Come il cielo a mezzanotte

De NyxEcate

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Leggende raccontano che gli dei, all'alba dei tempi, separarono le anime gemelle, gelosi di queste ultime. Il... Mais

Prologo
01. A nessuno piacciono i ratti
02. Corsi differenti
03. Pura poesia
04. Piccoli riti
05. Sempre un mistero
06. Profumo di Gardenia
07. Marshmallows
08. Paranoia silenziosa
09. Il mare senza di te
10. " Di rosso e celeste neanche il diavolo si veste "
11. " Sei meraviglioso ora, domani e per sempre "
12. Stellato
13. Insignificanti
14. Sono una distesa dorata
15. Ciò che non sai di me
16. Questo
17. Una spaccatura nel vetro
18. Le emozioni non sono per bambini
19. Come scogliere d'argilla
20. Quello che i bambini non dovrebbero provare
21. Nascondere
22. Non abbandono nessuno
23. Urgano
24. Il prima è sempre doloroso
25. Non c'è due senza tre
26. Come due anime si abbracciano
27. La strada
28. Piccoli sorrisi
29. Fidanzato?
30. Non oggi
31. Sbagliato
32. Il tuo pappagallo
33. Ringraziamento
34. L'inizio
36. Coraggio
37. Come un sogno
38. Come il cielo a mezza notte
Epilogo

35. Quando accadrà

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De NyxEcate

La cena al Doons è andata splendidamente, il cibo è stato abbondante ed altrettanti sono stati i sorrisi. Bene o male tutti hanno avuto l'occasione di parlare con Allen, il ragazzo è stato accolto con molto calore e i ragazzi l'hanno calorosamente invitato a tornare, specialmente dopo aver scoperto ch'è amico di Tommy.

Da allora sono passate due settimane, ormai è dicembre ed il freddo inizia a farsi sentire. Non rimpiango d'aver mostrato ad Allen l'orfanotrofio, in qualche modo tutto sembra diverso da quando l'ho fatto. Diverso in senso positivo, strano per quanto inusuale.

É quasi impossibile da spiegare, tutto sembra più limpido, più casuale e passeggero. Come se d'un tratto fossi tornata bambina. Allen sembra riversare nel mio stesso stato etereo, da be' ben prima di me.

Il suo è stato un lento arrivo, partito con l'aprirsi al suo passato. A piccoli passi e supportato da tutti i suoi amici è finalmente riuscito a bearsi di ciò che ha oggi, senza maledirsi per ciò che ingenuamente ha tolto.

Non penso supererà mai il senso di colpa verso sua madre, forse non così presto almeno. Spesso sua sorella non si è trattenuta in sorrisi e ringraziamenti verso di me, come se fossi io la causa del lento ricovero del fratello.

Non potrei che esser più in disaccordo con lei, non è e mai sarà merito mio. Allen sta lottando ogni giorno, Allen ha preso la decisione di andar avanti, è tutto merito suo. Sono molto fiera di lui, anche se ancora cerca di spingermi a passare più tempo possibile con mia madre.

Mi ha spiegato che in parte allieverebbe un po' del suo senso di colpa, vedermi insieme a mia madre in quelli che potrebbero esser i suoi ultimi giorni di vita gli ricorda in qualche modo strano sua madre.

Io non posso di certo lamentarmi, anche senza il suo supporto avrei passato molto tempo in sua compagnia. É tempo speso a ridere ma anche a lottare contro pesanti lacrime. É tutto così sbagliato e doloroso, quasi a livello fisico.

Un intensa morsa mi stringe il petto quando la vedo, mi toglie il fiato e fa' dannatamente male. Finché lei resterà nei miei pensieri, finché vedrò il suo viso pallido, ascolterò le sue parole sconnesse e vedrò i suoi attacchi, mi sembrerà di vivere costantemente fra il confine del purgatorio e il paradiso.

Ogni secondo con lei è un dono ed una maledizione. Mi sembra d'esser diventata bipolare, un altra malattia da aggiungere al mio curriculum. Lei mi ha chiaramente proibito di mettere in pausa la mia vita a causa della sua malattia, quindi le mie giornate sono un alternarsi fra momenti spensierati e picchi di depressione.

Naomi sembra diventata matta come me. Mi sta accanto e sopporta i miei pianti improvvisi, ride con me per qualche battuta stupida di Allen, per poi abbracciarmi quando l'improvviso senso di colpa mi assale.

