‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali II (Cr...

Von Zerosenpaii

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"Una persona una volta mi disse che scrivere rende immortali,e aveva ragione. Ma sai cos'altro rende immortal... Mehr

Prologo.
Parte Prima.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
Parte Seconda.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
Parte Terza.
31.
33.
Ultimo.
Epilogo.
Spazio Autrice.
Sequel.
[Extra] Oneshot: Casa (Hermann/Victor)

32.

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Von Zerosenpaii

"Shall we?"

Dublino era la sua casa,e gli era sempre piaciuta tanto quanto lo disgustavano le persone che vi abitavano. 
Un giorno,quando aveva otto anni,aveva salvato un uccellino caduto da un albero e gli aveva insegnato a volare; da lì gli venne l'idea che da grande avrebbe voluto fare il 'dottore dei bambini' perchè loro,a differenza degli uccelli,non possono semplicemente spiegare le loro ali e andare via dopo essersi fatti male,quindi James disse ai suoi genitori che avrebbe insegnato ai bambini a volare. 

Non era un ragazzo molto aperto,era sempre preso in chissà quali pensieri mentre prendeva appunti su un piccolo quadernino blu mentre fissava dalla finestra di casa sua le persone che passavano per la strada. 

<<Ognuno di loro si porta addosso un indizio della sua vita>> spiegava a sua madre quando lei lo interrogava sulla sua strana pratica <<e con quell'indizio ci costruisci una storia,capisci? Non serve nemmeno che sia la verità>>
Lei annuiva senza però davvero capire.
"Sembra felice" si diceva la signora Joyce. Lo guardava col sorriso di una madre che vede suo figlio amare la vita.

[...]

Le scuole media furono il primo posto dove il ragazzo si fece degli amici.
C'era un club di scienze che aveva sede nel laboratorio,eccezionalmente perchè uno dei membri era un amico del figlio del preside. Si chiamava Aron Schmitz,ma si faceva chiamare Italo. 
I due si vedevano al club ogni giorno dopo le lezioni e mettevano in campo esperimenti letti su vecchi libri oppure ideati da loro stessi; si divertivano un sacco anche se la maggior parte delle volte dovevano passare due ore a pulire prima di rientrare,e si faceva praticamente il tramonto. 

<<Facciamo il vulcano!>> gli propose un giorno l'amico,in inglese masticato con difficoltà dato che era di nazionalità italiana. 
<<Ma lo abbiamo già fatto qualche settimana fa..>> contestò il ragazzo dai riccioli biondi. 
<<Allora facciamolo meglio! Facciamolo più grande. Che ne dici del giardino della scuola?>>
James ci pensò per un momento,finchè erano nel laboratorio era un conto,ma in giardino... 
<<Possiamo semplicemente fare qualcos altro?>> 
Italo parve leggermente seccato dalla prudenza dell'amico. 
<<Te la fai sotto,Joyce?>>
<<No!>> si affrettò a rispondere lui mettendo il broncio. 
Non era mai stato uno dei tipi tosti della scuola a differenza di Italo,perchè il suo aspetto lo faceva sembrare molto più giovane di quanto non fosse in realtà. Non era nemmeno poi così alto. 
<<Se non te la fai sotto allora inizia a prendere i reagenti,io scavo la fossa!>> 
Schizzò fuori dall'aula prima che James potesse contestare,e si limitò a fare ciò che gli era stato detto. 


Quando,cautamente per non farsi vedere,riuscì a scendere le scale dal terzo piano dove si trovava il laboratorio e sgusciare fuori dalla porta posteriore,trovò il suo amico accovacciato in una parte del giardino dove la visuale dell'edificio principale era coperta da un muretto. 
Una buca grande più o meno quanto un pallone da basket di quelli grandi era stata scavata proprio in quel punto. 
Il biondo passò un fazzoletto all'altro che era completamente ricoperto di terra. 
<<Sei proprio sicuro? É pieno di foglie secche qui..>> si lamentò James,infilandosi il camice da laboratorio e gli occhialini. Italo fece lo stesso. 
<<Serve solo una scintilla per scaldare il materiale,non succederà niente!>> 
Iniziarono a versare il materiale dentro la buca e Italo tirò fuori un accendino.
<<Pronto al più grande e fantastico vulcano che sia mai stato fatto?!>>

[...]

