‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali II (Cr...

By Zerosenpaii

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"Una persona una volta mi disse che scrivere rende immortali,e aveva ragione. Ma sai cos'altro rende immortal... More

Prologo.
Parte Prima.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
Parte Seconda.
17.
18.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
Parte Terza.
31.
32.
33.
Ultimo.
Epilogo.
Spazio Autrice.
Sequel.
[Extra] Oneshot: Casa (Hermann/Victor)

19.

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By Zerosenpaii

"Una ragione sola"

Yokohama,mesi prima.

Più che camminare,Graham Young si trascinò all'interno dell'ospedale. Teneva sulle spalle un corpo molto più muscoloso e quindi pensante del suo,cosa che lo rallentava di parecchio,ma riuscì con scaltrezza ad intrufolarsi dall'entrata sul retro dove non vi era nessuno dato che l'edificio era stato fatto sfollare poco prima.
All'interno tutto era statico e silenzioso come se qualcuno avesse premuto il tasto "pausa" a poco prima che aprissero l'ospedale,anche se un bel po' di particolari davano in realtà a notare che prima ci fosse la solita folla a svolgere funzioni ordinarie e non. 

Il dottore inglese,con il corpo in spalla chino sulla schiena,si avvicinò alla cabina dell'ascensore sperando che non fosse stata disattivata dalle guardie in uscita.
<<Andiamo...>> premette più volte il pulsante bianco sperando si illuminasse,e dopo un paio di tentativi con suo grande sollievo le porte metalliche si aprirono e lui entrò nell'abitacolo.
Da sopra la sua spalla,un colpo di tosse roco e strozzato sembrò voler richiamare la sua attenzione.
<<...ham..>> 
L'uomo poggiò il corpo a terra nell'angolo in modo da avere le braccia liber,subito sentì tutte le ossa della sua schiena protestare richiamando a gran voce i suoi quasi trent'anni.
<<Le conviene non parlare,signor Wilde>> rispose al rantolo,premendo un pulsante sul quadrante dell'ascensore,quello con scritto il numero sei <<ha un bel po' di costole incrinate,qualcuna deve aver lacerato il polmone,e questo è solo il motivo per cui non dovrebbe parlare,lasciando perdere tutte le altre ferite ugualmente gr->>
<<GRAHAM!>> stavolta il suono uscì forte e deciso dalla gola del corvino,seguito però da violenti colpi di tosse che macchiarono di rosso cremisi le pareti metalliche.
Graham preferì non assistere alla scena,fissando le porte dell'ascensore chiudersi con una lentezza per lui estenuante. Non rispose al richiamo tuttavia,limitandosi ad appoggiarsi alla parete.

<<Graham,sto morendo>> 
Oscar Wilde si appoggiò con la schiena alla maniglia sotto lo specchio,tentando di reggersi sulle ginocchia. Aveva il volto pallido per la perdita di sangue ed era evidente che non respirasse bene; quello che il dottore ancora non era riuscito a intravedere nei suoi occhi era una qualche sorta di paura,ansia,consapevolezza di star lentamente morendo. Non aveva paura? Lui al suo posto sarebbe stato terrorizzato,lo era stato in un paio di occasioni in vita sua in cui si era apparentemente messo contro le persone sbagliate.
<<Ti salverò>> rispose girandosi i pollici,il suo tono però era chiaramente incerto,si chiedeva se Wilde potesse indovinarne il motivo.
<<Non importa>>
La risposta fece sussultare l'altro per un secondo.
<<Non importa?>>
Chiese,la lucina dell'ascensore era appena scattata dal piano tre al piano quattro,
<<Non importa>> il corvino sorrise amaramente,poi prese un respiro profondo. Infilò la mano nella tasca interna del cappotto,gesto che dovette costargli un bel po' di fatica e dolore dato che l'arto era probabilmente rotto in più punti.
<<Dovresti stare fermo>> fu l'ammonizione che ricevette,ma lui fece un ultimo sforzo per allungare il braccio,nella sua mano era stretto un plico di buste bianche tenute insieme da due elastici,uno verticalmente e l'altro orizzontalmente. C'era qualche macchiolina di sangue sul retro dell'ultima,ma nel complesso sembravano aver resistito abbastanza bene allo scontro; chissà da quanto tempo le aveva con sè.
<<Cosa sono?>> Graham si affrettò ad afferrarle per permettergli di ritirare il braccio.
<<Il mio testamento>> Oscar sorrise amaramente,ma anche con una punta di divertimento nello sguardo.
<<Non morirai>> rispose l'inglese meccanicamente.

