambiati, risultava comunque bellissima.

I capelli biondi si abbinavano perfettamente al suo incarnato chiaro e pallido quasi come la luna, i suoi occhi grigi ed affusolati la rendevano sensuale ma dolce allo stesso tempo, e nonostante si togliessero due anni, Daeyong sapeva già che era lei la compagna con cui avrebbe voluto passare ancora tanto, tantissimo tempo.

Parlare di "vita" era ancora troppo presto, ma dentro di lui sapeva perfettamente che era lei la sua metà, che non poteva amare nessun altro tanto quanto amava lei. A prescindere dal suo secondo genere, lei sarebbe sempre stata sua. 

«Adesso mi dici perchè mi hai di nuovo trascinato qui quando dovresti essere agli allenamenti con l'alpha?» gli domandò con voce gentile, arricciando il naso come le dita di Daeyong glielo sfiorarono giocosamente. Sospirò rumorosamente e la attirò a sé, sentendo la necessità di stringerla tra le braccia e sentire il suo odore appena accennato di gelsomino e crema.

Era ancora leggerissimo e quasi impercettibile, ma lui lo riusciva a percepire lo stesso e ad usarlo per calmare il suo animo inquieto. 

«Ho dei pensieri un pò strani ultimamente, e poi ho litigato con appa, ancora». Il tono rammaricato di Daeyong fece scattare un campanello di allarme in Minyon, che si issò sull'avambraccio per guardarlo con occhi sorpresi e leggermente preoccupati.

«Aish, lo sapevo che sarebbe successo...vuoi dirmi il perchè?» glielo chiese con tono pacato, allungando la mano per spostargli dagli occhi le ciocche rosse.

«Gli ho detto quello che penso da sempre: non so se voglio essere l'alpha di questo branco. Non lo so, non credo di avere la stoffa per farlo, non sono forte come appa Tae nè tantomeno muscoloso come appa Kook. Sono una via di mezzo e non mi piace, non so neanche gestire le mie emozioni, figuriamoci se saprei gestire un intero branco! E poi mi viene un nervoso così forte che le parole escono via dalla bocca prima ancora che riesca a rendermene conto» sospirò tristemente Daeyong, mettendo anche un piccolo broncio che Minyon baciò. 

Gli fece un piccolo sorriso subito dopo e lo abbracciò stretto.

«Non credo che l'alpha ti obbligherebbe a diventarlo, se solo tu gli dicessi come ti senti. Non devi essere per forza un leader se non vuoi, anche se credo che tu abbia tutte le carte in regola per esserlo. Hai solo diciotto anni, è normale che non sia forte come gli alpha, non hai neanche raggiunto la maturità alpha! Datti del tempo, ti stai fasciando la testa prima di cadere! Però, qualsiasi scelta farai, io sarò sempre dalla tua parte».

Dopo quel breve momento di silenzio, voltò il capo e gli posò il mento sul petto a mò di cucciolo, guardandolo con un piccolo rossore sulle guance. «Anche appa Jiminie mi ha detto che papi Yoongi è sempre stato un po'...difficile da gestire -almeno caratterialmente- ma questo non lo rende di certo una cattiva persona. E di conseguenza non lo sei neanche tu, non arrovellarti e vedrai che le cose si risolveranno prima di quanto pensi» finì il suo discorso e socchiuse gli occhi contro la mano di Daeyong che, con gentilezza, gli sfiorava la guancia.

Poi, un guizzo malizioso passò negli occhi azzurri del ragazzo.

«Non è che potresti provare ad essere più convincente?» gli chiese con un mezzo ghigno, portando due dita sotto il mento della sua ragazza per avvicinare il viso al suo. Minyon si sporse e si passò la lingua sulle labbra, ridacchiando.

«Con vero pi—».

Prima che potessero scambiarsi anche solo un'altra parola, la porta della stanza venne spalancata con così tanta furia che rimbalzò sul muro e tornò indietro, incontrando il pugno chiuso di qualcuno che, fermo sulla soglia, sembrava volesse uccidere sia Daeyong che Minyon.

La ragazza sbiancò improvvisamente mentre Daeyong scattò seduto con il cuore che gli batteva a dieci milioni.

Davanti a loro, l'incubo più grande di tutti.

Appa Yoongi.

«Appa! Ma cosa ci fai qui?!» esclamò Minyon ad occhi spalancati.