Lo sento che siamo vicini, non manca poco alla sua dipartita. Forse è solo l'evidente frequenza con cui i suoi comportamenti bizzarri arrivano, ma è come se lo sentissi dentro di me. Mi sembra d'esser bloccata, inerme ed immobile sulla riva dell'oceano, all'orizzonte un enorme tsunami si fa sempre più vicino, giorno dopo giorno.

Oggi non fa' differenza.

Sono sulla solita spiaggia, solito cielo e solite persone. Come qualche mese fa' è già capitato, Landon ha insistito che tutti ci riunissimo in riva al mare, proclamando che "In giorni come questi non cavalcare le onde sarebbe un sacrilegio.".

La natura Californiana del ragazzo è la più accentuata del nostro gruppo. Con la tavola sottobraccio e il vento fra i capelli, quasi gongola difronte alle imponenti onde scure. Alle sua spalle Naomi prova in tutti i modi a fermarlo.

In questo periodo dell'anno l'acqua è molto fredda, oltre tutto oggi è una giornata particolarmente ventosa, in vista c'è pure una tempesta. Sarebbe da sconsiderati buttarsi in mare.

Landon sorridente si gira verso la mia amica e le stampa un bacio sulle labbra. «Andrà tutto bene, ora sta qui buona e applaudi», ghigna e si allontana correndo. Naomi ancora spiazzata chiude i pungi e gli urla dietro.

Hanno una bella relazione, forse sono un po' troppo sdolcinati ma sopportabili. Si sono messi insieme da poco, dopo essersi fatti gli occhi dolci a vicenda per mesi finalmente Naomi l'ha invitato ad uscire. Di sicuro nella coppia è la mora a portare i pantaloni.

Distolgo lo sguardo dalla sua testa fumante di rabbia per spostarlo sul mare. É veramente molto agitato, sembra quasi nero, grigio sul bagnasciuga. Una forza della natura, spaventosa in alcuni tratti.

La sensazione di famigliarità è quasi estenuante. Mi sembra d'esser stata catapultata direttamente nei miei pensieri, nelle mie sensazioni agitate quando la rabbia prende il sopravvento, quando tutto andrà a rotoli. Anch'io sarò così agitata quando ancora una volta una persona a me cara mi abbandonerà?

Silenzio, tutto tremendamente agitato ed incerto del futuro, ma silenzioso. Stridente nella sua forma, ma internamente quieto e silenzioso. Non voglio più sentirmi così, non voglio più percepire il mare dentro di me.

«A cosa stai pensando?», Allen seduto accanto a me, mi da una leggera spintarella per attirare la mia attenzione.

Alle sue spalle Phillip sta pomiciando con un ragazzo della scuola, non l'ho mai visto ma sembra carino. Jack sta' ridendo della faccia preoccupata di Naomi, penso abbia una bella cotta per lei, una cotta di cui spero ne Landon, ne la diretta interessata siano a conoscenza. I triangoli amorosi sarebbero l'ultimo dei nostri problemi al momento.

«Come fai?»

«Come faccio cosa?»

Lo guardo negli occhi e sospiro. É confuso e non posso dargli torto. Non dice nulla, mi aspetta, come sempre. Appoggia una mano sul mio fianco e mi attira più vicina a sé.

«Come fai a non crollare?»

«Non lo faccio», questa volta è il mio turno ad esser confusa. Lo osservo stralunata, pregando che le sue pupille blu si stacchino dalle fameliche onde e si schiantino con le mie altrettanto fameliche. La luce tenue del sole nascosto illumina la spiaggia molto poco, creando un atmosfera di penombra e gelo. Le sue iridi già scure sembrano quasi unirsi col nero della pupilla.

«Tutti crolliamo Ryn, forse noi più di tutti. Il trucco sta' nel sapersi rialzare, combattere e annaspare per diventare più forti ed alzarsi sempre più facilmente», finalmente mi guarda, serio e stoico. Penso sappia molto più di quanto dimostri. «Sarà sempre così. É impossibile aggrapparsi a qualcosa perché eventualmente anche quella ti scivolerà fra le dita, come granelli di sabbia». Ne prende una manciata umida e la fa' scorrere fra le lunghe dita.

Non mi aspettavo questa risposta da parte sua, in realtà non mi aspettavo nulla. Mi ha sorpreso, mi sta' facendo pensare. Non volevo questo, non volevo ricadere in un turbine di pensieri, guidata da quelle che sembrano accuse velate. Lui ha capito, silenzioso e indagatore, ha capito il mio sporco gioco. Forse l'ha sempre saputo che infondo io di cadere proprio non ne voglio sapere nulla, lo sa che non sono capace di rialzarmi, lo sa che ho paura.

