Roy Rocket - La vera storia...

By sergiogiardo

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Il giovane Roy si sta innamorando per la prima volta nella sua vita; tutto quel che desidera è stare vicino a... More

1 - Vacanze a Dreamkey
2 - Eclissi fatale
3 - Attacco al paradiso
4 - Il laboratorio di Moses
5 - Viaggio senza ritorno
6 - Il Guardiano dei Destini Cosmici
7 - Amici e nemici
8 - La faccia nascosta della Luna
9 - Incontri
10 - Linee di fuga
11 - Giochi pericolosi
12 - Lotta per la speranza
13 - Arrivi e partenze
14 - Appuntamento al buio
15 - Demorius
16 - Così vicini, così lontani

17 - Punto e a capo

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By sergiogiardo

L'agghiacciante urlo di rabbia di Demorius, quando Roy scomparve insieme ad Anfry e Smogghel, fu udito persino dai naufraghi sull'isolotto vivente.

Il deoliano dovette rinunciare anche alla tentazione di mettere le mani sullo scienziato terrestre, dissuaso dalla squadriglia di cinque dischi da combattimento giunti infine in soccorso degli occupanti del Bolide.

La sua nave riuscì però a defilarsi in tempo dall'attacco dei nemici, guadagnando lo spazio aperto dove poté effettuare il balzo iper-luce, facendo perdere le proprie tracce e portando altrove il carico di collera e frustrazione del suo inquietante passeggero.

Moses e i suoi compagni di viaggio furono soccorsi dagli equipaggi delle astronavi inviate da Garius.

Il Professore, che come tutti gli altri aveva visto Roy entrare nella stiva dell'astronave di Demorius, ritenendolo ormai perduto, era stato rassicurato sulla sorte del nipote da Stephanie, che gli aveva riferito in lacrime del contatto mentale avuto con Roy.

Ancor più Moses fu confortato da Vitalius, il quale fu prontamente informato da una comunicazione di Garius che il Centro di Controllo aveva registrato una nuova attivazione del dispositivo di Anfry e quindi confermò la partenza del ragazzo, i cui parametri vitali sembravano più che soddisfacenti.

Il Bolide, grazie all'intervento dei tecnici deoliani e alla sua stessa nano-tecnologia autoriparante di derivazione aliena, fu ben presto pronto a riportare l'equipaggio sulla base lunare.

Per tutto il viaggio di ritorno Moses non disse una parola, ripercorrendo nella propria mente l'incredibile serie di avvenimenti di cui erano stati protagonisti e spettatori nelle ultime ore. Mille e più domande rimbalzavano da un neurone all'altro del suo cervello, molte delle quali senza risposta, come l'improvvisa quanto provvidenziale ricomparsa di Anfry.

Ma erano ben altre ora le preoccupazioni. Gli alieni si erano rivelati degli alleati preziosi e potenti, ma ben poco affidabili alla resa dei conti. La rete di spionaggio di Demorius si era dimostrata di un'efficienza diabolica e aveva messo in risalto vistose crepe nel sistema di sicurezza di un popolo, forse poco incline alla guerra, ma purtroppo scaraventato suo malgrado in una lotta che avrebbe potuto decidere le sorti dell'intero Universo.

Inoltre, c'era un problema fondamentale: quanto poteva fidarsi dei deoliani? Il loro obiettivo primario era Demorius, e per annientarlo sarebbero stati disposti a sacrificare senza pietà Roy. Fu con quest'ultimo pensiero ben fisso nella mente che Moses affrontò Garius, venuto ad accoglierlo alla piattaforma di attracco all'arrivo sulla base lunare.

«Lei...» puntò il dito con rabbia in direzione del Comandante alieno.

«Prima che dica qualsiasi cosa» lo interruppe l'altro, «mi lasci esprimere la mia più profonda desolazione. Abbiamo individuato, troppo tardi, purtroppo, chi ha fornito le informazioni a Demorius, un tecnico del Centro di Controllo primario che...»

«La prego, non mi prenda per stupido! Vi ha fatto comodo che fornisse quelle indicazioni, vero?» lo interruppe a sua volta, Moses.

«Come, prego?»

«Chi mi assicura non abbiate usato deliberatamente mio nipote come esca per raggiungere il vostro obiettivo, cioè arrivare all'eliminazione di Demorius?» insinuò lo scienziato, sfidando Garius faccia a faccia.

«Professore! Noi non siamo quel genere di individui...» cercò di discolparsi il Comandante.

«No... Siete quel genere di individui che ordinano di distruggere una nave con a bordo la persona che dovreste salvare!» ribatté Moses, fissando il deoliano dritto negli occhi.