«Lo sapevo che vi avrei trovato qui! Devo chiedere agli alpha di chiudere questa stanza a chiave, che cazzo» sbottò quello, uccidendo con gli occhi il ragazzo che giaceva sul letto insieme alla sua bambina.

Li analizzò con occhi attenti dannatamente simili a quelli della figlia, constatando con sommo sollievo che, effettivamente, erano ancora vestiti. Ma le loro gambe erano intrecciate, le loro labbra gonfie ed il collo era coperto di succhiotti.

«Z-zio Yoongi, c-che sorpresa!» rise nervosamente Daeyong grattandosi la nuca e sobbalzando come Yoongi fece un ringhio.

«Minyon! Quante volte devo ripeterti che non devi appartarti con gli alpha fin quando ci sarò io sotto questo stesso tetto?!» esclamò irritato, guardando malissimo la sua bambina essere troppo vicina al quasi alpha dai capelli rossi e gli occhi azzurri.

Minyon sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

«Ma allora rimarrò zitella a vita! Appa, ho già sedici anni, e poi non stavamo facendo nulla di male!» protestò la ragazza, ma suo padre ringhiò in risposta ed era già pronto a saltare addosso a Daeyong se non fosse che, provvidenziale, Jimin non gli prese la mano e la strinse tra le sue.

Lanciò un'occhiata divertita a sua figlia -che lo supplicava con lo sguardo di calmare suo padre- e ad un pallido quanto attonito Daeyong intento a guardarsi intorno per trovare possibili vie di fuga.

«Andiamo Yoon, è grande abbastanza, non prendertela così» tentò di convincerlo il beta, passandogli una mano sulla schiena per farlo calmare.

Yoongi gli lanciò un'occhiataccia. «Ma tu da dov'è che spunti?».

 «Dai tuoi incubi se non li lasci un pò stare. Dì un pò, da quanto tempo li stavi cercando stavolta?».

Yoongi fece una smorfia di disappunto. «Tu non capisci, ha solamente sedici anni, i ragazzi sono tutti uguali! Guardano solamente una cosa e non me ne starò a guardare mentre mister fiaccola se la spupazza sotto il mio naso».

Daeyong alzò le sopracciglia e Minyon sospirò passandosi una mano sul viso per quella figuraccia.

«Daeyong non è un ragazzo come gli altri, è il figlio di Taehyung e Jungkook. E poi suppongo che siano abbastanza responsabili da non commettere sciocchezze...giusto?». Il tono tranquillo ma che nascondeva una nota più seria fece sobbalzare i due giovani, che annuirono velocemente  con le facce rosse quanto i capelli di Daeyong.

«Giuro che non l'ho toccata! Ci siamo solamente baciati, ho tenuto le mani a posto!» esclamò quest'ultimo alzando le mani in segno di resa, e Yoongi fu veramente tentato di prenderlo a calci. D'altro canto, Jimin guardava intensamente sua figlia, che annuiva per confermare ciò che il ragazzo dai capelli rossi stava dicendo.

Era vero, che diamine, non avevano fatto niente! -a parte appartarsi da qualche parte e baciarsi in modo appassionato...

...Ok, forse c'era stata anche qualche palpatina, ma non era il caso di preoccuparsene.

«Andiamo Yoon, lasciamoli soli. Vieni» e le proteste di Yoongi vennero fermate dall'occhiata di avvertimento del beta che ebbe il potere di fargli chiudere la bocca e borbottare degli improperi, tra cui un «Continua a tenere le mani a posto che non esiterò a tagliartele se solo vengo a scoprire qualcosa» sibilato con fare minaccioso verso il ragazzo.

Come la porta si chiuse alle spalle, Daeyong ricadde all'indietro sul cuscino e si passò con un grugnito la mano sul viso.

«Dei santissimi, che colpo!» sbuffò, e Minyong fece un verso stizzito.

«Mio padre è sempre esagerato...ma anche tu poi, cosa gli dici che non abbiamo fatto niente!».

Daeyong la guardò senza capire con le sopracciglia alzate.

«Non guardarmi in quel modo, è un'ammissione di colpa bella e buona! Adesso chi lo sente ad appa Jimin, vorrà sapere tutti i dettagli» si lamentò quella, mettendo il broncio ed incrociando le braccia al petto con fare irritato.

Daeyong gli pizzicò un fianco e gli fece l'occhiolino. «Puoi sempre raccontagli quanto siano promettenti le mie doti amatorie».