Le porte dell'ascensore si aprirono,Graham prese nuovamente il spalla il compagno mentre camminava verso una specifica stanza dell'ospedale. 
Si fermò davanti e bussò tre volte ma non ricevette alcuna risposta.
Il suo cuore iniziò a martellare violentemente nel petto e per un secondo desiderò di non dover mai aprire quella porta. Non voleva assistere allo spettacolo più spezzacuore della sua intera vita.
<<Sono morti>> 
L'uomo desiderò tirare un cazzotto all'inerme consulente criminale che portava in spalla,ma si trattene. Preso un bel respiro mise la mano sulla maniglia ed aprì la porta con una forza che non credeva di avere in quel momento,con un peso di sessantacinque chili addosso. 
Ma quando guardò dentro il suo cuore sembrò alleggerirsi per qualche secondo: la stanza era a dir poco a soqquadro,ma gli unici due lettini lì presenti erano vuoti. 
<<Non sono qui>> constatò Graham,cercando di tornare alla realtà. Era strano che non ci fossero,dove potevano andare due persone all'ultimo stadio di un'intossicazione da veleni? E se fossero morti e li avessero portati via prima di loro? Eppure l'ospedale era stato sfollato poco tempo prima,Chuuya era corso da lui a prendere quello che credeva essere l'antidoto e da allora non poteva essere passata più di mezz'ora.
Oscar picchiettò sulla spalla del medico con un dito per richiamare la sua attenzione.
<<La porta>>
Graham si girò a guardare: una forbice aguzza,di quelle solitamente usate per tagliare la garza,era conficcata nel legno dello stipite della porta.
E se avessero usato le loro ultime forze per combattere e cercare di scappare?
<<Sono fuggiti!>>
Esclamò,la sua voce tradì una nota di sollievo di cui egli stesso si sorprese.
<<Conosco Osamu. Ho un'idea di dove possa essere>> Wilde si intromise nuovamente <<ti guiderò,ma devi muoverti. Sento che sto per perdere di nuovo conoscenza>>

[...]

Oscar guidò Graham Young fino al laboratrio più vicino,e subito quello si precipitò dentro alla vista dei tre corpi che giacevano al  suolo. 
Prima appoggiò il corvino nell'angolo della stanza per riposare le braccia,poi il suo sguardo corse subito a una persona in particolare: seduta nell'angolo apposto con la schiena appoggiata al muro,i lunghi capelli castani che le coprivano il viso,il capo leggermente piegato in avanti e la testa penzoloni. 
<<Faith..>> mormorò senza nemmeno accorgersene,gli si era seccata talmente tanto la gola che gli sembrava di non riuscire più a respirare.
Fin dal primo momento in cui l'aveva incontrata sull'aereo,calmandola dal suo attacco di panico,aveva visto la disperazione più pura brillare oscura nei suoi occhi color nocciola. Aveva visto una persona che sapeva di non avere mai avuto un posto a questo mondo,combattere per la sola ragione di placare i suoi sentimenti e l'aveva vista fallire. Aveva visto una bambina che aveva come unica colpa quella di essere nata nel posto sbagliato e non aver trovato nessuno che l'aiutasse a risalire; eccetto una persona. Avrebbe voluto dire che si trattava di sè stesso,ma era sempre stato un'ombra così silenziosa al fianco di Faith Foster. Avrebbe voluto farsi valere,avrebbe voluto fare di più che somministrarle veleno e guardarla morire nella sua determinazione. Se necessario l'avrebbe anche sposata pur di portarla via da quel mondo a cui non apparteneva... ma lei non lo avrebbe mai saputo perchè era morta. 

