Sesso non come nelle favole

By kimeiken1

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Il fulcro centrale di questo libro è il sesso, il quale sarà presente nella maggior parte dei capitoli. Inizi... More

Introduzione
La mia prima volta
Il bagno
Un caos mentale

La signora

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By kimeiken1

Dopo aver fatto l'amore, la coppia si unisce di più, le singole parti diventano quasi tutt'uno. Ero convinta che assieme al corpo anche gli animi si fondessero durante l'atto, come due sostanze che man mano si uniscono per formare un composto omogeneo. Iniziavo a fantasticare sul futuro che io avrei voluto passare con lui. Rivivevo nella mente, i nostri baci intensi, le sue mani, i suoi occhi, la sua voce, la sua pelle calda a contatto con la mia e tutto ciò mi faceva sentire un fuoco caldo all'interno del petto e tante, tantissime farfalle nello stomaco. Avrei voluto passare altri infiniti giorni con lui, a parlare, ridere e ad ascoltare la musica di Vasco Rossi ogni volta dopo aver fatto l'amore.

-Per voi che state leggendo, sappiate che ciò che ho immaginato non avverrà mai; non viviamo in una favola... ma io questo ancora non lo sapevo.-

Il giorno dopo della mia prima volta, io e lui ci siamo rivisti. Già voleva rifarlo addirittura sotto la pioggia -nei film potrebbe sembrare romantico, ma fidatevi nella realtà non lo era per niente-. Per fortuna, dopo il mio primo no, lui non insistí. Siamo rimasti sotto un gazebo per un paio d'ore, senza parlare di argo o enti rilevanti. Una serata mediocre.
Dopo un paio, di giorni da quest'ultima uscita, ci siamo dati un altro appuntamento. Mi portò in un luogo panoramico. Si vedeva tutta la città. Non c'ero mai stata. Era proprio un bel posto. Anche se eravamo circondati da case, quel luogo mi sembrava quasi abbandonato. Stavamo sotto a una ferrovia ed ogni mezz'ora si sentiva il sibilare del treno. Quel rumore mi faceva sospirare, da quella tensione che era stata creata dal silenzio dei nostri sguardi. C'era anche una chiesa nuova ma sembrava anch'essa abbandonata. Eravamo solo io e lui in un luogo desolato, proprio come le nostre anime e anche l'aria mi sembrava priva di vita perché solo la quiete predominava.

Il silenzio è peggio delle parole. Crea un disagio immane. Per spezzare quell'imbarazzo (che a me sembrava immortale) iniziammo a baciarci perché nient'altro avremmo potuto fare insieme. Lui ancora una volta non perse tempo e mi slacciò il reggiseno.
Il sole iniziava a tramontare e in quell'istante si accesero anche i lampioni.
Continuavamo a baciarci senza mai staccarci e pian piano mi tolse anche la maglia, poi i pantaloni. Feci lo stesso con lui. Stavamo lì in quel luogo all'aperto completamente nudi. Ci alziamo e mi spinge contro il muro. Si stacca dalla mia bocca e scese più in basso. Prima al collo, poi al seno, poi alla pancia. -al clitoride non ci arrivò mai, non sapeva neanche dove fosse...-
Iniziò a leccare, mi faceva il solletico, ma cercavo di non ridere. Gli spostai la testa e si mise subito il preservativo. Stavamo in piedi e mi disse di piegarmi. Iniziammo a scopare e mentre andavo avanti e in dietro ammiravo il panorama. Che bella città pensai. Quella posizione non mi piaceva per niente perché mi faceva male la schiena. Si mise seduto per farmi mettere sopra di lui. Non smettevamo di baciarci. Stavo andando sopra e sotto, e il dolore della schiena si trasferì alle ginocchia, ma non mi lamentai.
Poi iniziai a pensare di scusarmi con Dio di star facendo quelle cose sconce avanti alla sua porta (per il mio pentimento in quel momento mi ha voluto fare una grazia). Mi staccai casualmente dalla sua tenera bocca per girarmi, perché mi era venuto il torcicollo. Sgranai gli occhi, mi staccai subito e mi buttai dietro una macchina parcheggiata. Stava passando una signora proprio avanti a noi. Se mi fossi nascosta un secondo più tardi, ci avrebbe visti. Finalmente capii che quel posto non era abbandonato, come pensavo.
Dopo aver rischiato una bella denuncia per atti osceni in luogo pubblico, io sarei dovuta andare a prendere il pullman, ma iniziò ad insistere ancora una volta...
"Dobbiamo finire ciò che abbiamo iniziato" disse
Persi quel pullman... Lui aveva capito che ormai aveva pieno potere su di me. Possedeva un burattino, che avrebbe potuto manovrare a sua piacimento, come e quando voleva; non mi avrebbe buttato, finché gli sarei stata utile. Io lo sapevo, ma avevo fede nel mio amore e per lui il mio cuore era completamente aperto, perché, pensavo, che ne sarebbe valsa la pena soffrire.

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