Minyon lo guardò così allibita che il ragazzo scoppiò a ridere di botto, rotolando sulla schiena mentre quella lo prendeva a calci e gli lanciava dietro il cuscino, sbottando un «Idiota» tra un colpo e l'altro senza però dissentire.

Effettivamente... 

..................................................

Jungkook scosse appena le spalle di suo figlio, e come le sue dita toccarono il braccio scoperto, lo sentì praticamente bruciare. 

«Appa? Ma che ci fai qui? Che ore sono?» mugugnò Daeyong strofinandosi un occhio. 

Jungkook fece spallucce.

«Non so che ore siano, ma ho atteso che Minyon andasse via dalla tua stanza e che gli altri fossero a letto...a proposito, ti piace la tua nuova camera? Non è molto grande ma questa era la vecchia stanza mia e di tuo padre» rispose l'alpha facendo un gran sorriso mentre si guardava intorno per controllare che fosse tutto a posto. 

Quella stanza aveva affrontato il loro primo calore, era la stessa dove si erano morsi ed era rimasta distrutta per anni prima che si decidessero a sistemarla. Inizialmente era diventata l'archivio suo e di Taehyung, ma dopo l'ennesimo lamento da parte di suo figlio nel dover condividere la camera con Songmin e Yangbi, avevano deciso di trasformarla in una stanza da letto tutta per lui.

Daeyong annuì e mugugnò un ringraziamento prima di assimilare tutte le parole di suo padre; infatti seppellì il viso nel cuscino e borbottò qualcosa di incomprensibile che fece ridacchiare Jungkook.

Suo figlio che si imbarazzava era sempre uno spasso.

«Appaaaa, dobbiamo parlarne per forza?» si lamentò Daeyong, ma l'alpha scosse la testa anche se proprio non riuscì a trattenersi dal fare un piccolo commento. «Non era di questo che sono venuto a parlarti, abbiamo già affrontato l'argomento "inforna il biscotto solo con la carta da forno"».

Daeyong divenne della stessa colorazione dei suoi capelli e nascose la testa sotto il cuscino. «Non voglio sentire! Vai via!» esclamò imbarazzato scalciando verso suo padre.

Jungkook rise estremamente divertito per quella reazione e gli pizzicò la coscia con fare complice, provocando l'ennesimo mugugno incomprensibile in suo figlio, aspettando pazientemente che gli desse attenzione.

«Allora? Perché sei venuto qui?».

Jungkook prese un lungo respiro e si appoggiò allo schienale della sedia, alzando un sopracciglio.

«Non lo so Daeyong, cosa mi dici della discussione che hai avuto con tuo padre oggi pomeriggio?» iniziò con fare casuale. Vide come gli occhi lucidi di suo figlio si velarono di una nota triste e malinconica e gli fu impossibile non notare la somiglianza con Taehyung.

Il ragazzo si mise seduto e fece un leggero broncio con la fronte aggrottata. «E' capitato di nuovo appa, mi sono lasciato un attimino prendere dalla rabbia» ammise senza tanti giri di parole. Quello era un aspetto caratteriale di Jungkook, e per questo era spesso con lui che si ritrovavano a parlare dei conflitti che avevano la sua metà e suo figlio.

Era Jungkook a fare da tramite e, spesso, a riconciliare i due, che sembravano nati per darsele di santa ragione senza sapere ne come né perché.

«Immaginavo» annuì Jungkook, «Ma ciò non significa che puoi sempre dire quello che ti passa per la testa perché sei arrabbiato. Tuo padre ti ha dato molti consigli per domare la rabbia e il nervosismo, perchè non provi a metterli in pratica nel quotidiano?».

Daeyong sospirò. «Lo faccio, te lo giuro! E di solito ci riesco senza problemi, ma ultimamente mi viene difficile. Non riesco a controllarmi, è come se dentro avessi un fuoco che in qualche modo mi arde vivo».

Jungkook strinse le labbra in un'espressione consapevole. Quello era dovuto alla sua imminente trasformazione. Era vicina, e quella breve quanto coincisa spiegazione ne era la prova.

«Ascolta Daeyong, io lo so, e sono sicuro che lo sappia anche appa Taehyung, ma sai quanto lui ci tenga a voi e che odia vedervi tristi o sentirvi sotto pressione. Non è necessario attaccare -a meno che tu non sia in guerra...ma la guerra non si fa tra padre e figlio».