<<Graham,che diamine stai facendo?>> Oscar sputava più sangue di quello che riuscisse a ingoiare,tentando di richiamare l'attenzione del dottore con lo sguardo perso.
Lui si riscosse. 
<<Si,si.. subito.. allora...>> 
Andò in giro raccogliendo un paio di utensili mentre spiegava al paziente (procedimento meccanico più che volontario) cosa si apprestava a fare.
<<Allora,perforerò l'area cava fra la cassa toracica e la trachea e vi infilerò un tubicino per permetterti di respirare,una volta regolarizzato il respiro ti somministrerò l'anestesia e praticherò un'incisione più grande lungo tutto il costato per->>
Sbam.

Quando girò lo sguardo a quel rumore,Graham sussultò: Oscar giaceva riverso a terra privo di conoscenza,un rivolo di sangue che gli scorreva dalla bocca.
<<DANNAZIONE!>> sbottò,lasciando cadere le scatole e gli utensili che aveva in mano e fiondandosi sul corpo: non percepiva battito.
<<Wilde,resista! Riesce a sentirmi? Resista! Ancora uno sforzo!>>
Accavallò le mani e prese a spingere in corrispondenza del cuore con ritmo regolare per ravvivare il battito,anche se questo diventava sempre più debole.
Eccolo lì,Graham Young,dottore inglese esperto di veleni,che cercava di rianimare un suo... collega? Amico? Compagno di sventure? Inginocchiato a terra fra l'uomo che doveva salvare,quello che gli aveva rubato la donna che amava,quello che aveva dovuto ammazzare e la donna in questione. 
<<...a....>>
Era talmente concentrato a praticare il massaggio cardiaco che quel flebile suono gli parve come provenire da un mondo lontano che aspettava solo che lui si unisse alla compagnia. 
<<....aa..>>
Gocce di sudore scendevano pesantemente dalle sue tempie,ma questa voce risuonava così dolce alle sue orecchie che aveva quasi voglia di smettere e lasciare andare.

Ma improvvisamente un rumore più forte lo costrinse a risvegliarsi. 
Era un colpo di tosse.
Ma proveniva di dietro di lui.
<<Faith!?>> 
La ragazza che prima era appoggiata al muro di schiena adesso giaceva lunga distesa a terra,portandosi le mani alla gola mentre tossiva. 

Ci sono quei momenti nella vita in cui una scelta è tutto. A gran discapito delle persone indecise o di quelle che hanno bisogno di tanto tempo per riflettere,certe volte è un singolo secondo a fare la differenza. In queste situazioni le lancette dell'orologio sembrano scorrere tre volte più velocemente e tre volte più lentamente allo stesso tempo,come se girassero attorno e ci bisbigliassero la risposta giusta,ma ce la bisbigliassero troppo piano per poterla udire.
Graham si sentiva proprio così.
Avrebbe voluto prendere un bloc notes e fare una lista dei pro e dei contro,ripeterli e ripeterli come faceva sempre prima di prendere una decisione,ma non poteva.

La maggior parte dei pro portavano ad Oscar,lo sapeva bene già da molto tempo.
"Devo salvare Oscar" si disse "Oscar è il mio biglietto per la salvezza,è la scelta più ovvia,la scelta giusta"
Dieci secondi.
Ci vollero dieci secondi fra il pensare e il reagire per decidere cosa ne sarebbe stato della sua vita.
Come un uomo che corre in mezzo alla foresta e si trova a un bivio,rincorso da una belva feroce,sa di non avere praticamente tempo per decidere. Graham corse verso una delle due strade del bivio più velocemente che potè,con in mano alcuna cartina. 

Con in mano solo i suoi sentimenti.
In mano solo le sue convinzioni.

Circa tre mesi dopo sarebbe morto.

[...]