<<VI RENDETE CONTO DI AVER MANDATO A FUOCO SIA L'ALA EST CHE L'ALA SUD DELL'EDIFICIO SCOLASTICO?>> 
Il preside aveva una vena che pulsava freneticamente sulla fronte; era da quando li aveva chiamati lì dopo che i pompieri se n'erano andati che non aveva messo di urlare. Chissà se avrebbe mai esaurito la voce. 
<<Ci dispiace..>> mormorò James,mortificato senza riuscire nemmeno ad alzare lo sguardo. Italo invece sembrava abbastanza tranquillo.
<<Vi dispiace?>> l'omaccione sovrappeso si appoggiò allo schienale sospirando <<di chi dei due è stata l'idea?>>>
Ci fu silenzio per qualche istante,l'italiano provò a richiamare James con lo sguardo ma lui tenne la testa bassa per tutto il tempo. 
<<Sono stato io>> disse alla fine il biondo,alzando lo sguardo e fissando negli occhi il preside. 
Italo non disse nulla,ma distolse lo sguardo. 
<<Almeno lo hai ammesso,anche se da te non me l'aspettavo,Joyce>> 
Lui non disse nient'altro. 
Sospesero Italo ed espulsero lui dalla scuola,la famiglia dell'Italiano per ringraziarlo disse che avrebbero messo una buona parola su una scuola italiana se avesse voluto. 


Quella fu l'ultima estate in cui vide il suo migliore amico e la sua città natia,nella quale sarebbe tornato solo occasionalmente per vedere i suoi genitori,per poi smettere completamente all'età di ventuno anni. 

[...]

<<PSSST,Joyce!>> 
Aveva ventidue anni e andava all'università. Lo conoscevano tutti come il grande genio,perchè era riuscito a laurearsi in medicina generale in soli tre anni rispetto ai sei che normalmente servivano. Si era iscritto a pediatria perchè non aveva ancora abbandonato il sogno di insegnare ai bambini a volare,anche se ora che era cresciuto gli sembrava una stupidaggine ogni volta che ci pensava. 
<<Cosa?>> chiese,mentre uno dei suoi amici e compagni di corso gli tirava diverse gomitate seduti al tavolo della mensa per richiamare la sua attenzione. 
<<L'hai vista la nuova arrivata?>> 
<<Ci sono almeno un mezzo migliaio di matricole ogni anno,chi sarebbe la nuova arrivata?>>
La porta della mensa sembrò aprirsi con un suono più soave del solito. 
Tacchi a spillo rossi,vestiti sobri ed eleganti,capelli rossi legati in una coda di cavallo e una collanina che rifletteva la luce del sole, sembrava che il ciondolo raffigurasse foglie di alloro. 
Inutile dire che quella vista lo colpì più di quando non avesse nemmeno realizzato all'inizio. 
<<Chi è?>> chiese con finta aria indifferente,il suo amico ridacchiò.
<<Alighieri. Era nel dipartimento di giurisprudenza fuori città,ma si è trasferita qui a lettere>>


Alighieri. Dipartimento di lettere. 
Salvò queste informazioni nel cassetto 'importanti' del suo palazzo mentale,senza nemmeno accorgersi che il ragazzo accanto a lui le aveva fatto cenno con la mano e che il rumore dei tacchi a spillo si era avvicinato fino ad essere troppo vicino per essere semplicemente passata lì affianco. 
<<Ciao,Eugenio! Non ci vediamo dalle elementari!>> lo salutò lei con un sorriso smagliante. 
Alzando lo sguardo,l'irlandese se la trovò praticamente davanti ed ebbe un mezzo infarto sul momento. 
Il suo silenzio sembrò divertire la ragazza. 
<<Il mio amico pietrificato dalla tua bellezza è Joyce,ne avrai sentito parlare. Specializzando in pediatria>> 
James,sentendo il suo nome,si forzò a riscuotersi e salutare educatamente. 
<<Ehm.. piacere di canoscerti...>> balbettò.
Montale scoppiò a ridere. 
<<"Conoscerti" James,non canoscerti>>
Lui si fece paonazzo in viso. 