L'alieno non riuscì a sostenere lo sguardo e abbassò mortificato il capo, girando la testa di lato e allontandandosi di un passo dal terrestre.

«Mi dispiace, Professore» ammise con gran fatica, «quella direttiva è un imperativo categorico, imposto dal nostro Supremo Consiglio. In quel frangente non avevamo scelta, noi...»

«C'è sempre una scelta» fece, duro, Moses.

«Talvolta si è obbligati a prendere le decisioni più dolorose, il sacrificio di uno per la salvezza di un popolo, o dell'Universo stesso...» si giustificò il Comandante.

«Nel nostro accordo non c'era nessuna clausola che prevedesse il sacrifico di mio nipote, mi pare!» ringhiò rabbioso lo scienziato.

«Ha ragione, ma deve credermi se le dico che un'eventualità del genere non era assolutamente prevista. Le circostanze ci hanno messi con le spalle al muro.» Garius si riavvicinò a Moses, affrontando il suo sguardo, nel tentativo di convincerlo almeno della propria buona fede.

«Comunque sia, Professore, ci tengo a ribadire che non abbiamo usato suo nipote come esca né abbiamo fornito di proposito informazioni a Demorius per farlo cadere in trappola. Non saremmo mai e poi mai capaci di una cosa del genere. Su questo ha la mia parola d'onore.»

«Dovrò rivalutare attentamente il giusto valore della sua parola» rispose Moses, poco convinto.

«Tuttavia... Anche lei non è stato del tutto onesto con noi, Professore» insinuò Garius.

«Come?»

«Ci dica... Perché Demorius, che credevamo intenzionato a impadronirsi del dispositivo inserito nell'automa, invece si è dimostrato così interessato a suo nipote?»

«Come faccio a saperlo?» ribatté, secco, il terrestre.

«E perché» proseguì il Comandante incalzandolo, «da quanto mi è stato riferito, suo nipote è stato in grado di stabilire un contatto telepatico?»

«Non lo so!»

«Professore!» Garius ormai sentiva di aver ribaltato la situazione a proprio vantaggio, mettendo l'uomo alle strette. «Che cosa non ci ha rivelato riguardo Roy?»

«Niente! Io...»

«Cos'ha di tanto speciale suo nipote?» continuò pressante il deoliano, «com'è possibile che abbia poteri telepatici? Lei deve senz'altro saperlo!»

«Ah, sì? Crede?» ribatté Moses, visibilmente alterato. «E lei allora deve senz'altro sapere perché quello stramaledetto dispositivo funziona utilizzando delle destinazioni che sono frutto di pura fantasia! Non me lo ha voluto dire, perché? Me lo vuole spiegare adesso? Sono tutt'orecchi!»

I due sembravano ormai ai ferri corti. Entrambi avevano forse tenuto per sé cose che non volevano o non potevano confessare, ma ora la situazione stava degenerando. Fortunatamente, Stephanie prese l'iniziativa intromettendosi tra i due.

«Basta! Smettetela!» urlò, allontanando con un ampio gesto delle braccia il Comandante della base dallo scienziato terrestre.

«Professore, la prego di credermi» fece rivolta a Moses, «Garius è... come un padre, per me. Lo conosco bene. Dice il vero. Non userebbe mai Roy per arrivare a Demorius. E, Garius» Stephanie si voltò verso l'alieno, «ho piena fiducia nel professor Baldassar. È una brava persona, saprà aiutarci. Litigare non serve, solo collaborando riusciremo a ritrovare Roy e sconfiggere Demorius!»

Alle parole di Stephanie seguì una lunga pausa. Garius fu il primo a rompere il silenzio, con un cenno di assenso.

«Va bene» disse a denti stretti. «Da parte nostra, confermiamo la nostra piena collaborazione... Del resto, siamo stati noi a chiedere il vostro aiuto, Professore. Abbiamo interessi comuni che ci legano, no?»

«D'accordo» assentì Moses, «ma d'ora in poi si farà a modo mio.»

La piccola Wendi si avvicinò al nonno, strattonandolo per la camicia.

«Nonno, io voglio andare da mamma e papà...»

Moses si chinò e la prese in braccio. La bambina era stremata e sconvolta dagli ultimi avvenimenti.

«Sì, piccola, è giusto, andiamo a casa.» Poi si rivolse a Garius: «Dovrò affrontare mia figlia e mio genero. Speravo che la situazione si risolvesse in tempi brevi, ma ora... non posso tenerli all'oscuro.»

«Sua figlia lavora per il governo americano...» fece Garius, preoccupato dalle possibili implicazioni, una volta che la madre di Roy fosse stata messa al corrente dell'intera faccenda.