Sento il suo sguardo pesante addosso, consapevole riprende a parlare con un tono estremamente calmo. Io mi irrigidisco fra le sue braccia. «Pensi che tutti siano immuni alle batoste che la vita lancia? Pensi che tutti barcollino senza cadere? Non è così Martin, sarebbe solo da sciocchi farlo», mi accusa ancora, Stringo i denti ma non mi allontano. «É come trattenersi costantemente, non piangere mai e stringere i denti. Tieni tutto dentro ed eventualmente quando scoppierai non sarà in piccole dosi, sarà una bomba atomica. Cadi con più violenza, sanguini con più facilità».

Lo vedo stringere un pugno e batterlo sulla sabbia. Si sta sfogando, è arrabbiato con me, con il mio comportamento, d'altronde come biasimarlo.

«Dimmi Kathryn, pensi sia meglio ricevere tutto a piccole dosi e guarire, o lasciare enormi emorragie scorrere fino a prosciugarti?».

Non rispondo, mi stringo semplicemente al suo corpo in tensione. Affondo il viso nell'incavo del suo collo e tremo, tremo perché so' che ha ragione. Tremo perché ne ho bisogno, ma fa' male sentire di meritare le sue armi.

«A volte serve cadere... a volte spezzarsi è necessario», sta volta è più calmo, dolce. Sussurra e mi possa una mano sulla guancia nascosta. Mi accarezza dolcemente, anche troppo per quello che mi merito.

«Sono un casino, un disastro. Sbaglio tutto, ho sbagliato tutto sempre. Non so' cosa fare dannazione».

Mi lamento, piango e sussulto. Tremo fra le sue braccia, perché solo qui mi sento libera di farlo.

«Come farò, chi perderò dopo di lei? Sarai tu? O forse mio padre? Non ci riesco Allen, non posso cadere, non posso crollare ancora»

«Lo farai, e farà male. Succederà ancora e ancora, ti farai male ma ogni volta sarà un po' meglio. Aggiungerai piccole cicatrici alla tua anima, forse questa che sta' per venire sarà la più profonda», singhiozzo ed inconsciamente mi ritrovo ad annuire, concordando con le sue parole.

Mi stringe ancora di più fra le sue braccia, calmandomi con il suo profumo alla Gardenia. «Ho paura Allen, sono terrorizzata e non l'ho ancora accettato. Non mi sono fermata un secondo a riflettere, a realizzare che presto o tardi lei non ci sarà più. Non sono pronta, non lo sarò mai».

«Non sarai mai pronta, puoi solo prepararti e stringere i denti. Quando accadrà io sarò al tuo fianco, ci sarò sempre. Insieme impareremo a rialzarci»

E questa cos'è? Cosa diavolo è questa strana sensazione di calore? Giù, in mezzo al petto, accogliente e dolce. Sembra d'aver accolto in mezzo al cuore una piccola fiammella. Si sta molto meglio così, vorrei percepire questa sensazione per sempre.

Mi ci crogiolo, baciandone fino allo sfinimento la causa, sussurrando mille grazie. In momenti come questi, con la sua risata melodiosa che risuona come una canzone, mi chiedo se Allen ha trovato un modo per guardare al futuro e vivere nel presente o è ancora intrappolato nel passato. É difficile da capire.

Vorrei esser un po' come lui, aver in servo le parole giuste al momento giusto, riuscire a sorridere nonostante brutti pensieri costanti e forse dimenticarli per un po'. Non so come faccia, ma desidero ardentemente esserne anch'io capace.

Quando l'ho conosciuto non avrei mai immaginato quanto saremmo entrati in intimità, anzi a dirla tutto lo evitavo in ogni modo possibile. Ora sono felice di avergli dato una possibilità, di averla data ad entrambi.

«Cosa stai facendo?», chiede Allen mentre ride della mie espressione buffa. Cerco nella borsa nera che mi sono portata dietro la telecamera e velocemente la accendo, per fortuna l'obbiettivo è pulito quindi non ci metto molto a puntarlo verso di lui.

Scatto velocemente, colgo l'esatto attimo in cui ride spensierato, l'attimo in cui decide di guardarmi e nei suoi occhi si scatena solo spensieratezza.

«Ah, è così, ti diverti a scattare foto agli altri.. ora vediamo come ti senti ad esser dall'altra parte», detto questo abilmente mi sfila la macchina dalle mani e scatta velocemente un paio di foto.

Rido a crepa pelle per la sua espressione concentrata, mi butto fra le sue braccia afferrando la telecamera. «Ma che fai, la fotografa non deve diventare soggetto» Ora siamo stesi entrambi sulla sabbia, il cielo scuro sopra di noi, e i nostri amici che gridano gioiosi attorno a noi.