Dante si sedette lì con loro a pranzare quel giorno e i giorni successivi,presto divennero un bel gruppo di amici. 
In particolare Dante e Joyce sembravano trovarsi d'accordo su praticamente tutto,tranne che per il fatto che lei era completamente negata in matematica e James non riusciva proprio a capire come funzionasse l'italiano. 
Decisero perciò di aiutarsi dandosi ripetizioni a vicenda e quello fu per l'irlandese uno degli anni di università più belli che avrebbe ricordato per sempre. 

[...]

<<Ascoltami,non è difficile!>> sbottò James puntando la matita sul quaderno <<se x più due è eguale a quattro..>>
<<"Uguale" non "eguale">> ridacchiò lei. 
Lui sbattè la testa sul tavolo borbottando un "ci rinuncio". 
Erano entrambi seduti a terra davanti al tavolino basso nella camera di Dante,che era perfettamente ordinata se non per a miriade di libri sparsi in giro. 
<<Forse dovrei accompagnarti nei bar,sai? Potresti volere un caffè e uscire con un milkshake alla carota>> lo prese in giro,lasciando perdere il libro e appoggiandosi con la schiena al bordo del letto. 
<<Milkshake è una parola inglese,nel fratetempo>>
<<"Frattempo", so che vuoi sembrare colto ma usa parole semplici per inizia->>
Un cuscino arrivò dritto in faccia a Dante,facendola cadere stesa per terra. Quando se lo levò davanti vide il biondo che la fissava trattenendo le risate. 
<<Brutto..!>> gli saltò praticamente addosso cercando di soffocarlo con il cuscino,lui riuscì a fermarla gridando <<ho gli occhiali! Ho gli occhiali!>> al che lei gettò via il cuscino e scoppiarono a ridere insieme. 

Quella sera si baciarono per la prima volta. 

[...]

La D.A.N.T.E era il suo lavoro di una vita. 
Eppure in quel momento non sapeva proprio più cosa significasse avere una vita. 
Il dirigibile oscillava malinconicamente a destra e a sinistra come se stessero solcando i mari; quella sera era andato in bestia perchè per colpa di quell'oscillazione la foto che teneva sul comodino (il giorno della sua laura,insieme a tutti i suoi amici e Dante) era caduta e il vetro si era frantumato. 
Avrebbe potuto tirarla fuori e sostituire la cornice,invece era scoppiato a piangere inginocchiandosi per terra sui cocci di vetro graffiandosi tutto ed era rimasto lì per circa un'ora. Quando tutti erano andati a letto aveva aperto il frigo e si era versato un bicchiere di vino. Solo uno,come al solito,almeno si era detto questo mentre buttava la bottiglia ormai finita. 

Non l'avrebbe perdonata mai quella biondina insolente. 
Gli aveva portato via la vita,la donna che amava,le sue emozioni e la sua sanità mentale. 
E allora perchè non si sentiva meglio a trattarla come una serva? A farle fare i lavori pesanti,a farle i dispetti come se fosse un bambino piccolo? 
Perchè quando la guardava l'aspetto che lui le aveva messo addosso non le faceva nessun effetto? Era come se ci vedesse attraverso,se vedesse la minuta e pallida Beatrice anche quando la sua donna amata gli stava praticamente davanti. 


<<Ma sei cretino?!>> gli urlò addosso lei quella sera. 
"Si,sono un gran cretino" avrebbe voluto rispondere. 
Da quanto tempo stava sviluppando quella patetica infatuazione? Lo sapeva benissimo che quella non era davvero Dante,anche se ripeteva il suo nome. 
Si faceva schifo da solo,non era morta da nemmeno un anno e già si era ritrovato a pensare in quel modo a quella che era praticamente sua sorella. 
O forse era così già da prima? 
Forse non si era rassegnato all'ostilità che la coinquilina della sua futura sposa provasse verso di lei perchè in fondo se ne era innamorato? 

L'acqua fredda che gli piombò improvvisamente addosso gli fece tirare un urletto. 
<<Smettila..>> biascicò,ma era così ubriaco da non sentire nemmeno la sua stessa voce quando parlava. 
Il contatto dell'acqua fredda sul suo corpo bollente era quasi più fastidioso del tono arrogante con cui lei gli stava parlando. 
<<Portami con voi alla prossima missione>>
Era vero,non l'aveva mai portata. L'aveva sempre lasciata sul dirigibile da sola come si chiude un bambino in camera sua senza cena per punizione. 
<<Mhhh..>> avrebbe voluto dirle che meno la vedeva e meglio era. 
L'acqua gli arrivò di nuovo addosso e James dovette mordersi forte il labbro per non scoppiare a piangere. 
<<Va bene,va bene...>> avrebbe voluto aggiungere "ti porterò con me,ma tu portami con te perchè da solo sto impazzendo".