«Non volevo, seriamente appa, io non volevo... solo che è tutto quasi asfissiante» rispose Daeyong piegando la testa di lato.

Jungkook lo guardò attentamente per un lungo attimo, sospirando. 

«E' asfissiante solo se pensi che lo sia, Daedae. Non devi sentirti obbligato ad essere l'alpha del branco perchè non lo sei. Io e tuo padre saremo dalla tua parte a prescindere da cosa ci dirai domani, tra un mese o tra dieci anni. Saremo sempre e comunque dalla tua e da quella dei tuoi fratelli, non crucciarti su un qualcosa che non è imminente nè obbligatorio. Essere l'alpha è qualcosa che ti senti dentro, alpha si nasce Daedae. Ricordati solo che una volta scelto non si torna indietro». 

Daeyong sospirò e stirò le braccia pronto ad essere coinvolto in un abbraccio che appa Jungkook non mancava mai di dargli. Infatti, nonostante avesse diciotto anni e nonostante agisse come un adulto, essere stretto da suo padre risultava sempre come la più confortante delle risposte. 

«Ti voglio bene» gli sussurrò stringendolo un'ultima Daeyong, provocando in Jungkook un sorriso tutto zucchero. «Ti voglio bene anche io tesoro» gli scompigliò i capelli e gli lasciò un bacio sulla testa, augurandogli la buona notte.

Daeyong guardò suo padre andare via e ricadde tra le coperte con uno sbuffo, non sapendo se essere più seccato per il fatto che suo padre sapesse che Minyong passava la notte in camera sua o se essere frustrato dal fatto di non essere riuscito ad esprimersi completamente con suo padre.

In entrambi i casi, voleva urlare.

Dovrò proprio scusarmi, spero appa non se la sia presa troppo.

No, non ti preoccupare Dae, sicuramente capirà.

Daeyong si issò di colpo e sgranò gli occhi nella notte, guardandosi intorno. «Chi c'è?!» chiamò fermamente, aggrottando le sopracciglia come nessuna risposta arrivò alla sua muta domanda.

Che se lo fosse immaginato?

Cielo sto diventando matto come zio Jin sbuffò, abbracciandosi il cuscino e sperando che la notte gli portasse consiglio.

..................................................

L'intento di Daeyong era davvero quello di andare a parlare con suo padre, per questo si era vestito di tutta furia ed era corso fuori dalla sua stanza, rubando nel tragitto un bacio a Minyong ancora assonnata e ferma nel corridoio.

Sapeva dove trovarlo, doveva solo muoversi. 

Sorrise vittorioso quando le sue supposizioni furono corrette e lo trovò intento ad allenare il piccolo Songmin che, con gli occhiali che gli scivolavano sul naso, cercava di stare dietro ai movimenti veloci di suo padre.

«Bravo, vai più avanti» annuì Taehyung, facendogli portare una gamba più in avanti e stirando il braccio verso di lui, facendogli assumere una posizione d'attacco.

«Perfetto, adesso stringi il pugno e pollice in dentro» istruì ancora, indicandogli la giusta mossa mostrandogli il suo pugno chiuso.

Songmin non aveva risolto il suo problema alla vista -non del tutto, almeno. Daeyong lo sapeva bene e per questo i suoi papà riservavano al più gracilino di casa del tempo "speciale" in cui gli spiegavano esattamente come muoversi e come eventualmente difendersi. 

Sempre nello sfortunato caso in cui non ci fosse stato lui a difenderlo. Era il suo hyung ed era suo dovere proteggerlo da qualsiasi minaccia.

«Hyung!» esclamò Songmin sorridendogli, felice. Abbandonò la posizione difensiva per sventolare la mano nella sua direzione, saltellando sul posto per farsi vedere meglio. Daeyong gli sorrise di rimando e la sventolò la sua volta, sentendosi leggermente a disagio nel momento in cui gli occhi eterocromatici di suo padre si puntarono su di lui. 

Incredibilmente, erano rilassati e addirittura felici di vederlo.

«Daedae, ben svegliato» lo salutò con un cenno della mano, arruffando poi i capelli di Songmin proprio un attimo prima che questo corresse verso il suo hyung per abbracciarlo stretto, ridacchiando come Daeyong gli diede un bacio sulla testa. 

Vide suo padre tamponarsi il viso con l'asciugamano e bere un sorso d'acqua mentre li guardava con la gioia negli occhi. Adorava vedere i suoi figli andare d'accordo e volersi bene, gli dava l'idea di essere riuscito a fare un buon lavoro. 