«Sei un soggetto di gran lunga più interessante del sottoscritto», si punta un pollice al petto e sorride, sorride con quel sorriso sbilenco che rivolge solo a me. Si piega sul mio viso e vi imprime una serie numerosa di baci. Ormai sembra quasi un gioco il nostro.

Già rossa per la risata, sento le mie guance andar ancor di più a fuoco. Alla mia destra sento dei passi avvicinarsi, probabilmente Landon è finalmente uscito dall'acqua.

Allontano leggermente Allen, con ancora il sorriso sulle labbra. Sopra di noi piccole gocce iniziano a cadere, come danza la pioggia cade.

La prima goccia cada sotto al mio occhio, scende come una lacrima, lenta. Allen la bacia via, asciugandola come se fosse vera, intrisa di tutto ciò che ci siamo detti poco fa'. I suoi capelli fra le mie dita iniziano a bagnarsi, così come il mio viso che lui non accenna a voler lasciare.

«Asciugherò ogni tua lacrima, ti starò acconto come tu lo sei stata per me. Non sei da sola in tutto questo Ryn, lascia che condivida il tuo dolore», mi guarda con quello sguardo pregno di premura. Preoccupato, come se d'avvero gli importasse di me.

«Ehi piccioncini, alzate il culo che qua sta scendendo un acquazzone». Jack urla mentre inizia a correre verso il riparo più vicino portandosi dietro Naomi, mano nella mano.

Allen fa pressione sugli avambracci e si alza, porgendo subito dopo una mano per me. Mentre l'afferro vedo Landon avvicinarsi, ha i capelli fradici ed il fiatone, lo sguardo puntato su Jack e Naomi.

«Andiamo?», si volta verso di noi, con un filo di voce e un mix di emozioni nello sguardo. Forse gelosia, rassegnazione e per qualche motivo anche consapevolezza.

Non so' cosa ci sia in mezzo fra i tre, ma prevedo un altro tipo di tempesta all'orizzonte. Allen annuisce e lo prende per le spalle, gli da' qualche pacca e dopo avermi fatto un cenno con il capo inizia a correre nella stessa direzione in cui poco prima sono spariti i due.

Li seguo insieme a Philip e al ragazzo, ormai bagnati fradici.

Appena arriviamo il mio telefono inizia a squillare. L'ho tenuto in mano tutto il tempo, spero non si sia rotto per colpa dell'acqua o qualcosa del genere.

Sullo schermo appare il nome di mio padre, all'istante le risate dei miei amici sembrano solo un suono lontano, distante.

Con le dita tremanti premo il pulsante verde, Allen mi si avvicina e sostiene il mio sguardo terrorizzato. Mimo con la bocca la parola papà, i suoi occhi si allargano come i miei. Mi si affianca e stringe la mia mano libera.

«Kathryn dove sei?», la sua voce è composta. Di sottofondo si sentono numerose voci.

«Sono al solito bar in riva al mare, è successo qualcosa?».

«Con chi sei?».

Non capisco quale sia il punto di tutte le sue domande, vorrei che mi dicesse subito se sta succedendo qualcosa. Il panico mi ha assalita totalmente, ormai mi sembra di star anche balbettando.

«Qua accanto a me c'è Allen, ma nel bar ci sono anche tutti gli altri, perché?».

«Chiedi a qualcuno un passaggio e raggiungimi subito», il suo tono non ammette repliche, è quasi un ordine ma non me ne curo.

Allen sentendo la conversazione stringe ancora più forte la mia mano e fa' segno a Landon di prendere le chiavi dell'auto. Sembrano essersi accorti tutti della pesante aria che gira attorno a me. L'atmosfera si è fatta pesante e seria.

Naomi mi guarda interrogativa ma non ho nemmeno la forza di scuotere il capo. Mio padre mi chiama raramente, e se lo fa' è successo qualcosa di grave.

«Papà, cos'è successo? Dove devo venire?»

«In ospedale Kathryn, tua madre sta male.. penso-penso sia arrivato il momento», il suo tono fa' finalmente trasparire qualcosa: disperazione. Ma io non lo percepisco, mi aggrappo a quelle parole, mi aggrappo ad Allen e mi sento solo cadere. Cado senza toccare il fondo, cado da un altezza spropositata perché mi sono permessa di vivere senza preoccupazioni e attacco alla realtà per troppo.

Il mondo che stava girando velocemente, all'improvviso, sembro fermarsi. I suoni sono distorti, graffi su una foto perfetta.

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