«Non si preoccupi» lo rassicurò lui, «l'ultima cosa che desidero è un coinvolgimento diretto del governo o tantomeno dell'esercito. Troverò il modo, la faccenda la gestiremo noi... In famiglia. Mia figlia capirà. Ora però è mio dovere informarla della sorte di Roy e...» Moses accarezzò con dolcezza i capelli di Wendi, «...questa bambina adesso ha bisogno di stare con i suoi genitori, non con un nonno pazzo e incosciente che ha messo più volte la sua vita in pericolo.»

Il Professore fece cenno a Martika di salire a bordo del Bolide, poi si avvicinò a Stephanie.

«Vorrei che venissi con noi. Ci saresti d'aiuto.»

«Certo» annuì senza esitazioni la ragazza, «Garius, posso?»

«Certamente, cara. Vai pure» rispose l'alieno, sorridendo e accarezzandole con affetto una guancia.

«Vitalius...» Moses si rivolse allo scienziato alieno, col quale sentiva di avere una certa affinità e di cui istintivamente si fidava più di Garius, «approfitterò della mia breve permanenza sulla Terra per recuperare alcune cose dal mio vecchio laboratorio, poi vorrei approntarne uno qui. Vorrei se ne occupasse lei e che lavorassimo insieme al mio ritorno. Dobbiamo trovare il modo di rintracciare Roy al più presto. Cosa ne pensa?»

«Se Garius non ha nulla in contrario...» rispose Vitalius, sforzandosi di contenere il proprio entusiasmo per l'allettante prospettiva di collaborare col terrestre che ormai considerava amico, e rivolgendo uno sguardo supplichevole al Comandante della base in cerca di conferma.

«Signori, avete carta bianca e la mia benedizione» acconsentì Garius, dando segno di buona volontà nel desiderio di lasciarsi alle spalle quanto prima i contrasti con lo scienziato umano.

«La ringrazio» fece Moses con un cenno rispettoso del capo, «nel frattempo, tenetemi informato se ci fossero novità su Roy.»

Poi salì con un profondo sospiro sul Bolide, pensando che avrebbe preferito affrontare mille volte di persona Demorius, al confronto di quel che lo aspettava quando avrebbe rivisto sua figlia, Melissa.

Altrove...

Sfuggito dalle grinfie di Demorius, Roy si ritrovò seduto sulla solita comoda poltrona messa a disposizione dal sistema di sopravvivenza del D-Trax.

Utility accolse il gruppo di viaggiatori con la consueta cortesia, ma il ragazzo non udì una parola, ancora immerso nei suoi pensieri, profondamente provato dall'esperienza appena vissuta.

Non era morto per un soffio, rischiando la vita a causa del risveglio dei Gahanera, tutto per cadere poi preda di Demorius. Era quindi scampato alla distruzione della nave aliena solo per essere catturato di nuovo a un passo dalla salvezza. Alla fine però, era riuscito a salvarsi, grazie all'intervento insperato di Anfry, ma al prezzo di rinunciare a ricongiungersi con i propri cari, per riprendere invece il suo vagabondare verso luoghi ignoti.

Si ridestò dalle sue riflessioni, richiamato una volta per tutte alla realtà dalla squillante voce di Smogghel.

«Anfry! Non sai come sono felice che tu sia tornato!» il moghistano tentò di stringere il leprotto in un caloroso abbraccio, ma quello si defilò immediatamente, svolazzando a distanza di sicurezza, «come hai fatto a tornare da noi?»

«Il dispositivo un attimo dopo l'innesco mi ha rigettato indietro» rispose solerte il leprotto, sempre tenendo le debite distanze dall'alieno, «pare che abbia un sistema di sicurezza che ne impedisce l'attivazione in mancanza della presenza di passeggeri viventi.»

«La sua è stata una trasgressione che non sarà più tollerata» intervenne Utility, sempre cortese ma con un fermo tono di rimprovero, «la possibilità di attivare il D-Trax senza una connessione attiva con un'unità biologica è stata definitivamente inibita.»

«Comincio a odiare le intelligenze artificiali» commentò Anfry, inarcando un sopracciglio mentre squadrava Utility dalla testa ai piedi.

«Via, Anfry, non prendertela coi tuoi simili...» intervenne Roy, con il suo tipico sorrisetto sarcastico, indice del suo definitivo e partecipe ritorno alla realtà che lo circondava, anche se non era quella che avrebbe voluto.

«Felice di riaverti tra noi» sorrise Smogghel, «avevi la testa altrove?»