Songmin lasciò velocemente il campo e Daeyong dondolò un attimo suo talloni, nervoso.

Un respiro profondo e via.

«Appa...posso parlarti?» fu la prima cosa che chiese non appena gli fu vicino.

Taehyung alzò lo sguardo verso di lui ed annuì velocemente. «Certo, c'è qualcosa che non va? Tua sorella continua a rubarti le felpe dal cassetto?» ridacchiò suo padre, ma Daeyong scosse leggermente la testa prendendo a giocherellare con le dita.

«In realtà volevo scusarmi con te».

Taehyung piegò il capo di lato e si voltò completamente verso di lui, preso alla sprovvista. 

«Scusarti?» gli fece eco, perplesso.

La sua perplessità aumentò come Daeyong annuì un'altra volta e abbassò lo sguardo con fare colpevole. «Mi dispiace aver detto quelle cose, non volevo e non le penso veramente...solo che è difficile per me controllare la rabbia, in più mi sembra di stare impazzendo perché sento una voce di tanto in tanto che risponde ai miei pensieri e questa roba è assurda» cercò di dire senza risultare completamente pazzo, iniziando a straparlare proprio come era tipico di Jungkook.

Gli occhi di Taehyung si sgranarono. «Oltre la voce, cosa senti? Ti senti male? Hai bruciore da qualche parte? Senti la pelle pizzicare?». 

Daeyong alzò gli occhi su di lui e mise il broncio. Non aveva neanche cagato ciò che gli aveva detto.

Nonostante il lampo di irritazione tornò a colpirlo, cercò di gestirlo facendo un respiro profondo. «Sento che sto per andare a fuoco, come se fossi pronto ad esplodere. E poi mi brucia qui» si indicò il petto con un movimento elegante della mano.

«Fammi vedere, togliti la felpa» ordinò Taehyung e Daeyong -con un cipiglio sempre più perplesso- fece quanto gli era stato detto. L'alpha potè notare che sulla pelle lattea uguale a quella di Jungkook, un segno rosso e che sembrava quasi un marchio stava facendo la sua comparsa, i cui bordi gonfi e sporgenti mostravano appena il colore poco più scuro dell'ultimo tatuaggio.

Il tatuaggio alpha. 

«Appa cos—cosa è?» chiese quasi impaurito Daeyong, guardando la pelle scurirsi quasi a vista d'occhio.

«E' l'ultimo marchio e la voce che senti è il tuo lupo. Non devi temerlo, lui è dalla tua parte e ti aiuterà nella tua prima transizione. E' un tatuaggio diverso, è quello che sancisce il tuo essere alpha, quindi è un pò...particolare. Non preoccuparti, ci siamo passati tutti e non è poi così doloroso solo molto, molto fastidioso» gli disse con fare rassicurante Taehyung, ma Daeyong ebbe uno spasmo e le mani gli tremarono.

Taehyung studiò attentamente suo figlio, come le braccia gli tremarono, come i pugni si chiusero e si strinsero, come le vene iniziarono a gonfiarsi e come i suoi muscoli scattarono in tensione.

Te la sei chiamata, il momento è arrivato esclamò eccitato V, ululando soddisfatto nella sua mente e in trepidante attesa di vedere il suo primo figlio uscire allo scoperto.

Aveva atteso diciotto anni quel momento e non vedeva l'ora di conoscerlo. 

Daeyong si chinò in due come un calore bruciante gli esplose nel centro del petto che lo portò a rilasciare un ringhio gutturale. Le sue labbra si arricciarono, le gengive pizzicavano in modo doloroso, la bocca si impastò del gusto del sangue per come le sue zanne gli ferirono le labbra.

«Controlla la rabbia e lascia fluire il resto».

Daeyong strizzò forte gli occhi e spalancò le labbra alla ricerca d'aria, crollando sulle ginocchia e sulle mani. Con la schiena ricurva, il petto bruciante, un senso di malessere sordo e continuo ad invadergli la mente, gettò il capo all'indietro e guaì, acuto, come se qualcosa lo avesse appena marchiato a fuoco sulla pelle febbricitante.

Le dita affondarono nel terreno erboso sotto di lui e le pupille gli si dilatarono così tanto da non riuscire a mettere a fuoco nulla, quasi accecato dalla troppa luce che vi filtrava attraverso. Taehyung vide i suoi occhi colorarsi di un'intensa tonalità sanguigna e sorrise tra sè di puro compiacimento. 