Si accorse solo molto dopo che da quel momento in poi,per quanto sembrasse che fosse lui a farle da baby sitter,in realtà era lei che lo stava proteggendo da sè stesso. 
Lo teneva impegnato,non gli permetteva di pensare. 
James era convinto che la nuova Dante fosse diventato il suo incubo peggiore,la rovina della sua carriera. Ma mentre il suo incubo peggiore lo teneva sveglio,gli incubi notturni iniziarono a sparire poco a poco,il volto putrefatto del cadavere sepolto nel giardino della casa a Firenze lasciò posto ad altro nei suoi pensieri. 

Da quel giorno in poi smise di bere. 

[...]

Quel momento era diverso,perchè nonostante avessero entrambi alcool in circolo nelle vene,erano entrambi spaventosamente lucidi. 
Non sapevano quanto tempo ancora avrebbero potuto esserlo,entrambi sapevano che era solo questione di tempo prima che succedesse un disastro.

<<Questa cosa è...>> biascicò Dante,non riuscendo a continuare la frase e picchiettando le dita sul pavimento di legno del piccolo studio. 
Il tappeto non c'era più,era stato scaraventato lontano nella stanza come le carte erano state buttate via dalla scrivania con un gesto rapido; così noncurante dopo così tanto tempo passato a mantenere quel luogo intatto come un tempio sacro di qualche religione.
<<....eh..>> James non trovava le parole da dire,coprendosi gli occhi con le mani senza avere la minima idea di dove fossero finiti i suoi occhiali. 
Forse da qualche parte sul divanetto,insieme a tutti i suoi vestiti e quelli di Dante,cioè di Bea. Perchè sì,nonostante la chiamasse ancora Dante davanti a tutti aveva smesso di riferirsi mentalmente a lei con quel nome da un bel po'. 

La rossa sentì il bisogno di stemprare la tensione che si era venuta a creare. 
<<Credi che i fantasmi ci daranno la caccia? Scriveranno le nostre colpe sullo specchio del bagno col sangue?>>
Ebbe l'effetto desiderato,perchè James scoppiò a ridere. 
Erano entrambi stesi parallelamente sul freddo pavimento della stanza,vicini ma non troppo,tutti e due con nulla addosso se non i loro problemi e i loro pensieri. 
<<Immagini Dante che dice "Quando ho detto scopare nello studio non intendevo questo,James!">> ridacchiò lui,e Bea non credette alle proprie orecchie. 
Scoppiarono tutti e due a ridere guardandosi in faccia,perchè quella situazione era drammaticamente esilarante; terribilmente sbagliata dal punto di vista etico e questo la rendeva ancora più bella. 
<<Cos'è James,non scopi mai nella stessa stanza due volte? Ecco perchè non siamo andati di sopra?>>
<<Ma perfavore!>> lui le diede una leggera gomitata trattenendo le risate. 


Stettero in silenzio per un po',anche se non era un silenzio carico di tensione. 
Stavano pensando. 
Pensando alla loro vita,ai loro rimpianti e ai loro sogni per il futuro. 
Stavano pensando a tutto tranne che a quello che avevano appena fatto,come se fosse la cosa più naturale della loro vita, l'unica di cui non si sarebbero pentiti. 

<<Fa freddo>> balbettò lei infine,quando James la guardò vide che aveva la pelle d'oca. 
Il biondo si avvicinò a lei e la abbracciò,Bea sentì il suo cuore farsi in mille pezzi e ricomporsi in un istante solo. 
Poggiò la testa sul suo petto e non ebbe più freddo,chiuse gli occhi ispirando a pieno il profumo dell'uomo che amava.

<<Potevamo semplicemente rivestirci>> mormorò lei ironicamente con un sorriso.
James ci pensò su,a metà fra il sonno e la veglia. 
<<Shall we?>>  le chiese,e Bea si rese conto di non averlo mai sentito parlare inglese prima di quel momento. 
Scosse la testa,chiudendo gli occhi con il sorriso sulle labbra.


<<No>>

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