«Eravamo così vicini al nonno e a Stephanie...» rispose Roy, adombrato. «Magari, se non fossimo fuggiti così...»

«Hai fatto la cosa giusta Roy» sottolineò il leprotto, intuendo lo stato d'animo del ragazzo, «non avevamo scelta. La fuga era la nostra unica possibilità, non avremmo potuto affrontare quell'alieno con buone probabilità di sopravvivere.»

«Ah, ti metti ancora a calcolare le probabilità?» lo incalzò Roy, «secondo i tuoi calcoli, anche il pianeta dove ci hai abbandonati doveva essere un luogo sicuro, privo di pericoli! E invece...»

«In quel caso ho dovuto chiaramente elaborare delle informazioni incomplete,» borbottò Anfry, rivolgendo un'occhiata severa a Smogghel, «la prossima volta valuterò con più attenzione l'affidabilità e la concretezza delle mie fonti.»

«Su, ragazzi...» cercò di sdrammatizzare Smogghel, senza cogliere il rimbrotto del robot, «il piano di Anfry non era male, anzi! Il nonno alla fine ci ha trovati proprio come lui aveva previsto.»

«Già, purtroppo anche Demorius...» commentò amaro Roy.

«Ma ci siamo salvati, sempre grazie ad Anfry!» ribadì Smogghel.

«Un momento» disse Roy, fecendo mente locale, «hai detto che il dispositivo ti ha rigettato indietro all'istante, ma è passato parecchio tempo prima che tu ricomparissi!»

«Il D-Trax mi ha rigettato nello stesso mondo, ma non sulle stesse coordinate, purtroppo» spiegò Anfry. «Mi sono ritrovato a molte miglia di distanza dal punto di partenza. Ho dovuto consumare parecchia energia dei miei propulsori per raggiungervi, e ci ho messo un bel po', ma nel mentre il dispositivo ha avuto abbastanza tempo per ricaricarsi, permettendoci così di fuggire da Demorius.»

«Demorius...» Roy sprofondò nella propria poltrona, lasciando volare lo sguardo a perdersi nelle caleidoscopiche figure che si agitavano, rincorrendosi, fuori dal finestrino. «Che avrà fatto quell'alieno dopo che ce ne siamo andati, sarà scappato anche lui?» chiese ad Anfry, «spero che dopo la nostra fuga non se la sia presa con il nonno e gli altri!»

«No, stai tranquillo, non ne avrà avuto il tempo» disse Anfry, ostentando sicurezza, «ti ho detto che dovevi fidarti, ricordi? Quando sono passato accanto al Bolide, ho captato una trasmissione dei dischi deoliani inviati in soccorso di Moses. Secondo i miei calcoli, sono arrivati esattamente diciassette secondi dopo la nostra fuga. È quasi certo che Demorius non abbia rischiato uno scontro e abbia preferito scappare.»

«Che cosa?» Roy fu quasi sul punto di saltargli addosso «sapevi del loro arrivo e non hai detto niente, non hai cercato di farci prendere tempo?»

«Non potevo fare altro. In quei diciassette secondi Demorius ci avrebbe sopraffatti e sarebbe poi riuscito a fuggire, credimi. Invece così, senza aver ottenuto quello che voleva, di sicuro non avrà rischiato uno scontro e avrà preferito ritirarsi.»

Roy non rispose. Si limitò a incrociare le braccia e riprese a guardare fuori dal finestrino, con aria imbronciata.

«Be', quando Anfry ha le informazioni giuste, i suoi calcoli sono affidabili, no?» disse Smogghel, dimostrando la sua fiducia nei confronti dell'operato dell'amico.

«Spero davvero che abbia ragione e che i nostri siano salvi. Però non sopporto quando qualcuno mi nasconde le cose e decide quello che è meglio per me!» protestò a denti stretti Roy.

«Ma alla fine hai deciso tu. Dovevi fidarti e l'hai fatto. E penso che tu abbia fatto bene» disse, sicuro, Smogghel.

«Maledizione! Che razza di situazione del cavolo!» sbottò Roy. «Perché quell'alieno bastardo voleva me? Da quel che aveva detto il nonno nel messaggio, pensavo fosse interessato al dispositivo di Anfry, invece lui voleva proprio me

«Forse gli servivi come ostaggio? O forse pensava di arrivare al dispositivo attraverso te?» provò a ipotizzare, senza troppa convinzione, Anfry.

«Macché! Ha detto che non gli importava del dispositivo, ha detto che io ho qualcosa che gli serve per... dominare l'Universo!»

«È vero, accidenti! L'ho sentito anch'io!» confermò Smogghel.

«Strano...» fece perplesso Anfry, andando ad adagiarsi sulla poltrona di fronte a Roy.