Quello era il suo bambino ed era appena divenuto un alpha a tutti gli effetti.

Il nuovo alpha della famiglia provò a chiamare suo padre per chiedergli cosa dovesse fare, ma riuscì ad articolare solo un ringhio sconnesso e un grugnito stridente. Sentiva di stare per prendere fuoco e l'istinto lo portò ad azzannarsi da solo il braccio con le nuove zanne sporgenti per la necessità di strapparsi via la pelle e liberare quel fuoco ardente che lo stava incendiando da capo a piedi.

Taehyung gli fu dietro in un istante, afferrandogli entrambi i polsi per portarglieli dietro la schiena e stringerli in una morsa micidiale per evitare che i potenti strattoni di suo figlio avessero la meglio. Si chinò su di lui e ringhiò con fare soffuso e continuo al suo orecchio.

«Lascia che ti avvolgano. Non libererai il tuo lupo se ti strapperai la pelle a morsi, lascia che sia lui a palesarsi» gli ringhiò all'orecchio suo padre. In risposta, Daeyong urlò gutturalmente.

Si dimenò e sentì come se avesse praticamente infilato le dita nella presa della corrente, perché quella che sembrò pura elettricità gli scorse dentro e bruciò ogni nervo, ogni fibra muscolare, ogni strato di pelle ed ogni cellula che lo componeva.

«Resisti. Ti prometto che poi finirà».

Taehyung sapeva che la prima transizione era dolorosa e difficoltosa. Le sue cellule dovevano abituarsi alla mutazione, il suo corpo doveva adattarsi al cambiamento, i suoi muscoli ed i suoi nervi estendersi e trovare nuova locazione, e quel dolore andava avanti ad ogni trasformazione, scemando piano piano fino a quasi non sentirlo più. 

Daeyong sentì un qualcosa risalire dentro di lui ed insinuarsi fin dentro il suo essere e dopo pochi secondi esploder dentro di lui. L'incendio che gli divampava dentro da giorni lo avvolse e lo arse vivo, arrivandogli fin dentro le ossa, e la cosa successiva che sentì fu l'erba solleticare i suoi arti.

Taehyung era balzato indietro giusto un attimo prima che succedesse e sorrise soddisfatto come vide finalmente il lupo di suo figlio.

Nero, grosso, alto e dal folto pelo lucido, era un lupo di tutto rispetto ed aveva buoni motivi di credere che, una volta cresciuto, sarebbe diventato grande tanto quanto quello suo e di Jungkook.

L'animale si scrollò il pelo e mosse il collo, balzando sul posto per la contentezza di essere finalmente uscito allo scoperto e di aver appena aperto gli occhi al mondo.

«Da questa parte, lupacchiotto».

Il lupo si voltò verso Taehyung, gli occhi iniettati di rosso e il muso arricciato istantaneamente per il fastidio della sua presenza. Suo padre notò che il lupo avesse un'unica macchia bianca irregolare che, dall'orecchio sinistro scendeva fino a contornare l'occhio, un dettaglio tanto particolare quanto dolce che lo portò a sentire il cuore esplodere di orgoglio.

Il lupo ringhiò verso di lui e appiattì le orecchie, mostrando le zanne lunghe ed appuntite con fare minaccioso.

Chi diavolo sei tu?

Taehyung fece un sospiro divertito e il secondo dopo il lupo di Daeyong fece un passo indietro come gli occhi rossi di un altro lupo -decisamente più grande e grosso di lui- fecero la loro comparsa.

Ascolta un po' stronzetto, abbi rispetto verso tuo padre. Il tuo nome? sbottò V, guardando con fierezza il nuovo arrivato.

Alpha...? Tu sei il mio alpha? domandò in risposta l'altro, palesemente confuso ed anche un tantino intimorito.

Sorpresa delle sorprese, sì. E indovina un pò? Sono anche tuo padre, quindi adesso mi dici come cazzo ti chiami?

Il lupo abbassò le orecchie ed abbandonò la posizione difensiva, scrollandosi il pelo con un piccolo guaito, lo sguardo rivolto alle sue grosse zampe.

Non essere il solito idiota, è appena venuto al mondo e già gli rompi il cazzo intervenne una terza voce. V scosse la testa voltandosi verso Gguk che, con passo lento, si avvicinava a lui con occhi divertiti ed emozionati tutti rivolti al suo piccoletto. Era sempre bello poter vedere suo figlio guardarlo ad occhi sgranati mentre si allontanava di un passo con fare palesemente interdetto.