Quanto tempo era passato da quando era entrato in quell'ospedale con Oscar in spalla? Probabilmente quaranta minuti scarsi,ma a lui sembrava di essere lì da un paio di giorni. 
Con lo sguardo appannato immerse le mani nell'acqua fredda riempita nel lavabo della stanzetta adibita a bagno,e subito la vide tingersi di rosso. 
Si asciugò il sudore dalla fronte  con un fazzoletto,si pulì gli occhiali e si accorse solo allora che tutto il suo corpo era scosso da brividi e gli veniva da piangere per la frustrazione; non si sarebbe certo definito un uomo adulto se avesse potuto vedersi da fuori.

Girò la manopola metallica del lavavo per far uscire acqua calda e quando questa lo fu abbastanza da non poter essere toccata senza scottarsi ci buttò dentro una serie di strumenti che scontrandosi fra di loro emisero un fastidioso rumore metallico: strumenti da operazione,più che altro,bisturi,pinze di varie misure,ago da sutura.. non sapeva nemmeno perchè si stava disturbando a lavarli,forse per il semplice motivo che non aveva altro da fare e che quella era l'unica cosa che aveva imparato a fare nella sua vita. 
Dopo un po' di tempo passato a fissare l'acqua tinta di rosso si decise a distogliere lo sguardo e uscire.
Quando mise piede fuori da quella stanzetta sapeva di essere già un uomo distrutto.

Il bagno affacciava su altre due stanze: una era una sala adibita alle autopsie e l'altra un obitorio provvisorio dove si trovavano i cassettoni in cui i cadaveri venivano posti se c'era il dubbio di doverli riesaminare in futuro. 
Graham entrò in quest'ultima stanza,dove uno dei cassettoni era aperto e un corpo vi era poggiato sopra con un braccio penzoloni: a quest'ultimo era attaccato un tubicino che ad un'estremità aveva un ago conficcato nelle vene e dall'altra una grossa siringa collegata ad una sacca. 
<<AB negativo,il gruppo sanguigno più raro di tutti..>> borbottò mente smontava l'arnese e tirava fuori l'ago con poca delicatezza <<ed io mi sono trovato in una stanza con ben due persone che avevano questo gruppo sanguigno contemporaneamente>>
Diede un ultimo sguardo al corpo inerme e pallido prima di richiudere il cassettone,poi si diresse nell'altra stanza,quella per le autopsie.

Sul tavolino metallico giaceva un altro corpo,dal colorito decisamente più vivo di quello che l'inglese avesse appena visto. Un'incisione era stata richiusa con cura e precisione lungo tutto lo stomaco,due flebo contenenti sangue erano inserite una in un braccio e una nell'altro.
Graham si costrinse a distogliere lo sguardo dal corpo,anche se ogni tanto si ritrovò a ributtarci l'occhio. 

Chissà cos'aveva pensato Oscar WIlde quando aveva visto il cadavere dell'uomo che amava nel laboratorio,prima di perdere conoscenza. Lo aveva visto mano nella mano con un altro perfino nella morte; oh,quanto lo capiva.

Prima che potesse accorgersene alle sue orecchie giunse un brusio proveniente dall'esterno: probabilmente si erano accorti che non c'era nessun incendio e stavano facendo rientrare i pazienti e gli ospiti.
<<Ce ne andiamo>> 
Disse al corpo steso sul tavolo,cominciando a preparare tutto il necessario da portare con sè e ficcandolo in una borsa.
Solo guardandosi nel riflesso di un bisturi si sorprese di scoprire che stava sorridendo.
<<Dove vorresti andare? Vorresti tornare a casa? Che sciocco... tu non hai più una casa>> continuò a parlare,avvicinandosi al tavolino.

Graham Young era un uomo come tanti altri,e come tanti altri scelse il suo destino con le proprie mani.

Alcune volte,questa era la lezione che aveva imparato,nella vita avrebbe dovuto scegliere in fretta fra due opzioni,e chissà quante volte avrebbe scoperto che nessuna delle due era giusta o sbagliata.
Nel corso dei suoi anni aveva macchiato tanti fogli del suo bloc notes con una precisa tabella di pro e contro,li aveva letti e riletti,li aveva studiati o cancellati per prendere le sue decisioni.

Quel giorno,Graham Young imparò un'importante lezione,così importante che lo avrebbe poi condotto alla morte:

a volte basta una ragione sola.

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