«E poi, ho sentito i suoi pensieri» proseguì Roy, «e sono riuscito a comunicare telepaticamente con Stephanie! Com'è possibile, io non ho mai avuto queste capacità!»

«So per certo che i deoliani sono un popolo che usa la comunicazione telepatica» ribadì Smogghel, «ma solo con i loro simili, e tu non mi sembri proprio un deoliano, anzi!»

«Questo è poco, ma sicuro» disse Anfry.

«Che ne sai?» disse Roy, finalmente un po' più rilassato, facendo una buffa smorfia, «magari sono uscito fuori da un uovo alieno ritrovato per caso in qualche caverna nascosta...»

«Mi spiace deluderti, ma ho assistito alla tua nascita, e si è trattato di un normalissimo parto umano» osservò serio Anfry.

«Che? Ma che diamine dici? Tu non c'eri ancora quando io sono nato!»

«Vero, ma ho visto il filmino girato da tuo padre.»

«Tu hai visto cosa?» fece Roy incredulo, arrossendo.

«Su, ragazzi, basta discutere! Che ne dite di mettere del cibo sotto i denti?» propose Smogghel, rivolgendosi finalmente a Utility, che ricambiò l'attenzione del moghistano con un gran sorriso.

«Sono a vostra disposizione!»

«Bene, ragazza, che ne diresti di portare un bel polipropilato di scatapronda zuccosa, addensato con crema di brodalfo denso per me, e invece un cheeseburger con patatine e una coca per il mio amico terrestre?» chiese Smogghel, facendo l'occhiolino a Roy che, con un cenno d'assenso a Utility, confermò l'ordinazione. «Ah, e una bella passata di detergente lubrificante profumato per la scocca di Anfry!» aggiunse.

«Io non voglio...» cercò di protestare il robot, ma fu zittito dall'alieno.

«Eddài, Anfry, offro io!» disse il moghistano, strappando finalmente un sorriso a Roy.

«E adesso, che si fa?» chiese il ragazzo, mentre Utility aveva già servito le ordinazioni e stava cospargendo di spray lucidante il riottoso leprotto.

«Immagino che tuo nonno si metterà al lavoro e proverà a ricontattarci» rispose Anfry, cercando di sottrarsi alle attenzioni dell'hostess che ora aveva cominciato a strofinarlo con un panno di pelle di daino «ma, ovunque saremo catapultati, nel frattempo, dovremo fare attenzione a non esporci troppo, perché avremo anche Demorius sulle nostre tracce.»

«Per il sacro onore di Moghistuf! Avrei dovuto colpirlo più forte, quel maledetto, la prima volta!» disse Smogghel, con la bocca piena.

«Sì, avresti dovuto» confermò Roy, che si stava godendo la scena della toelettatura di Anfry da parte di Utility.

«Ma non c'è qualche altro modo per...» protestò l'automa, sempre più insofferente.

«Sì, potrei agire senza contatto alcuno, a livello molecolare, ma così il lavoro viene meglio!» fece Utility, che sembrava quasi compiacersi nel tormentare Anfry.

«Bella coppia!» commentò Smogghel, divertito.

«Ecco fatto!» annunciò soddisfatta l'hostess, «giusto in tempo!»

«In tempo per cosa?» chiese Roy.

«Siete giunti alla vostra nuova destinazione» rispose la ragazza, «vi auguro, come sempre, buona permanenza!»

«Non avevo ancora finito di mangiare, porca miseria!» protestò Roy infilandosi un ultimo grosso boccone in gola.

In un altro luogo...

Seduto comodamente in poltrona, il Guardiano dei Destini Cosmici aveva osservato con divertimento e partecipazione le ultime vicende di Roy e dei suoi compagni di viaggio.

Si chiese se ora fosse il caso di intervenire per dargli qualcuna delle sue preziose indicazioni, ma decise che, per il momento, non era necessario. Guardò quindi soddisfatto e curioso l'immagine tridimensionale di Roy, in procinto di tuffarsi in una nuova avventura.

«Oh, bella, questa non me la voglio proprio perdere!»

D'improvviso però una luce accecante cancellò l'intimità offerta dall'oscurità intorno a lui, restituendo allo spazio circostante i normali e consueti contorni.

Una voce femminile accompagnò la luce, giungendogli alle orecchie con tono gentile ma deciso.

«Vieni, tesoro, è pronto in tavola!»

Il Guardiano si alzò e rispose, togliendosi la maschera da clown con riluttanza.

«Oh, no, non è giusto, proprio adesso!»





...e Roy Rocket continua a vagare per mondi fantastici...

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