Sta un po' zitto, ancora non mi ha neanche detto il fottuto nome.

Gguk passò il muso sotto il collo di V e poi corse incontro a suo figlio, dandogli un colpo sulla testa. Non vedevo l'ora di conoscerti, piccoletto. Io sono Gguk, mentre quell'altra testa di cazzo è V. Allora? Qual è il tuo nome?

Il lupo guardò con fare perplesso il secondo lupo nero essergli così vicino da poter vedere quasi i suoi occhi risplendere dalla contentezza, e si ritrovò molto più a suo agio con l'ultimo arrivato che con quel V. 

Woon rispose con fare dimesso, appiattendo di nuovo le orecchie per lo sguardo perforante di quello che era uno dei suoi padri, V. Era decisamente spaventoso, ma Gguk lo era un pò meno per via di quella specie di gioioso sorriso canino.

Bene Woon, benvenuto in famiglia!

Gguk gli diede una leccata sul muso e Woon fece un guaito di protesta perché glielo aveva appiccicato in modo disordinato. Gguk! si lamentò senza neanche pensarci e si passò una zampa sul muso per aggiustarsi il pelo.

Gguk fece una risata divertita e si voltò verso V, il cui atteggiamento fiero tradiva invece una grande emozione, visibile in particolare dal guizzo scintillante dei suoi occhi rossi. 

Già, benvenuto. Vedi di fare poco il coglioncello e di comportarti in modo decente con l'umano, altrimenti te la vedrai con me.

Gguk gli lanciò uno sguardo di ammonimento ma Woon guaì e annuì con la grossa testa, abbassando le orecchie.

Sì, tra i due, V era quello che gli faceva decisamente più paura.

Quello che V vuole dire è che adesso toccherà a te mediare tra l'istinto e la ragione. Molto spesso il tuo umano farà, penserà o dirà cose altamente stupide, si caccerà nei guai senza neanche sapere come e quindi ti chiederà aiuto. Ricordati che tu gli sei di supporto e che per quanto cazzone ed idiota possa essere, sei nato per lui come lui è nato per te. Non potete stare separati e non potrete esserlo mai. Accompagnalo nella sua vita, piccoletto.

V fece un latrato infastidito ed emise uno sbuffo.

Già tutto molto bello, ma ciò che tuo padre non ti ha detto è che devi essere sincero. Il tuo umano non sa cosa tu faccia quando ci sei ma si fida ciecamente di te, ti affida la sua vita. Non tradirlo mai, siamo intesi?

Woon annuì ancora una volta Ho capito, gli umani sono stupidi, i lupi sono istintivi, insieme collaborano per spaccare i culi agli altri.

V lo guardò con un cipiglio divertito e gli si avvicinò, dandogli una giocosa spallata. Precisamente. Però quando ti dico di non tradirlo, lo dico sul serio. Non farlo mai Woon, hai capito?

Woon lo guardò con tanto d'occhi ma a giudicare dall'espressione seria dell'alpha capì che quello era un consiglio prezioso. Ho capito, consideralo già fatto alpha V.

V fece un brontolio soddisfatto e Ggguk guaì dalla felicità, non resistendo dal lasciare un'altra lappata affettuosa sul capo di Woon. Suo figlio era bellissimo.

Bene, successivamente ti insegneremo come sfruttare a pieno il tuo potere, ma per il momento caccia fuori l'umano, che deve imparare a trasformarsi.

Daeyong prese di nuovo possesso del suo corpo, stavolta in forma lupo, e non fu mai così felice come in quel momento di avere affianco due genitori come Jungkook e Taehyung.

Perché proprio come lo avevano aiutato a muovere i primi passi, così lo avevano accompagnato, giorno dopo giorno, in quello che era il suo nuovo percorso di crescita.

Gli avevano insegnato tutto, gli avevano spalancato le braccia anche se sbagliava, lo avevano perdonato senza nemmeno battere ciglio, gli avevano stretto la mano per mostrargli quello che poteva essere la via più giusta per non farsi uccidere da zio Yoongi per stare con Minyong, gli avevano suggerito come creare un'armoniosa condivisione con Woon e lo avevano lasciato libero di scegliere. Il «Potrai scegliere liberamente di essere l'alpha o meno, ciò che mi importa è che tu sia felice» detto da appa Taehyung mentre lo stringeva in un abbraccio quasi soffocante era ciò di cui aveva avuto bisogno per sentirsi più leggero, sicuro che qualsiasi cosa avesse scelto, i suoi genitori sarebbero stati fieri di lui.

..................................................

6 anni dopo

Guardò le loro mani intrecciate e sorrise ancora una volta mentre si godeva la pace della notte. Lui e la sua metà, distesi a guardare il cielo notturno in quella piccola radura che li aveva accolti come nemici, come conoscenti, come quasi alleati, come amanti appena germogliati, poi come fidanzati un po incazzati...e poi ancora, come una coppia che si amava, una coppia che passava un periodo difficile ed una coppia che si separava per poi ricongiungersi.

Li aveva visti sorgere e tramontare come il sole, li aveva visti crescere, emozionarsi, cercarsi, ricorrersi e dividersi, per poi fare pace e rimanersene in silenzio a contemplare la pace. Aveva visto i loro figli provare ad acchiappare le farfalle, fare mazzettini di fiori, piangere perché un grillo gli era saltato sulla testa o urlare perché una ranocchia gli aveva sfiorato un piede. Li aveva visti guardare estasiati le lucciole, aveva visto tutte le proposte di matrimonio, aveva visto anche Daeyong scegliere di diventare il nuovo alpha dei Red Velvet Moon e adesso li vedeva lì, alla non più così fresca età di trentotto anni starsene distesi su quella diamine di coperta a quadri per guardare quel fiume di stelle lontano dal mondo. 

Qualche ruga in più, qualche solco più marcato sul viso, qualche filo argenteo a riprova del fatto che il tempo scorreva.

Ma nonostante quello, nonostante fossero comunque diversi, nonostante adesso avessero lasciato il posto al comando a Daeyong, nonostante fossero solamente da supporto al nuovo alpha e alla sua luna, loro erano ancora lì.

Portavano ancora addosso i segni delle loro battaglie, le cicatrici di antichi dolori e le guarigioni di nuove ferite con la confortante consapevolezza di esserci. Avevano imparato ad amarsi, a capirsi, a parlarsi e a completarsi; avevano lasciato che l'uno si prendesse cura delle debolezze dell'altro, avevano fatto in modo che ciò che gli era destinato li raggiungesse e facesse il suo corso. 

Che fosse stato tramite un incontro fortuito, che fosse stato tramite una dichiarazione di guerra, una convivenza forzata o un marchio ritardato, loro erano ancora lì, mano nella mano, a sognare nello stesso modo in cui solevano fare a vent'anni, come se il tempo si azzerasse ogni volta che i loro occhi si incontravano.

Ci avevano impiegato mezza vita per trovarsi, e avevano deciso di impiegarci almeno il doppio per potersi stringere e recuperare il tempo in cui erano stati costretti a stare lontani.

I loro animi erano aggrovigliati in un nodo indissolubilmente legato dal destino, dove nessuna distanza, tempo, spazio, luogo e situazione sarebbe mai stato capace di scalfirlo o reciderlo perché anche se imperfetti, rendevano perfetti loro stessi. Perchè l'amore non era solamente guardarsi, ma era guardarsi e puntare verso la stessa direzione. 

E proprio come la prima volta, guardandolo negli occhi per ammirarne i riflessi e perdersi nella loro contemplazione, ne fu certo.

Fu certo che qualunque artista avesse deciso di dargli vita, avesse prima intinto il pennello nella stessa anima per poter dipingere lui.

L'altra sua metà. 









.

.

.

Blind Sight©

.

.

.

Fine

Continue Reading

You'll Also Like

16.1K 578 19
Nella quale i nemici Jungkook e Taehyung vengono rinchiusi in un armadietto per ore. "Fanculo, Kim, smettila di muoverti" "Fottiti, Jeon" ⓘ -Tanta...
38.2K 2.4K 22
Kim Taehyung è il leader del pack "Purple Shadow", di ritorno a casa dopo un anno all'estero per impegni diplomatici. Nonostante sia un Alpha e un ca...
32.9K 3.4K 22
[ taekook - COMPLETA ] Jungkook deve andare via da casa d'urgenza, non sa nemmeno per quanto tempo. Fortunatamente, la famosa catena d'alberghi dei K...
119K 5.3K 28
Dove Jungkook e Taehyung si conoscono su Instagram